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Incontrarsi su una spiaggia: Harmony Collezione
Incontrarsi su una spiaggia: Harmony Collezione
Incontrarsi su una spiaggia: Harmony Collezione
E-book185 pagine2 ore

Incontrarsi su una spiaggia: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Gina McNaught, giovane infermiera scozzese di origini italiane, sogna da sempre di visitare l'isola d'Elba: il mare cristallino, i paesi incantevoli e i borghi ben conservati rappresentano una forte attrattiva, ma ciò che rende questo luogo per lei speciale è una ragione affettiva. Tanti anni prima, su una spiaggia dell'Elba, i suoi nonni si sono conosciuti e subito si sono amati di un amore tenero e passionale, durato un'intera vita. In realtà Gina dispera di poter conoscere un sentimento così bello e profondo, occorrerebbe un intervento divino... magari sotto le sembianze di Sebastiano Adriani, bellissimo e misterioso come un dio del mare. Ma chi è davvero Seb? Qual è la sua vera identità? Ci si può fidare di lui? Gina ha una missione delicata da compiere , e solo lui può aiutarla...

LinguaItaliano
Data di uscita10 set 2015
ISBN9788858939628
Incontrarsi su una spiaggia: Harmony Collezione
Autore

Margaret McDonagh

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Incontrarsi su una spiaggia - Margaret McDonagh

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    An Italian Affair

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2008 Margaret McDonagh

    Traduzione di Daniela Bianchini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-962-8

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Prologo

    Il silenzio della notte fu rotto all’improvviso da un grido di donna, acuto e spaventato.

    Sebastiano Adriani, che fino a quel momento stava ingannando il tempo passeggiando senza meta, si arrestò di colpo per tentare di capire da dove provenisse quel grido perso tra gli oscuri e stretti vicoli di Firenze. Lasciò la strada che lo portava a casa per indagare il fatto e assicurarsi che nessuno fosse in pericolo.

    Erano le prime ore del mattino e Firenze era immersa nel silenzio; si scorgevano solo alcuni spazzini e qualche occasionale coppia che, continuando a baciarsi, rientrava a casa dopo una lunga serata romantica. L’aria di luglio era afosa, così Seb si era tolto la giacca Armani, slacciato la cravatta, sbottonato l’ultimo bottone della camicia; nonostante l’ora tarda, aveva deciso di tornare a piedi nel suo prestigioso ma impersonale appartamento, che non si trovava lontano dall’ospedale: era sempre attratto sia dall’idea di fare due passi che dalla prospettiva di starsene solo con se stesso per un po’.

    Aveva trascorso una piacevole serata insieme a Lidia, prima a cena in uno dei ristoranti più noti della città, e poi a un concerto di musica classica all’aperto; non era il suo genere musicale preferito, ma Lidia, una giovane attrice di Napoli, aveva abilmente insistito per essere accompagnata. Ma nulla aveva potuto il suo fascino quando, nel corso della serata, lui aveva ricevuto una chiamata dall’ospedale: un paziente si era aggravato all’improvviso e in modo inaspettato; si trattava di un giovane uomo che si doveva sottoporre a un delicato intervento di ricostruzione facciale in seguito a un incidente stradale. La presenza di Seb era stata richiesta quindi con urgenza; successivamente, con il sollievo di tutto lo staff medico, le condizioni del giovane uomo si erano stabilizzate anche se restava sotto costante osservazione in terapia intensiva.

    Lidia era dispiaciuta della brusca fine della serata, e continuò a lamentarsi anche quando lui pagò il taxi in anticipo per riportarla a casa... da sola. Se lei sperava di rivederlo, era necessario che capisse che niente e nessuno veniva prima del suo lavoro. Del resto lui non si sentiva attratto da lei, nonostante i tentativi di seduzione con cui lo aveva tentato fin da quando l’aveva portata via dal teatro, al termine delle prove per il suo nuovo spettacolo.

    Grazie agli ultimi scandali politici che si erano abbattuti come una tempesta sulla città di Firenze, i paparazzi erano assenti dal ristorante, in cerca di prede più grasse: per una volta Seb e la sua compagna non avevano attratto l’attenzione di nessuno. A differenza delle donne che facevano i salti mortali pur di essere viste in sua compagnia, e che cercavano sempre di usare la notorietà di Seb per farsi pubblicità, lui non aveva alcun interesse a finire in un articolo di gossip.

    Sentendo più distintamente delle voci, affrettò il passo verso di loro, attraverso una piazza e poi un dedalo di stradine, giusto in tempo per udire un altro grido e individuare la posizione di chi gridava. Girato un angolo vide improvvisamente un uomo vestito tutto di nero che colpiva in faccia una donna, trascinata verso un portico nascosto.

    «Fermo! Lasciala!» gridò all’uomo, slanciandosi in aiuto della donna.

    Ma dopo averla spinta violentemente in disparte, l’assalitore concentrò la sua attenzione su Seb, che a sua volta era già pronto ad affrontarlo con cautela ma senza timori. Seb sapeva come badare a se stesso; il suo aspetto esteriore, fatto di buona educazione e gusti sofisticati, apparteneva a un chirurgo plastico di successo, uno dei più ricchi e famosi d’Europa, ma le sue origini non potevano essere nascoste del tutto: il ragazzo di strada, che era sopravvissuto grazie al suo fascino e al suo spirito, non era mai stato completamente cancellato.

    Seb si piazzò tra l’assalitore e la donna, mettendola al sicuro dietro di sé. Nonostante la luce fioca, Seb guardò con attenzione la corporatura e il volto dell’uomo, memorizzando ogni dettaglio che potesse servire poi per l’identificazione: la cicatrice che attraversava il mento, le lettere tatuate in rosso sulle nocche di ciascuna mano, la fila di orecchini dorati che seguivano il bordo di un orecchio. Senza perdere di vista il suo avversario, Seb passò alla donna il suo cellulare e la istruì su come chiamare la polizia. Aveva sperato che l’uomo se ne sarebbe andato, ma sembrava imperturbabile, anzi con una mossa rapida, estrasse un coltello che nell’oscurità apparve come un minaccioso flash argenteo.

    Nel sangue di Seb iniziò a scorrere l’adrenalina; vigile e diffidente, schivò lateralmente l’uomo con il coltello proteso; con la giacca avvolta intorno al braccio destro, Seb usò l’imbottitura per evitare l’assalto successivo, quando il coltello fendette nuovamente l’aria. Il tessuto si strappò, ma lui non si ferì. Il cuore gli batteva forte nel petto, in sottofondo sentiva che la donna piangeva al telefono, forniva la loro posizione, chiedeva aiuto, ma il coltello richiamava tutta la sua attenzione. L’uomo gli si avvicinò ancora, di nuovo Seb cercò di scansare la lama. Il tessuto offrì solo una scarsa protezione, e sussultò quando sentì che la lama gli aveva lacerato il polso e il palmo della mano destra. Sentì uscire il sangue, che scorreva caldo e denso lungo il palmo e tra le dita.

    In lontananza si udì l’ululato di una sirena, ma l’uomo si rifiutava di battere in ritirata, fingendo di andare ora in una direzione ora in un’altra nel tentativo di aggirare Seb e raggiungere la donna. Lei urlò di nuovo, schiacciandosi nell’angolo della porta. Pensando solo a proteggere lei, Seb si trovò davanti all’uomo ancora una volta; con voce calma, gli intimò di rinunciare, facendogli notare che la polizia stava arrivando, le sirene erano sempre più vicine.

    «Vattene, la polizia sta arrivando.»

    Mandandolo al diavolo, l’uomo si avventò un’ultima volta. Quando il coltello si avvicinò al suo volto, Seb d’istinto alzò entrambe le braccia per farsi scudo, e così la lama, affilata come un rasoio, gli procurò un taglio sull’avambraccio sinistro vicino al gomito interno prima di squarciargli il polso destro e il palmo. Seb assestò un calcio all’aggressore, facendogli perdere l’equilibrio. L’uomo barcollò all’indietro, lanciando maledizioni d’ogni sorta prima di recuperare l’equilibrio; e a quel punto, con la polizia che ormai stava arrivando, si dileguò nell’oscurità.

    Ignorando le proprie ferite, Seb si volse per controllare che la donna stesse bene. «Come sta?»

    «Bene. Grazie, grazie mille.» La donna singhiozzava. «Dio! Ma sta sanguinando!»

    Seb sapeva già di perdere sangue. Assicuratosi che la donna fosse rimasta fisicamente illesa, si lasciò cadere sulle ginocchia, ansioso di prendersi cura delle proprie ferite, di tamponare la fuoriuscita di sangue e di tenere sollevate le mani – lo strumento del suo lavoro – per ridurre l’ematoma. Le ferite gli procurarono un preoccupante misto di dolore e intorpidimento, non era in grado di eseguire ciò che era nelle sue intenzioni: il braccio sinistro era pesante e fiacco, incapace di trasmettere il movimento alla mano, il polso destro era molle, e il pollice e l’indice della mano non potevano muoversi, non potevano afferrare i tessuti che la donna gli porgeva.

    Prima, non era mai stato spaventato, ma adesso lo era.

    1

    «Sono sicura che abbiamo trovato il posto giusto, Gina. Il posto speciale che ho condiviso con il mio Matteo.»

    Gina McNaught percepì che la voce di sua nonna, dall’accento familiare, era emozionata: un misto di malinconia, ansia e nostalgia accesero gli occhi color nocciola sbiadito dell’anziana signora, il cui aspetto, pur divenuto sempre più fragile nel corso degli anni, comunicava una fiera determinazione. I capelli, una volta lunghi e neri, erano ora tagliati corti e grigi. Affrontando con un sorriso la malinconica consapevolezza che a sua nonna non restava molto da vivere, Gina le prese una mano, tra le sue e la strinse con delicatezza. Sapeva infatti qual era il significato di quel viaggio... sapeva quanto fosse importante il luogo esatto ripreso nella vecchia e rovinata fotografia in bianco e nero che si trovava di fronte a loro, sul tavolo.

    La fotografia, e la storia che implicava, avevano incuriosito e incantato Gina sin da quando era una bambina. Non si stancava mai di farsi raccontare di come il destino avesse messo sulla stessa strada Maria Tesotto e Matthew McNaught, di come li avesse fatti incontrare su una spiaggia deserta... e di come si fossero innamorati l’uno dell’altra.

    «Allora qui non esisteva alcuna villa» continuò sua nonna, persa nei ricordi. «Ma è ancora un posto appartato, incontaminato... e il suo nome è appropriato, no? A quel tempo la gente chiamava la roccia che spunta dal mare La Lancia di Nettuno. Eccola, si vede nella fotografia. E noi adesso abbiamo trovato Villa alla Roccia di Nettuno. Gina, deve essere il posto giusto.»

    «Lo troveremo, nonna. Te lo prometto.»

    «Stai facendo così tanto per me, ragazza mia. Forse addirittura troppo, no?» le chiese con un sorriso velato di tristezza.

    «No di certo» Gina la rassicurò. «Io ci tengo moltissimo a te.»

    Una mano deformata dall’artrosi le accarezzò una guancia. «E io a te. Mi preoccupa però il fatto che tu stia rinunciando a una parte importante della tua vita per me... e per tuo nonno. Da quando abbiamo lasciato quell’umido appartamento a Glasgow per venire a stare da te, nel tuo delizioso cottage a Strathlochan, ti sei interamente dedicata a noi, facendoci vivere nelle migliori condizioni, quando non eri impegnata con il tuo lavoro in ospedale.»

    «Nonna...»

    «Lo so.» Sua nonna la prevenne. «Vedi gli amici. Ami il tuo lavoro. Ma c’è di più nella vita, Gina. Noi non abbiamo mai voluto che tu lasciassi Malcolm a causa nostra.»

    Gina abbassò la testa per nascondere il suo turbamento: per nessuna ragione avrebbe riferito a sua nonna le parole crudeli e offensive che Malcolm le aveva detto. «Non è andata così, nonna. Le cose hanno seguito il loro corso.» Di certo si erano messe male quando aveva scoperto che le idee di Malcolm sulla famiglia differivano dalle sue in modo inconciliabile.

    «Ma si parla di quattro anni fa e non hai avuto altre storie! Io desidero che tu sia felice... felice come lo sono stata io per tutti questi anni con Matteo. Vorrei che tu trovassi quell’uomo speciale giusto per te. Dovresti conoscere altri uomini, divertirti, pensare ai tuoi bisogni.»

    Forse tornare all’isola d’Elba, dove la sua felicità era sbocciata, aveva fatto riaffiorare quei pensieri nella mente di sua nonna. «Io sto bene così, nonna.»

    Era trascorso molto tempo da quando si era concessa il lusso di avere dei bisogni, o di coltivare i propri sogni. La vita reale non lo aveva previsto, non per lei, almeno. Forse, essendo cresciuta ascoltando il racconto di una storia bella come una fiaba, non poteva accontentarsi di qualcosa di meno. Aveva fatto le sue scelte e non aveva rimpianti... anche se faticava a ricordarsi come si sente una donna quando è desiderata da un uomo.

    «E ora hai rinunciato alle tue vacanze per organizzare questo viaggio, per seguire il capriccio di una vecchia.»

    Quelle parole risvegliarono Gina dalle sue riflessioni. «Queste sono sciocchezze e tu lo sai» la rimproverò con dolcezza. «Inoltre ho sempre voluto visitare l’isola d’Elba. Quale posto migliore potremmo vedere insieme?» Lei sorrise, ma la ragione del loro viaggio spense il suo volto, quando vide negli occhi della nonna una profonda tristezza.

    «Questo è vero. E tu avresti trovato un modo per portarmi lì, mantenendo la promessa che avevi fatto a me e a tuo nonno: tutto questo significa molto per me.»

    «Lo so, nonna.» Gina cacciò le preoccupazioni circa la fatica che questo viaggio avrebbe richiesto a una donna anziana e malata, per non parlare dei costi emotivi legati al ritorno in un posto così amato, portando con sé le ceneri dell’uomo che era stato tutto per lei per cinquanta anni. «Va bene se rimani qui a riposarti da sola mentre io torno indietro e vedo se qualcuno è rientrato alla villa?»

    Sua nonna le accarezzò una mano. «Non preoccuparti. Sono solo un po’ affaticata dalle nostre lunghe ore di viaggio di ieri, questo è tutto.» Il viaggio, che aveva comportato un volo dalla Scozia a Pisa, e poi un treno fino a Piombino, il porto sulla terraferma italiana da cui si erano imbarcate su un traghetto per Portoferraio, il centro abitato più importante dell’isola d’Elba, le aveva sfinite. E ancora avevano dovuto raggiungere la parte occidentale dell’isola, dominata da un monte piuttosto elevato, dove Gina aveva prenotato una stanza economica, con servizio di bed and breakfast, presso privati. La camera doppia era piccola, senza fronzoli, ma accogliente... tutto quello che si poteva permettere con un budget limitato.

    Non erano distanti da

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