Accordo regale: Harmony Collezione
Di Maya Blake
5/5
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Info su questo ebook
Remi risolve entrambi i problemi proponendo un accordo a Maddie: lei sarà la sua regina, ma solo per contratto. Consumare la loro relazione infatti è fuori discussione. Tuttavia, la bellezza e l'innocenza della sua novella sposa risvegliano in lui una passione che credeva di aver sepolto ormai da anni. E dopo un'eccitante prima notte di nozze, il loro accordo non sembra più tanto sicuro.
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Accordo regale - Maya Blake
successivo.
1
Remirez Alexander Montegova, principe ereditario del regno di Montegova, si fermò davanti alle porte imponenti, il pugno alzato, immobile.
Chiunque lo conoscesse sarebbe rimasto sorpreso da quell'insolita esitazione. Fin dall'infanzia infatti era stato descritto come un principe coraggioso, un visionario che un giorno avrebbe guidato il suo popolo verso la grandezza.
Eppure eccolo lì, intimorito da una porta. Non era una porta qualsiasi, beninteso. Era ciò che lo separava dal suo destino.
Aveva temuto a lungo che quel giorno sarebbe arrivato.
La verità era che non voleva entrare in quella stanza. Non voleva affrontare la regina, sua madre. Il suo istinto gli diceva che ne sarebbe uscito diverso.
Che importanza aveva, in fondo? La sua vita non era mai appartenuta a lui. Apparteneva alla storia, al destino forgiato da innumerevoli guerrieri montegovani che avevano dato la loro vita per costruire quel piccolo regno nel mezzo del Mediterraneo. Finché avesse avuto respiro, sarebbe appartenuto al popolo di Montegova. Dovere e destino. Due parole scritte indelebilmente sulla sua pelle. Suonavano pretenziose, lo sapeva bene, ma questo non le rendeva meno vere.
«Vostra Altezza?» Il suo assistente lo richiamò esitante. «Sua Altezza reale vi aspetta.»
Sua madre esigeva che si presentasse a rapporto da lei ogni mattina, alle nove in punto e il grande orologio antico che si ergeva in un angolo del corridoio indicava che mancavano esattamente cinque secondi. Con un sospiro rassegnato rilassò le mani strette a pugno e attese l'ordine di entrare.
Non si fece attendere, secco e perentorio, ma con una nota d'inconfondibile calore. La voce rispecchiava pienamente la donna seduta sulla grande poltrona simile a un trono dietro alla scrivania dell'ufficio.
«Mi stavo giusto chiedendo per quanto tempo saresti rimasto dietro a quella porta. Sono davvero così terrificante?» chiese con un accenno di tristezza negli occhi mentre lui, dopo un rapido inchino, si sedeva di fronte a lei.
Ignorò la fitta di dolore che quella tristezza gli provocò poi scrutò il viso della madre, alla ricerca di un segno che dimostrasse che aveva sbagliato a immaginare il peggio. Ma tutto in lei, dall'acconciatura perfetta al classico abito Chanel che prediligeva per le occasioni ufficiali, fino alla spilla di diamanti e smeraldi a forma di bandiera di Montegova, non lasciava dubbi sulla natura di quell'incontro.
L'ascia era sul punto di cadere.
«Non terrificante, no. Ma sospetto che quest'incontro lascerà uno di noi insoddisfatto.»
Le labbra di sua madre si incresparono per un istante, prima che si alzasse.
Alta e incredibilmente bella, avrebbe attirato l'attenzione anche se non fosse stata la regina di Montegova. Prima di salire al trono aveva vinto tre concorsi di bellezza a livello internazionale. Avrebbe fatto girare la testa a qualunque uomo con un sorriso. I capelli che una volta erano stati castani e folti come i suoi, si erano tinti d'argento all'improvviso la notte in cui suo padre era morto, ma aveva portato quel segno di dolore e lutto con la stessa forza con la quale aveva preso in mano le redini del regno, impedendo che cadesse in rovina dopo l'improvvisa morte del re e lo scandalo che ne era seguito.
A ventitré anni, Remi era stato considerato troppo giovane per salire al trono, così sua madre aveva assunto il ruolo di reggente. Il suo turno sarebbe giunto una volta compiuti i trent'anni, ma un'altra tragedia si era abbattuta su di lui.
Dopo aver fissato per qualche istante il panorama fuori dalla finestra, sua madre si voltò di nuovo verso di lui e posò entrambi i palmi sul tavolo. «È arrivato il momento, Remirez.»
Avvertì una stretta alla bocca dello stomaco. Raramente l'aveva sentita usare il suo nome completo. Da bambino era stato il segno che si era cacciato in guai seri e anche ora, a trentadue anni, sapeva richiamare la sua attenzione.
Incapace di rimanere seduto davanti al suo imminente destino balzò in piedi. «Di quanto tempo stiamo parlando? Settimane? Mesi?»
Non si sarebbe trattato di anni. Gliene aveva già concessi due. E ultimamente aveva iniziato a fargli notare, con delicatezza, che era giunto il momento di mettere da parte il proprio dolore.
«Vorrei annunciare la mia abdicazione al prossimo solstizio.»
La terza settimana di giugno. «Tre mesi.» Fu come ricevere una secchiata di acqua gelida in pieno viso.
«Sì» rispose lei con fermezza. «Il che rende essenziale usare al meglio il tempo che abbiamo a disposizione. Dobbiamo mettere in ordine gli affari di famiglia, prima di dare gli annunci.»
«Annunci? Al plurale?» domandò.
Lo sguardo di sua madre si abbassò sulla scrivania, ma tornò subito su di lui. «Non annuncerò solo la mia rinuncia al trono, Remi. Ho intenzione di ritirarmi da tutti i miei incarichi ufficiali.»
Isadora Montegova non era solo la regina, ma anche un membro attivo del Parlamento.
«Ti vuoi ritirare? Perché?»
Strinse brevemente le labbra, segno che, qualunque cosa stesse per dire, farlo le pesava. «Gli ultimi anni sono stati difficili per entrambi. Ho bisogno di un po' di tempo... lontana da tutto.»
Non si sarebbe mai abbassata tanto da chiamarlo tempo per me, ma nessuno meritava un periodo di quiete e riposo più di sua madre.
Non solo aveva affrontato la morte del marito con forza straordinaria, ma aveva anche fronteggiato lo scandalo che era seguito alla scoperta del segreto che il re aveva mantenuto per tanti anni con dignità e compostezza invidiabili.
In privato, però, Remi si era reso conto di quanto quell'atteggiamento le costasse. Lui stesso era a malapena riuscito a contenere la furia nei confronti del padre che fino a quel momento aveva sempre idolatrato. Nel corso degli anni la sua rabbia si era attenuata, trasformandosi in un costante risentimento, ma non era mai scomparsa del tutto. Le azioni di suo padre infatti non avevano solo causato un indicibile dolore a sua madre, ma avevano anche gettato il regno nel caos. Ci erano voluti anni per tornare alla normalità, anni che avevano richiesto un prezzo altissimo a sua madre, a lui e a Zak, suo fratello.
Segreti e bugie a palazzo. Un cliché che aveva travolto la loro famiglia sotto gli occhi di tutti.
Placò la propria ira quando sua madre si avvicinò e gli porse un fascicolo.
«E ora veniamo al prossimo problema.»
Aprì il fascicolo sul tavolo e osservò le foto. La causa delle maggiori preoccupazioni di sua madre negli ultimi anni.
Jules Montegova. Lo scontroso ventottenne che si era presentato davanti a loro subito dopo il funerale del re e che un discreto test del DNA aveva rivelato essere il suo fratellastro, frutto di una relazione clandestina che suo padre aveva intrattenuto durante un soggiorno diplomatico a Parigi.
Jules era lo scandalo che aveva rischiato di destabilizzare il regno. I paparazzi si erano scatenati per mesi, ficcando il naso ovunque, nella speranza di scoprire nuovi scheletri nell'armadio.
La situazione sarebbe stata più facile da sopportare se Jules non si fosse rivelato una spina nel fianco fin dal momento in cui aveva messo piede a Montegova.
Remi studiò la foto e serrò la mascella notando gli occhi annebbiati e la trasandatezza tipica di un ubriaco.
«Cos'ha combinato questa volta?» chiese.
La bocca della regina si contrasse. «Sarebbe più facile dire quello che non ha fatto. Un mese fa era a Monte Carlo, dove ha perso una cifra astronomica giocando d'azzardo, poi si è spostato a Parigi, dove ha continuato a giocare per altri quattro giorni. Il tesoriere di corte ha rischiato l'infarto, quando ha ricevuto il conto da pagare. Tre settimane fa è comparso a Barcellona, dove si è imbucato alla festa che il duca Armando aveva organizzato per sua nipote. Da quel momento in poi è stato a Londra, negli ultimi giorni in compagnia di questa donna» disse, spostando la prima fotografia per rivelarne altre.
Erano tutti ritratti della stessa donna. Lunghi capelli biondi. Grandi occhi verdi, un corpo in grado di arrestare il traffico e un sorriso più luminoso del sole stesso. Era incredibile.
Il mondo di Remi era pieno di donne così. Tutta apparenza e niente sostanza. Diamine, in una delle foto si vedeva perfettamente la biancheria intima che indossava, mentre si gettava incurante al collo di suo fratello e in tutte portava abiti a malapena in grado di coprire le sue curve ammirevoli.
Remi la studiò attentamente, alla ricerca di qualche difetto. Il suo sguardo scivolò su un naso sottile e ben proporzionato, una bocca piena e carnosa, zigomi alti e una guancia che sembrava fatta apposta per essere accarezzata e baciata.
La linea delicata del collo guidava verso spalle strette e leggermente abbronzate, messe in mostra da un top che richiamava l'attenzione su un seno alto e pieno. Fianchi rotondi e due gambe senza fine completavano il quadro.
Era perfetta. Dal punto di vista fisico, almeno. Era certo che avesse difetti in abbondanza in tutti gli altri campi.
«Chi è?» si ritrovò a chiedere.
Sua madre si sedette, incrociando il suo sguardo.
«I dettagli sono nell'ultima pagina. La situazione è ancora poco chiara, ma ho visto a sufficienza da intuire che potrebbe diventare un grave problema. Di solito Jules non si ferma mai nello stesso posto per più di qualche giorno, in questo caso invece è a Londra da quasi due settimane. E sfortunatamente queste sono le foto meno scandalose. Qualunque cosa ci sia tra loro deve finire. Ora. La transizione reale deve avvenire senza alcun intoppo. Finora ha ignorato i miei richiami e l'invito a tornare a Montegova. Prima di farlo caricare a forza su un aereo dalle sue guardie del corpo, rischiando una denuncia di rapimento, vorrei trovare il modo di riportarlo nei ranghi.»
Gli occhi di Remi tornarono sulle fotografie. Le sfogliò fino a raggiungere l'ultima pagina del fascicolo. La vita della donna con cui il suo fratellastro era invischiato era riassunta in poche righe.
Madeleine Myers. Cameriera.
Ventiquattro anni.
Ha abbandonato gli studi.
Storse la bocca. «Vuoi che me ne occupi io?» Doveva stroncare i comportamenti sregolati del suo fratellastro, prima che questi attirassero attenzioni indesiderate, compromettendo ulteriormente la reputazione del regno.
Isadora intrecciò le dita delle mani, posandole sulla scrivania.
«Jules si ricorda di far parte della famiglia reale di Montegova solo quando questo gli apre le porte di case da gioco e feste private, ma un tale comportamento non può più essere tollerato. Finge che non sia così, ma so che ti ammira. Oserei dire che in un certo senso ti teme. Ti ascolterà. E sei l'unica persona di cui mi fido. So che sarai discreto. Non possiamo permetterci un altro scandalo, non in concomitanza con l'annuncio della mia abdicazione, della tua ascesa al trono e del tuo matrimonio alla fine dell'estate.»
Rimase paralizzato per un istante, le vene percorse da un fiume ghiacciato. «Del mio cosa?» domandò, una volta riacquistata la parola.
«Non fare quella faccia. Non è una cosa poi così strana. Dopotutto eri già pronto a compiere questo passo due anni fa.»
Diversi sentimenti si agitarono in lui, un misto di dolore, rabbia, amarezza e senso di colpa. Il primo era più che naturale, il dolore per la perdita di una persona cara difficilmente sarebbe potuto svanire, anche se nell'ultimo periodo il dolore aveva ceduto spazio agli altri. Alla rabbia per una vita stroncata troppo presto. Per tutti i progetti che non si sarebbero mai realizzati. L'amarezza era interamente indirizzata alla crudeltà del destino. Quel destino che aveva voluto che la tragedia si consumasse proprio