Il tempo di amare: Harmony Jolly
Di Nina Milne
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Info su questo ebook
Convenienze e amori nel principato di Lycander.
April Fotherington è una giornalista di costume, Marcus Alrikson un milionario e il principale consulente del principe di Lycander. Per insabbiare uno scoop che potrebbe rivelarsi scandaloso, April pretende di seguire Marcus per quattro giorni con lo scopo di scrivere un articolo su di lui.
Una tempesta li costringe su un'isola deserta, dove la reciproca attrazione li spinge l'uno tra le braccia dell'altra. Ma le conseguenze del loro abbandono rischiano di portare a galla dolorosi ricordi e insuperabili paure. Il momento di ricominciare a essere felici sembra però essere arrivato, e forse è tempo che le sofferenze del passato lascino spazio a un radioso presente d'amore.
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Il tempo di amare - Nina Milne
successivo.
1
Marcus Alriksson si appoggiò allo schienale della sua lussuosa poltrona in pelle, l'unica stravaganza in un ufficio in cui passava davvero troppo tempo.
In quel momento era concentrato sul far sì che il matrimonio reale fosse un successo. Come Capo Consigliere del Principe di Lycander, la pianificazione di quel tipo di cerimonie non rientrava tra le sue competenze, tuttavia la sicurezza delle nozze reali era una sua responsabilità. Dopotutto, oltre a essere Capo Consigliere, gestiva anche la Alriksson Security, una certezza nel campo dei servizi di sicurezza in tutta Europa.
C'era inoltre da considerare l'enorme rispetto che aveva per il Principe Frederick, il quale aveva dei progetti per il futuro di Lycander che Marcus condivideva.
Si concentrò sullo schermo del portatile ed esaminò il suo piano valutandone tutti i rischi.
Entro poche settimane, il Principe Frederick di Lycander avrebbe sposato Sunita Bashwani-Greenberg, una ex modella nonché madre di Amil, il figlio che avevano avuto due anni prima.
Si trattava di un matrimonio d'amore che aveva diviso gli abitanti del piccolo regno. L'ascesa al trono di Frederick era stata macchiata dalle tragedie e dagli scandali, e gli erano serviti due anni di buon governo per cominciare a portare dalla sua parte il popolo di Lycander. Il trono era ancora a rischio, perché Frederick aveva molti nemici che avrebbero fatto di tutto per sabotare il matrimonio.
Marcus non l'avrebbe permesso. Era cruciale che la cerimonia di nozze si svolgesse senza alcun intoppo.
Al pensiero, si fece scuro in volto e alzò gli occhi solo quando sentì qualcuno bussare alla porta.
«Avanti.»
Un sorriso affettuoso si allargò sul suo volto quando vide entrare sua sorella. «Elvira!»
«Ehi, fratellone.»
«Che cosa posso fare per te?»
Come sempre, Marcus avvertì un profondo senso di sollievo nel vederla. Era infatti soddisfatto che nella vita di sua sorella tutto fosse andato per il verso giusto. Ormai ventiduenne, era una donna molto apprezzata e frequentava l'ultimo anno di giurisprudenza.
A quel proposito, Marcus si fece serio. «Non dovresti essere all'università?»
«Rilassati. Questa mattina non ho lezione, quindi ho pensato di venire a trovarti.»
Avrebbe dovuto immaginarselo: considerati i giri di vite che le aveva dato, sapeva che lei prendeva seriamente lo studio e non sprecava nessuna delle opportunità che la vita le aveva concesso.
In verità, non era stata la vita a offrirle quelle possibilità, ma la morte dei loro genitori durante un incendio. Lo stesso incendio in cui Marcus, appena dodicenne, aveva salvato la sorella, senza però riuscire a fare lo stesso con suo padre e sua madre. Jonny e Alicia Brockley, due persone violente e dedite all'alcol, non c'erano più.
Dopo quel tragico evento, Marcus ed Elvira erano stati adottati, e le loro esistenze erano cambiate drasticamente. In meglio. Tuttavia quella consapevolezza era un dolore costante, che generava in lui ancora pesanti sensi di colpa.
Marcus scosse la testa: non era il momento di lasciarsi travolgere da quel fiume doloroso di ricordi.
«Dovevi dirmi qualcosa in particolare?» le domandò, facendole cenno di sedersi sulla comoda poltrona che aveva preso da una delle innumerevoli stanze del Palazzo di Lycander. Il suo ufficio era un miscuglio di mobili che erano appartenuti ai precedenti reali.
«April Fotherington è venuta in università oggi... per una chiacchierata.»
Marcus tamburellò le dita sulla scrivania, irritato. April Fotherington scriveva per una famosa rivista di gossip e stava lavorando a un articolo di colore sul matrimonio del Principe Frederick. Appunto, di colore. Era questo l'accordo che Marcus aveva fatto con il direttore della rivista. Di persona. Enfaticamente.
La domanda gli sorse spontanea. «Perché mai April avrebbe bisogno di parlare con te? Tu non conosci Frederick o Sunita.»
«Non mi ha chiesto di loro, ma ha voluto altre informazioni su Axel. In particolare sulle circostanze della sua morte e sul rapporto che aveva con Frederick.»
Maledizione!
Axel era stato il miglior amico di Marcus – nonché il fratello maggiore di Frederick – e aveva perso la vita in un incidente automobilistico due anni prima. «Pensi che lei sappia qualcosa?»
Elvira si strinse nelle spalle. «No, ma ho la sensazione che abbia dei sospetti, il che è un problema. April Fotherington è una giornalista in gamba e potrebbe continuare a battere questa strada.»
«Ti sei lasciata...»
«Certo che no!» lo interruppe Elvira sgranando gli occhi. «Abbi un po' di fiducia, Marcus.»
«Scusa. Mi dispiace che ti sia trovata in questa situazione.»
Avvertì un senso rabbia e frustrazione ribollire dentro di sé. Da giovane si sarebbe sfogato prendendo a pugni un muro, ma ora aveva imparato a incanalare le sue emozioni in una fredda e dura determinazione.
«Ci penso io. April non ti disturberà più.»
«Ehi, aspetta un attimo.» Elvira si accigliò. «Non esagerare. In fondo mi ha fatto soltanto qualche domanda, e io potrei sbagliarmi. E poi è stata anche molto gentile.»
«Certo, ma io...»
«Detesti che la tua sorellina sia coinvolta. Ma non è colpa tua, o sua.»
Eppure a lui sembrava che la responsabilità ricadesse proprio sulle sue spalle.
«Grazie, Elvi» le disse alzandosi in piedi.
Elvira si accigliò ancora di più. «Dove vai?»
Lui afferrò la giacca di pelle e se la infilò. «A fare due chiacchiere con April Fotherington.»
April guardò il suo bloc-notes, poi alzò gli occhi e si scrutò intorno nella sua camera d'albergo. L'anonimato di quella stanza le andava bene e le ricordava il suo piccolo appartamento a Londra.
Mordicchiando la matita, fissò le parole che aveva appena scritto.
Fatto numero uno: due anni fa Axel, erede al trono di Lycander, è tragicamente scomparso in un incidente automobilistico dopo aver presenziato a una cerimonia ufficiale.
Fatto numero due: al suddetto evento doveva esserci Frederick, ma Axel ha dichiarato di aver chiesto a suo fratello di andarci al posto suo.
Fatto numero tre: il Principe Frederick, ben noto alle cronache come il Principe Playboy, quella sera è andato a una festa mondana a bordo di uno yacht.
Fatto numero quattro: ho intervistato un attivista politico di nome Brian Sewell, il quale ha affermato: «Axel non avrebbe dovuto trovarsi lì. Frederick si è ritirato all'ultimo minuto per prender parte a una festa, e Axel è andato alla cerimonia al posto suo, cosa già accaduta molte volte in passato. A Frederick non sta a cuore il destino di Lycander; pensa soltanto a se stesso e alla sua vita. Avrebbe dovuto morire lui in quell'incidente, non Axel, che invece aveva ben altri piani per quella sera».
April fissò le parole scomparso e incidente e una disperazione oscura la avvolse mentre sprazzi di ricordi si facevano largo nella sua mente.
Il viso di suo figlio, i suoi capelli da neonato, il primo sorriso sdentato, il primo passo incerto... E poi il buio. Non ci sarebbero più state altre prime volte. Non ci sarebbe più stato niente.
Perché Edward, suo figlio, era morto in un incidente d'auto.
Ed era stata colpa sua; quella consapevolezza le pulsava ancora nel cervello.
Fatto numero uno: volevo lasciare mio marito, il padre di Edward, Dean Stanworth.
Fatto numero due: Dean ha scoperto i miei piani, è arrivato a casa ubriaco fradicio e furioso, ha preso Edward ed è uscito in macchina.
Fatto numero tre: ha avuto un incidente e sono morti sia lui che Edward.
Respira, concentrati. Aveva usato tutti i trucchi che conosceva per gestire il proprio dolore, ma era come se non fossero serviti a niente. Respirò a fondo un'ultima volta e abbassò lo sguardo sul bloc-notes, nel tentativo di leggere gli appunti su Axel con distacco.
La domanda adesso era: che cosa fare? Doveva parlarne con il principe Frederick? No, troppo presto. Aveva bisogno di svolgere altre verifiche, perché c'era la concreta possibilità che la sua fonte non fosse attendibile... Dopotutto Brian Sewell era noto per essere un anti-monarchico. Eppure l'intuizione che le derivava da tre anni di lavoro e interviste le diceva che quella era la strada che portava alla verità.
Dannazione!
Le piaceva Frederick, le piaceva Sunita, e aveva avuto l'incarico di scrivere un pezzo gioioso, un articolo sulla favola che portava a credere nel lieto fine. E questo, sebbene lei non avesse avuto il suo lieto fine; anzi, era stata travolta da una tragedia che l'aveva fatta sprofondare nella disperazione. Ma non per questo doveva lasciarsi accecare dall'invidia per la felicità degli altri. Però – e sembrava che ci fosse sempre un però – credeva nella verità.
Se lei avesse affrontato prima la realtà delle cose, avrebbe potuto evitare tutto quello che era successo.
Una sensazione di sollievo la invase quando sentì squillare il telefono. Afferrò la cornetta e rispose alla chiamata.
«Buongiorno, signorina Fotherington» disse la receptionist dell'hotel. «Marcus Alriksson è qui per il vostro appuntamento.»
Marcus Alriksson ? Un appuntamento?
La mente di April cominciò a lavorare a tutta velocità mentre rifletteva su quelle parole. Tanto per cominciare, lei non aveva un incontro programmato con il Capo Consigliere di Lycander, perché lui aveva le fatto capire molto chiaramente che non c'era alcuna necessità di vedersi.
April non si era offesa per quel rifiuto: Marcus Alriksson non rilasciava interviste da due anni. Era un uomo che aveva un'enorme influenza sul Principe Frederick e svolgeva tutto il suo lavoro dietro le quinte. Ovviamente, lei sapeva molte cose su di lui. Era un milionario che si era fatto da sé all'età di venticinque anni e proveniva da un ambiente altolocato. Aveva frequentato una scuola prestigiosa dove aveva incontrato il Principe Axel, e dopo la morte dell'amico era stato nominato Capo Consigliere del Principe Frederick.
Lo aveva anche visto qualche volta in passato, ovviamente, ma solo da lontano mentre camminava spedito in mezzo a frotte di giornalisti e fotografi. E quell'incontro le era bastato per avere la sensazione che Marcus Alriksson irradiasse un'aura di potere tenuto strettamente sotto controllo. Ma non solo: il suo aspetto e la sua corporatura lasciavano intendere che avrebbe potuto mettere a tacere chiunque.
Quindi che cosa ci faceva lì?
Era evidente che la chiacchierata che lei aveva avuto con sua sorella Elvira lo avesse turbato.
Fantastico!
«Scendo subito.»
Prese la sua borsetta e, prima di raggiungere la porta, si guardò un attimo allo specchio. Era un bene che si vestisse sempre in modo semplice al lavoro, perché si sentiva più a suo agio. Quel giorno aveva scelto pantaloni aderenti, scarpe basse e una maglia sopra cui aveva indossato un blazer. I suoi capelli castano scuro, corti, non avevano bisogno di alcun ritocco.
Quindi era pronta ad affrontare qualsiasi cosa che Marcus Alriksson dovesse dirle, e non aveva alcun dubbio che lui fosse lì proprio per quel motivo. Del resto si sapeva che non vedeva di buon occhio la stampa, e se si era preso la briga di raggiungerla in albero significava che qualcosa lo aveva seriamente fatto arrabbiare.
L'ascensore la portò fino all'elegante hall dal pavimento in marmo, e quando le porte si aprirono lei si bloccò di colpo. L'uomo in piedi ad aspettarla era... meraviglioso.
Le immagini sfocate che aveva di lui non avrebbero mai potuto prepararla alla vista di Marcus Alriksson in carne e ossa. E nemmeno alla reazione viscerale che ebbe nel trovarselo davanti. Si sentì torcere lo stomaco e gli ormoni ibernati da tempo schizzarono come impazziti nel suo corpo. Prese un profondo respiro per controllare il panico e uscì a passo lento dall'ascensore.
Non era possibile che provasse ancora attrazione per qualcuno; i suoi ormoni non avevano dato alcun cenno di vita negli ultimi anni. Anzi era abbastanza sicura che fossero del tutto morti. E a lei andava benissimo così. Non voleva correre il rischio di sprofondare ancora una volta nell'infelicità; aveva già imparato la lezione. Quindi quella reazione doveva essere subito messa a tacere.
Marcus inarcò le sopracciglia e alzò una mano per salutarla.
Datti una calmata!
Avvicinandosi a lui, ricordò a se stessa di aver già intervistato principi e miliardari di ogni tipo. Tuttavia quell'uomo aveva una presenza che non aveva nulla a che fare con la sua ricchezza, il suo status sociale, o persino con il suo innegabile bell'aspetto: capelli scuri e ribelli, una leggera barba, occhi blu come la notte e un naso che dava l'idea di essersi rotto in passato.
Okay, era un bell'uomo. Ma adesso non c'entrava niente il suo aspetto! Lui era lì perché di sicuro aveva qualcosa da dirle d'importante, e molto probabilmente non sarebbero stati dei complimenti... Eppure non sembrava arrabbiato, anche se c'era una certa energia nella sua postura che avrebbe potuto mettere in soggezione chiunque.
«Signor Alriksson .»
Dopo averlo salutato, ci fu un istante in cui l'espressione di lui scintillò di sorpresa. Aveva posato i suoi occhi scuri sul suo viso, e il corpo traditore di April aveva risposto, desiderando di andargli più vicino.
Tuttavia non si mosse da dov'era. «È davvero una visita inaspettata.»
«Sì, lo