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Come incastrare uno scapolo: Harmony Destiny
Come incastrare uno scapolo: Harmony Destiny
Come incastrare uno scapolo: Harmony Destiny
E-book145 pagine2 ore

Come incastrare uno scapolo: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Mac Delaney è lo sceriffo nonché lo scapolo più appetibile di Barclayville. Nessuna donna è riuscita ancora a mettergli una fede al dito o a catturargli il cuore. Non ci sarà mai nessuna signora Delaney e tantomeno nessun piccolo Delaney. Finché durante una festa a Barclay Mansion incontra Frankie. Si dice che quella vecchia dimora sia stregata. Si narra che chiunque vi metta piede sia destinato a sposarsi presto. Stupide credenze popolari. Un tipo come Mac non dà retta a certe superstizioni...
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2017
ISBN9788858962978
Come incastrare uno scapolo: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Come incastrare uno scapolo - Carolyn Andrews

    successivo.

    Prologo

    Mac Delaney trovava i matrimoni assolutamente deprimenti.

    E quello in particolare gli distruggeva terribilmente il morale. Aveva appena perso il suo ultimo compagno di poker.

    Sfoggiando un sorriso stereotipato, guardò Jack Hathaway condurre la sua raggiante sposa sulla pista da ballo per guidarla con eleganza in un walzer. A Mac pareva piuttosto una veglia funebre.

    In quell'ultimo anno, tutti i membri del suo gruppo del martedì sera avevano percorso la navata fino all'altare. Certo, venivano ancora a giocare a carte alla prigione, gli avevano promesso che il matrimonio non avrebbe cambiato niente. Ma Mac aveva abbastanza buon senso da sapere che il matrimonio cambiava tutto. E di rado in meglio. Il matrimonio dei suoi genitori ne era stato un buon esempio.

    Mentre altre coppie si univano agli sposi sulla pista, lui si guardò intorno nella sala dell'antica Barclay Mansion, la locanda più lussuosa della città. Musica e risate, candele accese, champagne come se piovesse e, lungo tutta una parete, un buffet carico di cibo invitante. Tutti si stavano divertendo moltissimo.

    Era difficile immaginare che poco più di un anno prima la Barclay Mansion era stata chiusa per sempre. Alcuni dicevano che fosse abitata dal fantasma della donna, il cui ritratto era appeso adesso sopra il camino. Mac guardò la giovane donna del quadro. Mattie Whittaker, il fantasma e capro espiatorio preferito di Barclayville.

    Appariva abbastanza innocua, ma per cinquant'anni aveva creato tumulti e leggende, profumando la casa di lillà e lanciando maledizioni su tutti i matrimoni.

    Poi un anno addietro, tutto era cambiato quando il pronipote di Mattie, Grant Whittaker, si era sposato con Mattie Farrel e aveva trasformato la Barclay Mansion in una locanda di campagna. Adesso tutti credevano che il fantasma avesse tolto la maledizione e si divertisse a combinare matrimoni.

    Mac Delaney non aveva mai creduto ai fantasmi e ai loro sortilegi, né pensava che il matrimonio fosse una malattia contagiosa. Ma da ex poliziotto newyorchese e attuale sceriffo di Barclayville credeva nei fatti. E il fatto era che il tasso di matrimoni in città era notevolmente aumentato. Il suo gruppo del martedì rappresentava solo la punta dell'iceberg. La Barclay Mansion ospitava pranzi di nozze quasi tutti i fine settimana. E non erano stati soltanto quelli della sua generazione a sposarsi, anche il vecchio George Snyder, che gestiva il ristorante locale ed era arrivato scapolo fino agli ottanta anni, alla fine si era inginocchiato davanti alla zitella Ada Mae Clemson.

    Il che bastava a rendere cauto qualsiasi uomo intelligente.

    «Zio Mac, perché non balli?»

    Mac si voltò e sorrise a Katie, la sua nipotina undicenne. Era con un suo compagno di scuola, Benny Wilson, un ragazzino down che consegnava a domicilio il settimanale di Barclayville. «Sono tutti accoppiati, io sono l'unico single.»

    «Non è vero.» Alzandosi in punta di piedi, Katie cercò di perlustrare la stanza con lo sguardo. «C'è una tipa laggiù... o almeno c'era qualche minuto fa.» Voltandosi verso Mac, gli diede una pacca sul braccio. «Ho promesso a Benny di insegnargli il walzer. Poi torno e te la trovo.»

    Mac guardò Katie trascinare sulla pista un Benny decisamente poco entusiasta. Non poté che solidarizzare con lui. Chiunque si trovasse nei paraggi di sua nipote, aveva l'impressione di venire travolto da un tornado.

    Ancora una volta si guardò intorno. Non aveva mentito a Katie poco prima, era l'unico spaiato. Non aveva fame né voglia di ballare. Decisamente non era dell'umore giusto per un matrimonio. Sorridendo e annuendo agli amici si avviò alla portafinestra che dava in veranda.

    Era solo a un metro dalla porta quando si imbatté nel suo amico Grant.

    «Te ne vai già?» gli chiese questi con un sorriso.

    «Devo passare dalla prigione» rispose Mac.

    Grant rovesciò la testa all'indietro e rise. «Sarà un anno che non ci rinchiudi nessuno. Hai solo paura che restando qui mia zia Mattie ti trovi una moglie.»

    «Molto spiritoso.»

    Grant gli diede una pacca sulla spalla. «È solo questione di tempo. Abbiamo fatto una lista all'addio al celibato di Jack e gli unici due uomini ancora scapoli siete tu e il vecchio Hannibal. Mi sembra doveroso dirti che qualcuno ha scommesso su di te come prossima vittima della prozia.»

    Mac guardò fuori sul portico dove Hannibal, un cane gigantesco, stava dormendo vicino allo steccato. «Spero che tu abbia scommesso su Hannibal.»

    «Oh, certo. Ma ero in minoranza, vecchio mio. Jack e gli altri hanno puntato su di te. Vedo già i titoli... L'ultimo scapolo di Barclayville morde la polvere.» Sempre ridacchiando, Grant si avviò al buffet.

    Mac uscì, poi si girò a gettare un'occhiata di sfida al ritratto sopra il camino. Ammesso che fosse l'ultimo scapolo della città, tale intendeva restare. Mattie Whittaker avrebbe fatto meglio a lanciare i suoi dardi su qualcun altro.

    Fu allora che la vide e si fermò tutto d'un tratto. La prima cosa che lo colpì furono i suoi lunghi capelli neri, ma a ipnotizzarlo fu il suo volto. La pelle chiara e i lineamenti delicati rivelavano una certa fragilità. Ma di profilo, la forza espressa da quel mento ostinato era inconfondibile. Era sempre stato affascinato dai contrasti.

    Chi era? In qualità di sceriffo, era suo dovere conoscere tutti a Barclayville. Anche i misteri lo affascinavano. Aveva già fatto un passo in direzione della sconosciuta quando notò che lei si stava avviando proprio verso la porta da cui era appena uscito. Possibile che fosse anche lei diffidente a riguardo dei matrimoni?

    Incuriosito, aspettò che gli si avvicinasse, ma quando incrociò il suo sguardo provò una stretta immediata allo stomaco, come se avesse ricevuto un pugno. Un'esperienza senza precedenti. In quell'istante, ci fu solo lei e nessun altro. Non si era nemmeno reso conto di essersi mosso in avanti, ma quando lei inciampò, fu in grado di sorreggerla e impedirle di cadere. D'un tratto, fu sopraffatto da un dolce profumo di lillà.

    «La scarpa» disse lei scostandosi. Era a terra fra loro, il tacco incuneato fra due assi. Si inginocchiarono insieme e la mano di lei coprì la sua sulla scarpa mentre cercavano di liberarla.

    «Mi serve la scarpa.»

    Vedendo le sue labbra formare le parole, Mac lottò per raccogliere i pensieri. Tenendo gli occhi fissi su di lei, alla fine disse la prima cosa che gli venne in mente. «Io sono Mac Delaney, lo sceriffo locale. E lei è...?»

    Ma non ebbe nemmeno il tempo di rialzarsi che la donna era già a metà del prato. Camminava velocemente persino con una scarpa sola. L'aveva forse spaventata?

    «Aspetti» gridò avanzando. «La scarpa...»

    Fu la musica a fermarlo. La marcia nuziale di Mendelssohn?

    Ah, no. Scuotendo la testa per riordinare le idee, tornò verso la casa e si accigliò. Lui non credeva nei fantasmi e nei matrimoni combinati.

    E di certo non credeva che una donna potesse stregare un uomo con gli occhi. Abbassò lo sguardo sulla scarpa che teneva ancora in mano.

    Poi sorrise. Sarebbe stato comunque molto rischioso rincorrerla per restituirgliela. Dopotutto, quello era stato anche l'errore che aveva portato il principe azzurro al matrimonio. Un destino che Mac Delaney era determinato a evitare in qualsiasi modo, fantasmi o non fantasmi.

    Mentre si avviava lungo il prato dove aveva parcheggiato il suo camioncino, sorrise pensando che, essendo l'ultimo scapolo rimasto a Barclayville, doveva essere molto, molto prudente.

    1

    Stava correndo, ma aveva l'impressione di non avvicinarsi mai alla macchina. Era buio e pioveva a dirotto. Il tuono non la fece trasalire, nemmeno il fulmine che squarciò il cielo. Fu solo quando i fanalini di coda della macchina sparirono che cominciò ad avere paura.

    Accelerò il passo e curvando scivolò sul marciapiede. Tenendo sotto controllo l'attacco di panico, recuperò l'equilibrio e corse in avanti. Ora stava piangendo, ma al di sopra dei singhiozzi e del rumore del temporale, poté sentire lo stridio delle gomme, il rombo del motore che infilava il viale. Poco prima che l'oscurità l'avvolgesse, emise un grido.

    Respirando a fatica, Frankie si mise seduta sul letto. Aveva la maglietta bagnata. E il telefono... Non stava suonando? Si affrettò ad alzare il ricevitore, ma la linea era libera. Erano state le sue grida ad averla svegliata da quell'incubo.

    Riagganciò e cominciò a fare una serie di profondi respiri, mentre con una mano si asciugava le lacrime sul viso. Era da quasi un anno che non faceva più quel sogno, esattamente da quando si era trasferita da Syracuse a Barclayville. Come mai era tornato quella notte?

    Piano piano prese coscienza del profumo della candela alla vaniglia che stava sul comodino, del quasi impercettibile ticchettio dell'orologio e dello sgocciolio costante della pioggia che cadeva dalle grondaie. Il suono era rassicurante, reale.

    Aprendo gli occhi, si sforzò di concentrarsi sulle cose che le erano familiari. Le tende agitate dalla brezza e il chiaro di luna che illuminava il pavimento. Quando si era addormentata, stava piovendo.

    Scendendo dal letto, si avvicinò alla finestra e passò un dito sul davanzale ancora umido. Forse era stato il temporale a innescare l'incubo. Oppure il fatto che la domenica seguente sarebbe stato il primo anniversario del suicidio di Suzanna Markham.

    Oppure era stato il suo subcosciente a volerle ricordare che non aveva mantenuto la promessa fatta quando si era lasciata coinvolgere dai problemi di Benny Wilson. Non che avesse avuto scelta, visto che c'era di mezzo Katie Delaney.

    Incurvò le labbra al pensiero della bambina, ma subito il sorriso si spense ricordando il giorno in cui Benny e Katie si erano offerti di aiutarla a ripulire il giardino. Quando Benny si era tolto la camicia... rivide chiaramente i lividi sulla schiena di Benny. E l'espressione di Katie quando l'aveva implorata di aiutare il ragazzo. Non aveva avuto scelta.

    Scacciando le immagini dalla mente, Frankie si sforzò di rivivere la serata passata con Benny nella sua nuova casa. I cugini, Jim e Nancy, erano stati entusiasti di averlo con loro. Era stata forse quella la ragione dell'incubo? Possibile che l'essere riuscita ad aiutare Benny avesse stuzzicato il suo subcosciente perché la tormentasse con il ricordo del suo fallimento con Suzanna? Rabbrividì.

    «Sta' calma, Carmichael» disse spostandosi verso il cassettone. Se sette anni di studi e una laurea non le avevano insegnato che uno psicologo non doveva cercare di psicanalizzarsi, allora avrebbe fatto meglio a cambiare mestiere.

    Togliendosi la maglietta con sopra il logo dell'università di Syracuse ripensò di nuovo a Katie Delaney. La bambina era una grande tifosa di basket e sosteneva sempre la sua squadra anche quando perdeva.

    «Impara da Katie» si rimproverò scendendo le scale. «Pensa positivo, Carmichael. Hai aiutato Benny Wilson e hai fatto il possibile per Suzanna.» Se solo

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