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Promessa di matrimonio: Harmony Collezione
Promessa di matrimonio: Harmony Collezione
Promessa di matrimonio: Harmony Collezione
E-book160 pagine2 ore

Promessa di matrimonio: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Un ospite inatteso ha fatto andare a monte il suo matrimonio d'interesse, mandando in fumo allo stesso tempo i suoi progetti.

Per entrare in possesso della sua eredità, Alissa Scott deve trovare marito entro un mese, e rimanere sposata per almeno sei. Quando è certa di avere trovato la soluzione, però, entra in gioco Dario Parisi, che manda all'aria tutti i suoi piani.
Dario ha intenzione di reclamare ciò che gli spetta, anche se questo dovesse voler dire costringere la giovane erede dei suoi più acerrimi nemici a diventare sua moglie.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2018
ISBN9788858985595
Promessa di matrimonio: Harmony Collezione
Autore

Annie West

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Promessa di matrimonio - Annie West

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Blackmailed Bride, Innocent Wife

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2009 Annie West

    Traduzione di Edy Tassi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-559-5

    1

    Alissa scese dal tram proprio nell’istante in cui il cielo pesante di Melbourne si apriva per rovesciare un acquazzone. E lei non aveva l’ombrello. Il tempo era stato l’ultimo dei suoi pensieri quel giorno.

    Un lampo esplose così vicino da farle temere che il marciapiede le si squarciasse davanti. La temperatura precipitò.

    È un segno. Un presagio.

    Alissa fece una smorfia, rifiutandosi di prestare ascolto a quella superstiziosa vocina interna. La perturbazione era prevista da giorni, non presagiva alcun disastro. Si trattava di una pura coincidenza.

    Alissa incurvò le spalle e sfrecciò lungo il marciapiede, incurante della pioggia che la sferzava quasi come si trattasse di umidi aghi, e non di semplici gocce d’acqua.

    Aveva pianificato quel pomeriggio con cura. Niente, nemmeno un temporale o i suoi stessi dubbi l’avrebbero fermata. Il successo era a portata di mano.

    Non doveva fare altro che... sposarsi.

    Il suo passo vacillò. Stava facendo la cosa giusta, l’unica cosa possibile. Nonostante ciò, la paura le corse lungo la schiena come un dito gelido.

    Legarsi a un uomo.

    Non importava che il matrimonio fosse una sua idea. Che Jason non rappresentasse una minaccia ma una sicurezza. O che il matrimonio avrebbe avuto vita breve. L’esperienza le aveva già insegnato qual era il pericolo di ritrovarsi in balia di un uomo. E tutta la logica del mondo non poteva impedire a una paura atavica di congelarle le vene.

    Ma Donna aveva bisogno di lei. Per sua sorella era l’ultima possibilità, e lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvarla.

    Serrando la mascella, cominciò a salire i gradini dell’edificio pubblico che incombeva su di lei. Un passo pesante davanti all’altro.

    Andrà tutto bene... Non invitato, il vecchio mantra le riempì la mente.

    Certo che sarebbe andato tutto bene. Lei e Jason si sarebbero sposati e dopo sei mesi sarebbero andati ognuno per la propria strada, appesantiti solo dal denaro che avrebbero ricevuto. Il denaro che avrebbe salvato la vita di Donna.

    Era un semplice accordo d’affari. Nessun gioco di potere. Nessuna minaccia. Una situazione favorevole per entrambi.

    Alissa si affrettò a oltrepassare la porta, si precipitò nell’ingresso e andò a urtare contro qualcuno.

    «Faccia attenzione!» l’apostrofò una voce brusca.

    Due mani grandi l’afferrarono per i gomiti e la scostarono dal corpo solido contro il quale si era scagliata.

    Alissa sollevò lo sguardo oltre la giacca di taglio squisito, fatta su misura per adattarsi a un paio di spalle larghe e a una corporatura slanciata, fino a una mascella squadrata, rasata con cura. Una bocca ferma, ampia e superbamente cesellata. Un naso lungo e risoluto, incorniciato da un paio di zigomi alti...

    Alissa inspirò di colpo, e l’aria le sibilò fra i denti. Quel volto era magro, severo e arrogante. I capelli neri pettinati all’indietro conferivano allo sconosciuto un’aria terribilmente elegante. Ma i suoi occhi... Alissa barcollò davanti a quello sguardo color ardesia che trasudava disapprovazione.

    «Mi spiace» mormorò lei, quando riuscì di nuovo a muovere la lingua. «Avevo così fretta di ripararmi dalla pioggia che non l’ho vista.»

    Silenzio.

    Le sopracciglia dell’uomo si piegarono verso il basso in una V di disappunto.

    Alissa si portò una mano verso i capelli inzuppati. Un rivolo d’acqua le scivolò lungo la nuca. L’abito le si era incollato al seno, alla schiena e alle gambe. Rabbrividì, trafitta dal freddo.

    Cos’era che non gli andava? Disapprovava forse il suo aspetto? O il fatto che gli fosse andata addosso?

    Irriducibile maschiaccio. Le parole le risuonarono nella mente così limpide e forti da farla sobbalzare. Ma era la voce rauca di suo nonno quella che aveva sentito. Lo sguardo freddo dello sconosciuto aveva risvegliato in lei un ricordo inaspettato. Quella presa di coscienza la scosse nel profondo. Doveva essere più nervosa di quello che credeva per sentire il vecchio che le parlava dalla tomba.

    «Ascolti, io...»

    «Di solito irrompe sempre così da una porta? Senza guardare dove sta andando?» La voce dell’uomo era bassa, profonda, con una sfumatura roca che le fece formicolare la pelle. Era una voce da letto, fatta per ridurre le donne a una inevitabile arrendevolezza. Un vago accento allungava le vocali, producendo una strascichio intrigante.

    Irritata, Alissa liberò le braccia e cercò di raddrizzarsi, ma con suo disappunto si accorse di arrivargli a malapena alle spalle. «Non ho fatto niente.»

    Le sopracciglia aggrottate si sollevarono in una manifestazione di altezzosa incredulità. «Allora le porgo le mie scuse per aver interrotto i suoi... sogni a occhi aperti.»

    Alissa girò su se stessa e si allontanò, avvertendo lo sguardo dello sconosciuto che le sfiorava la pelle nuda del collo.

    Ma non confuse quell’occhiata per ammirazione maschile. Quello era uno sguardo sdegnato, affilato come una lama. Lei non ne conosceva il motivo, ma aveva abbastanza esperienza per riconoscere l’animosità quando la incontrava.

    Alissa sollevò il mento ed entrò nel corridoio che le serviva. Non aveva tempo di fare speculazioni su uno sconosciuto.

    «Che cosa ha detto?» la voce di Alissa si fece stridula per l’incredulità.

    L’impiegato si strinse nelle spalle e allargò le mani. «Che non è potuto venire all’appuntamento.»

    L’appuntamento! Alissa rimase intontita dallo shock ad ascoltare il fragoroso martellare del proprio cuore. Quello non era un appuntamento. Era un matrimonio. Il matrimonio di Jason, oltre che il suo. Si trattava forse di uno scherzo?

    No, niente scherzi. Jason era ansioso di sposarsi tanto quanto lei. O meglio, ansioso di mettere le mani sui soldi che avrebbero ricavato una volta che avessero ereditato la proprietà immobiliare del nonno siciliano di Alissa e l’avessero venduta.

    «Che cos’ha detto, di preciso?» chiese a denti stretti.

    L’impiegato la osservò meditabondo prima di leggere l’appunto che teneva in mano. «Il signor Donnelly ha telefonato trenta minuti fa dicendo che non sarebbe più venuto. Che aveva cambiato idea.»

    Quelle parole furono accompagnate da un’altra occhiata incuriosita. Ma Alissa era tutt’altro che imbarazzata che il suo sposo se la fosse data a gambe. La notizia era troppo devastante per lasciare posto all’umiliazione. Si trattava di un disastro di proporzioni catastrofiche.

    Intrecciò con forza le dita, sforzandosi di apparire calma mentre il panico si faceva strada nei suoi pensieri. Il suo stomaco si lanciò in caduta libera.

    Non posso permettermi di fallire.

    Se nel giro di trenta giorni non fosse diventata la signora Tal dei Tali, se non si fosse sposata come scritto nelle volontà di suo nonno, avrebbe potuto dire addio alla possibilità di mandare Donna in America per sottoporsi ai trattamenti di cui aveva bisogno.

    Impugnare il testamento avrebbe richiesto troppo tempo e il suo legale l’aveva messa in guardia sul fatto che l’esito di un’azione del genere era incerto. Quanto a chiedere un prestito... le banche l’avevano disillusa nei confronti di quella possibilità. Non le rimaneva altra alternativa che fare l’unica cosa che aveva giurato di non fare mai – obbedire alle ultime volontà di suo nonno per ereditare parte del suo patrimonio. Chissà come si sarebbe messo a ridacchiare il vecchio, all’inferno, se avesse potuto vedere il pasticcio in cui era finita adesso.

    Si incollò un sorrisino tirato sulla faccia e trasse un respiro lento e profondo. «Ha lasciato detto qualcos’altro?»

    «No.» L’impiegato non riuscì a nascondere lo scintillio inquisitore dei suoi occhi. «Questo è tutto.»

    «Capisco. Grazie.» Invece non capiva. La cosa non aveva senso.

    Si voltò e tirò fuori il cellulare. Digitò il numero di Jason con dita tremanti e si portò il telefono all’orecchio, solo per sentire un irritante segnale di occupato. Gli era successo qualcosa o stava solo cercando di evitarla? Impiegò una frazione di secondo per accorgersi che Jason avrebbe potuto telefonare a lei invece che all’ufficio di stato civile. Perciò sì, la stava evitando.

    «Signorina Scott?»

    La voce dell’impiegato la fece voltare di scatto. Confusa, Alissa vide che accanto a lui c’era l’alto sconosciuto dell’ingresso.

    Cosa ci faceva lì? Alissa lanciò un’occhiata veloce a quegli occhi socchiusi, poi distolse lo sguardo. Quell’uomo la metteva terribilmente a disagio.

    «Sì?» Si avvicinò di un passo e si concentrò sull’impiegato, non sull’uomo che gli stava di fianco.

    «Questo signore è qui per vederla.»

    «Per vedere me?» Alissa si sforzò di guardare quel volto bello e arrogante e di ignorare il fremito di costernazione che la scosse.

    «Lei è Alissa Scott?»

    Alissa annuì. «Sì, sono io.»

    «La nipote di Gianfranco Florio?»

    Lei annuì ancora, meccanicamente, le labbra serrate al nome del suo defunto e per nulla compianto nonno.

    «Dobbiamo parlare. Ho delle informazioni per lei.»

    L’uomo le fece cenno di seguirlo prima di allontanarsi a grandi passi senza aspettare di vedere se lei gli obbediva. Alissa gli trotterellò dietro, i piedi che scivolavano nelle scarpe umide.

    «Dove sta andando?»

    Lui si fermò e si voltò a guardarla a occhi socchiusi. «La mia limousine è fuori che aspetta. Lì potremo parlare in privato.»

    Alissa scosse la testa. Non sarebbe andata da nessuna parte con un uomo che non conosceva. Era disperata, non pazza.

    «Possiamo parlare qui.»

    «Preferisce discutere dei suoi affari personali qui, in un posto così pubblico?»

    Lei sostenne il suo sguardo con determinazione. «Ha detto di avere delle informazioni per me.»

    Dario guardò quell’ovale e provò di nuovo una fitta di consapevolezza fisica. A dispetto di tutto, l’odio verso la famiglia Florio, il disprezzo nei confronti di quella donna, la rabbia per i passi che era stato costretto a compiere per assicurarsi ciò che era suo, non c’era modo di fraintendere l’impatto che aveva su di lui. Un doloroso sussulto di desiderio gli stava scavando un buco nello stomaco. La sua scia era ardente come una fiamma.

    Un impeto identico e inaspettato lo aveva paralizzato quando lei gli era finita addosso cinque minuti prima. La sua intensità lo aveva sbalordito.

    Quella era la donna che lo aveva rifiutato non una ma due volte, senza nemmeno degnarsi di incontrarlo di persona. Un fatto che bastava da solo a esigere soddisfazione. Nessuna donna gli aveva mai negato quello che voleva. E per di più aveva tramato alle sue spalle con Donnelly per impedirgli di riappropriarsi di ciò che era suo.

    Se lei avesse pianificato di sposarsi per amore, Dario avrebbe anche potuto capire. Ma questo era un bieco e astuto tentativo di tenere viva una faida antica e di impedirgli di entrare in possesso del castello che il nonno di Alissa aveva rubato alla sua famiglia in Sicilia.

    Inspirò a fondo, tenendo a freno l’odio che provava.

    Quella donna era l’incarnazione di tutto ciò che lui disprezzava. Superficiale, intrigante, viziata. Era cresciuta in mezzo a tutti gli agi che il denaro poteva offrire, eppure aveva sprecato le sue opportunità preferendo invece le droghe, l’alcol e le feste folli. Al punto che nemmeno suo nonno aveva più voluto avere a che fare con lei.

    Dario non avrebbe dovuto provare che disprezzo nei suoi confronti. Invece...

    La sua pelle candida e pura, i suoi grandi occhi color fiordaliso, l’arco pieno della sua bocca, le curve voluttuose sulla sua figurina sottile costituivano un involucro fin troppo allettante.

    La cosa lo faceva infuriare. Non doveva

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