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Innamorarsi a Natale: Harmony Collezione
Innamorarsi a Natale: Harmony Collezione
Innamorarsi a Natale: Harmony Collezione
E-book152 pagine2 ore

Innamorarsi a Natale: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Quando decide una cosa nulla può fermarlo. Non è certo il tipo d'uomo che si dà per vinto facilmente.

Cristiano Cordova è determinato a riportare in Spagna la figlia di suo cugino, morto in un incidente, per farla crescere sotto l'ala protettrice dei Cordova invece che con quella approfittatrice di sua madre. Quando scopre che Dominique Sanderson è ben diversa da come se l'aspettava ne resta così sorpreso da decidere di cambiare i suoi programmi: porterà con sé anche lei, tanto più che il Natale si avvicina e trascorrerlo da soli in uno squallido appartamento non è cosa che si addica a una giovane donna. Assai attraente, per giunta.
LinguaItaliano
Data di uscita9 dic 2016
ISBN9788858958452
Innamorarsi a Natale: Harmony Collezione
Autore

Maggie Cox

Quando non è impegnata a scrivere o a badare ai figli, ama guardare film romantici mangiando cioccolato.

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    Anteprima del libro

    Innamorarsi a Natale - Maggie Cox

    successivo.

    1

    Dominique non riusciva a credere alle proprie orecchie. Era la materializzazione del suo peggiore incubo. Ancora sconvolta dalla notizia che sua madre le aveva dato per telefono, faceva fatica ad assorbire il resto della tirata.

    «Lasciami capire» rispose, interrompendola. «Tu hai detto a Cristiano Cordova dove vivo in modo che lui possa venire a vedere la bambina e... come hai detto di preciso: Constatare di persona le spaventose condizioni nelle quali vivo

    Fissò il ricevitore come se fosse una bomba inesplosa, la gola serrata da un nodo di muta indignazione, paura e angoscia che si riversavano a fiotti nel suo animo. «Perché? Perché hai fatto una cosa simile?»

    «Tu che cosa pensi? Gliel'ho detto perché è ovvio che ai Cordova i soldi non mancano, e loro sono in debito con te. Dal momento che quel buono a nulla di Ramon è morto e tu, invece di finire l'università, ti ritrovi tra le mani una bambina da crescere, mi sembra doveroso che si assumano almeno una parte di responsabilità per quello che è successo, non ti pare?»

    «È questo che gli hai detto? Che ha delle responsabilità nei confronti di Matilde?»

    «Sì!» confermò sua madre con rabbiosa ostinazione. «E lui lo ha riconosciuto.»

    «Ascolta... i Cordova non mi devono niente! Sono stata io a decidere di portare a termine la gravidanza, io e nessun altro. Se lo stesso Ramon non era interessato a sua figlia, per quale motivo dovrei volermi mettere in contatto con i suoi familiari? O addirittura invitare qui suo cugino!»

    «Be', qualcuno deve pagare per il pasticcio nel quale ti ha cacciata quell'uomo... e chi meglio della sua famiglia? Ramon ti ha rovinato la vita, Dominique. Avresti potuto laurearti e intraprendere un'ottima carriera, invece guardati adesso!»

    Dominique rimase in silenzio, soffocata da un dolore troppo grande per essere espresso a parole. Sua madre parlava come se la sua vita fosse un fallimento totale! Sarebbe mai stata in grado di compiacerla? Conoscendo già la risposta, lottò contro l'ondata di rabbia e sconforto che si abbatté su di lei e, dopo aver mormorato un freddo saluto, troncò la comunicazione.

    Una settimana più tardi, viveva ancora nel terrore che da un momento all'altro Cristiano Cordova si presentasse alla sua porta, magari animato dalla convinzione di dover assumere il controllo del futuro della sua bambina. Le sue notti, già interrotte dalle fatiche dell'allattamento, erano state ulteriormente disturbate dall'angoscia. Aveva deciso di abbandonare la casa di sua madre per essere libera di condurre l'esistenza che si era scelta, e adesso si vedeva minacciata anche in questo semplice, basilare diritto.

    Si sentiva già stranamente sconnessa dal resto del mondo. La sua vita ruotava attorno al miracolo della figlia che aveva dato alla luce, mentre dovunque la gente si apprestava a festeggiare il Natale e sciamava dentro e fuori dei negozi in cerca di regali, contando i giorni in attesa della grande festa. Il ristorante nel quale lavorava come cameriera era subissato di prenotazioni per il tradizionale pranzo, e tutta quell'aspettativa non faceva che accentuare il suo senso di isolamento e solitudine.

    E ora sua madre l'aveva tradita. Senza neanche avvisarla, aveva parlato con Cristiano Cordova - il ricco, influente cugino di Ramon - incoraggiandolo ad assumersi delle responsabilità verso la bambina, adesso che suo padre era venuto a mancare. Dominique faceva ancora fatica a crederci. Le sembrava impossibile che Ramon fosse morto in un incidente stradale. Certo, dopo quello, la lista di disgrazie che si erano abbattute sul suo capo da quando lo aveva incontrato era ormai completa.

    Cristiano rifiutò il secondo caffè offertogli da una hostess sorridente e, congiungendo le dita, lasciò vagare lo sguardo sui cumuli di candide nuvole che riempivano il cielo oltre il finestrino dell'aereo. Sembravano strane, vertiginose montagne tondeggianti. Per un attimo, si immaginò lo spirito inquieto e infelice del suo giovane cugino che vagava libero in quell'immensità - non più costretto dai limiti dell'esistenza fisica che tante difficoltà gli aveva creato mentre era in vita - e un'emozione senza nome gli serrò la gola. Se solo fossi riuscito a parlare con Ramon come mi ero ripromesso di fare, aiutandolo a capire che la famiglia sarebbe stata disposta a perdonargli qualunque trasgressione se solo lui si fosse degnato di incontrarli a metà strada... Ma adesso era troppo tardi per le recriminazioni. Definitivamente, tragicamente troppo tardi. Cristiano non aveva mai osato dar voce alla più terribile delle sue paure, cioè che forse, in quella terribile notte, Ramon avesse spinto di proposito la sua macchina giù dal burrone, ma non poteva fare a meno di continuare e pensarci, e quel sospetto gli dava gli incubi.

    Quando, dopo i funerali, fra le cose di Ramon era stata scoperta una lettera spedita da una ragazza della quale nessuno aveva mai sentito parlare, Cristiano e i suoi familiari erano rimasti sbigottiti. La ragazza, Dominique, aveva scritto per informarlo della nascita della sua bambina - la figlia di Ramon - e aveva persino incluso una fotografia della neonata. Sebbene la loro storia fosse morta e sepolta, diceva la giovane, riteneva che lui avesse diritto di sapere che era diventato padre di una bellissima creatura.

    La lettera era vecchia di sei mesi e le affermazioni in essa contenute avrebbero dovuto essere verificate con un viaggio in Inghilterra, ma, in attesa di quel giorno, Cristiano si era sentito in obbligo di metterla al corrente della morte di Ramon. Quello non poteva aspettare. Tuttavia, quando aveva chiamato il numero riportato nella lettera, non era riuscito a parlare direttamente con Dominique, bensì con sua madre, la quale, dopo aver saputo chi era e perché aveva telefonato, non si era tenuta dentro niente.

    Quel disgraziato, buono a nulla di suo cugino aveva rovinato la vita di sua figlia, si era sentito dire Cristiano senza mezzi termini, ed era il caso che la sua famiglia si desse da fare per porre rimedio al danno. A un anno dalla laurea, Dominique aveva avuto davanti a sé un luminoso futuro, mentre ora si ritrovava sulle spalle la responsabilità di una figlia di crescere.

    Quando Jean Sanderson si era calmata quel tanto che bastava da permettergli di infilare qualche parola nel suo soliloquio, Cristiano, in tono suadente e al tempo stesso autoritario, le aveva detto che, se fosse risultato che Ramon era davvero il padre della neonata, ovviamente lui si sarebbe adoperato affinché non le mancasse nulla. Dominique avrebbe avuto l'opportunità di concludere gli studi. Anzi, sarebbe stata incoraggiata a farlo. La famiglia Cordova prendeva sul serio le proprie responsabilità e non avrebbe mai voltato le spalle a uno dei suoi. A quel punto, leggermente placata, la signora Sanderson gli aveva fornito di sua iniziativa il nuovo indirizzo della figlia, che viveva in uno squallido monolocale situato in uno dei quartieri meno presentabili di Londra.

    Le accuse erano state pesanti e circostanziate. La madre di Dominique non aveva fatto nulla per nascondere collera e risentimento. Sembrava che, anche da morto, l'incoscienza e il menefreghismo di Ramon continuassero ad avere gravi ripercussioni sulla vita di altre persone...

    Ancora una volta toccava a Cristiano calmare le acque agitate che Ramon aveva lasciato nella sua scia.

    Esalando un lungo sospiro, staccò lo sguardo dallo spettacolare scenario delle nuvole e si mise a pensare ai suoi familiari. Il dolore causato dalla perdita del loro amatissimo figlio e nipote era stato inaspettatamente attenuato dalla scoperta che lui aveva generato una bambina... bambina che si auguravano che Cristiano riportasse con sé al suo ritorno in Spagna, nella terra alla quale, secondo loro, la piccola apparteneva... E questa era la ragione per cui si trovava su quell'aereo in quel momento.

    Sentì bussare alla porta e, due secondi dopo, il latte che aveva messo sul fuoco per prepararsi una cioccolata iniziò a bollire, fuoriuscendo dal pentolino. Dominique spense il gas e, masticando una poco signorile imprecazione, rimpianse le diminuite abilità del suo cervello, un tempo affilatissimo, ora incapace di mantenere la concentrazione per un lasso di tempo superiore ai cinque secondi. Il problema era che Matilde stava mettendo i denti e quella notte nessuna di loro due aveva chiuso occhio. Ora, sazia e finalmente addormentata, la piccola era al calduccio nella sua culla e lei aveva cercato di approfittare di quella pausa per concedersi una bevanda calda.

    Con ogni probabilità, l'intempestivo disturbatore era Katie... la studentessa di danza che abitava di fronte a lei. Perennemente a corto di zucchero, latte, caffè, cibarie in genere - la lista sarebbe potuta andare avanti all'infinito - aveva preso l'abitudine di attraversare il pianerottolo per rifornirsi dalla dispensa della dirimpettaia. Dominique sospirò e, allontanandosi dal finto armadio a muro che fungeva da cucina, andò ad aprire la porta con un sorriso di rassegnazione sul volto.

    «Dominique Sanderson?»

    Lei sbatté le ciglia, fissando l'imponente figura maschile ferma davanti alla soglia con il cuore che le batteva all'impazzata nel petto. Era straniero... glielo dicevano il suo accento e ancor di più il suo volto abbronzato e scolpito.

    D'istinto, richiuse la porta a metà, invasa da un'improvvisa angoscia, mentre, cancellando il sorriso che aveva riservato a Katie, chiedeva in tono formale: «Chi lo vuole sapere?».

    «Sono Cristiano Cordova, il cugino di Ramon Cordova. Sono venuto dalla Spagna apposta per incontrarla. Posso parlarle un momento?»

    «No, non può!» In preda al panico, Dominique saettò un'occhiata in direzione del traballante paravento cinese dietro al quale era posizionata la culla di Matilde. Per fortuna, da quel punto, era completamente invisibile. «Mia madre non avrebbe dovuto darle il mio indirizzo, e io gliel'ho detto chiaro e tondo! Sono spiacente, però temo che lei abbia fatto un viaggio inutile. Capisco che lei voglia parlarmi, ma io non ho niente da dirle.»

    Fece per chiudere la porta, ma lui fu più rapido e la bloccò, piazzandoci contro la mano.

    Dominique trasalì.

    «Mi sbatta la porta in faccia e giuro su Dio che mi accamperò sul suo pianerottolo, anche tutta la notte, se necessario» l'ammonì l'uomo. «Parlo seriamente. Quindi, se preferisce non dover spiegare ai vicini le ragioni della mia presenza qui, le consiglio di lasciarmi entrare e ascoltare quello che ho da dirle.»

    Vedendo la durezza del suo sguardo, l'espressione determinata del suo volto, Dominique capì che sarebbe stato capace di farlo davvero e, sia pure con riluttanza, si tirò indietro per cedergli il passo. Aveva le gambe che tremavano, eppure, quando l'alto spagnolo superò la soglia, lo fulminò con un'occhiata bruciante. Fin dal momento in cui sua madre le aveva detto che gli aveva dato il suo indirizzo - implicando che ora lui e la sua famiglia fossero in qualche modo responsabili della sua situazione - si era preparata a odiare tutti i Cordova del mondo. Ramon si era dimostrato un campione di egocentrismo e indifferenza e, se era vero che il frutto non cadeva mai lontano dall'albero, suo cugino non poteva essere tanto diverso.

    Era anche lui bellissimo, con un viso dai lineamenti alteri incorniciato da folti capelli corvini, ma, guardandolo, lei vide soltanto un'altra figura autoritaria che probabilmente credeva che Dio gli avesse dato il diritto di assumere il controllo della sua vita e di quella di Matilde. Se fosse stata un uomo, lo avrebbe spinto fuori a viva forza, gridandogli di andarsene e non tornare mai più.

    «Di che cosa voleva parlarmi?» chiese freddamente, ripiegando le braccia sul petto nel tentativo di fermare il tremito che l'aveva invasa.

    «Della bambina, naturalmente...

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