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Una notte col dottore: Harmony Bianca
Una notte col dottore: Harmony Bianca
Una notte col dottore: Harmony Bianca
E-book151 pagine2 ore

Una notte col dottore: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Il dottor Cooper Roberts ha la possibilità di cominciare una nuova vita con un nuovo lavoro in un nuovo ospedale. Quello che non aveva previsto era di svegliarsi accanto alla sua collega Melissa Bell dopo un'infuocata notte d'amore. E dover affrontare gli sguardi incuriositi di tutto lo staff dell'ospedale mentre la accompagna a fare un test di gravidanza.



Melissa ha sempre sognato di avere un bambino e una famiglia tutta sua. Ma non in questo modo. I suoi sogni includevano anche una casa con lo steccato bianco, l'amore, il rispetto, la complicità. Tutte cose che Cooper non sembra in grado di darle. Anzi, ogni giorno che passa il padre di suo figlio sembra sempre più sul punto di darsela a gambe.
LinguaItaliano
Data di uscita9 mag 2018
ISBN9788858982419
Una notte col dottore: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Una notte col dottore - Scarlet Wilson

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    It Started With A Pregnancy

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2011 Scarlet Wilson

    Traduzione di Silvia Calandra

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-241-9

    1

    Cooper la notò subito. La musica gli martellava nelle orecchie e decine di corpi intorno a lui spingevano e sgomitavano per conquistarsi un posto al bancone di quercia del locale. Lei era sola, sembrava tranquilla e serena, forse un po’ a disagio. Capì subito che non doveva essere una frequentatrice abituale di quel genere di bar. Sorseggiava un drink e di tanto in tanto controllava l’ora sull’orologio d’acciaio e si arrotolava con l’indice una ciocca dei capelli castani. Avrebbe voluto allungare la mano e portargliela dietro l’orecchio. «Perché non vai a parlarle?»

    La voce lo fece sobbalzare. Si voltò e vide il suo amico Jake, che gli indicava la ragazza. «Forza, fatti sotto. Sono dieci minuti che la fissi.»

    Cooper aggrottò la fronte. «Non essere ridicolo. Forse aspetta qualcuno. Non posso andare lì e attaccare bottone.» Scrollò il capo in maniera decisa e riprese il suo bicchiere.

    Jake gli appoggiò la mano sul braccio. I suoi occhi blu riflettevano la pena che provava per lui. «Coop, sono passati due anni. Devi tornare a vivere. Sei in una città nuova, con un lavoro nuovo. Qui nessuno ti conosce. Nessuno sa la tua storia.»

    Gli indicò ancora la bella donna. «Laggiù c’è una ragazza fantastica. Qualcuno deve averle dato buca. Approfittane. Va’ da lei.» Strinse leggermente il braccio a Cooper. «È arrivato il momento di ricominciare a vivere.»

    Cooper si sentì stringere lo stomaco. Piccole gocce di sudore gli imperlavano la fronte. Jake aveva ragione. Quando era stata l’ultima volta in cui si era accorto di una donna? Non se lo ricordava neanche. Forse era stato al ballo di Natale della scuola quando Clara lo aveva invitato a ballare. Dovevano essere trascorsi quindici anni.

    La guardò ancora. Il suo imbarazzo cominciava a essere evidente. Poteva approfittarne per scambiare due chiacchiere oppure tornare nel buio del suo appartamento vuoto, come aveva fatto negli ultimi mesi.

    Bevve un sorso veloce del suo drink e appoggiò il bicchiere sul bancone. Jake aveva ragione. Lì non lo conoscevano. Nessuno lo avrebbe guardato con compassione. Nessuno lo avrebbe additato come il povero medico vedovo. No, nessuno avrebbe accennato alla famiglia che aveva perso. Lì era solo Cooper. Ed era giunto il momento di cambiare.

    Si mosse verso di lei, ma mentre si avvicinava sentiva i propri passi rallentare e il coraggio venirgli meno. Lei si voltò e i loro occhi s’incontrarono. I suoi erano davvero incantevoli e lo colsero di sorpresa. Erano di un magnifico verde. Aveva pensato che sarebbero stati azzurri o castani, come i capelli fluenti e lucidi. Invece erano color smeraldo, chiari e brillanti sotto le lunghe e lucenti ciglia e, solo per un secondo, prima di avvicinarsi e accantonare l’idea, si domandò se non indossasse le lenti a contatto colorate.

    Il rumore nel pub era insostenibile. Se voleva rivolgerle la parola doveva andarle molto vicino. Lei non si era mossa. I suoi occhi lo fissavano. Si sporse in avanti per parlarle all’orecchio e automaticamente le appoggiò la mano sul fianco. La sentì trattenere il fiato per il suo tocco. Fu lei a parlare per prima, girando la bocca verso il suo orecchio. «Sono dieci minuti che mi fissi. Mi chiedevo quando saresti venuto a presentarti.»

    Si spostò indietro, un sorriso le danzò sul viso non appena si accorse del lieve rossore che gli aveva colorito le guance. Lui esitò un istante, l’aveva colto alla sprovvista. Lo stava prendendo in giro.

    Poi rammentò il suo ultimo pensiero. Era tempo di cambiare. Poteva essere una persona totalmente diversa. Sicura di sé. Spavalda. Forte del proprio fascino. Uno che la sera non tornava mai a casa solo. Poteva essere Jake. Decise di andare dritto al punto. «Aspetti qualcuno?»

    Lei sorrise e annuì. «La mia amica, ma sembra essersi persa al bagno delle signore.»

    Lui provò una sensazione di sollievo. Era con un’amica. Non aspettava un uomo. Aggrottò la fronte, il suo istinto naturale prese il sopravvento. «Forse dovresti andare a controllare. Potrebbe essersi sentita male.» Questa volta furono i suoi occhi a luccicare. «Tranquilla. Ti aspetto qui.»

    Sul volto di lei si distribuì un ampio sorriso e inarcò un sopracciglio. «Davvero?»

    Lei era del tutto inconsapevole del fascino che emanava quando sorrideva. Cooper annuì e le indicò la toilette mentre l’altra mano che le teneva sul fianco decise di seguire un’altra storia e inconsciamente l’attirò a sé. Lei abbassò lo sguardo sulla sua mano. «Che ne dici di lasciarmi andare?»

    Lui ritrasse la mano con riluttanza. «Scusa.»

    Lei fece spallucce. «In effetti, non serve che vada a controllare.» Indicò una bionda avvinghiata a un uomo. «Mi pare che la mia amica sia in ottima forma.»

    «Ti ha piantata in asso.» Cooper sorrise e un istante dopo vide il suo bicchiere di vino vuoto. «Allora, bella ragazza misteriosa, posso offrirti un altro drink?»

    Lei guardò l’ora, come se stesse valutando varie possibilità. Cooper trattenne il fiato. Non lasciarla andare via. Erano solo le undici. Lei esitò un secondo, prima di porgergli il suo bicchiere e fissarlo di nuovo con i suoi occhi verdi. «Grazie. Prendo un bicchiere di rosé.»

    Cooper le sfiorò la mano prendendo il bicchiere. Sentì l’aria intorno a lui sfrigolare. Ecco cosa si provava. Era così che vivevano le altre persone. Lui aveva dimenticato quell’aspetto della vita, quella sensazione che prendeva alla bocca dello stomaco quando ci si sentiva attratti da qualcuno. Le lanciò un sorriso veloce e andò verso il bar.

    Melissa emise un enorme sospiro di sollievo e lentamente rilasciò le labbra tese. Non si era neanche accorta di aver trattenuto il fiato. Quando l’aveva scorto dall’altra parte del locale non le era parso vero. Era affascinante. Cosa ci faceva lì? Uomini come lui non ce n’erano da quelle parti. E parlava con lei? Inspirò ancora profondamente, cercando di placare il battito accelerato del suo cuore in tumulto. Aveva finto di essere indifferente quando si era avvicinato, come se fosse abituata alla compagnia di uomini così attraenti. Guardò la sua amica. Lynn era ancora avviluppata alla sua ultima vittima. E comunque non le sarebbe stata di nessun aiuto.

    Cooper tornò con il drink e quando glielo porse le loro dita si lambirono di nuovo. Lei sentì una deliziosa scossa elettrica risalirle il braccio e non le sfuggì che doveva averla avvertita anche lui. Le lanciò un sorriso smagliante. «Allora, donna del mistero, come ti chiami?»

    «Melissa» rispose lei, prima di scuotere leggermente la testa. «Anzi, Missy.» Finalmente il cuore aveva smesso di martellarle nel petto e aveva ripreso a respirare normalmente. Cominciava a sentirsi più sicura. Poteva farcela. Poteva riuscire a parlare con l’uomo più affascinante del circondario. «Gli amici mi chiamano Missy» spiegò, tendendogli la mano.

    «Missy» ripeté lui, annuendo in segno di approvazione e, afferrandole l’esile polso, le strinse la mano con forza. E la trattenne per alcuni secondi, come se nessuno dei due volesse separarsi.

    «E tu?»

    «Cooper» rispose lui dopo un istante di esitazione. «Ma gli amici mi chiamano Coop.»

    Lei ritirò la mano con riluttanza, trascinando le dita sul suo palmo e inviandogli deliziose onde d’urto lungo la schiena. Il fiato gli si fermò in gola. Per un istante era stato sul punto di mentirle, di dirle che si chiamava Jake. Come il suo amico che non aveva una storia e un passato che lo perseguitavano. L’amico che non tornava mai a casa solo. La persona che avrebbe voluto essere quella sera. Ma non aveva potuto. Non davanti a quei magnetici occhi verdi.

    «Piacere di conoscerti, Coop.» Si era avvicinata un po’ di più a lui per farsi sentire. E lui colse un soffio del suo profumo. Delicato, con una sfumatura agrumata. La maggior parte delle donne che conosceva portava fragranze floreali, ma questa era più intrigante. Inspirò, cercando di coglierne l’essenza. «Cosa ci fai qui?» gli chiese subito dopo, lasciando scivolare lo sguardo sul suo corpo. «Non credo di averti mai visto da queste parti.»

    Melissa ne era certa. Perché non l’avrebbe dimenticato tanto in fretta. Camicia nera infilata in jeans neri. Spalle larghe, vita stretta, gambe lunghe e un fondo schiena da urlo. E i capelli. Castano chiaro, un po’ più lunghi del normale e che gli ricadevano sulla fronte coprendogli parzialmente l’occhio destro. Gli occhi erano di un caldo color cioccolato, magnetici. Occhi in cui ci si perdeva e da cui ci si lasciava avvolgere.

    Melissa scrollò lievemente le spalle. Cosa le saltava in mente? Non era abituata a fare quel genere di pensieri! Anche se l’uomo che le stava davanti sembrava appena uscito dalla pubblicità di un paio di jeans. Era la prima volta in parecchi mesi che si sentiva attratta da un uomo. Erano davvero trascorsi sei mesi da quando David si era rifiutato per l’ennesima volta di mettere su famiglia con lei? Melissa lo desiderava con tutte le forze. Erano proprio trascorsi sei mesi da quando aveva trovato il coraggio di rompere il fidanzamento? Si scrollò di nuovo. Era giunto il momento di andare avanti, di uscire dal vuoto in cui aveva galleggiato ultimamente. E davanti a lei c’era la perfetta opportunità.

    Cooper le sorrise pigramente, mostrandole i denti dritti e perfettamente bianchi e una graziosa fossetta sulla guancia destra. Sembrava un ragazzino impertinente.

    «Hai ragione, non sono di qui. Sono appena arrivato.»

    Gli lanciò un’occhiata alla mano sinistra, rimproverandosi di non averlo fatto prima. Per fortuna, niente vera. «Dove abiti?»

    Cooper annuì, infilò la mano destra in tasca e inconsciamente cominciò a giocherellare con la fredda fede d’oro. Da alcuni mesi non la indossava più, ma non se la sentiva di lasciarla in un cassetto. La teneva in tasca, dove di tanto in tanto poteva soddisfare il bisogno di toccarla. «Ho un appartamento al porto. In quegli edifici nuovi. A cinque minuti da qui.»

    Melissa avvertì un fremito allo stomaco. Li aveva visti. Li aveva visitati quando erano in vendita. Era stato come vivere un sogno. O un incubo, quando aveva visto il prezzo. L’appartamento che aveva visitato era meraviglioso, con la cucina su misura in acciaio dotata di tutti gli elettrodomestici, un lussuoso divano di velluto rosso con tanti morbidi cuscini, le tende coordinate e una vista mozzafiato sul porto dove ormeggiavano imbarcazioni da milioni di sterline. E il pezzo forte dell’appartamento era stata l’enorme camera da letto bianca con il letto a baldacchino in mogano. La camera che ogni bambina sognava. Il tappeto così bianco che non avrebbe mai calpestato per paura di sporcarlo. Aveva dovuto indossare le soprascarpe di plastica azzurra prima di entrare in casa. E, subito dopo averla vista aveva capito che solo un milionario avrebbe potuto acquistare un appartamento come quello.

    «Cosa ti porta a Kessington?» gli domandò lei incuriosita. Kessington era una delle più grandi città del nord dell’Inghilterra, con un affollato porto turistico e un

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