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Una notte non basta (eLit): eLit
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E-book178 pagine2 ore

Una notte non basta (eLit): eLit

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Info su questo ebook

L'attraente milionario Rhys Maitland è stanco delle donne che gli cadono tra le braccia solo perché il suo nome è sinonimo di successo, potere e ricchezza. Così, quando conosce la bella Sienna Rendel, decide di nasconderle la verità e trascorrere con lei un'unica, fantastica notte. Ma è subito chiaro a entrambi che un solo incontro non è sufficiente a placare la frenesia che li consuma e presto saranno costretti a mettere a nudo più dei loro corpi.
LinguaItaliano
Data di uscita2 set 2019
ISBN9788830503496
Una notte non basta (eLit): eLit
Autore

Natalie Anderson

Tra le autrici più amate e lette dal publico italiano.

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    Anteprima del libro

    Una notte non basta (eLit) - Natalie Anderson

    Immagine di copertina:

    PeopleImages / E+ / Getty Images

    Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:

    Pleasured by the Secret Millionaire

    Harlequin Mills & Boon Modern Heat

    © 2008 Natalie Anderson

    Traduzione di Lucia Esposito

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-349-6

    1

    Sydney: sole, surf e shopping. L’unica cosa che mancava era il sesso.

    Sienna sorrideva mentre passeggiava sulla spiaggia superaffollata, con le piante dei piedi che le bruciavano sulla sabbia incandescente. Degli splendidi corpi facevano bella mostra di sé, e lei si ritrovò a scavalcarli mentre si dirigeva verso la strada. Oh, sì! Se mai fosse andata un’altra volta da un dottore questa sarebbe stata l’unica prescrizione che avrebbe rispettato con attenzione. Sette giorni di pura vacanza... il tempo necessario per prepararsi alla sua grande avventura. La prima settimana in cui nessuno conosceva la sua storia personale o le sue condizioni di salute... il nuovo inizio che aspettava da una vita.

    Si fermò per osservare una coppia che passeggiava di fronte a lei, cercando di non invidiare la grande nonchalance con cui la donna portava quei minuscoli triangolini di stoffa. Rosso cremisi con dei laccetti, quel bikini rivelava più di quanto non nascondesse, e la donna aveva sia il corpo che l’audacia necessari per indossarlo. Sienna, invece, non aveva né l’uno né l’altra. Non voleva attirare gli sguardi, solitamente carichi di malcelata curiosità o di pietà. Non voleva che si facessero speculazioni sulla sua vita, ecco tutto. Perciò aveva preferito una maglia girocollo, anche se le aderiva come una seconda pelle, e la minigonna che l’accompagnava era decisamente più mini che gonna.

    Certamente si era accorta delle occhiate che un paio di uomini avevano lanciato nella sua direzione. Ma, come al solito, si era nascosta ai loro sguardi. Non avrebbe mai potuto mostrare loro il décolleté, come facevano le altre. La sensazione di irritazione le fece accelerare il passo e si rimproverò per quella cronica mancanza di autostima. Come avrebbe mai potuto portare a termine con successo gli obiettivi che si era prefissata se non riusciva a sostenere lo sguardo di uno sconosciuto nemmeno per un nanosecondo? Che ne sarebbe stato di quel suo nuovo motto, cogli l’attimo?

    In un improvviso accesso di malinconia, attraversò la strada per allontanarsi dalla spiaggia e si diresse verso la zona popolata di pub, club e café. Doveva darsi da fare. Non era stato il suo proposito per il nuovo anno, quello di vivere la vita al massimo e divertirsi a più non posso? Magari se ne sarebbe andata a ballare con le ragazze che aveva incontrato all’ostello la sera precedente. Piene di spirito di avventura, sarebbero riuscite a insegnarle un paio di trucchetti. Quanto meno, sarebbe potuta rimanere a osservarle. Ma era proprio di questo che si era stancata... restare nelle retrovie, senza che le fosse mai concesso di poter partecipare. Be’, ora le cose erano cambiate. E non c’era nessuno nelle vicinanze che potesse dirle cosa poteva o non poteva fare. Avrebbe tanto voluto che Lucy fosse lì con lei, la sua amica pazzerella, dotata dell’intraprendenza e del coraggio che le sarebbero serviti. L’unica persona che era riuscita a farla divertire un po’, nonostante tutte le restrizioni di quegli anni. Ma era dovuta venire da sola per riuscire a provare a se stessa che poteva farcela. Se fosse riuscita a crederci lei per prima, forse avrebbe potuto insistere perché anche gli altri lo facessero.

    Diede un’occhiata all’orologio. Erano appena passate le tre e la folla dell’ora di pranzo si era dileguata. Erano tornati tutti al lavoro, tranne turisti, viaggiatori e vacanzieri come lei. Il ristorante con annesso club che si trovava a un paio di isolati dall’ostello aveva le porte spalancate, probabilmente per far circolare l’aria in quella giornata umidissima, tipica dell’estate di Sydney, che preannunciava un temporale. Sienna, non essendo abituata a quell’aria irrespirabile, si augurò che il temporale arrivasse presto.

    Fu allora che lo sentì. L’alternarsi di suoni cupi e sibilanti, quell’inimitabile rumore della bacchetta che colpisce il tamburo o i piatti. Si fermò e tese l’orecchio. Quindi, udì il suono metallico della corda di una chitarra elettrica seguito da una voce maschile incorporea.

    «Uno, uno. Due, d-d-d-due.»

    Controllo del suono.

    Improvvisamente si sentì a casa, a proprio agio, e le gambe la portarono quasi senza che se ne accorgesse lì dentro, in quel bar ancora chiuso al pubblico, dove c’era una band sul palco che faceva le prove. Quattro tipi in pantaloncini e maglietta, e il cantante con quel tipico look vissuto. Si sistemò in fondo al locale, godendosi il fresco dei ventilatori, e osservò il batterista con invidia, con le dita che le prudevano.

    «Mi spiace ma non può stare qui. Il bar non è ancora aperto.»

    Con riluttanza Sienna spostò lo sguardo dal batterista all’uomo che le si era avvicinato. Sbatté le palpebre una volta, due, poi più volte, in successione, per accertarsi che i suoi occhi mettessero a fuoco correttamente. Santo cielo! Ma allora uomini così esistevano davvero?

    Si sentì tutto il corpo in tensione... soprattutto i muscoli pelvici.

    Quegli occhi grigioverdi la osservavano. Erano ombreggiati da lunghe ciglia scure e incorniciati da sopracciglia perfettamente arcuate. Una combinazione straordinaria. Ma quello che le faceva girare la testa erano le labbra piene e sensuali. Labbra così non le aveva mai viste in un uomo.

    Sbatté di nuovo le palpebre e interruppe il contatto. Distolse per un attimo lo sguardo, ma fu subito ricatturata da quel suo aspetto eccitante. Indossava con estrema disinvoltura calzoncini da surf firmati, una maglietta di cotone aderente e un paio di sandali estivi. I capelli scuri erano tagliati corti. Ma fu dalle sue dita e dal modo in cui fasciavano le braccia conserte che non riuscì a distogliere lo sguardo. Dita lunghe e sottili... non doveva avere alcun problema a coprire un paio di ottave sul piano. E le unghie erano tanto curate da sembrare opera di un’abile manicure.

    Doveva essere gay.

    Lo osservò mentre la accarezzava con lo sguardo. Notò l’espressione di disapprovazione trasformarsi in qualcos’altro.

    Un semaforo verde, un invito a procedere. Attrazione.

    Non era gay.

    Prese fiato e ricordò quello che stava per chiedergli. «Le dispiace se resto a guardare per un po’?» La sua voce sembrò aver perso tutta la sua potenza. Era una pallida imitazione di quello che era solitamente il suo timbro e, per il modo in cui lui la guardava, ebbe la sensazione di perdere ogni capacità di pensare. Accidenti, quello sì che era un uomo!

    Continuava a guardarla, e lei a rispondere a quello sguardo, incuriosita nel vedere il verde dei suoi occhi diventare sempre più intenso. La postura, con le braccia incrociate sul petto, sottolineava l’ampiezza delle spalle, mentre la maglietta attillata rivelava i muscoli scolpiti. Alla fine aprì la bocca per risponderle ma il cantante si intromise.

    «Va bene, Rhys, falla restare. Intanto potresti portare dentro l’altro amplificatore?» Il cantante pareva essersi dimenticato che il microfono era acceso e urlò così forte che Sienna fece un salto. E così pure Mr. Affascinante Sconosciuto.

    Rhys. L’uomo si voltò rapidamente verso il palcoscenico come rendendosi improvvisamente conto di chi fosse. Li vide scambiarsi occhiate complici e non ebbe alcuna difficoltà a interpretarle. Andava bene così. Aveva bazzicato le band abbastanza a lungo da riuscire a capire quello che pensavano. Era una groupie? Non oggi. E certamente per nessuno dei musicisti. Ma quel Rhys era il loro roadie? Santo cielo! Non aveva mai visto un roadie come quello prima di allora.

    Lo osservò mentre si incamminava nel retro del bar alla ricerca dell’attrezzatura.

    Il cantante le sorrise. «Vieni a sederti e resta a guardare per un po’ se ti va.»

    Lei riuscì ad atteggiare le labbra secche in una specie di sorriso e si sistemò a un tavolo che le permetteva di tenere d’occhio il retro del bar, da dove un paio di minuti più tardi Rhys rientrò portando con sé una grande scatola nera.

    Le passò davanti per andare a sistemarla sul palco. Fece un cenno al cantante e tornò al bar, mentre lei se lo mangiava con lo sguardo. Possibile che le bastasse soltanto guardarlo per andare in tilt?

    Provava a concentrarsi sui musicisti, ma non riusciva a evitare di guardare di sottecchi Mr. Grande Fascino. Quell’uomo non cercava neppure di nascondere il fatto che la stesse osservando. Se ne stava lì, con la schiena appoggiata al bar, le braccia incrociate sul petto muscoloso, e la fissava in tutta tranquillità mentre lei osservava la band.

    Si costrinse a concentrarsi sulla musica, e per un po’ ci riuscì... almeno, ci riuscirono i suoi occhi. Ma il suo cervello non faceva altro che ritornare su quell’uomo stupendo. Notò con la coda dell’occhio un movimento e non riuscì a resistere. Si voltò verso di lui e lo vide che si allungava oltre il bancone del bar. Non poté fare a meno di notare quanto il suo corpo fosse perfetto. Sienna, come la maggior parte delle persone, sapeva apprezzare la bellezza. E quella di quell’uomo era da togliere il fiato.

    Lui si voltò, con in mano una bottiglia di acqua, e la trafisse con lo sguardo. Con un sorriso ironico sollevò la bottiglia nella sua direzione in un brindisi muto e ne bevve un sorso.

    Sienna si ritrovò a imitarne il gesto nel deglutire e realizzò quanta sete avesse, e non soltanto di acqua. Lui accennò un sorriso che la mise in guardia. I suoi occhi le dicevano che aveva capito tutto. Che era consapevole dei suoi pensieri peccaminosi. E dalla sua espressione, la cosa non pareva dispiacergli.

    Si voltò verso la band e questa volta si mise realmente i paraocchi. Non lo avrebbe più guardato. Le piaceva troppo. Era proprio l’uomo che voleva. Un uomo capace di dirle con un solo sguardo quanto fosse desiderabile.

    Lo sconforto smorzò subito la sua crescente eccitazione. Quello sguardo si sarebbe trasformato nell’attimo stesso in cui lui l’avesse vista realmente... così com’era. L’attrazione si sarebbe tramutata in pietà, e quindi in paura. Il che non la faceva sentire propriamente desiderabile. Non la faceva sentire normale e per una volta, una volta soltanto, avrebbe tanto voluto sentirsi tale. Perciò tornò ancora con la mente alla sua assurda fantasia. Quella che era al primo posto nell’elenco delle cose da fare per il nuovo anno. L’aveva annotata nel diario proprio quella mattina mentre si crogiolava al sole sulla spiaggia. Doveva realizzare almeno uno dei desideri di inizio anno. Ci sarebbe riuscita? Ne avrebbe mai avuto il coraggio?

    Era praticamente impossibile. Non ce l’avrebbe mai fatta. Gli amanti tendevano a rimanere nudi. E Sienna non voleva, perché così il divertimento sarebbe finito e sarebbe iniziata la fiera della pietà.

    Guardava come ipnotizzata le bacchette che battevano il tamburo. Ma non riuscì a restare concentrata su di loro. Lanciò un’occhiata improvvisa al bar, incapace di frenare il suo impulso a guardarlo almeno un’ultima volta.

    Una sensazione di eccessivo disappunto si impadronì di lei quando vide che non era lì. Se n’era andato.

    Fine della fantasia.

    Le dita incominciarono a pruderle. Fissò il palco, con un’energia pronta a esplodere. Sapeva esattamente cosa fare per sentirsi meglio, per sconfiggere la malinconia come aveva fatto tante volte prima di allora. Si alzò in piedi e si diresse ai piedi del palco. Il cantante si fermò e la band smise di suonare.

    «Scusatemi, so che si tratta di una richiesta molto strana e capirò se la risposta sarà negativa, ma vi dispiacerebbe se mi facessi un giro con la batteria?» Il cuore le batteva in petto forsennato mentre guardava il batterista e gli faceva quest’ultima richiesta.

    «Tu suoni la batteria?»

    «Certo. Ma sono in vacanza e non ho una batteria a portata di mano, ma mi piacerebbe molto farmi una suonata» gli disse lanciandogli un sorriso, con la speranza di non essere scambiata per una groupie disperata. In effetti, tutto ciò che desiderava era soltanto suonare un po’ la batteria.

    «Possiamo approfittarne per fare una pausa. Vieni, è tutta tua.»

    Una sensazione di piacere si impadronì di lei. «Grazie.» Salì sul palco e si diresse verso lo strumento. Afferrò le bacchette con un sorriso e le appoggiò sul tamburo.

    Si tirò su i capelli e li avvolse in un nodo sulla testa, quindi fece girare lo sgabello per abbassarlo un po’. Roteò le mani un paio di volte per sciogliere i polsi, prese le bacchette, tirò indietro le spalle e si mise a sedere. Piegò la testa da un lato e dall’altro nella sua solita procedura di

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