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Chiari di luna e macchine a vapore (eLit): eLit
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E-book270 pagine4 ore

Chiari di luna e macchine a vapore (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Steampunk Chronicles - Vol. 4. Londra, 1859 - Di fronte alla scomparsa del figlio di un caro amico, Winifred Carter Hadrian mette da parte anche la passione mai sopita per l'ispettore Liam McCullough, che l'ha sempre rifiutata: lui è l'unico in grado di aiutarla in quell'impresa disperata. Il rischio di perdersi nei bassifondi londinesi è infatti alto, concreta la possibilità di non riemergere più, reale il pericolo di incappare in un mistero troppo grande. Allora Wink e Liam uniscono le forze e ben presto scoprono che quella non sarà solo una lotta contro il tempo per salvare chi si è perduto ma anche una battaglia contro loro stessi, che si scoprono irresistibilmente attratti l'uno dall'altra.



Libri della serie

1) Incantesimi e ingranaggi

2) Fantasmi e fotografie

3) Gonnellini e piovre giganti

4) Chiari di luna e macchine a vapore
LinguaItaliano
Data di uscita30 dic 2016
ISBN9788858964149
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    Anteprima del libro

    Chiari di luna e macchine a vapore (eLit) - Cindy Spencer Pape

    successivo.

    Prologo

    Londra, Giugno 1851

    Winifred Carter, quasi sedicenne, evitava persino di respirare per il terrore di rovinare il momento, mentre il gigante dai capelli scuri e la principessa bionda, che sembrava uscita dal mondo delle fiabe, pronunciavano i loro voti nuziali nel giardino di un duca.

    Accipicchia, un duca in carne e ossa. Lui e la duchessa erano anziani, erano stati gentili con Wink e avevano fatto finta di non notare quelle volte in cui il suo accento tradiva le sue origini di borseggiatrice di Wapping. Tutti gli invitati facevano finta di non vedere i bendaggi che i due sposi novelli nascondevano sotto strati di seta e satin. Wink si morse il labbro. Ferite che si sono procurati per salvarmi la pelle.

    Nell'arco degli ultimi due mesi, il suo mondo si era rivoluzionato. Lei era là, a combattere vampiri in un fetido vicolo di Wapping con i suoi amici, come sempre, e all'improvviso era comparso lui. Li aveva aiutati a uccidere quei mostri, e aveva permesso che lei, Tom e gli altri fuggissero prima dell'arrivo della polizia.

    Si erano nascosti per spiarli, ovvio. Un riccone, che aiutava gente come loro? Incredibile. E non capiva nemmeno perché il giovane poliziotto che le aveva fatto l'occhiolino, con i ricci neri e gli scuri occhi luccicanti, non l'avesse consegnata ai suoi colleghi. L'agente McCullough era l'uomo più affascinante che avesse mai visto, e anche l'altro tipo – si era presentato come Sir Merrick – non era proprio un mostro. Una volta terminata la nottata, Wink si era aspettata di non rivederli mai più.

    Ma Sir Merrick era tornato a Wapping per raccontare una storia a Tom. E se, gli aveva detto, i Cavalieri della Tavola Rotonda di Re Artù non fossero mai scomparsi? E se i loro discendenti vivessero in Inghilterra, proteggendo la gente da mostri, succhiasangue ed esseri umani meglio che potevano? E, ancora più strano, se Tom fosse uno di loro? Wink doveva ammetterlo, l'intuito che aveva Tom nel trovare i mostri e la sua abilità nel combatterli erano fuori dal normale, tanto quanto le sue capacità in meccanica o il dono di Nell che le permetteva di vedere i fantasmi. Quando Sir Merrick aveva proposto a Tom di andare a vivere con lui nella sua lussuosa casa di Mayfair per essere addestrato come Cavaliere, lui aveva rifiutato. Solo se vengono anche gli altri, aveva risposto. Tom era un tipo coraggioso. Non avrebbe abbandonato i piccoli.

    Wink ancora non credeva che Sir Merrick avesse detto di sì. E ora i cinque ladruncoli di Wapping vivevano a Mayfair, sotto la protezione di un baronetto. All'inizio era impossibile tenerli sotto controllo, ma c'era da stupirsi? Presto era arrivata una governante, Miss Caroline, con il suo sorriso pronto, brillanti occhi verdi e, Dio, orecchie a punta. E poi avevano scoperto che Tom non era un bastardello, ma l'erede di un altro baronetto. Suo nonno era troppo malato per prendersi cura di lui, ma aveva firmato dei fogli in cui proclamava Merrick tutore legale di Tom, che un giorno avrebbe avuto una casa enorme e il titolo di Sir. Wink si era appena abituata all'idea quando dei vampiri e i loro complici umani l'avevano rapita per costringerla a costruire una macchina che avrebbe permesso ai mostri di vivere alla luce del sole. Sir Merrick, Miss Caroline e l'agente Liam si erano precipitati a salvarla.

    E in quell'occasione aveva scoperto che il poliziotto era un licantropo. Non che fosse importante. Wink era avvezza a vedere cose strane fin dall'infanzia, persino prima di Wapping. Peloso o no, le faceva sempre palpitare il cuore e stringere lo stomaco in una morsa.

    Ora Miss Caro e Sir Merrick erano sposati. Con i capelli tirati su e con indosso il suo primo vestito lungo per sottolineare l'evento, Wink aveva applaudito forte come tutti, trattenendosi a stento dal fischiare e urlare di gioia. Si era limitata ad abbracciare George, il suo mastino di ottone, che per l'occasione sfoggiava un fiocco blu.

    «So che questo non fa parte della cerimonia tradizionale» annunciò Sir Merrick alla folla, «ma c'è qualcos'altro per cui vi vorremmo come testimoni.»

    E poi, proprio lì nel giardino del duca, di fronte a metà dell'Ordine della Tavola Rotonda, un Lord della Corte d'Appello e una serie di riccastri di vario genere, Sir Merrick e Caroline avevano firmato i documenti per adottare lei, Nell, Piers e Jamie. Le lacrime bagnarono le guance di Wink. Era Miss Hadrian adesso. Erano una famiglia vera. Abbracciò Sir Merrick – papà – e la sua nuova mamma, in lacrime anche lei. Trascinarono con loro anche Tom, non importava che il suo nuovo nome fosse Devere e non Hadrian. Sarebbe stato in ogni caso sempre suo fratello.

    Durante il pranzo del matrimonio, papà Merrick aveva aperto un lettera della Regina e le cose erano diventate ancora più straordinarie. Lo aveva nominato barone, e Wink era ufficialmente l'Onorabile Miss Hadrian. Lei e Nell, ora sua sorella per legge e non solo nel cuore, si scambiarono un'occhiata attonita. Senza fiato, Wink abbracciò il piccolo Jamie di fianco a lei e guardò l'agente Liam.

    Era più giovane di papà Merrick, appena uscito dall'università e aveva solo cinque o sei anni più di lei. Non una grande differenza. Lo vide socchiudere gli occhi scuri mentre applaudiva sorridendo insieme agli altri, ma c'era qualcos'altro nella sua espressione. Wink non era brava a interpretare le persone come le macchine, ma era chiaro persino a lei che ci fosse una sorta di tristezza sotto la felicità genuina per l'amico. Sembrava... solo. Mentre tutti erano lì con la moglie, il marito o la famiglia, lui era lì senza nessuno. A Wink si strinse il cuore. Si merita qualcuno anche lui.

    Forse lui avrebbe aspettato che fosse cresciuta.

    1

    Londra, giugno 1859

    «Ci sono domande?» Winifred Carter Hadrian abbracciò con lo sguardo la sala piena di distinti gentiluomini – e poche gentildonne – della Royal Society, e raddrizzò la schiena. Aveva appena concluso la presentazione della sua tesi sui vantaggi dell'energia eolica ed elettrica rispetto a quella a carbone. I membri della Royal Society non erano impressionati. Baffuti, con i basettoni spruzzati di grigio, tutti i volti avevano la stessa espressione corrucciata.

    «Cosa ne sa una giovane donna come voi di macchine a vapore?» Non riuscì a identificare la voce, che veniva da un angolo scuro della stanza. I rispettabili signori presenti si lasciarono andare a risatine e rumoracci. L'acustica della sala era incredibile. Non solo i suoi ascoltatori potevano sentirla, ma lei riusciva a sentire fin troppo bene loro. In prima fila, i membri della sua famiglia e altri suoi amici si girarono lanciando occhiatacce alla folla. La maggior parte dei disturbatori si azzittì.

    Wink non si scompose. «Ci sono altre domande?» Non si alzò nemmeno una mano.

    «Il problema, signorinella, è che la nostra economia si basa sul carbone. Ridurne l'uso significa meno lavoro.» Nemmeno stavolta riuscì a identificare il proprietario di quella voce paternalistica, ma di sicuro si conquistò l'approvazione del pubblico, perché ci fu un'altra serie di fischi e sghignazzate. Almeno non le stavano ancora lanciando nulla. Per ora. Era già successo.

    «Capisco il valore economico del carbone» rispose lei. «Ma se aveste letto il mio saggio, avreste trovato la mia proposta per istruire i minatori disoccupati...»

    «Tornate ai vostri ricami, ragazza. È quello il vostro posto.»

    Sir Merrick Hadrian, il padre adottivo di Wink, Barone di Northland, scattò in piedi e si girò con i pugni alzati, mentre la moglie, Caroline, brandiva il parasole. La zia di Merrick, Dorothy, lanciò all'uomo uno sguardo assassino.

    «O ancora meglio sdraiata. Non dovrebbe essere troppo brutta, al buio.» La frase non era stata detta ad alta voce, ma spiccò in un attimo di silenzio come la puzza di un pesce morto. Tra le ultime file, Lord Eustace Irons, figlio di un marchese e futuro erede di un impero del carbone, rise della sua stessa battuta. Wink non era sorpresa. Il tipo aveva anche la brutta abitudine di allungare le mani durante i balli. Quando capì che l'avevano sentito tutti, la sua pelle chiara divenne ancora più pallida e borbottò delle scuse mentre guardava con gli occhi spalancati un inferocito Lord Northland.

    Nel frattempo, Sir Thomas Devere, il fratello adottivo di Wink, e il suo migliore amico, Sir Connor MacKay, stavano per lanciarsi su Lord Eustace. Un altro uomo, la cui presenza le aveva dato un sussulto al cuore, afferrò per il colletto i due ragazzi più giovani e li costrinse a rimettersi seduti. «Pensateci, non vorrei arrestarvi entrambi per aggressione. Togliamoci di mezzo.» L'ispettore Liam McCullough lanciò a Wink uno sguardo perentorio come a ordinarle di lasciare il palco.

    Non sopportava chi le dava ordini, ma aveva ragione lui. Era necessaria una ritirata. Rispose con un cenno impercettibile del capo, e poi sorrise al suo pubblico con perfetta gentilezza. «Miei lord, milady, signori, grazie per il vostro tempo. Potrete trovare la mia tesi nell'archivio del Lovelace College, a Oxford, se mai vorrete consultarla in futuro.» E detto questo, accennò una riverenza e scese dal podio impettita, con le crinoline della gonna fruscianti.

    Mentre abbandonava il palco, lanciò un'occhiata a Lord Eustace, sentendo il suo sguardo viscido esaminarle le curve del corpo, o forse la mancanza di esse. Vicino a lui c'era un uomo, uno che lei non aveva mai visto prima. Non aveva la stessa aria lasciva, ma in qualche modo, il suo sguardo intenso e calcolatore le fece prudere la nuca. Con la coda dell'occhio, vide Tom lanciare un piccolo incantesimo sottovoce. Eustace scivolò come se ci fosse stato qualcosa per terra, finendo a gambe all'aria e atterrando con il sedere sul duro pavimento di marmo. Il suo amico inciampò su di lui, finendo per terra a sua volta.

    Sia Tom che Connor si erano spostati verso la porta, quindi nessuno notò niente. Wink girò la testa e sogghignò. Era divertente avere degli stregoni in famiglia. Tutti i Cavalieri della Tavola Rotonda erano in grado di eseguire semplici incantesimi.

    Wink non vedeva l'ora di arrivare a casa ad Hadrian House e togliersi quelle ridicole gonne dal cerchio ampio per rimettersi la sua comoda tuta. Ignorando la folla e i fischi, scappò usando la porta di servizio che Tom e Connor le stavano tenendo aperta.

    Nell'ingresso, fece un respiro profondo e sorrise ai suoi salvatori. «Grazie, ragazzi. L'ultima ora non è stata molto piacevole.»

    Tom le diede un pugno giocoso sulla spalla. «Si ricrederanno, paperella» le sussurrò nel dialetto da strada che avevano usato crescendo insieme nei vicoli di Wapping.

    «Per me sei stata meravigliosa.» Connor le prese la mano e si inchinò. Non mancava mai di trattarla come una vera signora, era uno dei pochi a conoscere le sue vere origini. Wink aveva vissuto con i suoi veri genitori, nobili ma in disgrazia, fino a nove anni e poi non era stata altro che una ladruncola di strada, prima che Merrick e Caroline la adottassero. Grazie alla loro protezione e al loro sostegno, aveva completato la sua educazione e il suo passato era stato nascosto. Non una singola persona di quel pubblico di palloni gonfiati aveva la minima idea della sua storia, o mai l'avrebbe avuta. Vedevano solo una giovane donna dalle vedute moderne, occhi che viravano dal verde al grigio a seconda dei vestiti che indossava e selvaggi capelli color rame. La maggior parte della gente vedeva una femmina che aveva infranto la tradizione per andare a studiare a Oxford e che si permetteva persino di istruirli sul loro modo di gestire la tecnologia. Non importava che ora fosse una signorina rispettabile, e che suo padre fosse Lord Northland, al posto della ragazzina che aggiustava lavatrici per pagarsi una stanza e combatteva contro i vampiri nelle strade. Era una donna, avrebbe compiuto presto ventiquattro anni ed era un ingegnere qualificato. Questo bastava a suscitare i sospetti degli scienziati seri.

    Connor le offrì il braccio. «Tom ha ragione. Si ricrederanno, vedrai.»

    «Grazie, Connor» rispose Wink. Era un caro amico, alto e con le spalle larghe, i capelli castano ramato e adorabili occhi celesti. Come Tom, sembrava perfettamente a suo agio nell'abito da giorno color carbone e grigio tortora e la cravatta a righe in stile ascot al collo. A dirla tutta sarebbero potuti sembrare due fratelli. I capelli biondi di Tom si erano scuriti in un bel castano dorato e ora che era cresciuto le lentiggini erano quasi scomparse. I suoi occhi blu erano di una tonalità più scura di quelli di Connor, un azzurro profondo quasi indaco. Per di più, entrambi, come Merrick e il padre di Connor, Sir Fergus, erano Cavalieri e di conseguenza, tra gli uomini più pericolosi della Gran Bretagna. I modi schietti e il sorriso cordiale di Connor erano un ottimo diversivo, lo facevano sembrare innocuo quanto un orsacchiotto di pezza. Si abbassò e la avvolse in un abbraccio entusiasta.

    «Sei stata bravissima, tesoro». Caroline si unì a loro, abbracciandola da dietro. «Sono solo un ammasso di imbecilli, ma lo sapevamo già.»

    «Grazie mamma.» Ricacciò le lacrime. Nonostante fosse stata adottata tardi, si era imposta di considerarli come i suoi veri genitori, in parte per evitare di confondere i bambini più piccoli, in parte perché se lo meritavano. Merrick e Caroline le avevano salvato la vita mettendosi loro stessi in pericolo. Li avevano accolti sotto la loro ala, con la scusa ufficiale che fossero orfani di amici d'infanzia. Forse non avevano legami di sangue, ma erano una vera famiglia.

    «Vogliamo andare a casa?» Tom prese il cilindro mentre Connor porgeva a Wink il suo scialle di organza. «C'è del gelato e della torta al cioccolato. Ti tira sempre su il morale.»

    «Ottimo, mi farà bene di sicuro.» Wink guardò Caroline. «Va bene se torno a casa nella macchina con i ragazzi?»

    Gli occhi verdi di Caroline – mamma – erano velati dalla preoccupazione, ma sorrise. «E perché non dovresti? Ci vediamo a casa. Ma niente soste. Ricordati che è la tua festa.»

    «Saremo a casa prima di voi» Tom rassicurò la sua madre affidataria. A causa del suo titolo, era l'unico a non essere stato legalmente adottato dagli Hadrian, ma per Wink era un fratello come gli altri. La prese sottobraccio e Connor fece lo stesso dall'altro lato per accompagnarla al veicolo di Tom.

    Wink era abbastanza alta per essere una donna, un metro e sessantacinque con gli stivali col tacco, ma sembrava comunque una nanerottola in confronto ai suoi accompagnatori, entrambi ben oltre il metro e ottanta. I ragazzi la aiutarono a salire sul veicolo a vapore di Tom, disegnato e costruito in parte dalla stessa Wink. Era alimentato a olio di paraffina, che emetteva molta meno fuliggine e fumo rispetto al solito carbone. Il tettuccio poteva essere ripiegato nel portabagagli ma nessuno sano di mente avrebbe viaggiato senza protezione in città, dato che la qualità dell'aria era davvero pessima. Chinandosi per non rovinare il suo cappellino all'ultima moda, si infilò nel sedile posteriore. Si diede il cerchio della gonna in faccia una sola volta, un evento.

    Sua sorella Nell si infilò con grazia nel posto di fianco a lei senza sgualcirsi nemmeno un po' la gonna. Poi si sporse per abbracciarla. «Mi dispiace tesoro. Ti aiuterò a ucciderli tutti se la cosa ti fa piacere.» I suoi occhioni scuri, eredità del marinaio indiano che era il suo padre naturale, brillavano per l'affetto e la rabbia.

    «Grazie, ma no.» Wink le strinse la mano. «Insegnami invece quel trucco con i cerchi e siamo pari.»

    Qualcosa le toccò il ginocchio e Wink sospirò. In attesa sul pavimento della macchina, come sempre, c'era il suo fedele compagno George. Nonostante il mastino meccanico fosse fatto di bronzo e rame, rotelle e cavi, per lei era reale come i ragazzi di fronte a lei. Distratta, lo accarezzò. Solo toccarlo la faceva stare meglio.

    Si inserirono nella caligine scura del traffico. Il carbone nell'aria di Londra aveva annerito le facciate dei palazzi. Gli alberi erano secchi e morenti e solo a Green Park e nei Kew Gardens era possibile trovare ancora qualche piccolo e prezioso accenno di verde. I venditori ambulanti strillavano agli angoli delle strade, ma ora tenevano il viso coperto con le sciarpe, o con delle maschere se potevano permettersele. Ogni giorno, i londinesi troppo poveri per installare in casa filtri dell'aria, morivano di silicosi e altre malattie respiratorie, come se fossero minatori. Ma perché quelli della Royal Society non vedevano l'urgenza del problema o l'eleganza della soluzione? L'energia elettrica era il futuro. Wink ci avrebbe scommesso la sua chiave inglese preferita.

    Su cosa basavano la loro indifferenza per i poveri, o per le altre forme di vita in città? O erano indifferenti solo perché la tesi era stata presentata da una donna? Il suo sesso aveva fatto grossi passi in avanti da quando Ada, Lady Lovelace, aveva sconvolto il mondo scrivendo il codice che metteva in funzione le miracolose macchine analitiche, ma molti uomini ancora guardavano con sospetto le donne lavoratrici, considerandole manchevoli dell'intelletto della loro controparte maschile.

    Che noia.

    «In ogni caso hai fatto tutto quello che potevi oggi, perlomeno hai piantato qualche seme» gridò Tom, al disopra del rumore del motore che sibilava e ruggiva e del traffico. «Domani potrai tornare al lavoro per il quale sei pagata!»

    Wink riuscì a fare un sorrisetto. «Lo dici solo perché vuoi che io installi un terminale analitico nel tuo ufficio.» Nonostante il disgusto della società verso la concezione che una signorina ben educata potesse avere un impiego remunerato, Wink era stata assunta dall'Ordine come consulente tecnico, e il suo compito attuale era di migliorare il sistema che permetteva di tenere sotto controllo vampiri, maghi oscuri e altre potenziali minacce per l'Impero. Una volta finito, tutti gli uffici sarebbero stati collegati tra di loro e all'enorme macchina elaboratrice di dati, formando una rete virtuale di informazioni. Sperava che un giorno sarebbe riuscita a connettere anche le macchine nelle case dei Cavalieri – almeno quelle nell'area urbana di Londra – usando magari i nuovi cavi telefonici che avevano iniziato a comparire per le strade e le campagne.

    Almeno l'Ordine la prendeva sul serio. Anche se non accettava ancora Cavalieri donne, la più antica e retrograda istituzione della Gran Bretagna accettava donne come impiegate. È un inizio. Il ritornello era familiare in casa Hadrian. Partiamo da qui. Quel pomeriggio aveva del lavoro da finire. La sera avrebbe partecipato al ballo della Duchessa di Trowbridge, il che significava cerchi alla gonna ancora più grandi e corsetti più stretti.

    Accarezzò la lucida testa d'ottone di George, desiderando di poter tornare nel Northumberland con i suoi genitori quella sera. I suoi fratellini piccoli, i figli naturali di Merrick e Caroline, non erano venuti in città per il suo discorso. Le mancavano. Sarebbe potuta essere con loro il mattino seguente, a leggere storie per le piccole Sylvia e Rose, tenendo in braccio Vivienne, la nuova arrivata, o a giocare ai soldatini con William, di cinque anni. E dopo si sarebbe rifugiata nell'officina che il padre le aveva costruito, a trafficare sui suoi nuovi progetti. In ogni caso, si sarebbe distratta dall'imbarazzo che le aveva causato il dibattito di oggi.

    Purtroppo, aveva da fare a Londra. Aveva accettato quel lavoro, e ora doveva farci i conti. A volte diventare adulti non era tutta questa gran cosa.

    L'ispettore Liam McCullough era in piedi nell'ufficio di Scotland Yard del suo superiore, imbronciato. «Con tutto il rispetto, sovrintendente, non credo di essere la persona adatta per questa missione.» Era stata una giornata lunga e faticosa, aveva lavorato di più per recuperare il tempo che aveva perso per andare ad ascoltare Wink. Ancora rimpiangeva di non aver potuto dare un pugno a Eustace e fargli ingoiare tutti i denti.

    «Sapevo che l'avresti detto.» Il sovrintendente Jack Dugan, l'uomo al comando di una piccola divisione di uomini scelti all'interno di Scotland Yard, si accarezzò i basettoni cespugliosi, scambiandosi uno sguardo con il Duca di Trowbridge, un altro gentiluomo di circa cinquant'anni dai capelli grigio ferro e la barba in stile van Dyke. «Mi dovete una bottiglia di brandy francese, vostra grazia.»

    «Mmpf. Non è ancora detto.» Gli occhi del duca scintillarono, ma il volto rimase impassibile. Come capo dell'Ordine della Tavola Rotonda, il duca aveva il potere, sia magico che politico, di aumentare la sua aura di influenza. «Abbiamo bisogno di voi, ragazzo. Ripensateci e fate il vostro dovere, fine della storia.»

    «Ma...» Sulla soglia dei trentun anni, Liam non si considerava più un ragazzo. Però, dato che il figlio del duca era un suo caro amico, e solo di qualche anno più grande, Liam era incline a concedere al duca quell'appellativo. Li guardò entrambi e cercò di rilassare le spalle tese. Lo avevano battuto. «Certo che parteciperò alla vostra festa, stasera. Non me la perderei per nulla al mondo.» E addio tranquilla serata in compagnia del sigaro e di un buon libro. «Continuo a pensare di non essere adatto al resto della missione, però.»

    «Sei il figlio di un conte, ragazzo mio. Hai la possibilità di accedere a posti

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