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Vendetta implacabile (eLit): eLit
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E-book221 pagine2 ore

Vendetta implacabile (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Le ferite del passato tornano ad avvelenare il presente...

Dylan Matthews, vicesceriffo a Winter Falls, ha ricevuto una lettera misteriosa dall'avvocato Chat Oliver. Ma Oliver viene assassinato prima di potergli parlare di persona. Dylan inizia così a indagare sul caso, affiancato dalla bella Lindsey Warner, reporter per il giornale locale e da poco tornata in città. Le indagini riaprono interrogativi del passato, diventando sempre più complicate e svelando scenari e relazioni imprevisti. Intanto esplode la passione, ma qualcuno, là fuori, vuole altre morti...

LinguaItaliano
Data di uscita29 ago 2014
ISBN9788858927960
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    Anteprima del libro

    Vendetta implacabile (eLit) - Lisa Childs

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Return Of The Lawman

    Harlequin Intrigue

    © 2002 Lisa Childs-Theeuwes

    Traduzione di Maria Gaetana Ferrari

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5892-796-0

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Prologo

    Attraverso i fiocchi di neve che punteggiavano il parabrezza, Dylan Matthews notò l’automobile della polizia parcheggiata davanti alla propria abitazione. I lampeggianti proiettavano un alone rosso e azzurro sui tronchi spogli degli alberi che fiancheggiavano il vialetto d’accesso.

    Gli tremavano la mani quando spense il motore e aprì la portiera. Aveva sentito la chiamata dalla propria radio: voci senza corpo che, come un gas venefico, gli avevano saturato l’abitacolo. Era stata richiesta un’ambulanza sebbene lo sceriffo avesse lasciato chiaramente intendere che era troppo tardi.

    Jimmy era morto.

    Con un gesto brusco, disattivò la sirena della propria vettura di servizio. Dylan Matthews era un vicesceriffo in prova presso l’Ufficio dello Sceriffo di Winter Falls. E adesso era chiamato a svolgere i propri doveri di poliziotto. Come fratello, purtroppo, aveva già fallito.

    Sospirando, lottò per ritrovare quel distacco che tanto lo aveva aiutato a superare le terribili prove dei suoi ventidue anni. Chiuse gli occhi e ritornò indietro nel tempo, all’atroce dolore provato quando era rimasto intrappolato in un’automobile incidentata. Aveva dodici anni all’epoca. Di colpo sentì l’eco delle proprie grida e quindi l’ordine categorico del padre. Taci, figliolo. Non farti dominare dal male. Ignoralo.

    A fatica, ricacciò il panico e la disperazione, rinchiudendoli nell’angolo più recondito della propria anima. Se ne sarebbe occupato in seguito.

    Smontando dalla macchina, sbatté la portiera e calpestò le foglie morte che disseminavano il vialetto. La neve continuava a fioccare. L’inverno era la stagione preferita di Dylan nel Michigan settentrionale.

    Aveva sentito lo scricchiolio del fogliame ghiacciato ma avvertì appena lo stridio dei freni mentre una jeep inchiodava dietro la sua vettura. Riscuotendosi, si chiese chi fosse arrivato. Quasi senza volere, girò il capo.

    E la vide.

    Lindsey Warner. Negli ultimi mesi, si era costretto a ignorare la figlia adolescente del direttore della Winter Falls Gazette. La ragazza gli faceva una corte spietata, correndogli appresso e flirtando senza pudore. Ma per cavalleria o forse per spirito di conservazione, Dylan fingeva di non notarlo.

    Ma notava lei. Eccome se la notava. I riccioli neri e lucenti. Il corpicino formoso. La bocca ridente e carnosa. Era troppo giovane, troppo innocente. Ma Jimmy gli aveva consigliato di approfittarne comunque. Di accettare ciò che gli offriva. Jimmy...

    «L’ho appena sentito al giornale di papà. Non può essere vero!» Le parole le uscirono di bocca mentre si catapultava fuori dalla jeep.

    Ma lui non poteva affrontare Lindsey Warner in quel momento, e le voltò le spalle.

    Doveva entrare in casa. Come agente di polizia, era tenuto a preservare la scena del delitto. E a verificare che la chiamata fosse corretta. Solo accertandosi che il fratello era davvero morto si sarebbe convinto di quell’orrore. Di nuovo ricacciò la disperazione.

    Con il cuore che gli martellava nel petto, superò l’automobile dello sceriffo. Fece soltanto qualche altro passo prima che lei lo affiancasse. Lo prese per mano. Fredde. Le dita della ragazza erano fredde e gli occhi enormi parevano annegare in quel viso ancora infantile. Sembrava terrorizzata come lo sarebbe stato lui se si fosse concesso di provare qualcosa.

    «Dylan, ti senti bene?»

    Prima che potesse rispondere, lo sceriffo Buck Adams li raggiunse. «Mi dispiace, Dylan» esordì con espressione contrita. «Non entrare. Fatti portare altrove dalla ragazza. Me ne occuperò io.»

    Ma lui non avrebbe mai permesso che fosse qualcun altro a occuparsi del fratello. Per così tanti anni, ancor prima della morte del padre, lui e Jimmy avevano affrontato il mondo da soli. Dylan sarebbe riuscito ad andare avanti senza Jimmy?

    Guardò Lindsey. Aveva inteso mollarle la mano. Invece, stringeva ancora le sue dita gelide nelle proprie. Solo pochi metri lo separavano dalla porta posteriore dell’abitazione. In qualche modo, con le gambe tremanti, si avvicinò alla zanzariera della cucina. Attraverso la rete vecchia e chiazzata, vide Jimmy riverso sul pavimento di legno davanti al frigorifero socchiuso. Una macchia rosso cupo si allargava da sotto il suo corpo sulle tavole di acero graffiate.

    Jimmy lo fissò di rimando. Gli occhi azzurri non esprimevano dolore, solo... sorpresa. Era sorpreso che Dylan lo avesse abbandonato?

    Non avrebbe dovuto. Dylan non era mai riuscito a salvare i propri cari. Non la madre e neppure il padre. Nella sua veste di uomo di legge, avrebbe dovuto servire e proteggere. Eppure, non aveva protetto il fratello dall’omicidio.

    Lasciò andare la mano della piccola Warner. «Dylan, mi dispiace così tanto» mormorò questa dolcemente. Nel riflesso della luce del portico, lacrime d’argento le rigavano il viso.

    Quello che avrebbe dovuto piangere era lui. Ma non c’era nemmeno un accenno di lacrime. Anzi, aveva gli occhi talmente asciutti che gli bruciavano come se avesse trascorso una giornata ventosa sul vicino lago Michigan.

    «Dispiace anche a me» si costrinse a dire. «Non avresti dovuto vederlo così...» Indicò il corpo al di là della zanzariera.

    «Dylan, ti preoccupi troppo per gli altri» protestò Lindsey con veemenza. «Calmi le vecchiette che si credono inseguite da maniaci e serial killer. Fai rallentare gli automobilisti più spericolati e li multi per il loro bene.»

    «È il mio lavoro.»

    «Ma chi si prende cura di te?» Si protese nuovamente verso di lui.

    Dylan indietreggiò. «Sceriffo!» esclamò.

    «Sì, figliolo?»

    «La faccia riaccompagnare a casa, per cortesia. Non dovrebbe trovarsi qui.»

    «Provvedo subito.»

    «Grazie.»

    Detto questo, si allontanò da Lindsey Warner, dalla scena del delitto, da casa propria. Quando ebbe raggiunto l’auto dello sceriffo, guardò l’uomo che sedeva sul sedile posteriore.

    L’uomo... un ragazzo, in realtà.

    Il migliore amico di Jimmy.

    Il suo assassino.

    L’istinto si ribellava all’idea. Non poteva essere vero. Tuttavia, lo sceriffo Buck aveva sorpreso Steve Mars con l’arma del delitto in mano. Un coltello da macellaio.

    Per quei due, Steve e Jimmy, era finita.

    Ma per Dylan, l’incubo era appena cominciato.

    1

    Dieci anni dopo...

    Con le mani strette intorno al volante rivestito di pelle, Dylan superò il cimitero. Querce secolari spargevano foglie colorate su tombe perfettamente tenute, ma lui non si fermò a guardare né tanto meno a pregare.

    Continuò in direzione del minuscolo centro storico, oltrepassando i motel e i supermercati dei quartieri più recenti. Parcheggiò alle spalle di un edificio vittoriano che era stato trasformato in tavola calda molto tempo prima che nascesse lui.

    Per dieci anni si era portato in testa un’immagine di casa. Perché, malgrado gli incubi, malgrado l’orrore, Winter Falls era casa. Ma la piccola cittadina del Michigan settentrionale era cresciuta. Dylan non se lo sarebbe mai aspettato. Aveva creduto che tutto sarebbe rimasto uguale a prima. Una specie di santuario in memoria del povero Jimmy.

    Prima di smontare dall’Expedition nera, si appuntò il distintivo scintillante sul taschino della divisa. Vicesceriffo di Winter Falls. Non dovette guardarsi nello specchietto retrovisore per cogliere l’ironia del proprio sorriso. Il suo nome e numero di matricola erano incisi al di sotto della carica. Era lo stesso distintivo di allora. Lo sceriffo Buck glielo aveva conservato.

    Negli ultimi dieci anni si era nascosto per le strade di Detroit. Solo di rado aveva sfoggiato il distintivo della Squadra Narcotici locale. Era stato così a lungo sotto copertura da pensare di non uscirne più. In un paio di occasioni proprio quello aveva rischiato.

    L’ultima disavventura lo aveva costretto a guardare in faccia la realtà. Il suo diretto superiore gli aveva posto un ultimatum. O entrava in terapia, intervenendo sulle proprie tendenze suicide, oppure si prendeva una vacanza. Dylan aveva riconsegnato il distintivo, decidendo che era ora di ritornare a casa.

    Pur avendo sperato di entrare senza particolari clamori, aveva dimenticato lo sguardo penetrante della proprietaria della tavola calda, la bionda Marge Zinser. «Dylan Matthews!» proruppe questa, correndo ad abbracciarlo.

    Molte persone si girarono incuriosite. Solo alcune, come il sindaco e il suo vecchio compagno di pesca, risultavano familiari. La città era cresciuta ma il Marge’s Diner era ancora il ritrovo pomeridiano. «Marge, sono contento di vederti.» Goffamente le stampò un bacio sulla guancia.

    «È passato troppo tempo» sentenziò Marge sciogliendo l’energico abbraccio. Malgrado la bassa statura, era un donnino robusto. «Sei a casa, dunque?»

    Lui pensò alle nuove imprese, alle nuove facce, ai vecchi incubi... «Sì» confermò. E si tastò il distintivo. «Sono a casa.»

    La campanella sopra la porta segnalò un altro arrivo. Lo sceriffo Buck attraversò il locale e con il suo vocione tonante ordinò: «Marge, porta qualcosa al ragazzo! Sembra mezzo morto di fame. È tutto pelle e ossa, non vedi? L’ho fatto venire qui io. Gli ho promesso un pranzetto coi fiocchi, non una ramanzina».

    «Non gli stavo facendo nessunissima ramanzina» protestò la donna. Tirando su col naso, si tamponò gli occhi con l’orlo del grembiule.

    Lo sceriffo s’incuneò - ventre sporgente e tutto quanto - nell’angusto séparé di vinile bordeaux che era praticamente suo di diritto. Da piccolo anche Dylan si era sempre accomodato lì, con il classico elenco telefonico sotto il sedere, a consumare frullati di frutta insieme al proprio idolo.

    Adesso Marge gli mise davanti una tazza di caffè. «Ti porto la specialità del giorno» annunciò con orgoglio. «Stufato di manzo con verdure. Hai bisogno di carburante, bello mio. Sembri sfinito. Che sorpresa, però. Non riesco ancora a crederci. Sia tu sia la piccola Lindsey Warner siete tornati dalla grande città. Non pensavo vi avrei più rivisti.»

    La prima sorsata di caffè bollente gli scottò la gola mentre tossiva. «Lindsey?» ripeté. Erano passati dieci anni ma ricordava ancora i suoi riccioli neri e quei grandi occhi color dell’ebano. Per non parlare della sua bocca...

    «Lei non si trovava a Detroit, beninteso» continuò Marge spettegolando allegramente. «Lavorava a Chicago per un grosso quotidiano quando quel damerino di città le ha spezzato il cuore. Sarebbe dovuta restare a casa ad aiutare suo padre con il giornale. Ma suppongo che la Winter Falls Gazette non fosse abbastanza buona per lei. Adesso è tornata, però. Con la coda tra le gambe, immagino.»

    La coda tra le gambe? Lindsey Warner? Dylan si augurava di no.

    Lo sceriffo mandò via Marge. «Non darle corda. Se ti mostri interessato, manderà in giro le partecipazioni. Tu, naturalmente, non ti sei mai sbilanciato. Ma Lindsey non è così timida. Quella ragazza sapeva dov’era il dannato rilevatore della velocità...»

    «Dannato? Pensavo non si potesse dire» commentò Dylan con un sorriso involontario.

    L’altro sbuffò. «Dannato o no, Lindsey sapeva dov’era. Eppure... quante multe le hai dovuto fare, eh?»

    «Non saprei.» Cinque ammonimenti. Cinque citazioni. Le era stata limitata la patente per causa sua.

    «Sì, era troppo giovane. Una sedicenne...»

    Una splendida sedicenne, pensò Dylan. Se solo l’avesse baciata!

    «E tu quanti anni avevi? Ventuno?»

    «Ventidue quando me ne sono andato» precisò lui con un profondo sospiro. Ma nell’animo, si era sentito molto più vecchio di così.

    «È stata una gran brutta faccenda.»

    «Già.»

    «Naturalmente, sapevo che tu non c’entravi con il suicidio di quel povero sciagurato» sbottò lo sceriffo. «Avrei dovuto perquisirlo dopo che era stato dichiarato colpevole. Steve Mars era ossessionato dalla morte di Jimmy, per questo si è impiccato in prigione. Checché ne dicano certuni, è stato il rimorso a spingerlo al suicidio, non tu.» Diventò paonazzo e la vena sulla tempia incominciò a pulsargli. «Avrei dovuto...»

    «Lei mi è stato vicino, sceriffo» lo interruppe Dylan. «Allora come sempre» soggiunse, e chiuse gli occhi. Dietro le palpebre gli balenò il ricordo di quando aveva dodici anni e Buck Adams lo aveva salvato dall’incidente automobilistico che lo aveva reso orfano di madre. «Come sempre» ribadì con forza.

    «Sono felice che tu sia tornato, ragazzo. Ho bisogno di te. Winter Falls non è più così tranquilla, sai? Eh, già, sono finiti i tempi delle ragazzine innamorate che scorrazzavano per la città a caccia di contravvenzioni e vicesceriffi. C’è ben altro di cui preoccuparsi ora.»

    Lui assentì ma dentro di sé era deluso. Dopo tutti quegli anni di insensata violenza a Detroit, aveva agognato la provincia dove, eccezion fatta per quella notte funesta, non aveva avuto nulla da temere al di là di un’adolescente insolente e linguacciuta.

    «Lindsey Warner con la coda tra le gambe?» tornò a dire.

    Lo sceriffo sussultò. «Ti ho detto di non mostrarti interessato» sibilò mentre Marge portava in tavola una porzione fumante di stufato.

    «Che profumino! Grazie, Marge. Sono anni che non mangio lo stufato.» Dylan sollevò la forchetta. Si augurava di riuscire a mangiare. Troppi ricordi gli annodavano lo stomaco.

    La donna gli arruffò i capelli come da ragazzo. Lui non poté impedirsi di sorridere. Nessuno gli aveva arruffato i capelli negli ultimi dieci anni. Era bello essere a casa.

    Era uno schifo essere a casa, concluse Lindsey lasciandosi cadere sulla poltrona del padre. Per tutta la redazione risuonò un tonfo gratificante mentre i suoi stivali sbattevano contro il ripiano della vecchia scrivania. Ma prendere a calci qualcosa le avrebbe dato più gusto.

    «Ehi, dolcezza!» esclamò il padre sopraggiungendo da fuori. «Per caso mi stai già subentrando? O ti nascondi soltanto?»

    Lei gli lanciò un’occhiataccia, al che Will Warner rise. Poi, sollevò un cartoccio e lo sventolò in segno di resa. Il fragrante ricordo del Marge’s Diner aleggiò a mezz’aria, investendola in pieno, mentre l’aroma delle brioches calde sovrastava l’odore delle rotative.

    Le era mancato quell’odore. Le erano mancate anche le brioches calde. «Se è questo che pensi, allora ti farò restare un altro pochino prima di sbatterti all’ospizio, okay?» Più di tutto le era mancato il padre.

    Tolse i piedi dalla scrivania e fece per alzarsi. Ma lui la

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