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Brivido caldo (eLit): eLit
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E-book201 pagine2 ore

Brivido caldo (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Bachelors of Bear Creek 2

Per Meggie Scofield è ora di godersi un po' la vita, concedersi un'avventura, compiere una follia! E lo sconosciuto mascherato che ha incontrato a quella festa è l'ideale per cominciare: quell'uomo sembra un dio del sesso e Meggie è pronta a tutto pur di averlo. Come ultimo scapolo rimasto nella fredda Bear Creek, in Alaska, Caleb Greenleaf si sottrae ad avance femminili da mesi. Ma quella donna nascosta da una maschera è diversa, lo sente, manda alle stelle la sua temperatura corporea, per non parlare della libido. È una notte che non dimenticherà mai. Un'esperienza da brivido che vuole assolutamente ripetere.
LinguaItaliano
Data di uscita2 gen 2019
ISBN9788858996829
Brivido caldo (eLit): eLit
Autore

Lori Wilde

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Brivido caldo (eLit) - Lori Wilde

    978-88-5899-682-9

    1

    Chi era quella donna mascherata?

    Incantato, Caleb Greenleaf osservò la donna dai capelli biondo rame vestita di rosso che varcò l'entrata della sala del comune di Bear Creek, Alaska, per prendere parte al ballo mascherato organizzato dalla rivista femminile più trendy di New York City, Metropolitan.

    «Incandescente» borbottò sottovoce, socchiudendo gli occhi e studiandola attentamente nella luce soffusa d'atmosfera.

    Alta, le curve giuste al posto giusto, belle gambe.

    Correzione. Gambe stupende.

    Era probabilmente il paio di gambe più stupefacente su cui lui avesse mai posato lo sguardo, esaltato alla perfezione dai tacchi a spillo di dieci centimetri.

    Il bustino scarlatto che la donna indossava accarezzava il suo corpo armonioso come una seconda pelle, il tessuto serico evidenziava in modo provocante le curve generose prima di stringersi in vita.

    Sotto il bustino la donna indossava un paio di pantaloncini cremisi che copriva a stento i glutei arrotondati. Poi seguivano delle calze color porpora sorrette da giarrettiere di pizzo nero che accelerarono le pulsazioni di Caleb al ritmo di una carica di bisonti. Era bollente come una showgirl di Las Vegas e tre volte più sexy.

    Caleb riconobbe quella lingerie, l'aveva già ammirata al Dolly's House, il museo di un bordello che aveva visitato a Ketchikan, sulle curve di cera della più famosa maîtresse dell'Alaska ai tempi della febbre dell'oro: Klondike Kate.

    Che costume!

    Che donna!

    Chi era?

    Caleb la osservò con palese interesse, senza alcun imbarazzo, il che non era da lui. Non era certo un cacciatore, tanto che era appoggiato alla parete della sala nella posizione rilassata e indifferente che assumeva di proposito nelle occasioni sociali sgradite come quella.

    Introverso per natura, trovava il proprio lavoro come naturalista per lo stato dell'Alaska perfettamente adatto al suo carattere. Trascorreva da solo all'aria aperta gran parte del suo tempo e teneva molto alla propria libertà, in genere evitava le feste, ma dal momento che era uno degli ospiti d'onore non aveva potuto evitare di prendere parte alla serata. Sebbene la sala del Comune fosse piena di abitanti del paese, giovani donne in cerca di un marito e turisti curiosi, all'improvviso Caleb fu lieto di trovarsi là.

    Oltrepassato l'ingresso la donna esitò, intimorita; lui la vide chiaramente inspirare per farsi coraggio, raddrizzare le spalle, imporsi di sorridere e avanzare. Quel secondo di vulnerabilità, seguito da un gesto coraggioso e risoluto lo toccò con bizzarra tenerezza, inducendolo quasi ad applaudire.

    Ammirare l'ondeggiare dei suoi fianchi fece reagire il corpo di lui, alzandogli la temperatura e accelerando il respiro. Un desiderio intenso gli serrò lo stomaco, tanto marcato che gli parve di poterlo assaporare. La voleva. Intensamente.

    Lei lo eccitava come l'impatto frastornante di un trauma fisico; nessuna donna lo aveva mai infiammato tanto, eccetto l'oggetto delle sue fantasie adolescenziali, Meggie Scofield.

    Quel ricordo lo indusse a sorridere. Una volta era stato talmente cotto della sorella del suo migliore amico, da credere di non potersela mai togliere dalla testa. Sfortunatamente Meggie, che era due anni più grande di lui, lo aveva sempre considerato solo una sorta di fratello minore. Ci erano voluti il college e il matrimonio tra Meggie e il fratellastro di Caleb, Jesse, perché lui dimenticasse la propria ossessione giovanile.

    Come ultimo dei quattro scapoli di Bear Creek che avevano messo un annuncio sulla rivista Metropolitan, Caleb era stato sul punto di abbandonare ogni speranza di trovare qualcuno che lo esaltasse come era successo con Meggie. Ma proprio allora, come un lampo a ciel sereno, la seducente Klondike Kate era entrata nella sala, attirando il suo interesse e risvegliando la passione da tempo sopita.

    Era una turista? Lui conosceva tutti in paese e lei di certo non era del posto. Magari lavorava per la rivista.

    Non riusciva a smettere di fissarla. Lei si diresse al bancone, chiese un bicchiere di vino e cominciò a chiacchierare con il barman. Beato lui!

    Guardami, desiderò intensamente Caleb. Dimenticati di quel buffone e guarda me!

    Come udendo quella richiesta silenziosa, lei si guardò intorno.

    I loro sguardi si scontrarono come due fulmini. Incandescenti, intensi, urgenti.

    Gli occhi di lei si spalancarono dietro la maschera di penne rosse che le nascondeva la parte superiore del viso. Si inumidì le labbra con la punta della lingua rosa e Caleb credette di impazzire. In un istante la sua immaginazione iperattiva lo trasportò in un mondo di sua ideazione.

    Lei è sdraiata sul suo grande letto matrimoniale, indossa solo quella lingerie audace.

    «Vieni qui» lo invita.

    Lui si sveste e la raggiunge con la rapidità con cui il burro fonde in un forno a microonde.

    Lei lo bacia premendo la lingua contro la sua. Una vampata di calore gli invade il basso ventre, accrescendo il suo appetito.

    Le apre il bustino e scopre i suoi seni pieni e lattei. Quando si lascia sfuggire un brontolio soddisfatto, lei socchiude gli occhi e sussurra compiaciuta: «Serviti pure».

    Chinato il capo, Caleb copre un capezzolo turgido con la bocca, lei espira sonoramente. Il desiderio lo pervade e lei lo incoraggia a continuare posandogli le mani sul capo.

    «Più forte» lo esorta.

    Allungato un braccio, lo accarezza intimamente, lasciandogli capire senza ombra di dubbio cosa desideri. Le sue dita giocano con i lacci di cuoio dei pantaloni di pelle di lui, trasmettendogli una pioggia di scariche elettriche concentrate nella regione inguinale.

    Lui è fuori di sé per il desiderio che prova per quella splendida creatura, potrebbe prenderla in quel preciso momento, pensando solo a placare la propria sete, ma preferisce attendere. Vuole che lei lo desideri con la stessa devastante intensità che lo tormenta.

    Le copre i seni con le mani e li avvicina l'uno all'altro, per poter lambire in rapida successione prima l'uno poi l'altro.

    I gemiti di lei lo catapultano in un mondo di sensazioni che finora Caleb aveva soltanto sognato.

    Semplicemente paradisiaco.

    Non avrebbe mai creduto di poter essere tanto eccitato, il suo cervello è inebriato dal profumo dolce della femminilità di lei, la consistenza serica dei capelli, il sapore celestiale della pelle, il suono ipnotico della voce.

    Di più, voleva di più.

    «Ciao.» Una brunetta minuta mascherata da Elvira, Mistress of the Dark, gli si avvicinò, interrompendo il suo sogno a occhi aperti.

    «Salve» ribatté Caleb brusco. Grazie per aver interrotto la migliore fantasia che mi fosse venuta in mente negli ultimi anni.

    «Oh, un bel tenebroso, il genere d'uomo che preferisco» commentò la giovane sbattendo le palpebre.

    Gli era capitato spesso di essere avvicinato da donne alquanto aggressive, soprattutto da quando era diventato ricco e dopo l'uscita del numero di giugno di Metropolitan. Riconobbe immediatamente l'espressione avida degli occhi di lei.

    «Chi dovresti essere?» gli chiese Elvira con tono suadente.

    «Come?»

    Lei lo studiò da capo a piedi. «Lasciami indovinare... Zorro?»

    «No.»

    La donna schioccò le dita. «Ci sono! Sembri Johnny Depp nel film Don Juan de Marco. Sei travestito da Don Juan, il famigerato amante latino.»

    Caleb annuì, degnando a malapena la donna di uno sguardo. Avrebbe voluto che se ne andasse per poter tornare alla propria fantasia.

    «Dimmi qualcosa di sexy» lo esortò lei strizzandogli l'occhio.

    Lui si rabbuiò.

    «Tenebroso e taciturno. Va bene, in tal caso ti dirò io qualcosa di particolarmente sexy. Mi piace come ti stanno questi pantaloni di pelle, se capisci a cosa alludo.»

    Ottimo, Caleb era affascinato da Klondike Kate, ma era stato accalappiato da Elvira la cacciatrice di mariti ricchi.

    Fingendo di non notare la sua mancanza di interesse, Elvira continuò imperterrita. «Qualcuno mi ha detto che sei uno scapolo milionario. È vero?»

    «Spiacente, non ho un centesimo» rispose lui scuotendo il capo.

    Gli occhi della donna si spalancarono allarmati, come se lei avesse appena pestato qualcosa di disgustoso con le costose scarpe di marca.

    E i suoi amici lo accusavano di essere troppo cinico! Lo era a ragion veduta.

    Fin dall'inizio Caleb era stato contrario all'idea dei suoi tre amici di mettere un annuncio su un giornale per trovare moglie. Non aveva paura di legarsi a una donna, al contrario desiderava ardentemente un rapporto intimo e gratificante come quello trovato da Quinn, Jack e Mack grazie a quell'annuncio. Ma, data la storia travagliata della sua famiglia, segnata da divorzi e separazioni, era sospettoso nei confronti dei matrimoni basati su qualcosa che non fosse il vero amore.

    Sei paranoico, Greenleaf. Hai il terrore di finire con una donna come tua madre, pronta a lasciare il proprio marito per uno ancora più ricco, e di ritrovarti come tuo padre, con due matrimoni falliti alle spalle.

    Okay, in effetti Caleb era particolarmente sensibile riguardo a quell'argomento e diffidava delle donne.

    All'età di ventisette anni aveva guadagnato una piccola fortuna trasformando il proprio amore per la natura in una compagnia dot-com che forniva piante indigene a università e laboratori. Quando aveva venduto l'azienda all'apice del successo per un milione di dollari, aveva scoperto che per la propria madre, incontentabile arrampicatrice sociale, il suo denaro rappresentava un ostacolo invece di un bonus.

    Non si sarebbe dovuto mettere quel costume, non aveva nemmeno idea del perché avesse scelto proprio il personaggio di Don Juan, forse perché lui era tanto diverso dal famoso amante spagnolo ed era più facile fingere qualcosa di completamente avulso dal proprio carattere.

    Per essere onesti, tuttavia, Caleb doveva ammettere che, in effetti, il costume da Don Juan gli trasmetteva una certa fiducia in se stesso, con i pantaloni di pelle, i lucidi stivali neri, il mantello, i baffi finti e l'ampia camicia da pirata di seta bianca. Quel costume gli permetteva di far emergere il lato più oscuro del suo carattere e lo sfidava a seguire impulsi che normalmente avrebbe represso.

    Come quello di attraversare la sala e presentarsi a Klondike Kate.

    Le avventure sessuali non lo avevano mai interessato, benché al college si fosse concesso alcune relazioni fugaci nel tentativo di soffocare il proprio desiderio per Meggie. Ma la donna vestita di rosso lo eccitava a tal punto che Caleb si sentiva disposto a tutto.

    A breve termine, oppure a lungo, non gli importava, doveva assolutamente conoscerla.

    Dopo tanti tentativi, era pronto ad abbandonare la ricerca di una moglie per tuffarsi in un'avventura e sopire la propria frustrazione sessuale.

    Quella notte lui era Don Juan.

    Tutto era possibile.

    Coraggio. Fallo.

    Cercò con lo sguardo la propria dea scarlatta, ma lei se n'era andata. Per un momento si sentì perso, poi colse un guizzo di rosso mentre lei scompariva tra la folla in costume che ballava sulle note di Wild, Wild West.

    Caleb liberò il respiro che aveva trattenuto.

    Il sangue gli pulsava nelle tempie e il cuore batteva come il tamburo di un cacciatore di teste. Il panico lo colse al pensiero che lei potesse lasciare la festa prima che riuscisse a parlarle.

    Dov'era finita?

    «Scusami» disse a Elvira, allontanandosi senza lasciarle il tempo di ribattere.

    Dopo alcuni minuti di ricerche scorse Klondike Kate su una poltrona ricoperta di tessuto in un'alcova in penombra accanto alla sala principale.

    Sorrise tra sé.

    Presa!

    Una scarpa rossa dal tacco vertiginoso le pendeva da una mano, mentre con quella libera si stava massaggiando il piede. La vista di quelle dita delicate, con le unghie dipinte non di rosso scarlatto come si sarebbe potuto immaginare, ma di un innocente rosa zucchero filato, gli bloccò il fiato in gola. Lei inclinò il capo, scoprendo la curva del collo, e Caleb dovette mordersi l'interno della guancia per trattenere un mugolio. Gli si serrò lo stomaco, i muscoli si contrassero, la temperatura salì... una reazione esagerata che lui riconobbe ma non riuscì a controllare. Quell'inspiegabile tensione lo spaventava, rivelando debolezze che Caleb rifiutava di accettare.

    Non lasciarti incantare.

    Era solo passato troppo tempo dall'ultima volta in cui aveva fatto sesso. Per quello era tanto sensibile al suo fascino.

    Già, proprio così. Se era solo l'appetito sessuale insoddisfatto a spingerlo, perché non lo aveva placato con qualcuna delle decine di donne che si erano gettate ai suoi piedi per tutta l'estate?

    No, in quel caso era tutto completamente diverso, anche se Caleb non avrebbe saputo spiegare perché.

    Klondike Kate si chinò in avanti per rimettersi la scarpa, ma si fermò bruscamente. Caleb notò che uno dei ganci del suo bustino era rimasto imprigionato nel tessuto della poltrona.

    Ecco la tua opportunità per conoscerla, Greenleaf! Don Juan alla riscossa.

    Con il cuore palpitante, avanzò, si chinò audacemente in avanti, le accostò le labbra all'orecchio e si sentì sussurrare con un armonioso accento spagnolo che mascherava la sua vera voce: «Señora, concedetemi di aiutarvi, vi prego. Sarebbe per me un piacere e un onore».

    La mani virili di Don Juan erano posate sulla sua schiena nuda, le dita sui ganci del bustino.

    Meggie Scofield trattenne il respiro, allibita. L'uomo scandalosamente irresistibile con la maschera di pelle nera che l'aveva osservata fin da quando era entrata nella sala del Comune, la stava toccando, trasmettendo a tutta la sua pelle un brivido caldo.

    No, no. Era troppo presto. Meggie non era pronta per le attenzioni di un fusto del genere.

    Le ci era voluto ogni grammo di coraggio, più l'insistenza delle sue amiche e un bicchiere di Chardonnay, per prendere parte alla festa con indosso quel costume così provocante.

    In quel momento Meggie si sentiva paralizzata, frastornata dalla vicinanza di quello sconosciuto. Le stava così vicino che l'aroma speziato della sua colonia le colmava le narici, un'accattivante combinazione di scorza d'arancia, cannella

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