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La proposta del chirurgo: Harmony Bianca
La proposta del chirurgo: Harmony Bianca
La proposta del chirurgo: Harmony Bianca
E-book146 pagine2 ore

La proposta del chirurgo: Harmony Bianca

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Dottori a Miami 4/4


L'infermiera di neurochirurgia Lise Bradshaw non ha mai voluto un uomo al proprio fianco, ma l'incontro con il dottor Dante Valentino in un nightclub di Miami fa vacillare i suoi buoni propositi. L'innegabile elettricità fra loro consente a Lise di scoprire di avere bisogno di altri e più piccanti stimoli oltre a quelli offerti dalla carriera. La situazione si complica quando lui le fa una proposta grazie alla quale lei potrebbe ottenere la famiglia che tanto desidera senza mettere a rischio il proprio cuore.
Dante sa che quella mossa è un azzardo, ma chi più di Lise potrebbe dargli ciò che vuole? L'attrazione tra i due è così intensa che a nessuno verrebbe in mente che si tratta di una finzione. E spesso, grazie alle notti bollenti passate fra le sue braccia, tende a dimenticarlo anche lui.

LinguaItaliano
Data di uscita20 mag 2018
ISBN9788858982549
La proposta del chirurgo: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    La proposta del chirurgo - Amalie Berlin

    successivo.

    1

    Ormai era sicuro.

    Non sarebbe venuto.

    Dopo averla costretta ad accettare un appuntamento alla cieca, le sue colleghe non avevano nemmeno scelto un uomo abbastanza educato per presentarsi al club dove lei aveva chiesto d'incontrarlo.

    L'infermiera Lise Bradshaw sbirciò l'orologio per la decima volta in venti minuti, chiamò un cameriere, ordinò un mojito e finalmente guardò da un'altra parte oltre la porta che stava fissando da quando era arrivata.

    Non pensare a lui.

    Non pensare a questa storia.

    Al diavolo i moralisti che ignoravano che cosa significasse frequentare gli uomini nel XXI secolo e non sostenevano il suo progetto.

    In quel luogo nessuno sapeva dell'appuntamento mancato. E anche se qualcuno lo avesse sospettato, non la conosceva.

    La musica era ottima. Quella serata poteva rivelarsi un imbarazzante fallimento o la festa per cui si era fatta bella. Benché fosse sola, nessuno era mai veramente solo su una pista da ballo a South Beach.

    Se per miracolo il suo partner si fosse deciso a comparire nel club, nel sobrio arredamento a tinte bianconere l'attillato vestito rosso di Lise sarebbe spiccato come un pugno in un occhio.

    Nella propria vita organizzata e tranquilla Lise lavorava, leggeva e progettava il futuro... un futuro nel quale avrebbe riavuto una famiglia. Da quando si era trasferita da Jacksonville a Miami non usciva con le colleghe e non aveva amici intimi, così non andava a ballare. Per la verità non usciva del tutto. Se... anzi, quando fosse riuscita a realizzare il suo progetto, in futuro non ci sarebbero state serate danzanti, così le conveniva approfittare della libertà finché era in tempo.

    Aveva accettato gli appuntamenti non perché volesse replicare il fallimentare matrimonio dei suoi genitori ma perché voleva godersi le restanti settimane senza gravidanza.

    Quando le fu servito il mojito, ne trangugiò la metà prima di andare sulla pista da ballo.

    Gli strumenti erano pronti su un palco in fondo alla sala, rivelando che più tardi ci sarebbe stata musica live. Per il momento Lise si mosse secondo le scelte del DJ. Per quanto la riguardava, avrebbe potuto replicare la stessa canzone per tutta la sera.

    Andò vicino al palco, chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalla musica. Non capì la maggior parte delle parole ma abbastanza per afferrare il significato. Permise al ritmo di spazzare via la settimana di frustrazione e di ansia, di scaldarle la pancia... o forse era il mojito.

    Dopo tre canzoni scese il silenzio e non ne cominciò un'altra. Lise smise di oscillare e riaprì gli occhi, vedendo i musicisti che si stavano dirigendo verso il palco.

    Un uomo alto con un completo nero e un cappello nero incrociò il suo sguardo mentre la oltrepassava. Gli occhi neri come il completo incontrarono i suoi e Lise provò il fremito dell'attrazione ancora prima di riconoscere il loro proprietario.

    Quegli occhi. Lei li conosceva. Si sentì avvampare le guance, il collo, il petto.

    Il dottor Valentino.

    Benché non fosse tecnicamente il suo capo, lavorava con lui in sala operatoria con le maschere chirurgiche che coprivano tutto tranne gli occhi. Come poteva non riconoscerli?

    Li avrebbe riconosciuti anche se da due anni non fosse segretamente bruciata di passione per il bel dottore. Ora lui la guardò come se volesse mangiarla in un boccone.

    In passato non l'aveva mai guardata così. E lei aveva sempre cercato di non guardarlo così.

    Lavoravano insieme da tempo ma non sapeva quasi niente di lui. Era un fantastico chirurgo, incredibilmente sexy, a volte testardo. Lise conosceva perfettamente i suoi strumenti prediletti, come le tecniche operatorie.

    Una voce mentale la riscosse bruscamente. Smetti di fissarlo e torna al tuo tavolo, stupida.

    Ma i piedi rifiutarono di obbedirle e gli occhi seguirono il loro esempio.

    Il dottor Valentino si diresse verso il piano a un'estremità del palco. Mentre si sedeva sullo sgabello, incontrò ancora il suo sguardo e lei ebbe uno shock.

    Quello era desiderio, purissimo desiderio. Come se volesse prenderla sul posto, magari sopra il pianoforte.

    Com'era possibile?

    Aveva sempre provato quel desiderio ma gli era parso sconveniente manifestarlo all'ospedale? Era chiaro che il dottor Valentino nascondeva molte cose, come la sua abilità musicale. Come il fatto che suonasse in un gruppo e portasse fin troppo bene indumenti non ospedalieri. Chi portava un completo con gilet in un club... sempre che da qualche parte ci fosse una giacca?

    La vampata di calore le aveva lasciato un senso di forza e potenza sessuale, qualcosa che non provava da molto tempo. Era sicuramente un effetto del vestito rosso, una scelta felice che le aveva infuso coraggio per tutta la sera.

    Il suo partner non era venuto all'appuntamento. Ma chi se ne curava, quando il dottor Valentino la guardava in quel modo?

    Mentre si sedeva, il dottore si accigliò e socchiuse gli occhi. Un solco gli comparve in mezzo alla fronte. Prima un torrido desiderio pieno di stuzzicanti promesse, adesso...

    Le occorse un momento per decifrare l'espressione e le farfalline che le svolazzavano nella pancia precedettero la sua mente... mentre un pensiero le mozzava il respiro per un motivo completamente diverso.

    L'aveva riconosciuta solo quando si era seduto.

    Probabilmente lei lo aveva guardato esattamente come cercava di non fare da due anni... in modo suggestivo, con un'evidente apprezzamento del suo sguardo bramoso. Ma lui l'aveva riconosciuta soltanto ora.

    Il dottor Valentino non le aveva mai parlato molto, a parte gli ordini e i riassunti dei casi clinici, così Lise aveva imparato a leggere i suoi occhi... spesso l'unica parte del viso che poteva vedere.

    Se un paziente l'avesse guardata in quel modo, si sarebbe aspettata il peggio.

    Le farfalline nella pancia avevano decisamente bisogno di un altro mojito. Se le leggi della fisica non erano cambiate, tornando al proprio tavolo per farsi servire un secondo bicchiere di liquore si sarebbe allontanata abbastanza dal cerchio luminoso intorno al palco perché lui non potesse più vederla. E soprattutto non potesse notare che il colore del suo viso ora rivaleggiava con quello del vestito.

    Lise tolse il cellulare dalla minuscola borsetta che portava a tracolla e lo depose sul tavolo mentre cominciava la musica. Ben presto si ritrovò in mano un altro mojito. Avendo qualcosa da fare, riuscì a concentrarsi sulla musica senza chiedersi il significato del solco che era comparso in mezzo alla fronte del dottor Valentino.

    La musica suonata prima che il gruppo salisse sul palco era moderna... pop latino e canzoni ispaniche. Ma l'orchestra suonava una musica diversa e le occorse un momento per riconoscerla come un jazz indiavolato che si riversava dagli altoparlanti invadendo la sala.

    Considerò l'idea di andarsene. Se fosse fuggita, gli avrebbe concesso tre giorni per dimenticare prima della consueta operazione di lunedì mattina.

    Ma Jefferson poteva ancora arrivare. C'era il caso che fosse rimasto bloccato in un ingorgo stradale o avesse dimenticato l'ora dell'appuntamento. Un terribile incidente lo avrebbe scusato per non avere mandato un messaggio. Se avesse lasciato il club, vista la sua fortuna di quel giorno lui poteva arrivare e lei avrebbe dovuto rivedere il proprio programma invece di escludere ufficialmente quel terzo appuntamento dalla lista di cose da fare senza ritardare ulteriormente il suo progetto.

    Il gruppo doveva esercitarsi ogni giorno o forse i suoi membri suonavano insieme da anni. Gli arrangiamenti davano a ogni strumento la possibilità di brillare. E nonostante la personalità autoritaria che sfoggiava quando trattava con lei, il dottor Valentino non dava l'impressione di dominare il gruppo come dominava tutto il resto.

    Oltre un'ora dopo, quando l'orchestra smise di suonare, Lise si era quasi convinta che lui si fosse accigliato soltanto perché una collega aveva guardato in quel modo. Non potevano esserci altre spiegazioni. Lei non aveva fatto niente per irritarlo. Quell'uomo poteva guardarla con inequivocabile desiderio e poi risentirsi perché lei lo aveva ricambiato?

    No... doveva trattarsi di costernazione per un errore di persona.

    Se lei voleva mentire, avrebbe potuto asserire di non averlo riconosciuto. Ora sentiva di poter mentire senza difficoltà... grazie a un vestito sexy e ai mojito mischiati con il suo desiderio. La facevano reagire in modo insolito e lei doveva affrontare la realtà.

    Non doveva cedere all'istinto.

    Non voleva diventare come i suoi genitori.

    Come le luci furono attenuate alla fine del pezzo, lui incontrò di nuovo il suo sguardo e Lise fece la sola cosa che le venne in mente: alzò il bicchiere ormai vuoto nell'accenno di un brindisi. Il dottor Valentino si alzò senza più ombra del cipiglio di poco prima, scese dal palco e puntò diritto verso di lei.

    «Un altro drink, Bradshaw?»

    L'aveva chiamata per cognome. Molto bene, come al lavoro.

    «Non l'ho ordinato ma potrei anche prenderlo. Quando le ho fatto il brindisi, non mi ero accorta che il bicchiere fosse vuoto, dottor...»

    «Chiamami Dante» la interruppe lui mentre si sedeva e faceva un cenno al cameriere. Dopo avere ordinato due mojito, si concentrò su di lei. «Qui sono Dante.»

    «Dante...» ripeté lei, ma la sua lingua faticò a pronunciare la parola. Chiamarlo per nome le sembrava pericoloso come se stesse infrangendo ogni regola. «Grazie per il mojito, Dante.»

    Lui chinò leggermente la testa. «È soltanto un drink» osservò.

    Avrebbe voluto aggiungere qualcosa ma in quel momento il cellulare di Lise cominciò a ronzare. Lui lo estrasse e controllò il quadrante. Un messaggio. Di Jefferson.

    «Hai l'abitudine di rispondere al cellulare degli altri?» domandò lei un po' risentita.

    Mentre parlava, si sporse un poco sul tavolino e lui non poté fare a meno di abbassare lo sguardo sulla sua stupefacente scollatura.

    «Sì, quando gli altri vengono nel mio club senza essere annunciati in una sera in cui suono. Hai scattato foto?»

    Non riconoscendo il nome Jefferson, non aveva aperto subito il messaggio, ma ora tornò a guardare il quadrante e cercò le foto.

    «Il tuo club?» chiese lei, poi afferrò il significato della domanda e

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