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Morte in agguato (eLit): eLit
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E-book230 pagine3 ore

Morte in agguato (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Non è mai troppo tardi per regolare i conti...

Luke Calder pensava di aver superato il dolore per la morte della moglie, avvenuta in un tragico quanto misterioso incidente, finché non scopre che una donna sta usando la sua identità. Decide così di tenerla d'occhio entrando nella sua vita quasi per caso. E quasi per caso inizia la loro storia sentimentale. Ma Luke non può fidarsi di lei, finché qualcuno non tenta di ucciderla per poi rapirla insieme alla figlia di pochi mesi. Che cosa si nasconde dietro tutto ciò? E, soprattutto, chi vorrebbe uccidere una donna già morta?
LinguaItaliano
Data di uscita31 ago 2016
ISBN9788858958919
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    Anteprima del libro

    Morte in agguato (eLit) - Joyce Sullivan

    successivo.

    Prologo

    Mary non badò alla macchina che la tallonava: i suoi fari, riflessi nello specchietto retrovisore, si perdevano nel buio della notte e nel riflesso appannato dei finestrini sui quali si abbatteva un insistente nevischio. Il suo pensiero era concentrato sull'incontro che aveva avuto al country club con il cliente che aveva accettato con entusiasmo tutti i suggerimenti per la nuova campagna di vendita.

    Sospirò soddisfatta e si appoggiò più comodamente al sedile. Non poteva proprio lamentarsi dei risultati che aveva ottenuto nel campo delle pubbliche relazioni. Ma adesso era arrivato il momento di smettere di pensare alla carriera e prendere in seria considerazione l'idea di fare un bambino. Insieme a Luke.

    Sospirò di nuovo riflettendo che i piedi le erano diventati di ghiaccio negli stivaletti di pelle nera. Ora come ora aveva solo bisogno di un bel bagno caldo a lume di candela. E di Luke, che dividesse con lei la vasca.

    Mary si fermò alla luce rossa di un semaforo posto a un incrocio buio e lasciò galoppare la fantasia. Un vero peccato che Luke fosse di servizio quella notte.

    Senza alcun preavviso la portiera venne spalancata: una mano l'afferrò brutalmente per un braccio tentando di strapparla dall'abitacolo.

    Istintivamente Mary tentò di lottare. Si attaccò al claxon. Urlò con tutto il fiato contro il suo aggressore. Con la coda dell'occhio vide una sagoma scura sfrecciare davanti ai fari accesi. Era forse una donna?

    Qualcosa colpì Mary. Con forza. Il braccio sinistro venne invaso da un dolore bruciante. Il suo assalitore si protese sopra di lei e sganciò la cintura di sicurezza. Mentre la trascinava giù dall'auto, Mary lo vide in volto, lo fissò negli occhi. Un terrore cieco e gelido l'attraversò fino al profondo dell'anima. In un lampo di disperata consapevolezza, Mary seppe che non sarebbe sopravvissuta a quella notte.

    1

    Sedici mesi più tardi

    Lo squillo del telefono colse letteralmente Luke Calder con i pantaloni abbassati alle caviglie. Aveva appena finito un turno di dieci ore pattugliando le strade e adesso aveva solo voglia di andare a dormire. Con un sospiro stanco, lanciò con un calcio i jeans verso la pila di panni sporchi gettati sul pavimento vicino all'armadio e tese la mano per prendere il telefono sistemato sul comodino. «Pronto, qui parla Calder.»

    «Agente Calder, sono Alex Hudson, dell'istituto di credito. Lei ci ha chiesto di tenere sotto controllo l'incartamento di sua moglie e di segnalarle ogni attività.»

    Le dita di Luke si irrigidirono sul ricevitore mentre il suo corpo si tendeva per non lasciarsi travolgere dall'improvvisa ondata di emozioni suscitata dalla notizia. Le pareti color sabbia della sua stanza da letto sembrarono scomparire attorno a lui come per magia. Era passato più di un anno dall'omicidio di Mary e i più validi investigatori ed esperti forensi di Ottawa-Carleton, colleghi in cui Luke aveva fiducia e ai quali avrebbe affidato la propria vita senza problemi, non erano riusciti a trovare il bandolo di quella complicata matassa che potesse condurli a comprendere il motivo di quell'assassinio. Le indagini erano in alto mare, esattamente come la vita di Luke, e consistevano ormai in una pila di gelidi documenti sulla scrivania di un investigatore della Omicidi.

    Chiuse gli occhi per bloccare l'impressione delle pareti che gli si muovevano attorno e fece appello a tutte le proprie forze per ritrovare il consueto equilibrio professionale che gli era stato instillato fin da quando aveva frequentato l'accademia di polizia. Una traccia, pregò. Mio Dio, speriamo che si tratti di una traccia! «C'è stato qualche movimento?» chiese in tono secco.

    «Sì» ammise Hudson, con la sua voce rauca appena sfumata di compassione. «Una richiesta di prestito finanziario in una banca della Colombia Britannica. Una filiale a Blossom Valley. Probabilmente sarebbe passata inosservata se lei non avesse chiesto di controllare il conto di sua moglie.»

    Luke trattenne il fiato mentre la sua mente registrava l'importanza dell'informazione attraverso la nebbia dello shock. Quando aveva trasmesso la sua richiesta all'istituto di credito dopo la sparizione della borsetta di Mary durante l'aggressione e tentato furto dell'auto, si era molto più preoccupato che il colpevole usasse le carte di credito di Mary oltre il limite che non della possibilità che tentasse un prestito bancario fraudolento. Tuttavia poteva esserci una connessione, anche se remota. «Il richiedente ha fornito un indirizzo effettivo?»

    «Solo una casella postale a Blossom Valley. Ha una penna?»

    «Solo un secondo.» Luke tese una mano verso la borsa da lavoro nera che pochi minuti prima aveva gettato sul letto. Dopo aver armeggiato per un attimo con la lampo, prese una penna dalla tasca laterale. Poi afferrò una rivista di falegnameria dal comodino in quercia che aveva regalato a Mary per il primo anniversario di matrimonio. «Mi dica pure.»

    Hudson gli dettò l'indirizzo che Luke trascrisse su una pagina della rivista. La mano gli tremava. «Grazie. Comincerò da qui.» Si accorse che le ginocchia gli cedevano quando riagganciò il ricevitore. Luke si lasciò andare a sedere sul letto. Il cuore gli martellava nel petto e le gambe gli tremavano per effetto dell'intensa emozione. Sentì lo stomaco torcersi per la nausea e si chinò premendo la fronte sulle ginocchia.

    Ma non c'era modo di sfuggire alle immagini angoscianti che gli si affollavano nella mente: le immagini di Mary che moriva in preda al terrore. Nel dolore. Senza che nelle vicinanze ci fosse un poliziotto che potesse salvarla. E ancor meno era stato presente suo marito.

    Era di servizio, quella notte. Mary era morta prima che lui potesse raggiungere l'ospedale. Non aveva avuto occasione di dirle ancora una volta che l'amava. Ma perché Mary non aveva lasciato che quel maledetto ladro le portasse via la macchina e basta?

    Un singhiozzo lo scosse, crescendo di intensità fino a quando il dolore non vibrò in tutto il corpo, riverberando nel cervello.

    Le sue dita si serrarono attorno alla rivista come se stessero afferrandosi a un'ancora di salvezza mentale. Quell'indirizzo lo avrebbe forse condotto all'assassino di Mary?

    Era tranquillizzante e sicuro abitare in una piccola città. Shannon Mulligan poteva guardare fuori della vetrina dello Scrigno dei doni di Glorie... uno dei molti negozi nella Valle Okanagan della Columbia Britannica dove venivano venduti i suoi oggetti di artigianato... e nel frattempo riusciva anche a perlustrare tranquillamente tutta Blossom Valley nel senso della lunghezza, costituita da sei isolati di case. Conosceva per nome ogni proprietario dei negozi nel settore in stile western e conosceva anche ogni viso di quelle parti. Gli sconosciuti spiccavano come alberi di palma in un deserto. Ogni volta che ne vedeva uno si sentiva afferrare da un panico che riusciva a placare solo dopo essersi assicurata che quel volto estraneo non poteva assolutamente appartenere al suo ex marito.

    Sicuramente il fatto che Rob non fosse riuscito a scovarla in sedici mesi significava che probabilmente non sarebbe mai arrivato a trovarla. Lei e Samantha erano salve.

    Come intuendo di essere l'oggetto dei pensieri materni, la piccola Samantha di nove mesi gorgheggiò ed emise qualche gridolino felice mentre chiudeva le dita grassocce su una vivace mela rossa applicata a una tovaglia verde posata su un tavolo di esposizione lì accanto. Un cesto pieno di anelli portatovagliolo a forma di frutta e di verdura quasi si rovesciò dal tavolo quando Samantha tirò la tovaglia. Con una mossa esperta Shannon afferrò il cestino impedendo che si schiantasse a terra, poi liberò la tovaglia dalle manine della figlia.

    «Sciocchina!» la rimproverò dolcemente. «Lo hai fatto perché quella mela è così bella e colorata, vero?»

    Samantha guardò, raggiante, la madre dal passeggino, inclinando la testina dai capelli neri e lisci, gli occhi scuri, screziati di pagliuzze grigie e marroni, scintillanti di malizia. Occhi così simili a quelli di Rob, l'ex marito di Shannon, che confermavano irrefutabilmente la sordida verità sul concepimento di Samantha. Shannon pregava ogni giorno perché la sua bambina non avesse ereditato dal padre la tendenza a lasciarsi trasportare da eccessi d'ira a ogni minima provocazione.

    Fino a quel momento, Samantha aveva dimostrato di avere un carattere dolcissimo, docile come quello di un agnellino. A dispetto del terrore e dell'incertezza che avevano tormentato Shannon giorno e notte durante il periodo della gravidanza, adesso amava la figlia più della vita stessa. Grazie a Samantha, Shannon aveva scoperto di possedere un coraggio che non aveva mai immaginato. Aveva corso molti rischi, ma ne era valsa la pena. Rob non sarebbe mai più riuscito a metterle ancora le mani addosso.

    Gli occhi colmi di lacrime, si chinò a baciare la figlia sulla fronte. Samantha aveva diritto a un'infanzia sicura e felice. Solo questo contava.

    «Non preoccuparti, Mary» disse Glorie rivolgendosi a Shannon e interrompendo il corso dei suoi pensieri. «Avrei dovuto aprirti la porta, ma ero così presa dall'incanto di quelle casette per gli uccellini che mi hai appena portato! Ho già promesso a una cliente di metterne da parte una.»

    Dall'espressione genuinamente affettuosa sul volto di Glorie, Shannon capì che la proprietaria del negozio non era infastidita dalle manovre un po' invadenti di Samantha. Il cuore di Glorie era generoso e ampio quanto il corpo che l'ospitava e a volte Shannon era quasi certa che i residenti di Blossom Valley le avrebbero perdonato di aver assunto l'identità di un'altra donna. Non che Shannon stesse procurando alcun danno a Mary Calder... semplicemente aveva preso in prestito il suo nome.

    Shannon manovrò il passeggino verso la porta che Glorie le stava tenendo aperta. «Allora, non dimenticare, Mary: hai promesso di portarmi una dozzina di targhe di benvenuto e almeno tre cassette delle lettere prima del fine settimana lungo. Non ho più niente in magazzino: la tua serie di targhe da giardino è stata venduta in un soffio.»

    «Non potrei esserne più felice» replicò Shannon con un sospiro di contentezza, oltremodo lieta che il suo nuovo lavoro soddisfacesse sia la sua creatività sia le sue necessità finanziarie. Stava già facendo piani per comperare nuovi strumenti e per assumere qualcuno che, esperto nel lavoro di intaglio, potesse prepararle i pezzi in modo che a lei rimanesse solo il compito di rifinitura e decorazione. Sfortunatamente il prestito bancario, che aveva richiesto per spostarsi dalla casetta in affitto e trasferirsi in un posto dove allargare la propria attività, le era stato negato. Ma Shannon era sicura che il motivo fosse dovuto più che altro al fatto che da troppo poco tempo risiedeva in quella cittadina e che non aveva perciò referenze di lavoro. Tuttavia le sue entrate aumentavano regolarmente: doveva provare alla banca che valeva la pena puntare su di lei.

    Dopo aver promesso a Glorie che sarebbe tornata dopo pochi giorni con la merce ordinata, Shannon spinse il passeggino sul marciapiedi. Il caldo sole di luglio le illuminò il viso e le braccia nude. Gli uffici del quotidiano locale erano poco più avanti. Entrò e dettò un'inserzione da pubblicare sul nuovo numero della Weekly Gazette per trovare l'aiutante di cui aveva bisogno. Adesso non le restava altro che andare alla segheria per rifornirsi del materiale necessario. Poi sarebbe tornata a casa e avrebbe messo Samantha a letto per il sonnellino pomeridiano. Shannon tagliava il legno quando la figlia dormiva, badava ai dettagli del lavoro e disegnava gli schizzi la mattina, poi dipingeva di notte, quando Samantha era a letto.

    Accelerò spingendo il passeggino verso il furgone verde, che lei stessa aveva abbellito con disegni che pubblicizzavano le sue opere. Insomma, era una specie di cartellone semovente.

    Aveva già assicurato Samantha sul suo seggiolino e stava per salire a bordo e mettersi al volante quando notò il sonaglio sistemato sotto il parabrezza. Ma che diavolo...?

    Shannon scese dall'auto e prese il sonaglio a forma di orsacchiotto rosa. Non lo aveva mai visto prima: sembrava nuovo di zecca. Qualcuno lo aveva forse trovato sul marciapiedi e aveva pensato che le appartenesse poiché in macchina aveva un seggiolino per bambini?

    Shannon guardò avanti e indietro per la strada. Non c'era anima viva in vista. E allora perché provava quel lieve senso di disagio mentre risaliva in auto?

    Da lontano la donna che usciva dagli uffici del giornale aveva un'incredibile somiglianza con Mary... le spalle nude e abbronzate, i capelli biondi che incorniciavano un volto dagli zigomi scolpiti. Il suo passo sicuro e deciso era così amaramente familiare che il cuore di Luke si torse per l'impossibile desiderio che quegli ultimi sedici mesi della sua vita fossero stati solo uno scherzo crudele. Ma la ragione gli disse che la morte di Mary era vera. Lui stesso aveva identificato il suo corpo straziato.

    Tuttavia, fin dal primo momento in cui l'aveva vista uscire di casa, quella mattina, il retro del furgone carico di scatole, si era sentito incredibilmente turbato da quella donna, chiunque fosse. Luke sperimentò lampi d'ira, una sensazione di confusione lacerante e fitte dolorose di desiderio nostalgico mentre la seguiva nel tragitto che la portò in tre diversi negozi di regali in zona. Era una pura coincidenza il fatto che avesse lo stesso nome della moglie e le somigliasse tanto? L'istituto di credito aveva forse commesso un errore burocratico? Oppure stava accadendo qualcosa di strano? Quante Mary Tatiana Calder, nate lo stesso giorno, potevano esserci in un paese?

    Luke decise che avrebbe chiamato Ottawa con il cellulare per chiedere notizie sulla targa della misteriosa donna non appena fosse rientrato in albergo. Poi gettò una moneta di mancia sul tavolo del caffè, dove era seduto da almeno una mezz'ora, e uscì dirigendosi verso l'auto che aveva preso a nolo. La donna, in jeans scoloriti e camicetta bianca senza maniche, stava avviando il motore di un furgone vivacemente colorato.

    Prima di decidere di partire sui due piedi e di saltare sul primo volo che lo avrebbe portato a Penctiton, la città con un aeroporto più vicina a Blossom Valley, Luke aveva telefonato al sergente investigativo Zach Vaughn, l'uomo incaricato di indagare sull'omicidio di Mary, e lo aveva informato dell'accaduto.

    Vaughn aveva tentato di convincerlo a non seguire l'indizio che gli avevano dato. Il dipartimento di polizia scoraggiava sempre gli agenti a occuparsi di casi che coinvolgessero membri della loro famiglia. Ma dal momento che entrambi sapevano che Luke aveva diritto come privato cittadino a indagare sul caso, Vaughn aveva acconsentito, a certe condizioni. Luke avrebbe viaggiato a proprie spese e lo avrebbe tenuto informato riguardo alla situazione. In cambio avrebbe potuto usufruire dei vantaggi garantiti dal suo distintivo presso la polizia del posto. Luke si sarebbe mantenuto in contatto costante con Vaughn: nel momento stesso in cui avesse trovato una prova che collegava quella donna con l'omicidio di Mary Calder, Vaughn avrebbe telefonato alla polizia del posto per assumere la responsabilità delle indagini.

    Una volta che Luke ebbe accettato queste condizioni, Vaughn aveva controllato al computer e aveva scoperto che la donna aveva una patente rilasciata nella Columbia Britannica. In questo modo Luke era riuscito a entrare in possesso dell'indirizzo che l'istituto di credito non era stato in grado di fornirgli.

    Luke si inserì nel traffico dietro un'auto scura con il paraurti danneggiato. Mary Tatiana Calder non andò lontano: arrivò davanti al negozio di ferramenta all'estremità occidentale della città. Luke parcheggiò due minuti abbondanti dopo di lei, poi entrò nel negozio mentre lei lottava per togliere il passeggino dal retro dell'auto.

    Luke si piazzò accanto alla rastrelliera su cui erano sistemati i libri del fai da te e ne prese uno, fingendo di sfogliarlo mentre attendeva. Improvvisamente la porta automatica si aprì e Luke sentì la voce della donna che mormorava qualcosa alla figlia. Non riuscì a capire che cosa le stesse dicendo: il suo sguardo era incollato sulla bambina seduta nel passeggino. Le sue guance rotonde, i capelli neri e morbidi come seta, il sorriso beato lo colpirono come una freccia nel cuore.

    Tanto tempo prima, lui e Mary avevano sognato di avere dei bambini. Lo avevano programmato. Avevano addirittura scelto i nomi. Niente di troppo fantasioso come Tatiana, nome che Mary aveva detestato fin da bambina. Nomi semplici e solidi come Laura e Ryan, per esempio.

    Il dolore che Luke credeva di aver dimenticato gli provocò un nodo alla gola, soffocandolo mentre il suo sguardo lasciava la piccina per spostarsi sulla madre. La forma ovale del viso accentuava la sua incredibile somiglianza con Mary, ma solo superficialmente. Persino nel momento in cui il suo corpo reagiva alla bellezza della donna, la sua mente rilevava in modo logico le sottili differenze... il naso che era più lungo e lievemente a punta, la manciata di lentiggini sparse sulle guance, il sorriso più ampio. Gli occhi che erano più nocciola che azzurri. E dal punto di osservazione in cui si trovava, Luke poteva notare un po' di crescita scura dei capelli decolorati.

    Luke chinò il capo fingendosi immerso nella lettura del manuale per elettricisti quando lo sguardo della donna lo sfiorò passando poi oltre. Invece di avviarsi verso i reparti dedicati all'idraulica e ai congegni elettrici, la donna si diresse verso il banco servizi clienti. Luke la osservò fermarsi davanti a una bacheca appesa alla parete accanto al banco e prendere dalla borsa di jeans un pezzo di carta che attaccò alla tabella.

    La donna sembrava studiare con interesse il foglio. Poi emise un sospiro, si voltò e superando Luke si inoltrò nel negozio. Gli passò così vicino che lui venne avvolto da una nube di fragrante profumo esotico, che gli ricordò calde notti estive al gelsomino. Luke nascose il viso tra le pagine del libro fino a quando non fu certo che lei fosse passata. Poi, con aria

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