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Acque profonde (eLit): eLit
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E-book190 pagine2 ore

Acque profonde (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Stop the wedding 2

Dopo un anno trascorso a lavorare per un'operazione umanitaria ai Caraibi, Jeb è pronto a dimostrare alla sua ex di essere un uomo migliore. E un party di addio sul suo yacht è il modo perfetto per festeggiare quel nuovo inizio. La mattina dopo, però, lui riceve un messaggio che lo informa che la sua ex sta per sposarsi in Florida, tra soli quattro giorni. Jeb molla subito gli ormeggi, ma si accorge di avere un passeggero a bordo. Bellissima, sexy – e furiosa! – Haley è costretta ad accompagnarlo in quella missione di salvataggio e a condividere con lui un'eccitante solitudine.
LinguaItaliano
Data di uscita31 ago 2018
ISBN9788858989760
Acque profonde (eLit): eLit
Autore

Lori Wilde

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Acque profonde (eLit) - Lori Wilde

    Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:

    Smooth Sailing

    Harlequin Blaze

    © 2013 Laurie Vanzura

    Traduzione di Anna De Figueiredo

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-976-0

    1

    Avanti. Verso prora.

    Un pavone non si sarebbe mosso con maggior alterigia e superbia di Jeb Whitcomb mentre saliva sul palco. Un sorriso di autocompiacimento sul bel volto abbronzato, gli occhi azzurri ridenti, raggiunse il governatore. Le maniche della camicia bianca arrotolate sopra i gomiti mettevano in mostra un paio di avambracci potenti appena coperti da una peluria di un tono più scuro dei capelli color cioccolato al latte che gli scendevano sbarazzini sulla fronte.

    «Come ringraziamento per il suo duro lavoro, la sua dedizione e il contributo finanziario alla ricostruzione dell’isola di St. Michael’s abbiamo il piacere e l’onore di consegnarle il primo premio umanitario Jeb Whitcomb» annunciò il governatore Freemont porgendogli il trofeo dorato.

    Haley French, in piedi in mezzo al pubblico, alzò gli occhi al cielo sbuffando. L’individuo poteva aver fatto colpo su tutti ma lei vedeva al di là di quel sorriso affascinante e della spavalderia supersexy. Non era venuto sin lì solo per aiutare gli abitanti dell’isola. Essenzialmente il suo scopo era gonfiare a dismisura il proprio ego. Ovunque ci fosse una telecamera, il signor Whitcomb vi si piazzava davanti.

    Vi fu un susseguirsi di flash, poi i giornalisti si lanciarono in un profluvio di domande mentre la folla esplodeva in applausi.

    Ahmaya Reddy, che era la sua migliore amica, le diede una gomitata. «Dai, non essere maleducata. Applaudi.»

    Lei l’accontentò di buon grado, la fronte corrucciata. «Gli piace mettersi in mostra.»

    Whitcomb intanto si era lanciato in quello che doveva sembrare un tentativo di schermirsi dalle lodi e dai ringraziamenti.

    «È in buonafede» la contraddisse Ahmaya. «St. Michael’s non si sarebbe ripresa così presto se non fosse stato per lui.»

    «È egocentrico.»

    «Oh, certo! Le persone egocentriche perdono un anno della loro vita per ricostruire isole in cui non hanno né interessi né legami.»

    «Appunto. Lui non ha alcun legame con St. Michael’s. Perché intervenire in nostro aiuto? Mi interrogo sui motivi che lo hanno spinto. E poi hai notato che ha sempre un codazzo di gente al seguito?»

    L’amica scrollò le spalle. «È bello, ricco e divertente.»

    «Ricostruire un’intera isola distrutta da un uragano non dovrebbe essere divertente

    «Tu non sei d’accordo ma in qualche modo è riuscito a far lavorare tutti in armonia. È per questo che ha successo, che...»

    «Lo fa proprio per attirare l’attenzione. Per nutrire il suo mega-ego.»

    «E con ciò?» ribatté l’amica.

    Okay, forse era stata troppo dura, il che non era sua abitudine, ma Whitcomb tirava fuori il peggio da lei.

    «Il risultato è comunque lo stesso» proseguì Ahmaya. «Adesso la gente ha di nuovo una casa e sono stati ripristinati i servizi essenziali proprio per la sua generosità.»

    «È impulsivo.»

    «Ora capisco.»

    Un debole sorriso illuminò il volto dell’amica.

    «Capisci cosa?»

    «La ragione per cui ti irrita tanto.»

    Haley incrociò le braccia al petto, inclinando la testa di lato. «E sarebbe?»

    «Non è stato all’altezza delle tue aspettative.»

    «Non ho alcuna aspettativa nei suoi confronti.»

    «No?»

    «No.»

    «Eppure pensavo che voi due...»

    «Assolutamente no.»

    «Ma stavate per...»

    Si sentì il viso in fiamme. Era vero. Parecchi mesi prima aveva quasi fatto sesso con Jeb Whitcomb. Per fortuna però non erano andati sino in fondo.

    «Aspetta un attimo!» esclamò Ahmaya schioccando le dita. «Non è stato lui a non rispondere alle tue aspettative. Sei stata tu. Sei arrabbiata con Jeb perché a causa sua hai violato il tuo codice etico e...»

    «La smetti di parlare di lui?» sbottò, rivolgendo tutta la propria attenzione verso il palco.

    Jeb aveva in mano il microfono e camminava su e giù esaltando il pubblico con la sua visione appassionata di come poteva diventare St. Michael’s. Lei sapeva bene quanto poteva essere pericolosa quella passione. L’aveva attirata sotto l’influsso del suo fascino. E anche se per poco, ne era rimasta incatenata. Lo vide fermarsi e scrutare tra la folla sino a posare lo sguardo su di lei.

    Per un secondo i loro occhi s’incontrarono e il cuore le arrivò in gola. Per la miseria, non poteva guardare altrove? Jeb abbassò appena le palpebre, la voce che si faceva più bassa e seducente. «Oggi è il mio ultimo giorno a St. Michael’s e spero di avervi tutti sul mio yacht per una festa di addio.»

    In risposta ottenne un coro di ovazioni entusiastiche. L’uomo restituì il microfono al governatore e scese dal palco seguito dal suo entourage di adulatori, ricevendo grandi pacche sulla schiena e parole di apprezzamento dalle persone presenti. Ma lui sembrava avere una missione da compiere.

    Le ci volle qualche secondo per capire che era proprio lei la sua meta. Allora girò sui tacchi e cercò di sparire in mezzo alla folla. Solo che la punta di una scarpa finì su un filo elettrico facendole perdere l’equilibrio e cadere in terra rovinosamente.

    Le giunse una risata soffocata alle spalle e prima che potesse tirarsi su, Jeb le aveva messo una mano sulla vita e il suo profumo fresco l’avvolse mentre l’aiutava a rialzarsi.

    «Piano, baby...» le mormorò, chinandosi a toglierle la polvere dai pantaloni della divisa da infermiera.

    Haley si scostò brusca, il fiato corto per il turbamento. Ehi, datti una calmata! Il guaio fu che non riuscì a fare a meno di guardarlo.

    Le stava davanti e troppo vicino, con la sua camicia bianca, i bermuda color kaki, le scarpe da barca, berretto da yacht, l’aspetto fantastico del ricco, scanzonato milionario qual era.

    Gli occhi azzurri come il cielo la fissavano con una punta di divertimento. Era proprio quella sua caratteristica a bloccarla. Ogni volta. Ma non adesso. E poi stava per andarsene definitivamente. Non l’avrebbe più rivisto.

    «Verrai alla festa?» Le sfiorò il braccio con due dita.

    Per nessuna ragione.

    «Non sarebbe una festa senza di te» aggiunse in tono più basso.

    «Devo lavarmi i capelli» mentì. Ma perché? Forse per lavarti via dalla testa quest’uomo.

    «Non hai bisogno di far altro se non toglierti le forcine.» E senza darle il tempo di scostarsi le sfiorò lo chignon, sfilando una dopo l’altra le forcine in modo che le ciocche dorate cadessero libere sulle spalle. «Così è molto meglio.»

    Lei indietreggiò, il sangue alle tempie, il cuore impazzito. No! Non dovresti reagire in questo modo.

    L’espressione nelle pozze limpide e trasparenti era decisamente divertita. Sapeva benissimo di averla messa a disagio.

    «Mi lavo i capelli ogni giorno. È un’abitudine a cui tengo molto.»

    «Lo so.» La voce era dolce e carezzevole. «Tieni molto alle tue regole.»

    Chi gli dava il diritto di comportarsi come se la conoscesse? Solo perché avevano quasi... Quasi, appunto. E quello che più la infastidiva era che a staccare la spina era stato lui.

    «Devo andare.» Eppure non riuscì a muovere un passo.

    «Avrei dovuto immaginare che non saresti venuta, piccola Miss Puritana.»

    «Solo perché non voglio partecipare al tuo baccanale, non significa che sono puritana.»

    «Baccanale?» La sua risata le diede i brividi.

    «Una parola come un’altra.»

    «Hai paura.»

    Lei raddrizzò le spalle, sollevando il mento. «Non ho paura di niente.» Ora ti si allunga il naso.

    «Hai il terrore di divertirti.»

    «La mia idea di divertimento non coincide con la tua.»

    «Lo so. Fustigarmi non è il passatempo che preferisco.»

    Haley strinse le labbra, decisa a non sorridere. «Be’, buona festa e buon ritorno a casa.» Doveva ammetterlo, l’aveva ben catalogata. E avrebbe dovuto odiarlo anche per quel motivo.

    «Ti mancherò quando me ne sarò andato?» Le stava sorridendo scanzonato.

    Terribilmente. «Nemmeno un po’.»

    «Me la sono cercata.»

    «Infatti.»

    «Tu mi mancherai invece.»

    «Per cosa?»

    «Sei l’unica sull’isola che mi tiene sulle punte.»

    Eh, no! Non doveva permettergli di farla intenerire. «Se ti piace stare sulle punte, mettiti i tacchi alti.»

    Jeb tirò indietro la testa e scoppiò a ridere di gusto. «Adoro il tuo senso dello humour.»

    «Non volevo essere divertente.»

    «Sei anche l’unica a cui non vado a genio e non capisco proprio il perché.»

    Lei sbuffò irritata.

    «Non devi piacere per forza a tutti. E poi perché t’importa se mi piaci o meno?»

    «Perché tu mi piaci.»

    «A te piacciono tutti.»

    «Vero» ribatté lui, facendo un passo avanti. «Ma non quanto mi piaci tu.»

    Haley mise una mano fra loro come a difendersi. «Non ti piaccio. Ti piace la sfida.»

    Gli occhi azzurri brillarono come cristalli colpiti dal sole. «Lo riconosco. Mi piacciono le sfide. Più tu resisti, più ti voglio...» Seguì una pausa a effetto e il cuore le fece una capriola nel petto. «Alla mia festa.»

    «Si può volere da un lato e disprezzare dall’altro. Tutto sta a vedere quale dei due bicchieri si riempie per primo.»

    La sua risata calda e un po’ roca l’accarezzò sensuale e per un istante rimase come ipnotizzata a fissare la fila di denti bianchi e perfetti. Era questo il problema. Quell’uomo era perfetto e ogni donna lo desiderava. Come la bionda che si era avvicinata e stava sbattendo le ciglia come una bambola.

    «Il tuo pubblico adorante aspetta.»

    «Come?»

    Haley gli indicò con un cenno del capo la giovane donna dai capelli color platino, a cui Jeb peraltro rivolse solo un’occhiata frettolosa.

    «Su, vieni alla festa.»

    «Non credo. I miei capelli ci mettono tanto ad asciugare.»

    Non poteva permettersi il lusso di fargli intuire come le fosse penetrato sotto la pelle. Se solo avesse immaginato che era il protagonista indiscusso dei suoi sogni erotici, non le avrebbe dato più pace. E lei si rifiutava di cadergli ai piedi come il resto dell’universo femminile.

    Okay, era bello e ricco. Aveva personalità e carisma da vendere. Qualità che però non le interessavano. Jeb Whitcomb era una persona troppo superficiale.

    «È l’ultima volta che mi vedrai. Non vuoi almeno dirmi addio?» le chiese lui.

    «Addio.» E gli agitò una mano in segno di saluto.

    «La festa non sarà la stessa senza di te.»

    «Tranquillo. Non ti mancherò.»

    A quelle parole lui chinò la testa di lato, gli occhi penetranti come due laser. «È proprio qui che tu ti sbagli, dolcezza.»

    «Lascia perdere, Whitcomb.»

    Una scrollata di spalle. «Non si può impedire a un uomo di sognare.»

    «Sempre che resti un sogno.»

    Jeb allungò un braccio e le sfiorò il dorso della mano. «Mi mancherai, Haley.»

    Lei cercò di ignorare il brivido lungo la spina dorsale.

    «Spiacente per te.»

    Il sorriso impertinente tornò sul viso maschio. «Accidenti, fai proprio sul serio!»

    «Non dimenticarlo mai.»

    La bionda si avvicinò schiarendosi la gola. «Mi scusi, signor Whitcomb, sono del Metropolitan Magazine e vorrei scrivere una storia su di lei.»

    Jeb si voltò e Haley ne approfittò per confondersi tra la folla, una sensazione di stordimento insolita. Ma chi prendeva in giro? Si sentiva tutta scossa e rimescolata e sapeva perfettamente chi ne fosse la causa.

    La osservò allontanarsi, i morbidi capelli color miele sulle spalle, i pantaloni blu dell’ospedale, aderenti sui fianchi.

    Jeb si massaggiò la nuca, passandosi la lingua sulle labbra. Sei forte, baby, pensò, gli occhi fissi su quel meraviglioso fondoschiena che ondeggiava provocatorio. Sentì il sangue pulsargli veloce nelle vene e nonostante la brezza fresca dell’oceano fu assalito da un’ondata di caldo. Allora tirò un profondo respiro, poi un altro, sforzandosi di riprendere il controllo. In effetti gli sarebbe mancata. Gli piacevano i loro battibecchi. Era impertinente, salace e non recedeva davanti a nessuno.

    L’ultima persona e l’unica che lo aveva sfidato in quel modo era stata la sua ex fidanzata, Jackie Birchard. Tra le dozzine di ragazze che aveva avuto, Jackie era la sola che lo aveva piantato. L’unica che non fosse riuscito ad affascinare.

    Sino a quando non aveva incontrato Haley. Peccato non fossero arrivati al sodo. Anche se c’era mancato poco.

    Sorrise tra sé e sé al ricordo di quei momenti. Avrebbe potuto portarsela a letto se solo lo avesse voluto. Quando avevano passeggiato sulla spiaggia al tramonto qualche mese prima, la tensione sessuale

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