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Dimmi la verità!: Harmony Collezione
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E-book145 pagine2 ore

Dimmi la verità!: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Catherine aveva giurato che non avrebbe mai perdonato il marito per quello che le aveva fatto, ma adesso suo figlio ha bisogno del padre e lei è costretta a tornare sui propri passi. Quando se la ritrova davanti, Vito ha una stretta al cuore ma non dimentica tutto il dolore che lei gli ha causato. E mette a punto la propria vendetta.
LinguaItaliano
Data di uscita9 gen 2017
ISBN9788858960141
Dimmi la verità!: Harmony Collezione
Autore

Michelle Reid

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Dimmi la verità! - Michelle Reid

    successivo.

    1

    Catherine uscì dalla camera di suo figlio chiudendo adagio la porta, poi vi si appoggiò contro esausta. Finalmente Santo si era addormentato, anche se poteva udire ancora i singhiozzi che avevano scosso il suo tenero corpicino di cinque anni.

    Non era più possibile andare avanti così. Era inutile cercare di nascondere la testa sotto la sabbia sperando che i problemi si risolvessero da soli.

    Era arrivato il momento di fare qualcosa, sebbene quella prospettiva la riempisse di paura.

    Luisa sarebbe dovuta arrivare la mattina successiva con il primo volo proveniente da Napoli e se voleva bloccare la suocera era meglio farlo subito per non crearle un eccessivo disagio.

    «Maledizione» borbottò scendendo le scale.

    La sola idea di telefonarle la rendeva nervosa. E per dire cosa, poi? Un approccio diretto pareva la soluzione migliore; riferire a Luisa che suo nipote si rifiutava di andare a Napoli con lei spiegandole i motivi. Purtroppo non era possibile, a meno di non voler offendere la sensibilità della donna.

    Catherine sospirò e guardò la sua immagine riflessa nello specchio del salotto. Il suo volto era segnato dalle recenti emozioni e dalle notti in bianco degli ultimi tempi. Aveva gli occhi arrossati e la carnagione pallida. Se non fosse stato per i suoi capelli biondi dalle naturali sfumature color rame sarebbe sembrata il fantasma di se stessa. E poi, malgrado il suo metro e settantacinque, era troppo magra secondo il giudizio di molti... e secondo i gusti di Vittorio.

    Quel nome le gelò il sangue nelle vene. Vittorio Adriano Lucio Giordani, un uomo ricco, un uomo di potere... l'uomo che era alla base dei problemi di suo figlio.

    Una volta lo aveva amato, adesso lo odiava. Bello, affascinante, arrogante e... amante unico, irripetibile... fatale.

    Ecco chi era Vittorio Giordani.

    Catherine rabbrividì e si strinse le braccia attorno al corpo come per proteggersi perché ormai detestava anche il solo pensiero di lui. Era uno scheletro del passato legato al suo presente da un solo e invisibile filo che partiva dal suo cuore per passare attraverso quello di suo figlio e arrivare, alla fine, a quello di Vittorio.

    E adesso tutto sembrava irrimediabilmente compromesso sebbene lui non lo sapesse ancora.

    Ti odio! E odio anche papà! Non voglio amarvi mai più.

    Il ricordo dello sfogo di Santo le penetrò il petto simile a una lama di coltello. Aveva urlato quelle parole con una consapevolezza e una determinazione preoccupante per un bambino di cinque anni.

    Catherine fissò il telefono appoggiato sul piccolo tavolino accanto al divano. L'apparecchio aveva un aspetto innocuo, ma non appena lo avesse toccato si sarebbe trasformato in una bomba a orologeria. Lei non aveva più telefonato a Napoli dal giorno in cui aveva abbandonato la città, tre anni prima.

    Qualsiasi comunicazione avveniva tramite avvocati e per lettera. Per questo motivo la sua chiamata avrebbe sconvolto i Giordani.

    Respirò a fondo, strinse i denti e, con riluttanza, sollevò il ricevitore digitando il numero. Si augurò vivamente di non trovare nessuno in casa.

    Codarda!

    Sperò almeno che rispondesse Luisa. Con la suocera sarebbe stata più rilassata e avrebbe potuto recuperare la tranquillità necessaria per darle la notizia. Non ebbe fortuna.

    «Sì?» chiese una voce vellutata e seducente all'altro capo del filo.

    Lei spalancò gli occhi e sobbalzò. Vittorio!

    Maledizione, era lui! Le si formò un groppo in gola, cercò di parlare, ma non ci riuscì. Subito le si disegnò nella mente la sua immagine: i capelli scuri, la pelle abbronzata, il corpo muscoloso e, soprattutto, l'atteggiamento arrogante. Con ogni probabilità quella sera indossava un abito elegante dal momento che era domenica e i Giordani, per tradizione, si vestivano formalmente per la cena.

    Poi si soffermò con il pensiero sui suoi occhi color del miele e sulle sue lunghe ciglia capaci di ipnotizzare e paralizzare la volontà di chiunque.

    Infine si concentrò sulla sua bocca morbida e sensuale, la bocca di un uomo nato per amare. Quelle labbra seducenti erano in grado di sorridere, prendere in giro e baciare in modo unico e irripetibile, ma potevano anche mentire e odiare come...

    «Chi parla?» domandò Vittorio in italiano.

    Lei sussultò e si aggrappò alla cornetta con entrambe le mani sperando di ritrovare la voce.

    «Ciao, Vittorio... Sono io, Catherine» sussurrò roca.

    La bomba esplose... nella forma di un profondo silenzio che le fece saltare i nervi per la tensione. Le si seccò la bocca e il cuore cessò di batterle. All'improvviso le venne una gran voglia di piangere, tuttavia riuscì a mantenere il controllo.

    «Cos'è successo a mio figlio?» l'aggredì lui passando all'inglese.

    La violenza di quel tono fu sufficiente a fare capire a Catherine che era giunto subito alle conclusioni sbagliate.

    «È tutto a posto» si affrettò a rassicurarlo. «Santo non sta male.»

    «Allora per quale motivo hai deciso di non farti scudo con i tuoi legali e mi hai telefonato?» le chiese Vittorio in tono freddo dopo un altro momento di intenso silenzio.

    Catherine si morse un labbro per non rispondere maleducatamente. La rottura del loro matrimonio non era stata piacevole e le ostilità perduravano ancora malgrado fossero già passati tre anni.

    All'epoca Vittorio si era talmente infuriato quando aveva scoperto che se ne era andata portandosi via il bambino, che aveva minacciato una serie di contromisure terrorizzandola a morte. Usando quelle minacce, lei si era rivolta al tribunale e aveva ottenuto una sentenza in cui si proibiva al marito di avere qualsiasi rapporto diretto con lei.

    Sicuramente lui non le aveva perdonato l'umiliazione per averlo obbligato a giurare davanti a un giudice che non avrebbe mai più cercato di contattarla se non tramite terzi, né che avrebbe portato Santo fuori dal Paese senza prima avere avuto il nulla osta del tribunale.

    Da quel giorno non si erano più scambiati una parola.

    Vittorio aveva impiegato un anno per ottenere legalmente il permesso di poter condurre periodicamente il figlio in Italia con sé. Prima, invece, doveva recarsi a Londra tutte le volte che voleva vederlo, ma anche in quel caso era sempre Luisa che andava a prenderlo e lo riportava in modo che lei e Vittorio non si incontrassero.

    Certo, di fronte al bambino nessuno dei due parlava male dell'altro. Santo aveva il diritto di amare entrambi nella stessa misura senza subire la pressione dei loro dissapori. Su questo punto si erano trovati d'accordo lasciando stupita la nonna, che si era trovata suo malgrado a rivestire il ruolo di intermediaria nei momenti di maggiore tensione.

    Così Catherine si era dovuta abituare ad ascoltare Santo che le elencava per ore intere le virtù del suo adorato papà e probabilmente Vittorio era obbligato a fare lo stesso. Ma questo non significava che la reciproca animosità si fosse attenuata, solo che tentavano di tenerla nascosta per il bene del piccolo.

    «Veramente speravo di poter parlare con Luisa...» rispose lei con la maggior calma possibile. «Saresti tanto gentile da passarmela?»

    «E io ti chiedo di nuovo cos'è successo di così grave da indurti a telefonare» insistette lui tagliente. Era evidente che non aveva alcuna intenzione di mettere in mezzo sua madre.

    «Preferirei discuterne con Luisa.»

    «In questo caso dovrai aspettare domani quando verrà a Londra a prendere mio figlio.»

    «No, Vittorio, aspetta!» gridò lei balzando in piedi poiché si era resa conto che lui stava per riattaccare. Un tremito le percorse tutto il corpo. «Ho un problema con Santo» gli comunicò tutto d'un fiato.

    «Che genere di problema?»

    «Vor...rei parlarne a tua madre. Sa...pere cosa ne pen...sa prima che si metta in viaggio» balbettò Catherine, consapevole di avere mentito. In realtà si augurava di bloccare la partenza della suocera, ma non osò confessarlo a Vittorio temendo di suscitare la sua collera.

    «Resta in linea» le ordinò lui secco. «Trasferisco la chiamata su un altro telefono.»

    Catherine stentava a credere alla sua fortuna e soffocò un respiro di sollievo mormorando gentilmente: «Grazie».

    Si lasciò cadere sul divano, nervosa per quello scambio di battute con il suo peggiore nemico, e rimase in attesa di parlare con la suocera. Si meravigliò quasi che quel primo colloquio, dopo tre anni di silenzio, non fosse stato poi così terribile. Almeno non si erano sbranati attraverso il cavo telefonico.

    Adesso però doveva decidere cosa raccontare a Luisa. La cosa più logica era dire la verità, tuttavia non era sicura che fosse una scelta saggia. E allora? Doveva tirare in ballo una difficoltà di Santo inerente alla scuola? Oppure la doppia vita che il bambino era costretto a vivere con un genitore a Londra e un altro a Napoli?

    Perché in effetti era proprio così. In Inghilterra il piccolo conduceva un'esistenza tranquilla e normale in un quartiere della città abitato perlopiù da persone della media borghesia. A migliaia di chilometri di distanza, invece, Santo entrava in un mondo completamente diverso e ben lungi dall'essere normale. Vittorio stava un po' fuori Napoli in una villa che sembrava un palazzo ed era in grado di garantire al figlio ogni genere di lusso.

    Quando Santo si recava in Italia il padre si prendeva alcuni giorni di vacanza dal lavoro per dedicarsi interamente a lui e se gli impegni alla Giordani Investment Bank non glielo consentivano ci pensava la nonna a occuparsi amorevolmente del nipote.

    Catherine purtroppo non aveva una famiglia e lavorava a tempo pieno, pertanto era costretta a rivolgersi a una babysitter nei momenti in cui non poteva prendersi cura di persona del bambino.

    Ultimamente Santo aveva dato segni di profondo disagio e le ci era voluto parecchio per capire l'origine del suo malessere, finché quella sera non era saltata fuori la verità sotto forma di un nome, che le aveva gelato il sangue nelle vene.

    Lei conosceva bene lo stato d'animo di Santo per averlo sperimentato direttamente sulla sua pelle. Sapeva anche che non poteva biasimare il piccolo se non voleva avere più niente a che fare con la famiglia italiana del padre, sempre che quello che le aveva detto fosse vero.

    «Eccomi. Parla» le ordinò una voce decisa.

    Catherine sobbalzò e impiegò qualche secondo a realizzare ciò che stava succedendo. «Dov'è Luisa?» domandò irrigidendosi nel sentire di nuovo la voce di Vittorio.

    «Non mi pare di

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