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La ricerca del greco: Harmony Collezione
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La ricerca del greco: Harmony Collezione
E-book155 pagine1 ora

La ricerca del greco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Il milionario greco Zach Gavros ha una missione: rintracciare la nipote del suo mentore, l'uomo che lo ha guidato dalle strade di Atene fino al successo. Ma dopo averla trovata, Zach si rende conto che introdurre l'esuberante Katina nell'alta società potrebbe rivelarsi più complicato - ed eccitante! - del previsto.
LinguaItaliano
Data di uscita20 ott 2020
ISBN9788830520127
La ricerca del greco: Harmony Collezione
Autore

Kim Lawrence

Autrice inglese, rivela nei suoi romanzi la propria passione per le commedie brillanti.

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    Anteprima del libro

    La ricerca del greco - Kim Lawrence

    successivo.

    1

    Il messaggio che Zach attendeva era arrivato mentre era imbottigliato nel traffico.

    A volte, la conoscenza delle scorciatoie nei vicoli di Atene e un po' di spregiudicatezza potevano tornare utili.

    Zach possedeva entrambe le qualità.

    Era praticamente cresciuto in quei vicoli, preferendoli alla casa della nonna, che non celava il suo risentimento nei confronti del bambino illegittimo che la figlia le aveva affidato, e dello zio alcolizzato che sfogava la sua frustrazione su di lui.

    Impiegò mezz'ora per arrivare all'ospedale e altri tre minuti per raggiungere il reparto di terapia intensiva dove Alekis Azaria aveva trascorso tre giorni in un coma indotto dopo essere stato salvato dall'ultimo attacco cardiaco.

    L'anziano non aveva amici o parenti e Zach era stato con lui il giorno precedente quando l'avevano risvegliato dal coma.

    Nonostante gli avvertimenti che gli erano stati dati, lui si era aspettato che Alekis si limitasse semplicemente ad aprire gli occhi.

    Il medico gli aveva spiegato che a volte accadeva, ma aveva anche ammesso che esisteva la possibilità che Alekis non si risvegliasse più.

    Lo stesso medico che aveva ipotizzato quella diagnosi infausta lo aspettava sulla porta del reparto.

    Raddrizzò la schiena e assunse un atteggiamento autorevole quando vide il giovane andargli incontro. Zach non rispose al saluto, ma lo fissò con aria interrogativa, lo sguardo rivolto al reparto, in attesa di ricevere delle informazioni.

    «Si è svegliato e respira autonomamente.»

    Zach intuiva che ci fosse altro, così si rivolse con impazienza al medico.

    «Vorrei sapere tutta la verità, per favore.»

    Era quello il suo approccio.

    «Sembra che non ci siano problemi con le facoltà cognitive del signor Azaria.»

    Zach sospirò di sollievo.

    Alekis non avrebbe mai tollerato di soffrire di una menomazione cognitiva e anche per Zach l'idea rappresentava un vero e proprio incubo.

    «Possiamo immaginare che anche prima di questo attacco cardiaco, il signor Azaria fosse piuttosto... esigente?»

    Zach sorrise e i suoi lineamenti si addolcirono.

    «È abituato a comandare. Posso vederlo ora?»

    Il cardiologo annuì.

    «È stabile, ma la prego di tenere presente quali sono le sue condizioni attuali» lo mise in guardia.

    «Comprendo.»

    «Prego, mi segua.»

    Alekis era stato trasferito in una camera privata e Zach lo trovò appoggiato a diversi cuscini.

    Gli eventi dell'ultima settimana avevano lasciato il segno sul suo volto, ma la sua voce era quella imperiosa di sempre.

    Zach rimase per un attimo sulla soglia ad ascoltare, mentre un sorriso si allargava sul suo volto.

    «Ha mai sentito parlare di diritti umani? La farò cacciare! Io voglio il mio cellulare.»

    L'infermeria si portò una mano alla guancia arrossata, sprimacciò un cuscino e si rivolse con calma studiata all'anziano bellicoso.

    «Non sono qualificata per prendere questo tipo di decisioni, signor Azaria.»

    «Allora mi porti qualcuno che sia in grado di decidere qualcosa» esclamò l'uomo, poi si interruppe, notando Zach.

    «Oh, meno male che sei qui. Dammi il tuo cellulare e se riuscissi anche a farmi avere un brandy, non sarebbe una cattiva idea.»

    «È scarico» rispose lui, riscuotendo lo sguardo di approvazione dell'infermiera.

    «Questa è una cospirazione!» esclamò Alekis. «Allora, cosa aspetti? Siediti! Non startene lì a svettare su di me.»

    Zach obbedì e prese posto in una delle seggioline messe a disposizione dei visitatori.

    Allungò le gambe muscolose e accavallò le caviglie.

    «Hai l'aspetto...»

    «... di un vecchio morente» lo interruppe l'uomo con impazienza. «Ho delle cose da fare, esattamente come te. Ora smettiamola di scherzare e tira fuori il tuo cellulare.»

    Zach non riuscì a nascondere l'ansia notando la mano tremante dell'uomo sdraiato nel letto.

    Provò a celare la sua preoccupazione con l'ironia mentre cercava le immagini che aveva scattato giorni prima per Alekis.

    «Quanto ci vorrà prima che si sappia che sono qui e gli squali si facciano avanti?»

    Zach scelse uno dei migliori scatti e sollevò lo sguardo.

    «Chi può dirlo?»

    «Allora la priorità adesso è limitare i danni.»

    Zach annuì e porse il telefono ad Alekis.

    «Immagino che se dovesse venirti un altro attacco di cuore, tu sia già nel posto giusto. Vorrei anche sapere come mai mi hai spedito a Londra a spiare una donna.»

    «Non a spiare... a scattarle alcune foto.»

    Quella puntualizzazione fece sorridere Zach.

    «È vero... c'è un'enorme differenza. Ti è mai passato per la testa che potessi rifiutarmi?»

    Zach era diretto a una prestigiosa conferenza a Londra dove era stato invitato come relatore di fronte alla crema del mondo finanziario, quando aveva ricevuto la telefonata di Alekis e la sua bizzarra richiesta.

    «Dove dovrei andare? E a fare cosa di preciso?»

    «Hai capito benissimo. Limitati a dare l'indirizzo al tuo autista. Il cimitero è lì di fronte. A quel punto, scatta una foto alla donna che si presenterà alle quattro e mezzo.»

    Appoggiò il cellulare nel palmo dell'uomo in attesa.

    «Cerca di fare il bravo questa volta. E non farti venire un altro attacco di cuore.»

    «Non mi è venuto per questo motivo. Stando ai dottori, sarei dovuto morire anni fa. Settantacinque anni di stravizi si pagano prima o poi. Hanno detto anche che se voglio continuare a vivere, devo rinunciare a tutto ciò che conferisce un senso alla vita.»

    «Sono certo che si siano espressi con più tatto.»

    «Non li ho ascoltati.»

    L'uomo concentrò la sua attenzione sullo schermo del cellulare con un'espressione avida.

    «È bellissima, vero?»

    Zach non riteneva necessario rispondere.

    Non c'era dubbio che la donna che aveva immortalato fosse di una bellezza stupefacente.

    Non era rimasto colpito dall'interesse di Alekis, quanto dal suo coinvolgimento che si era tramutato in una specie di ossessione.

    Non faceva che vedere quel volto femminile davanti a sé.

    In realtà, probabilmente non erano quegli occhi ambrati ad averlo affascinato, ma il mistero della sua identità, la segretezza di quella situazione.

    «Sono sempre pronto a dare una mano a un amico in difficoltà. Immagino che tu abbia perso tutti i tuoi soldi e non possa più usufruire dei servizi dei tuoi investigatori privati e che sia stato costretto a fare ricorso a me, giusto? Come sapevi che sarebbe arrivata alle quattro e mezza?»

    «L'ho fatta seguire per due settimane» disse apparendo divertito all'idea che Zach gli avesse fatto quelle domande. «Avevo i miei buoni motivi per non avvalermi di professionisti e così mi sono avvalso di qualcuno che si è rivelato un idiota.»

    «La stessa persona che l'ha pedinata?»

    «Non vedrà mai i miei soldi. È stato un totale inetto, ha fatto un certo numero di foto, ma non è riuscito a immortalarla e per di più si è fatto notare e lei l'ha minacciato di denunciarlo. L'ha colpito e ha preso la macchina fotografica. Ti ha notato?»

    «No. Infatti sto pensando di avviare una carriera come spia. Non avevo idea che stessi correndo un simile rischio. Vuoi dirmi chi è questa dama misteriosa?»

    «Mia nipote.»

    Zach sgranò gli occhi per la sorpresa.

    Non si era aspettato quella risposta.

    «Anche sua madre era bellissima» disse l'uomo, assorto nei suoi pensieri. «Assomigliava molto a Mia, soprattutto la bocca.»

    A quel punto sollevò lo sguardo.

    «Sapevi che avevo una figlia?»

    Zach annuì.

    Aveva sentito parlare di quella figlia scapestrata.

    C'erano state voci di droghe e molti uomini, ma nessuno sapeva se Alekis l'avesse più vista dopo che lei si era sposata contro il suo volere.

    Si diceva che lui l'avesse diseredata.

    Era la prima volta che Zach sentiva nominare una nipote.

    Alekis non aveva mai accennato alla sua famiglia, rappresentata da un grande dipinto della moglie defunta che troneggiava nell'ingresso della casa sull'isola di sua proprietà.

    «Sposò un fallito, Parvati, si gettò letteralmente fra le sue braccia. Probabilmente lo fece per provocarmi» disse l'uomo. «Avevo ragione io. Lui era un buono a nulla, ma lei non mi diede retta. Se ne andò incinta. Le sarebbe bastato chiedermi di...» Scosse la testa e tacque in preda all'emozione. «Era ostinata e...»

    Si interruppe nuovamente e chiuse gli occhi.

    Zach si chiese se si fosse addormentato.

    «A quanto pare la mela non è caduta lontana dall'albero.»

    Alekis riaprì gli occhi e gli rivolse un'occhiataccia.

    «Mia era una donna orgogliosa. Assomigliava a sua madre fisicamente, ma...»

    Di nuovo una pausa.

    Zach ricordava bene il dipinto. La moglie di Alekis era stata una bella donna, ma un tipo diverso dalla figlia e non gli sembrava di notare alcuna somiglianza con la nipote, che aveva il tipo di bellezza conturbante che fa perdere la testa agli uomini.

    La nipote di Alekis.

    Zach faticava ad abituarsi all'idea.

    Lui e il magnate avevano sempre avuto in comune di essere soli al mondo e il loro legame in parte era dovuto anche a quello.

    D'un tratto, si scopriva che c'era una famiglia e che Alekis pensava di riunirla.

    Se Alekis gli avesse chiesto il suo parere, Zach avrebbe tentato di dissuaderlo.

    Riesumare il passato non era mai una buona idea.

    Ma sapeva che Alekis non avrebbe accettato nessun consiglio, esattamente come avrebbe fatto lui.

    «Pensavo di fare il primo passo. Stavo aspettando, ma lei non...»

    Si passò una mano sugli occhi e Zach finse di non vedere le lacrime che avevano riempito i suoi occhi. Lo metteva a disagio vedere quell'uomo così imperioso vittima delle proprie emozioni.

    Ma dopotutto... anche lui era umano no?

    «Immagino che tutti noi abbiamo dei rimpianti.»

    «Tu ne hai?»

    Zach inarcò un sopracciglio pensieroso.

    «Tutti noi commettiamo degli errori» disse lui pensando all'ultima volta che aveva fatto visita a sua nonna e lei era rimasta con lo sguardo fisso fuori dalla finestra.

    «Ma mai lo stesso due volte.»

    Commettere lo stesso errore due volte poteva significare solo due cose: o essere stupidi o essere innamorati.

    E le due cose spesso coincidevano.

    Zach non riusciva a immaginare di permettere che il suo cuore o i suoi ormoni prendessero il sopravvento sulla sua ragione.

    Non che fosse un monaco.

    Il sesso era sano e necessario, ma lui non lo mescolava mai ai sentimenti e questo gli aveva assicurato

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