Amanti... per sbaglio: Harmony Destiny
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Donna Kauffman
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Amanti... per sbaglio - Donna Kauffman
d'onore.»
1
Christy Russell non era una creatura mattiniera. Non era nemmeno un animale pomeridiano o notturno. Dipendeva tutto dal turno di lavoro che le veniva assegnato, e l'ultimo era stato così lungo e pesante che non appena si era messa a letto aveva praticamente perso conoscenza.
Il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi era stato che aveva davanti a sé un turno di riposo di settantadue ore: niente lavoro, niente cellulare, niente chiamate d'emergenza per tre giorni. Il mondo nel frattempo avrebbe anche potuto crollare, e i corridoi del General Hospital non avrebbero goduto della sua graziosa presenza fino al lunedì successivo.
Di quei tre giorni aveva stabilito che il primo lo avrebbe trascorso fuori dal mondo.
E lo avrebbe anche fatto se qualcuno si fosse presentato personalmente a bussare alla sua porta. Chiunque fosse. Imprecò nel sonno, mentre i colpi si ripetevano. Poi si girò sull'altro fianco e si tirò la coperta oltre la testa.
Colpi, ancora colpi, e poi delle grida. Lei comunque li avrebbe ignorati. Era in riposo. Non era disponibile per nessuno.
Cercò di riaddormentarsi, ma i colpi e le grida glielo impedirono. Qualcuno stava chiamando Viv, si rese conto a un certo punto. Viv, non lei. Bene, si disse. Non c'era nessuna Vivian lì. Vivian era partita, ricordò vagamente, e si mise anche il cuscino sopra testa per tagliar fuori del tutto quel seccatore.
«Vivian, apra!»
Mmh... Lo scocciatore aveva una voce perentoria e sexy, pensò intorpidita Christy. Sarebbe stato carino se l'avesse raggiunta in sogno portando con sé quella sua voce così sexy. In quale posto migliore del suo letto avrebbe voluto sentire una voce come quella?
«Sta facendo tardi! Ha un appuntamento importante!»
Un appuntamento? Sì, con quella voce. Suonava così reale, così vicina...
«Avanti, si svegli!»
Delle mani forti si sarebbero accompagnate molto bene a quella voce. Mani forti e calde. Magari anche un po' rudi, ma sarebbe stata perfettamente in grado di rispondere a un amante esigente. Anche se era passato ormai del tempo, da quando...
«Vivian, avanti, è ora di alzarsi!»
Vivian?
Christy aggrottò la fronte. Cosa aveva a che fare l'uomo dei suoi sogni con Vivian? Che razza di sogno era quello?
«Vivian, la prego...»
L'uomo adesso non era più perentorio, ma non usava ancora il tono che sarebbe piaciuto a lei.
«Vattene via!» borbottò, decisa a evocare un altro uomo. Non averne accanto uno nella vita reale era seccante, ma nemmeno in sogno avrebbe voluto nel suo letto qualcuno che in realtà invocava un'altra.
«Fra cinque minuti sarà celebrato il matrimonio della sua migliore amica, e vuole che lei sia presente!»
Ma che razza di sogno era quello?, si chiese di nuovo Christy disgustata. Forse era tutta colpa della coscia di pollo fredda che aveva mangiato in piedi davanti al frigorifero prima di mettersi a letto...
Era esausta e voleva dormire, ma i colpi e le grida continuavano. Perché non la lasciavano in pace? E chi diavolo era l'uomo che la stava tormentando?
Quando poco dopo si sentì afferrare per le spalle, gridò. Cercò di liberarsi, ma le mani che cercavano di tirarla fuori dal letto erano troppo forti.
«Cosa diavolo... Ehi! Cosa sta facendo?!» esclamò quando le mani la misero supina.
Altro che sogno! Si rese improvvisamente conto che un uomo in carne e ossa si era davvero avvicinato al suo letto e l'aveva fatta girare sulla schiena.
«Chi diavolo è? Mi lasci andare!» gridò.
«La sua migliore amica sta piangendo in quello che dovrebbe essere il giorno più felice della sua vita, per cui lei adesso mette da parte i suoi problemi personali e viene con me!»
Poco dopo Christy si ritrovò a scendere le scale della casa di Vivian come un sacco sopra la spalla dello sconosciuto: la testa e le braccia penzolanti, ancora semiaddormentata e incapace di mettere bene a fuoco quello che stava succedendo.
«Mi metta giù! Mi lasci!»
Lo sconosciuto la ignorò.
Okay, doveva cercare di considerare tutto con estrema calma. Che cosa aveva detto quell'uomo?
Aveva parlato di un matrimonio.
Un matrimonio?
«Allude al matrimonio di Kate Winchell?» gli chiese.
«Esatto.»
Finalmente Christy capì. Quel tipo l'aveva scambiata per Vivian, ed evidentemente Kate l'aveva mandato lì per prelevare, con le buone o con le cattive, la sua Prima Damigella d'Onore. Stava per spiegargli che aveva preso un abbaglio, quando lui infilò la porta e, sempre con lei di traverso sulla spalla, si diresse verso una Sedan color argento.
«Aspetti un momento!» gli gridò, rendendosi improvvisamente conto che aveva indosso la sola biancheria. «Sono seminuda, maledizione!»
«Si vestirà in macchina» rispose impassibile lui.
«Ma io non...»
«Ci dia un taglio, okay? Le ho portato un vestito che indosserà al massimo per venti minuti, giusto il tempo di assistere al matrimonio del mio miglior amico con la donna della sua vita» la interruppe Trevor mettendola a terra senza tanti complimenti e aprendo poi la portiera. «Una donna che, pur avendo gusti molto discutibili in fatto di amiche, merita di passare una bella giornata.»
Christy fu spinta senza la minima delicatezza sul sedile accanto al posto di guida. Stava per spiegare finalmente a quell'energumeno che lei non era Vivian, che non era nemmeno stata invitata al matrimonio, che era impresentabile e che non si reggeva in piedi per il sonno e la stanchezza, quando lui salì a sua volta in macchina e lei lo vide in faccia.
Era l'energumeno più bello sul quale avesse mai posato gli occhi. E che, per restare in tema, aveva due occhi di un azzurro talmente intenso da essere indescrivibile.
Aprì la bocca e la richiuse. Si rese conto che senza trucco, con gli occhi gonfi e i capelli che erano un disastro, non sarebbe potuta essere meno attraente. Non che volesse sedurre quell'uomo, ma il suo corpo non sembrava voler registrare la cosa. Assolutamente no. Il suo corpo era del tutto consapevole di avere indosso solo il reggiseno e le mutandine, e che le mani di lui intente ad allacciarle la cintura di sicurezza erano pericolosamente vicine a...
A delle zone in cui lei non avrebbe mai voluto essere toccata da uno sconosciuto.
A parte quello sconosciuto.
Dio, quanto era stanca! Doveva essere quella la ragione per cui stava esitando, invece di strappargli la cintura dalle mani. Un attimo ancora e le sue nocche le avrebbero sfiorato...
Non voleva pensare a cosa le avrebbero sfiorato. Si sentiva già abbastanza eccitata.
«Se la allacci» le ordinò in un tono brusco ritraendosi, apparentemente ignaro del tumulto che aveva scatenato tra suoi ormoni.
Era la mancanza di sonno la causa di tutta quella eccitazione, si disse Christy. Quella, oltre al fatto che non aveva una relazione sentimentale da tanto tempo. Una brutta combinazione, dovette ammettere. E dopo che gli ebbe dato una seconda occhiata, decise che non poteva biasimare il proprio corpo per aver reagito come aveva reagito.
Lui richiuse la portiera con un gesto così secco che la fece sobbalzare. Il veleno che si accumula rispunta sempre fuori, pensò lei accigliandosi, mentre lo guardava girare intorno alla macchina, notando come l'uniforme gli cadeva bene addosso. In genere quelli in uniforme non rientravano fra i top ten della lista degli uomini su cui era solita fantasticare. E comunque nelle sue fantasie non assomigliavano per niente a dei rudi energumeni in grado di sconvolgere il suo equilibrio ormonale. Ma forse adesso le cose sarebbero cambiate. Soprattutto dopo che aveva visto quei suoi incredibili occhi azzurri...
Cielo, era proprio confusa! Come aveva permesso che tutto questo succedesse? Sbadigliando senza ritegno, appoggiò il capo al poggiatesta. Conosceva Kate Winchell, ma solo attraverso Viv. Una volta aveva incontrato anche Mike, il suo fidanzato, a un picnic del quattro luglio. Era un militare delle Forze Speciali, ricordò, e portava un'uniforme simile a quella del tipo che l'aveva tirata fuori dal suo letto...
Si chiese come sarebbe stato il suo incontro con quell'uomo se lo avesse conosciuto a un picnic. Forse alla fine sarebbero finiti insieme da qualche parte, lei gli avrebbe sfilato di dosso l'uniforme...
Be', non sarebbe stato male.
Quando lui richiuse la propria portiera, Christy sobbalzò di nuovo e si accorse che la sua vicinanza aveva rimesso in moto i suoi ormoni. E il suo corpo poco vestito. Istintivamente si rannicchiò il più possibile contro la portiera, cosa che non le impedì di riprendere le sue fantasie su un certo picnic.
Forse era colpa del fatto che ultimamente aveva fatto troppi doppi turni, ma era stata praticamente obbligata. I lavori di restauro della casa avevano raggiunto cifre esorbitanti, e aveva quindi delle priorità assolute fra le quali, uniformi o no, non rientravano le tempeste ormonali.
Gli diede un'altra rapida occhiata e decise che sarebbe stato meglio non guardarlo più. E, soprattutto, non guardare le sue mani. Dio, che mani aveva! Praticamente perfette. Grandi, forti, con le dita lunghe e le unghie curate. Le aveva sentite su di sé, e non le era difficile immaginare...
Forse avrebbe dovuto aggiustare leggermente la lista delle sue priorità.
Quell'uomo ti ha appena rapita!, si disse all'improvviso. Rapita! Era entrato abusivamente nella sua casa, l'aveva strappata al suo sonno e al suo letto - tutte cose gravissime per la legge - e tutto perché Kate si era messa a frignare per via del fatto che Vivian aveva disertato il suo matrimonio!
Avrebbe dovuto essere furiosa, altro che mettersi a fantasticare!
Il mal di testa che era riuscita a farsi passare prima di mettersi a letto si ripresentò con rinnovata ferocia. Aveva bisogno di tornare in quel dannato letto e dormire, quindi perché stava permettendo a quel troglodita di portarla a un matrimonio al quale non era stata invitata?
Si voltò verso di lui per dirglielo, ma poi decise di non farlo. Era meglio che quel tanghero scoprisse il suo grossolano errore quando fossero arrivati sul posto.
Con un sorriso si rilassò sul sedile e chiuse gli occhi preparandosi malignamente a godersi la sua umiliazione. Tuttavia poco dopo li riaprì all'improvviso ed esclamò: «Mio Dio!».
«Che c'è?» le chiese lui.
«Ho addosso solo la biancheria!» rispose lei, realizzando solo in quel momento che nel giro di pochi minuti si sarebbe ritrovata dentro una chiesa piena di invitati.
«Se non avesse disertato, adesso non si troverebbe in questa situazione» ribatté asciutto.
Di nuovo Christy non lo informò del madornale errore