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Fidanzati per caso: Harmony Collezione
Fidanzati per caso: Harmony Collezione
Fidanzati per caso: Harmony Collezione
E-book152 pagine2 ore

Fidanzati per caso: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Perché non ci ha pensato prima?

Sua figlia non meritava di pagare per delle colpe che non ha mai commesso! Marcy Sheldon è sicura di perdere l’affidamento della piccola Mindy, se non risolverà alcuni problemi economici. Inoltre, metterebbe finalmente a tacere certi pettegolezzi.

Nel negozio dove lavora...
LinguaItaliano
Data di uscita10 feb 2017
ISBN9788858961063
Fidanzati per caso: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Fidanzati per caso - Robin Nicholas

    successivo.

    1

    Non voleva piangere.

    Quando la porta del negozio si chiuse dietro l'ultimo cliente della giornata, o meglio della serata, Marcy si sforzò di trattenere le lacrime che le riempivano gli occhi. Marcy Sheldon non piangeva mai e non l'avrebbe fatto nemmeno quella triste sera d'estate.

    Afferrò una scopa e spazzò energicamente i capelli dal pavimento attorno alle poltrone. Gettando un'occhiata attraverso la grande vetrata del Grace Marie Salon, vide la signora Cromwell con la sua divisa a fiori, pronta ad andarsene. Perfino la robusta fioraia quella sera aveva un appuntamento galante al teatro del paese.

    Voltandosi verso i ripiani ingombri di lozioni e spray per capelli, Marcy lanciò uno sguardo alla sua immagine riflessa nello specchio. Si passò le dita tra i corti capelli chiari, poi fissò con intensità la bambina che le sorrideva da una piccola fotografia infilata nella cornice dello specchio.

    Non sentiva la mancanza di un uomo nella sua vita.

    Dopo il divorzio da Kevin era riuscita a vivere anche da sola. Chi le mancava in modo insopportabile era sua figlia, e il fatto che ora Mindy fosse via con il padre le spezzava il cuore. Inoltre le era difficile non pensare che il suo ex marito aveva deciso di chiedere l'affidamento della bambina.

    Assorta nei suoi pensieri, restò ferma a lungo appoggiata alla scopa, ma sobbalzò al cigolare della porta del negozio. Sbatté le palpebre per scacciare le tracce di lacrime. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era un altro cliente. Si chinò a raccogliere i capelli con una paletta per la spazzatura, cercando di tenere a bada le emozioni e di darsi un contegno. Quando si rialzò per vuotare la paletta nel cestino, vide nello specchio lo sguardo ammirato di Nathan Dalton puntato sulla sua corta gonna di cotone.

    Uomini!

    Sebbene Nathan, alto, magro, con folti capelli castani e gli occhi blu, fosse un uomo piuttosto affascinante, su di lei non fece colpo.

    Mettendo da parte scopa e paletta, si girò verso di lui e lo dardeggiò con lo sguardo.

    «Mi dispiace, ma il negozio è già chiuso» lo avvertì.

    Per nulla turbato dalla sua asprezza, Nathan si cacciò le mani nelle tasche anteriori dei jeans stinti guardandola con un lampo malizioso. La camicia color cachi era spiegazzata e cosparsa di peli di cane. Sebbene fossero quasi le sette e mezzo, era evidente che arrivava direttamente dalla sua clinica veterinaria alla periferia della città, giusto per confermare la sua reputazione di lavoratore instancabile.

    Ma Nathan aveva anche fama di essere uno dei più ambiti scapoli di Ashville e di solito il sabato sera riusciva sempre a procurarsi un appuntamento galante. Probabilmente era per questo che aveva deciso di tagliarsi i capelli.

    Effettivamente, aveva bisogno di una bella spuntata. Sottili ciocche ondulate gli scendevano sul collo e gli cadevano davanti alle sopracciglia, conferendogli un'aria un po' arruffata. Marcy inclinò la testa, per un attimo distratta dalle sue preoccupazioni. Il sole gli aveva schiarito i capelli meglio di quanto avrebbe saputo fare lei stessa. Tutte quelle strisce di luce sfumavano in una miriade di tonalità castane. Mettendosi all'opera, avrebbe saputo sistemarle in modo da mettere in evidenza la sua abbronzatura e i suoi magnifici occhi dalle lunghe ciglia scure. Aveva sempre avuto un debole per gli occhi blu...

    «Dov'è Grace?» chiese lui, mentre Marcy istintivamente sentiva che era meglio non fidarsi di quel malizioso scintillio nei suoi occhi.

    «Grace è in vacanza per tutto il mese di giugno.»

    Lui corrugò la fronte e lo scintillio svanì.

    «Pensavo partisse domani. Oggi, quando ha portato il gatto alla clinica, non ne ha fatto cenno e non ha annullato il mio appuntamento.»

    «Strano. I suoi appuntamenti sono stati trascritti nella mia agenda. Comunque, possiamo fissarne un altro adesso, a meno che tu non preferisca aspettare fino a quando torna Grace.»

    Non aveva nessuna intenzione di farlo accomodare. Nathan si dava già abbastanza da fare con tutte le donne della città e lei intendeva stargli alla larga.

    Doveva ammettere che qualche volta era stato piacevole mettere le mani tra quei bellissimi capelli, ma aveva il sospetto che lui andasse lì appositamente per farsi massaggiare e per la clientela femminile.

    Grace una volta aveva fatto qualche tentativo per spingerli l'uno verso l'altra, essendo entrambi nuovi della cittadina. Lui aveva rilevato la clinica veterinaria due mesi prima che lei arrivasse, e con il suo aspetto gradevole e i suoi modi gentili aveva conquistato i favori di tutte le donne nell'arco di cinquanta miglia. Era famoso per la sua disponibilità ad accogliere cani e gatti abbandonati e qualche volta faceva pensare a un bambino troppo cresciuto. L'ultima cosa di cui lei aveva bisogno nella sua vita era un altro Peter Pan.

    «Io avevo un appuntamento» insistette Nathan, interrompendo i suoi pensieri.

    Marcy lo guardò male. Era certa di non avere dimenticato di registrare nessun cliente.

    «Controllerò l'agenda.»

    I comodi stivaletti di pelle marrone che indossava picchiettarono sul pavimento piastrellato mentre si dirigeva verso il bancone del registratore di cassa. Diede una scorsa alle pagine dell'agenda e si irritò quando Nathan si portò alle sue spalle rendendole difficile concentrarsi. I suoi vestiti emanavano odore di medicinale misto a un sentore di cane, ma non abbastanza intenso da coprire il profumo di un caldo corpo maschile. Respirò intensamente quel miscuglio di aromi, ricordandosi che da bambina aveva avuto un cane.

    Avrebbe voluto regalare un cucciolo a Mindy, ma il padrone della casa dove aveva preso in affitto un appartamento non lo avrebbe mai permesso. Si irrigidì quando la mano di Nathan cadde con un tonfo sulla pagina che stava per girare.

    «C'è il mio nome. Avevo un appuntamento alle sette e un quarto.»

    Marcy cercò di ignorare il modo in cui lui la guardava. Con quel corpo possente alle spalle, si sentiva piccola come una farfalla in un bozzolo. Tormentandosi le mani, mise a fuoco la pagina.

    Dannazione! Non sapeva come, ma non aveva ricopiato il suo appuntamento. Forse aveva inconsciamente voluto evitarlo? Scacciando quell'idea, si ricordò di avere cominciato a trascrivere gli appuntamenti di Grace il giorno in cui Kevin aveva chiamato per comunicarle che sarebbe passato a prendere Mindy per una gita, avvertendola anche che aveva intenzione di chiederne la custodia. Non c'era quindi da stupirsi che avesse commesso un errore.

    Contrariata, scrollò il capo. Nathan era un cliente regolare di Grace, anche se spesso lasciava passare troppo tempo tra un taglio e l'altro. Lei ora aveva la responsabilità del negozio e, fra tutta la gente che conosceva, Grace era in assoluto la persona che non poteva deludere.

    Dopo il divorzio, aveva cercato di mantenere lo stesso tenore di vita cui sua figlia era abituata. Prima vivevano in una tipica casa di città a Chicago. In seguito, Marcy era riuscita a trovare una casetta per lei e la bambina, ma Kevin aveva minacciato di sottrarle l'affidamento della piccola a causa della precarietà finanziaria in cui la faceva vivere.

    Quando si era trasferita ad Ashville, aveva rinunciato a più di una sistemazione per timore di rivelare le sue difficoltà. Grace le aveva dato un lavoro e aveva accolto a casa sua lei e Mindy fino a quando avevano trovato un posto dove stare. In quel modo le era stato possibile tenere la bambina. Almeno fino a quel momento.

    Quando Grace era venuta a sapere dell'ultima minaccia di Kevin, si era detta pronta ad aiutarla rinunciando perfino alla vacanza che aveva programmato con sua figlia Gracie, il marito Johnny e la sua nipotina.

    Marcy respinse di nuovo le lacrime. Nonostante si fossero lasciate da poco, la figlioletta le mancava da morire. Come avrebbe potuto sopportare di perderla definitivamente? E come avrebbe reagito Mindy?

    Cercò con tutte le sue forze di controllarsi, ma una lacrima le rotolò giù dalla guancia.

    «Ehi, che succede? Non piangere, Marcy...» La voce di Nathan era carica di preoccupazione; il panico minacciava di incrinarla. Il suo primo impulso sarebbe stato quello di fuggire. Non c'era niente che lo spaventava di più di una donna che piangeva.

    Santo cielo! Stava appena cominciando a godere della sua vicinanza, respirando il fresco profumo dei suoi capelli e della sua pelle, ammirando le sue curve celate sotto quella gonnellina aderente e la camicia bianca di raso. Aveva trovato molto eccitanti perfino quegli strani anfibi da escursionista che lei indossava, ma ora si sentiva estremamente imbarazzato e quasi colpevole, nonostante non avesse la minima idea di cosa non andasse. Avrebbe voluto frapporre miglia di distanza tra sé e le sue lacrime, ma non era così cinico. Le toccò la spalla per farla voltare, rassegnato all'inevitabile.

    Intravide solo un fugace luccichio nei suoi occhi scuri prima che lei gli si buttasse contro, nascondendo il viso sul suo petto.

    Nathan s'irrigidì. Le sue mani si alzarono come se gli avessero puntato contro una pistola e l'impatto di quel corpo caldo inaspettatamente stretto al suo gli rallentò i battiti del cuore. Marcy tremava, e il contatto delle sue curve morbide gli causava sensazioni incontrollabili. Furente con se stesso per l'attrazione fisica che si rendeva conto di provare mentre lei piangeva, cercò di tirarsi un po' indietro, ma Marcy gli afferrò la camicia come se la sua vita dipendesse da lui.

    Nathan chiuse gli occhi in un'immediata e sincera preghiera. Non voleva una simile responsabilità.

    Cercò di spostarle le braccia per capire le ragioni di quello sfogo disperato, ma la sua mente si offuscò al lieve tocco dei suoi capelli contro il mento. Quelle ciocche erano sorprendentemente soffici, come la pelle di un bambino piccolo. Anche la pelle del viso era morbida sotto le sue dita ruvide. Non gli costò nessuna fatica prenderla tra le braccia e accarezzarla mentre lei singhiozzava. Desiderava che smettesse di piangere, ma allo stesso tempo non voleva lasciarla andare. Avrebbe voluto stenderla sul bancone e...

    Rimproverandosi, aprì gli occhi di colpo. Lei aveva il profumo del peccato, era l'essenza del peccato, ma scorgendo dentro un cassetto semiaperto della scrivania una scatola piena di nastri e mollettine, si ricordò che quell'oggetto sensuale fra le sue braccia era la madre divorziata di una bambina di cinque anni.

    Come aveva potuto dimenticare che aveva una figlia? Aveva notato Marcy fin dal primo momento in cui era arrivata in città, quando aveva cominciato a lavorare nel negozio di Grace. Qualche volta gli aveva tagliato lei i capelli e lui aveva apprezzato il tocco gentile delle sue mani. Poi un giorno, guardando fuori dalla vetrina del droghiere, l'aveva vista entrare nell'asilo e uscirne poco dopo con una piccola immagine in miniatura di se stessa e aveva soffocato tutte le sue fantasie.

    Lui amava i bambini e loro amavano lui, a giudicare da tutti quelli che gli portavano animali alla clinica. Ma si era appena laureato dopo anni di studio alla facoltà di veterinaria. Aveva ancora un debito da saldare al college e aveva appena cominciato a crearsi una buona

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