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Il regalo del greco (eLit): eLit
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E-book162 pagine1 ora

Il regalo del greco (eLit): eLit

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Info su questo ebook

L'incontro con l'affascinante Alek Sarantos sconvolge l'esistenza di Ellie Brooks in un solo istante. Prima viene licenziata. Poi scopre che quella che avrebbe dovuto essere solo una notte di passione travolgente ha cambiato la sua vita per sempre. Infine, raccolto tutto il coraggio di cui è capace per affrontare Alek senza troppa speranza di riuscire a metterlo con le spalle al muro, rimane spiazzata quando lui accetta la sua richiesta senza opporre resistenza. Ellie si ritrova così catapultata in un mondo che non conosce, accanto a un marito che non dovrebbe amare, ma che invece desidera ardentemente.
LinguaItaliano
Data di uscita1 lug 2019
ISBN9788830502710
Il regalo del greco (eLit): eLit
Autore

Sharon Kendrick

Autrice inglese, ama le giornate simili ai romanzi che scrive, cioè ricche di colpi di scena.

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    Anteprima del libro

    Il regalo del greco (eLit) - Sharon Kendrick

    Immagine di copertina:

    Mikhail Sotnikov / iStock / Getty Images Plus

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Carrying the Greek’s Heir

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2015 Sharon Kendrick

    Traduzione di Alessandra Canovi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-271-0

    1

    La voleva. La desiderava così intensamente da riuscire quasi a sentirne il sapore.

    Alek Sarantos avvertì il morso della lussuria mentre tamburellava con le dita sulla tovaglia di lino. Le candele tremolavano nella brezza e il profumo delle rose permeava l’aria. Cambiò leggermente posizione, ma non riuscì comunque a essere comodo.

    Era... irrequieto. Più che irrequieto.

    Forse era il pensiero di tornare al ritmo folle della sua vita londinese ad avere acceso in lui il desiderio sessuale, che adesso gli pulsava nelle vene. O, forse, era solamente lei.

    La osservò mentre si avvicinava, camminando sull’erba e sfiorando i fiori di campo che brillavano nella luce morente della serata estiva. La luna crescente illuminava un corpo con indosso una semplice camicetta bianca e una gonna scura, che sembrava troppo piccola di almeno una taglia. Il grembiule stretto in vita ne sottolineava i fianchi. Tutto in lei era dolce, pensò. La pelle morbida. Il corpo curvilineo. I capelli legati in una coda che ricadevano fino a metà schiena come una cascata di seta.

    Il desiderio che provava per quella ragazza stava crescendo a dismisura, eppure lei non era il suo tipo. Assolutamente no. Di solito non si eccitava davanti a cameriere sinuose che salutavano con un sorriso amichevole. Gli piacevano le donne magre, non con curve aggraziate. Donne con lo sguardo freddo che sfilavano facilmente gli slip, senza discussioni. Donne che accettavano le sue condizioni, senza alcun margine di manovra. Condizioni che lo avevano portato a ritagliarsi una posizione di uomo influente e che gli avevano regalato uno stile di vita libero da vincoli. Perché non ne voleva. Evitava qualunque donna che sospettava potesse essere delicata o arrendevole o – lo fosse mai – dolce. La dolcezza non era una qualità necessaria, in una compagna di letto.

    Perché allora stava smaniando per quella ragazza che era stata nella sua visione periferica per tutta la settimana, come una prugna matura pronta a cadere dall’albero? Doveva essere qualcosa che aveva a che vedere con il suo grembiule... forse era l’immagine di quell’uniforme che gli stava provocando delle fantasie erotiche?

    «Il suo caffè, signore.»

    Anche la voce era morbida. Alek ricordò di avere ascoltato quella sua cadenza bassa e musicale mentre stava confortando un bambino che si era sbucciato un ginocchio sul sentiero di ghiaia dell’albergo. Lui stava tornando da una partita di tennis con il direttore dell’albergo quando l’aveva vista accovacciata accanto al ragazzino; imperturbabile, lei gli aveva asciugato il sangue con il fazzoletto mentre una bambinaia terrea in volto era rimasta a guardare, tremante. La ragazza aveva poi voltato la testa e lo aveva visto. «Vada dentro, per favore, a prendere un kit per il pronto soccorso» aveva detto, con la voce più calma che lui avesse mai sentito. E Alek era andato. Un uomo abituato a impartire ordini, anziché riceverne, era tornato con il kit e aveva provato una stretta allo stomaco, vedendo lo sguardo fiducioso con cui il ragazzino la stava fissando.

    Adesso la ragazza era chinata verso di lui per posare la tazza di caffè sul tavolino, e l’attenzione di Alek fu catturata dal seno generoso, che premeva contro la camicetta. Oh, cielo. I suoi seni. Si ritrovò a immaginare che sapore potessero avere al contatto con le labbra. Mentre lei si rialzò, vide gli occhi grigi incorniciati dalla frangia. Non indossava alcun gioiello, se non una catenina d’oro, e all’altezza del cuore portava la targhetta con il nome. Ellie.

    Oltre a essere gentile e imperturbabile con i ragazzini, lei aveva trascorso la settimana anticipando ogni suo bisogno, anche se la sua presenza era stata sorprendentemente discreta. Non aveva cercato di coinvolgerlo in alcuna conversazione né aveva fatto battute. Era stata piacevole e amichevole, ma non aveva accennato alle proprie serate libere né si era offerta di mostrargli i dintorni. In breve, non si era offerta a lui come qualsiasi altra donna avrebbe fatto. Lo aveva trattato con la stessa quieta educazione che aveva mostrato nei confronti di ogni altro ospite del famoso albergo The Hog, a New Forest, ed era forse questo ad averlo colpito. Le labbra si indurirono in una smorfia... Era inaudito che Alek Sarantos fosse trattato come tutti gli altri.

    Ma non era solo questo, ad aver catturato il suo interesse. Vi era qualcosa in quella ragazza che non riusciva a identificare. Forse era ambizione, o solo tranquillo orgoglio professionale. Vi era qualcosa in lei che gli richiamava alla mente il se stesso di molti anni prima. Un tempo, aveva provato anche lui la stessa cruda ambizione, quando aveva iniziato dal nulla servendo ai tavoli, proprio come lei. Quando il denaro era stato poco e il futuro incerto. Aveva lavorato duramente per sfuggire al proprio passato e forgiare un nuovo futuro, e aveva imparato molte lezioni, lungo quel percorso. Gli era stato insegnato che il successo era la risposta a ogni problema della vita, ma non era così. Il successo indorava solo la pillola, ma quest’ultima si doveva inghiottire ugualmente.

    Non era forse ciò di cui si stava rendendo conto adesso, quando era riuscito a ottenere tutto ciò che si era prefissato? Quando ogni ostacolo era stato superato e una ricchezza inimmaginabile era stata depositata sui vari conti bancari? Sembrava non importare quanto donasse in beneficenza, perché guadagnava sempre di più. A volte, questo lo spingeva a porsi una domanda che lo faceva sentire a disagio... Una domanda cui sembrava non esistere risposta ma che continuava a riproporsi.

    È tutto qui?

    «Ha bisogno di altro, signor Sarantos?»

    La voce della cameriera lo accarezzò come un balsamo. «Non sono sicuro» rispose lui con voce strascicata, sollevando gli occhi verso il cielo. Le stelle cominciavano a brillare, spruzzando d’argento la volta celeste. Alek pensò all’imminente ritorno a Londra e un desiderio improvviso e inspiegabile lo spinse ad abbassare la testa per incontrare lo sguardo della ragazza. «La notte è ancora giovane» osservò.

    Lei gli rivolse un breve sorriso. «Se si serve ai tavoli per tutta la sera, le undici e mezzo non sembrano essere tanto presto.»

    «Immagino di no.» L’uomo lasciò cadere una zolletta di zucchero nel caffè. «A che ora finisci?»

    Il sorriso della ragazza vacillò, come se la domanda l’avesse colta del tutto impreparata. «Tra circa dieci minuti.»

    Alek si appoggiò allo schienale e la studiò ancora per qualche momento. Aveva le gambe leggermente abbronzate e la morbidezza della sua pelle faceva quasi dimenticare la scarsa qualità delle calzature. «Perfetto» mormorò. «Gli dei ci sorridono. Perché non mi fai compagnia per un drink?»

    «Non posso.» Ellie si strinse nelle spalle. «Non sono autorizzata a fraternizzare con i clienti.»

    Alek sorrise, sardonico. Fraternizzare era una parola piuttosto fuori moda, che aveva le radici nella parola fratello. Un termine irrilevante, per quanto lo riguardava, perché non aveva mai avuto fratelli. Non aveva mai avuto nessuno. Be’, nessuno che avesse importanza. Era sempre stato solo al mondo ed era così che gli piaceva. Era così che aveva intenzione di continuare. Eccetto forse per quella notte stellata, in cui desiderava un po’ di compagnia femminile. «Ti sto solo chiedendo di bere qualcosa con me, poulaki mou» insistette seducente. «Non ho intenzione di trascinarti in qualche angolo buio e di saltarti addosso.»

    «È meglio di no» ripeté la ragazza. «È contro la politica dell’hotel. Mi dispiace.»

    Alek sentì un fremito lungo la schiena. Era la sensazione di essere rifiutato che gli stava facendo accelerare il battito del cuore? Quanto tempo era passato dall’ultima volta che gli era stato rifiutato qualcosa e che aveva provato un brivido di eccitazione? Da quando aveva sperimentato la sensazione inebriante di dover fare uno sforzo, anziché ottenere un risultato del tutto prevedibile?

    «Ma partirò domani sera.»

    Ellie annuì. Lo sapeva. Tutti nell’albergo ne erano a conoscenza. Sapevano tutto del multimilionario greco che aveva fatto scalpore da quando era arrivato la settimana precedente. Essendo uno degli alberghi più lussuosi del sud dell’Inghilterra, erano abituati a una clientela di ospiti ricchi ed esigenti, ma Alek Sarantos era il più ricco e il più esigente di tutti. Prima del suo arrivo, il suo assistente personale aveva inviato un elenco di ciò che lui gradiva e non gradiva, in modo che tutto il personale dell’hotel ne fosse informato. Ellie lo aveva giudicato un comportamento un po’ sopra le righe, ma si era adeguata, perché per lei il lavoro aveva una grande importanza.

    Adesso sapeva che a quell’uomo piacevano le uova a colazione perché aveva vissuto in America per un po’. Sapeva che beveva vino rosso e, a volte, whisky. I suoi abiti erano arrivati prima di lui, consegnati da un corriere e avvolti in fogli di carta velina. Prima del suo arrivo, l’hotel aveva addirittura organizzato una riunione per tutti i membri dello staff.

    «Dovete lasciare spazio al signor Sarantos» avevano detto loro. «Non deve essere disturbato per nessun motivo, salvo che non mostri segno di voler essere disturbato. È una grossa fortuna per noi che abbia deciso di soggiornare qui, quindi dobbiamo farlo sentire come se fosse a casa sua.»

    Ellie aveva eseguito le istruzioni alla lettera, perché il programma di formazione del The Hog le aveva dato stabilità e speranze per il futuro. Le aveva offerto una scala per potersi affermare che aveva intenzione di salire, perché voleva concludere qualcosa, nella vita. Voleva essere forte e indipendente.

    Questo significava che, contrariamente a ogni altra persona di sesso femminile del luogo, aveva cercato di guardare il magnate greco con una certa imparzialità. Non aveva cercato di flirtare con lui, come avevano invece provato a fare le altre. Era sufficientemente consapevole dei propri limiti e sapeva che Alek Sarantos non si sarebbe mai interessato a qualcuno come lei. Troppo formosa, troppo ordinaria... non sarebbe mai stata la scelta di un playboy internazionale, dunque perché fingere il contrario?

    Comunque, lo aveva osservato. Sospettava che anche una suora si sarebbe voltata a guardarlo, perché uomini come Alek Sarantos non comparivano nei radar di una persona media più di un paio di volte nella vita.

    Il suo viso duro non poteva essere definito bello, e le labbra sensuali erano segnate da un tocco di spietatezza. I capelli erano neri e la pelle abbronzata, ma erano i suoi occhi con le ciglia lunghissime a catturare l’attenzione. Occhi inaspettatamente azzurri, che facevano pensare al mare assolato che veniva rappresentato sempre nei dépliant turistici. Occhi sardonici, che avevano la capacità di farle sentire...

    Farle sentire che cosa?

    Ellie scosse la testa. Non ne era affatto sicura. Come se percepisse qualcosa di nascosto, in lui. Come se, a un livello misterioso, fossero anime gemelle. Sciocchezze che non avrebbe dovuto di certo provare. Strinse con più forza il vassoio. Era giunto il momento di scusarsi e di andarsene.

    Ma Alek Sarantos la stava ancora fissando come se si aspettasse che lei cambiasse idea e quegli occhi azzurri la sondarono in profondità, facendola vacillare. Perché non capita tutti i giorni che un magnate greco ti offra qualcosa da bere.

    «È quasi mezzanotte» mormorò la ragazza.

    «Sono perfettamente in grado di sapere che ore sono» rispose lui, con impazienza. «Che cosa succede se rimani dopo mezzanotte? La tua automobile si trasforma in una zucca?»

    Ellie spalancò gli occhi, sorpresa.

    «Non possiedo un’auto. Solo una bicicletta.»

    «Vivi nel bel mezzo del nulla e non possiedi un’auto?» disse Alek.

    «No.» Ellie appoggiò il vassoio sul fianco e sorrise, come se dovesse spiegare un’elementare sottrazione a un bambino di cinque

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