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Incontri di mezzanotte
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Incontri di mezzanotte
E-book223 pagine3 ore

Incontri di mezzanotte

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1815.
Lady Jayne Chilcott deve trovare marito entro la fine della stagione mondana. Purtroppo, a causa del suo desiderio di indipendenza e della sua insofferenza verso le regole dell'etichetta, si caccia nei guai facendosi sorprendere ad amoreggiare con un semplice soldato. Lord Richard Ledbury le propone allora una soluzione per uscire da quella situazione compromettente: lui non rivelerà a nessuno l'accaduto a patto che lei dia lezioni di stile a una sua amica. Accettando, Jayne è convinta di salvarsi da un pericolo, ma in realtà è appena finita in una trappola ben più minacciosa: quella dell'amore!
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2018
ISBN9788858984499
Incontri di mezzanotte
Autore

Annie Burrows

Sposata, con due figli, ha messo a frutto la sua laurea in letteratura inglese e la sua incredibile fantasia nel creare avvincenti storie d'amore ambientate nei più diversi periodi storici.

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    Anteprima del libro

    Incontri di mezzanotte - Annie Burrows

    Immagine di copertina:

    Nicola Parrella

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    An Escapade and an Engagement

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2012 Annie Burrows

    Traduzione di Daniela Mento

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-449-9

    1

    Lord Richard Ledbury era completamente sveglio. Strano, pensò, soltanto un’ora prima si era sentito talmente esausto da essere convinto che avrebbe dormito per una settimana intera.

    Rimase a fissare il baldacchino del letto, un letto che odiava, talmente morbido da dargli l’impressione di affondare e di soffocare nel materasso.

    Detestava perfino Jenkins, il domestico che attualmente fungeva da valletto, per il semplice fatto che non era Fred. Con Fred avrebbe potuto parlare, mentre lo spogliava per andare a dormire, e ridere nel tentativo di attenuare gli aspetti peggiori della serata appena trascorsa, tanto simile a una delle azioni di guerra che aveva dovuto affrontare durante i sei anni di servizio nell’esercito.

    Purtroppo non aveva potuto portare Fred con sé, quando era venuto a vivere a Lavenham House e, nonostante non avesse mai avuto un numero così cospicuo di domestici né condotto un’esistenza così lussuosa, non si era mai sentito tanto solo e a disagio. Come una spia, rifletté amaramente gettando via le coperte e voltandosi su un fianco per guardare le fiamme che si stavano spegnendo nel caminetto di marmo. Senza più i suoi commilitoni, la sua uniforme, senza ordini precisi da eseguire.

    Dannazione, forse sarebbe riuscito a dormire meglio su una panchina del parco, avvolto nella sua giubba da soldato, piuttosto che in quel letto da nobile signore! A volte aveva dormito all’aperto in notti così fredde che, al mattino, la coperta era completamente congelata e incollata al terreno...

    Si alzò a sedere. In fondo alla strada c’era un piccolo parco, con alcune panchine. E Jenkins non era ancora riuscito a buttare la sua giubba da soldato, che era nell’armadio...

    Aveva solo bisogno di allontanarsi per un po’ dalla casa di Mortimer, dal suo letto, dai suoi domestici e da tutti quegli obblighi che la morte improvvisa di suo fratello gli aveva fatto piombare addosso.

    Mormorando qualche imprecazione si alzò e si vestì alla debole luce del fuoco, prendendo i primi indumenti che gli capitarono fra le mani. Poi tolse la giubba militare dall’armadio e la indossò con gioia, come se fosse l’abbraccio di un amico. Come se una parte di lui fosse ancora il maggiore Cathcart, anche se adesso era diventato Lord Ledbury.

    Si passò una mano sulla testa per rimettere in ordine i capelli biondo castani spettinati, un’abitudine che aveva preso nell’esercito, un gesto che gli serviva anche per cercare di calmarsi.

    Con passo zoppicante uscì dalla camera e scese le scale. Non si era ancora ripreso del tutto dal colloquio con il Conte di Lavenham, anche se ci era andato preparato a sentire cose spiacevoli, perché sapeva che il nonno non lo avrebbe mai convocato a Courtlands, se non per questioni urgenti.

    Quello che il nonno gli aveva detto del fratello minore era stato un trauma. Se solo Charlie fosse riuscito a nascondere la propria preferenza per gli uomini, tutto sarebbe stato diverso, anche per lui.

    Il valletto di guardia al portone balzò in piedi, nel vedere arrivare il padrone. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma bastò uno sguardo di Richard perché si limitasse a porgergli il bastone e ad aprirgli il portone senza pronunciare una parola.

    Lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo, uscì finalmente in strada. Aveva fatto tutto quello che suo nonno gli aveva chiesto, si era congedato dall’esercito, si era trasferito a Lavenham House, aveva comperato dei vestiti adatti alla sua nuova condizione sociale e aveva cominciato a recitare la propria parte, ma...

    L’aria notturna era umida, sapeva di fuliggine e di primavera. Arrivò abbastanza in fretta al piccolo parco in fondo alla via, nonostante la sua gamba, e pensò che si sarebbe sentito meglio non appena avesse potuto sdraiarsi su una delle panchine e guardare il cielo attraverso i rami degli alberi.

    Grazie alla morte ignominiosa di Mortimer era diventato lord e, come ultimo dei Cathcart, era suo dovere trovare una moglie degna di diventare la prossima Contessa di Lavenham. Per quel motivo, la sera precedente, si era recato per la prima volta a un ballo.

    Ricordò con un brivido involontario il salone illuminato, gli sguardi predatori delle madri alla ricerca di un buon partito per le figlie, l’orribile sensazione di essere accerchiato...

    E quando arrivò alla panchina su cui intendeva sdraiarsi, si rese conto che era già occupata.

    Da un ufficiale dalla giacca rossa e da una fanciulla molto riluttante a essere baciata, a giudicare dal modo in cui lo colpiva con i pugni.

    «Toglietele le mani di dosso!» gli ordinò Richard prima ancora di rendersene conto.

    La sua voce e soprattutto il tono da maggiore abituato a dare ordini fece sobbalzare i due. L’ufficiale si voltò verso di lui e gli disse che non erano affari suoi.

    «Questo comportamento è del tutto inaccettabile...» attaccò Richard, pronto a dargli una lavata di capo, quando vide il volto della fanciulla che stava ancora cercando di liberarsi dalla stretta dell’ufficiale.

    Era... Lady Jayne Chilcott! L’aveva incontrata proprio al ballo di quella sera. Aveva subito chiesto chi fosse al padrone di casa, perché era senza dubbio la creatura più bella che avesse mai visto.

    «È Lady Chilcott, la nipote del Conte di Caxton» aveva risposto il suo vecchio amico Beresford. « Si reca solo ai migliori ricevimenti, per questo mia sorella Lucy è così felice che stasera sia venuta da noi. È un tipo molto altezzoso, la chiamano Cuore di Ghiaccio.»

    Il che gli aveva fatto passare la voglia di chiedere che gliela presentassero. L’aveva osservata per una mezz’ora e gli era bastata per rendersi conto che si comportava come se fosse circondata da gente di un livello molto inferiore al suo.

    E adesso la trovava fra le braccia di un giovane ufficiale! Non sembrava affatto altezzosa, ma solo alquanto imbarazzata per la situazione compromettente in cui era stata scoperta, anche se i suoi occhi fiammeggiavano di sdegno.

    «Togliete immediatamente le mani di dosso a Lady Chilcott!» intimò Richard all’ufficiale.

    Non stava cercando di aiutarla solo per il suo innato senso di cavalleria, ma perché durante il ballo di quella sera aveva finito per sentirsi molto affine a lei. Anche Lady Jayne era messa sotto assedio, dopotutto, dagli innumerevoli corteggiatori che cercavano in ogni modo di convincerla a danzare con loro. Come lui cercava di respingere con determinazione gli assedianti, attirati dalla sua bellezza nello stesso modo in cui le madri erano attirate dal suo titolo e dal suo denaro.

    «Non importerà a nessuno della tua cicatrice» aveva predetto il nonno guardandogli la fronte che portava ancora il segno di una pallottola nemica che lo aveva colpito di striscio. «Sei ricco, nonché erede del titolo di conte. Sarai molto ricercato, non ne dubitare.»

    Parole profetiche. Quelle donne, che adesso volevano solo fargli sposare le figlie, non lo avrebbero degnato di uno sguardo quando Mortimer era ancora vivo. Volevano il suo rango, la sua posizione.

    Non lui.

    Ma una donna come Lady Chilcott avrebbe attirato comunque gli uomini con la sua bellezza, anche se non fosse stata la nipote di un conte. Non ricordava di aver mai visto un volto così perfetto, una pelle all’apparenza tanto morbida, una bocca come un bocciolo di rosa e lucidi riccioli dorati. E quegli occhi, impossibili da dimenticare, di un azzurro vivido come quello dei fiordalisi.

    Lo aveva gelato con lo sguardo, mentre era circondata dai corteggiatori, e per un attimo Richard aveva avuto la sensazione che cercasse di dirgli che era disgustata da tutta quell’attenzione non richiesta, proprio come lui.

    Poi si era alzata e se n’era andata.

    E lui era rimasto l’unica vittima a disposizione per i predatori, una specie di bersaglio mobile in quel salone da ballo. In fondo si erano sentiti alleati, almeno per qualche istante.

    Non aveva più sopportato di rimanere fra quella gente, dopo che lei se n’era andata. Aveva sentito come una sorta di febbre che l’aveva spinto a uscire.

    Forse era ancora debole per la ferita, ma aveva provato una specie di vertigine. Una volta a casa, però, le cose non erano migliorate. Anche perché non era casa sua, quella in cui era rientrato, era appartenuta a Mortimer. Non gli sembrava più di vivere la propria vita, ma l’esistenza di un altro.

    Gli avrebbe fatto bene prendere a pugni qualcuno, come ai vecchi tempi, quando faceva di tutto per dimostrare a se stesso e a suo nonno che era migliore di Mortimer e di Charlie messi insieme.

    «In piedi!» ordinò all’ufficiale in giacca rossa che teneva ancora la giovane fra le braccia.

    Non poteva prendere a pugni Mortimer e Charlie, dato che uno era morto e l’altro si trovava a Parigi. Né tantomeno avrebbe potuto prendere a pugni suo nonno, anche se l’avesse provocato.

    Invece l’ufficiale era più o meno alto come lui e, anche se sembrava più giovane e probabilmente più in forma, non doveva ancora essere stato temprato dalla guerra.

    L’ufficiale si alzò, lentamente.

    «Siete una vergogna per l’esercito» proseguì Richard, seccato che non fosse scattato in piedi come avrebbe dovuto. «Un gentiluomo non dovrebbe imporre le proprie attenzioni a una donna. Se foste nel mio reggimento vi farei frustare.»

    Prima che potesse dirgli che invece lo avrebbe preso a pugni, Lady Chilcott balzò in piedi e si mise fra lui e il giovane ufficiale, come per proteggerlo dalla sua furia. «Oh, no! Come potete essere così crudele?»

    «Crudele?» Richard era stupito dalla sua reazione. «Perché vi ho salvato?»

    Come se per lui non sarebbe stato un sollievo trovare qualcuno con cui fare a pugni e sfogare le proprie frustrazioni. Era stata una fortuna incontrare quel giovane ufficiale che stava tentando di baciare una donna così bella e desiderabile come Lady Chilcott. In altre circostanze, per esempio se fosse stato ancora in Portogallo, gli avrebbe augurato di riuscire a conquistarla e lo avrebbe lasciato in pace.

    Quella, però, non era una signorina portoghese dai grandi occhi scuri, né la moglie fedifraga di qualche nobile lusitano, ma una gentildonna inglese che non sembrava gradire affatto le sue intenzioni. Gli era sembrata perfino spaventata, prima che prendesse le difese del suo aggressore.

    «Ammetto» mormorò lei, «di essere rimasta un po’ sorpresa dall’ardore di Harry. Non mi aveva mai baciato così, prima d’ora. E poi avevo paura che qualcuno ci scoprisse.»

    «Vi illudete davvero che creda alle vostre parole?» le domandò lui in tono di sfida.

    Però era venuta di sicuro di sua spontanea volontà fino a quel parco buio insieme al giovane ufficiale, si disse.

    «Non mi aspetto che un uomo come voi mi creda» fu la risposta insolente. «Mio nonno ha proibito a Harry di frequentarmi, perciò possiamo incontrarci solo in segreto.»

    Richard si infuriò ancora di più a quelle parole. Come si permetteva di trattarlo con disprezzo, invece di essergli grata? E poi, soprattutto, perché non si toglieva semplicemente di torno, in modo che potesse sfogarsi con quel giovane ufficiale?

    «Non vi viene in mente che vostro nonno stia pensando solo al vostro bene? Che sarebbe meglio per voi stare alla larga da quest’uomo?»

    Lei era un’ereditiera. Suo nonno, a quanto Richard aveva saputo, non aveva alcun erede diretto ed era opinione comune che avrebbe lasciato alla nipote la maggior parte delle sue ricchezze. Un cacciatore di dote non era certo il partito migliore per una fanciulla che avrebbe ereditato una fortuna.

    Quell’Harry poteva anche essere un bel giovanotto, da quello che si vedeva, e possedere due spalle muscolose, tuttavia...

    «Intendete tradirci?» gli domandò lei, altezzosa.

    L’ufficiale le prese la mano e se la portò al cuore con un gesto teatrale. «Per noi non è finita» le assicurò. «Non permetterò mai che ci separino, ve l’ho giurato.»

    «Oh, Harry!» Lei sospirò con aria melodrammatica. «Non potrei mai permettere che vi frustino» aggiunse poi guardando Richard con odio. «Non avrei mai dovuto accettare di venire qui con voi.»

    I due giovani innamorati restarono a guardarsi negli occhi e Richard sentì svanire la propria ira.

    Se Lady Chilcott era innamorata di quell’ufficiale, era comprensibile che avesse evitato qualunque altro corteggiatore, quando era nel salone da ballo dove l’aveva incontrata.

    Al suo posto avrebbe fatto lo stesso. Suo nonno lo aveva strappato a tutto quello che conosceva, che amava e lo aveva costretto a prendere il posto di suo fratello. Anche lui aveva provato il medesimo senso di ribellione.

    «Oh, per l’amor del cielo!» esclamò, stanco della parte che gli toccava interpretare. Avrebbe tanto voluto girarsi sui tacchi e andarsene. «Smettetela di recitare come l’eroina di una commedia scadente e chiamate la vostra cameriera. È ora che torniate a casa.»

    Lei non si mosse, chinò soltanto il capo, imbarazzata.

    Un atroce sospetto lo assalì. «Dio mio!» ansimò. «Non ditemi che siete venuta qui da sola!»

    Lei annuì, sempre a capo chino.

    La situazione peggiorava di attimo in attimo. Non poteva lasciarla da sola con un uomo che non aveva avuto alcun scrupolo ad attirare una giovane gentildonna in un parco, di notte, senza nemmeno una cameriera che la accompagnasse.

    «Immagino che dovrò scortarvi a casa» borbottò. «Dobbiamo solo sperare che nessuno ci veda, o saremo costretti ad affrontare uno scandalo.»

    Che avrebbe completamente rovinato i suoi piani per il futuro.

    Aveva deciso, dato che il matrimonio era il suo destino, di trovarsi per moglie una donna che sarebbe stata una contessa meravigliosa. Intere generazioni avrebbero parlato di lei con adorazione e rispetto. Non l’avrebbe cercata necessariamente fra i grandi nomi della nobiltà, non avrebbe disdegnato nemmeno la figlia di un uomo di scarsi mezzi, purché fosse di grande carattere. Una donna che magari non potesse vantare un titolo, ma che fosse dotata di personalità, intelligenza e spirito. E che tutti avrebbero considerato speciale.

    Era sicuro che l’avrebbe riconosciuta, se l’avesse incontrata.

    Di sicuro non voleva rovinare tutto con uno scandalo, con una donna che conosceva a malapena.

    «Che cosa aspettate?» chiese impaziente al giovane ufficiale. «Tornate in caserma, prima che cambi idea, e pregate che la vostra assenza non sia stata scoperta.»

    «Intendete dire che non ci tradirete?» gli domandarono all’unisono, guardandolo pieni di speranza.

    «Posso ancora cambiare idea, se non vi togliete subito dai piedi, dopo avermi detto il vostro nome e il vostro grado» intimò Richard all’ufficiale.

    «Grazie, signore. Tenente Kendell, ai vostri ordini» rispose Harry baciando la mano di Lady Chilcott e poi correndo via, veloce come il vento.

    2

    Jayne guardò perplessa l’uomo che aveva di fronte. «Perché lo avete lasciato andare?»

    Perché gli faceva una domanda simile?, si stupì Richard. E perché non si chiedeva, invece, come mai il tenente se l’era battuta, lasciandola in compagnia di uno sconosciuto che avrebbe potuto essere anche il peggiore dei donnaioli?

    «Potrò sempre fargli rapporto» replicò lui, ed era davvero quello che avrebbe dovuto fare.

    Il giovane tenete Kendell era sparito senza nemmeno voltarsi indietro. Com’era possibile che un uomo si comportasse in un modo tanto disonorevole, con la donna di cui avrebbe dovuto essere innamorato?

    «No, no! Vi prego!» lo supplicò lei afferrandogli il braccio. «La colpa è tutta mia. Non avrei mai dovuto acconsentire a venire qui, ma lui mi ama così tanto... Sì, lo so, ho sbagliato a non farmi accompagnare dalla mia cameriera. Ma come avrei potuto chiedere a Josie di uscire dalla finestra, come ho fatto io?»

    «Voi... siete uscita dalla finestra?» trasecolò Richard. «E come contate di rientrare in casa?»

    Di certo non bussando al portone, rifletté. E se lo avesse fatto lui, al suo posto, lo scandalo sarebbe stato assicurato.

    «Dalla stessa finestra, naturalmente, ma non preoccupatevi per questo. Josie aveva cercato di dissuadermi a uscire, ma è solo una cameriera e io ho fatto di testa mia.»

    «Bella decisione!»

    «Sì, credo che abbiate ragione... Ma adesso è per

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