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Cinque appuntamenti per trovare l'uomo giusto: Harmony Bianca
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Cinque appuntamenti per trovare l'uomo giusto: Harmony Bianca
E-book164 pagine2 ore

Cinque appuntamenti per trovare l'uomo giusto: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

La dottoressa Miranda Dupris ne ha abbastanza degli uomini e con l'arrivo dell'anno nuovo ha scommesso che sarebbe riuscita a evitare ogni tipo di relazione, concentrando i propri sforzi soltanto sui primi appuntamenti... e su ciò che viene subito dopo. Ma quando il dottor Jack Perry fa la sua apparizione, bello come una divinità, Mira sa già con certezza che è destinata a perdere la scommessa, insieme al suo cuore.
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2020
ISBN9788830522534
Cinque appuntamenti per trovare l'uomo giusto: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Cinque appuntamenti per trovare l'uomo giusto - Tina Beckett

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    How to Find a Man in Five Dates

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2015 Tina Beckett

    Traduzione di Silvia Calandra

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-253-4

    Prologo

    Ed ecco un altro anno nuovo.

    La dottoressa Miranda Dupris strinse la coppa di champagne vuota e attese l’inizio del temuto conto alla rovescia. Il vasto salone dell’hotel di suo padre, con i soffitti a volta e il grande camino con il fuoco scoppiettante, era affollato. Il cibo e le bevande abbondanti richiamavano i numerosi ospiti e anche i dipendenti della struttura, tutti pronti a brindare con la speranza che l’anno che stava per iniziare fosse migliore di quello che si lasciavano alle spalle.

    O forse era solo lei a sperarlo.

    Un cameriere che girava con un vassoio le mise in mano un’altra coppa di liquido ambrato e le prese quella vuota. Il profumo di champagne le catturò i sensi, distraendola.

    «Mira, dobbiamo fare il nostro tradizionale proposito per il nuovo anno!» La sua migliore amica le sorrise, i lunghi riccioli biondi le danzarono sulle spalle quando reclinò il capo all’indietro per bere. «Facciamolo adesso. Così potrai finalmente scaraventare Robert nel più vicino buco nero dell’universo e andare avanti.»

    A sentire pronunciare il nome del suo ex fidanzato, Mira arricciò le dita dei piedi mentre la fitta bruciante del tradimento le attraversava la gola.

    Mai più. Davvero, mai più.

    Avrebbe voluto poter saltare lei in un buco nero.

    Non voleva più saperne di relazioni. Tre fidanzamenti falliti negli ultimi sette anni dovevano pur voler dire qualcosa.

    «Sono assolutamente d’accordo.» Si sforzò di sorridere per non rovinare la tradizione che lei ed Ellory portavano avanti da dieci anni proprio in quella sala. Sollevò il bicchiere. «Comincio io. Giuro solennemente che non intreccerò relazioni impegnative per i prossimi dodici mesi.»

    La sua amica rise. «E non impegnative?»

    Oh! Alla fine il suo cervello annebbiato fece due più due. Ellory le stava chiedendo se pensava di fare del tutto a meno degli uomini per un anno. Era così?

    Forse sarebbe stata una decisione troppo drastica. Gli uomini le piacevano. Alcuni, almeno. Non certi bastardi maestri di sci.

    «Non impegnative vanno bene. Anzi, benissimo.» Alzò il bicchiere ancora più in alto. «Sai che ti dico? Il mio proposito per il nuovo anno è di uscire con venticinque uomini diversi senza il minimo coinvolgimento emotivo. Zero. Nada de nada

    «Caspita» dovette gridare Ellory per farsi sentire mentre le lancette del grande orologio sullo schermo si avvicinavano sempre di più all’ora fatale. «Sul serio? Miss Monogamia Dupris vuole fare strage di uomini?»

    Be’... sì. Perché no?

    L’idea le piaceva sempre di più. O forse i tre bicchieri di champagne che si era scolata le avevano dato alla testa. Non importava. Bevve un altro sorso per farsi più coraggio.

    «Esattamente. Una strage di uomini. Venticinque... in un anno.»

    «Non ci credo. Scommetto cento dollari che ti tirerai indietro o che non andrai oltre il quinto senza innamorarti prima.»

    «Facciamo dieci. No, aspetta... Vada per venticinque. E non mi tirerò indietro.» Scrollò le spalle, sempre più convinta e piena di coraggio. «Sai che ti dico? Il prossimo ultimo dell’anno vedremo chi avrà vinto la scommessa. Tu, invece, quale proposito hai fatto?»

    «Be’, se tu non vuoi avere relazioni a lungo termine, io, tanto per cambiare, per quest’anno non voglio proprio sentire parlare di uomini. Voglio dedicarmi a un progetto nuovo. E scommetto la stessa somma che lo realizzerò.» L’espressione di Ellory si fece seria, anomala per la sua amica festaiola.

    Tuttavia con le lancette che stavano per ricongiungersi sulla mezzanotte, non ebbe il tempo di chiederle spiegazioni. «Cento dollari sui nostri buoni propositi. Giusto?»

    «Giusto.»

    Aveva appena finito di pronunciare quelle parole quando una cacofonia di voci iniziò a fare il conto alla rovescia. Ellory e Mira brindarono facendo tintinnare i bicchieri e bevvero l’ultimo sorso di champagne.

    Tutt’intorno a loro cadde una pioggia di coriandoli colorati e le risate e gli auguri che tutti si scambiavano formarono un’onda di allegria che travolse anche Mira, scrollandole di dosso la malinconia. Abbracciò l’amica, lieta che Ellory fosse andata a stare da lei per qualche tempo.

    Fece un passo indietro, come per dire qualcosa, quando una voce maschile le giunse alle spalle.

    «Bene, bene. A quanto pare non solo l’unico cuore solitario stasera. Voi due state insieme?»

    Mira sbarrò lo sguardo e si rese conto che quelle parole biascicate le giungevano un po’ troppo vicino all’orecchio per i suoi gusti.

    Continuando a tenere una mano di Ellory, inarcò le sopracciglia con aria interrogativa. Certo che no.

    «Voltati» le disse l’amica con il labiale. «Parla con te.»

    Mira le lasciò la mano e si girò sui tacchi a spillo finché non si ritrovò faccia a faccia con uno stallone nerboruto che pareva appena uscito dalla pubblicità di una palestra. Era alto e muscoloso e il collo, sicuramente troppo abbronzato, spiccava sotto la camicia bianca inamidata dello smoking nero.

    Gli occhi azzurri brillavano di qualcosa che assomigliava a... interesse. O noia? Era indecisa.

    «Io...» La mente le si annebbiò e cercò disperatamente di riuscire a formulare una frase di senso compiuto. «Salve.»

    E poi, come accidenti ci si comportava per fare strage di uomini? Doveva chiedere delucidazioni a Ellory.

    Il sorriso dell’uomo si fece ancora più smagliante. «Ho aspettato ben dieci minuti prima di farmi avanti per non rischiare di essere preso a pugni da un fidanzato geloso. Ti ho notata appena sono entrato nella sala. Sei sola?»

    Oh, no. Non così in fretta.

    Guardò l’amica che aprì la sua pochette ornata di perline e la inclinò verso di lei con un cenno d’intesa del capo. «Li vuoi subito quei cento dollari?»

    O Signore! Lei sì che sapeva stare al mondo.

    Raddrizzò le spalle e si voltò di nuovo verso l’uomo in questione. «Sì, sono sola.»

    «Posso offrirti da bere?»

    Visto che era gratis, non era certo uno slancio di grande generosità. Ma poiché comunque doveva mantenere le distanze, quel tipo sembrava la scelta migliore.

    «Perché no?» accettò Mira con una vocina che voleva essere dolce, ma che risultò assomigliare più che altro al rantolo di una paziente affetta da asma.

    Prima di sgattaiolare via, Mira mise la sua coppa in mano a Ellory, che la stava fissando con malcelato stupore, e poi si allungò verso di lei sussurrandole solo due parole.

    «Pronti, via.»

    1

    Jackson Perry stava per cadere.

    Aveva provato infinite volte a piantare le bacchette da sci nella neve, ma finivano sempre per saltare via come una coppia di giavellotti lanciati da un atleta ubriaco.

    Devi fare lo spazzaneve se vuoi diminuire la velocità di discesa.

    Le raccomandazioni dell’istruttore di sci gli risuonavano nella testa, però era quasi impossibile mettere in pratica quel consiglio mentre acquistava sempre più velocità e cercava disperatamente di trovare il suo baricentro.

    Provò a fare come con la tavola da surf su un’onda assassina. Solo che gli sci non avevano nulla in comune con la tavola ben incerata. E la terra sembrava molto più dura del dolce abbraccio dell’oceano.

    Piegati.

    Esatto.

    Spalle in avanti.

    Esatto.

    No. Stava sclerando.

    Una bianca e soffice scia si sollevò quando Jack cadde a pancia in giù sulla neve e gli scarponi, grazie a Dio, si staccarono dagli sci.

    Rotolò su alcune cunette e istintivamente contrasse gli addominali per cercare di assorbire i colpi. La sua vergognosa scivolata si concluse cinquanta metri più a valle. Una bacchetta l’aveva ancora in mano, l’altra l’aveva persa, probabilmente dove si erano staccati gli sci.

    Per fortuna non si era cimentato in una pista difficile.

    Introducendo aria nei polmoni che parevano in fiamme, fece la spunta di tutte le sue ossa e di tutti i tendini. Le ginocchia? Intatte. I polsi? C’erano ancora entrambi. L’autostima? A quella avrebbe pensato in seguito. Il cranio? A posto, anche se cominciava a dubitare della propria salute mentale, visto che aveva accettato di fare quella dannata vacanza.

    Si portò le mani al viso per scrollarsi via la neve e si accorse che anche i guanti ne erano pieni.

    Al diavolo!

    Fatti una vacanza. Vai a divertirti. Hai bisogno di staccare. Altrimenti sarà peggio per te.

    L’allenatore non aveva aggiunto l’ultima frase, Jack, però, gliel’aveva letta sul volto teso quando, per l’ennesima volta, era arrivato in ritardo a un incontro. La conseguenza di un altro dei suoi incubi ricorrenti a cui aveva fatto seguire il solito sonnifero. E la mattina, ovviamente, non aveva neanche sentito la sveglia.

    Vai a sciare, Jack... o saremo costretti a trovarci un altro medico.

    Il piano stava funzionando?

    Certo, come no. Uno sballo.

    E tutti i maledetti ricordi che voleva solo dimenticare lo avevano seguito lungo quella discesa, fino a schiantarsi proprio come lui.

    Gli altri sciatori gli passavano accanto, nessuno sembrava avere i suoi stessi problemi con quella pista a cunette, nessuno sembrava annientato come lui alla prima discesa.

    Poi vide un paio di sci. Esattamente nella posizione che gli aveva descritto il maestro. Perfetta.

    Sollevò lo sguardo e strizzò gli occhi, accecato dal sole.

    «Serve aiuto?»

    Davanti a lui una visione: giacca a vento bianca, pantaloni da neve uguali, e intorno alle spalle e al capo un’aureola di luce.

    Forse aveva battuto la testa più forte di quello che pensava. Scrollò il capo e cercò di mettersi seduto, ma il tessuto liscio della tuta lo fece scivolare ulteriormente. La persona lo seguì e gli si fermò di nuovo accanto. Lei era in piedi.

    Una brillante risata femminile catturò il suo interesse, scuotendolo. «Prendi la mia mano. Gli scarponi ti aiuteranno a rimetterti in piedi. Ho preso io i tuoi sci e le bacchette.»

    Lui guardò di nuovo e vide che la donna, perché era una donna, aveva il suo equipaggiamento sotto il braccio. E gli tendeva la mano con il guanto bianco.

    Lei non era chiaramente una principiante.

    «Sto bene.» L’ultima cosa che voleva era trascinare anche lei per terra. Miracolosamente si alzò in piedi al primo tentativo. Aveva ragione. Gli scarponi aiutavano.

    «Ce la fai a scendere?» Si spostò gli occhiali protettivi sulla fronte e il cappuccio bordato di pelliccia le scivolò dalla testa svelando un cappellino di maglia rosa. Occhi castani pieni di divertimento lo fissarono.

    Probabilmente quella sera si sarebbe divertita al bar a raccontare alle amiche quell’avventura.

    Era esattamente come si era sempre immaginato la fata delle nevi, con l’elegante tuta bianca, disinvolta in quell’ambiente glaciale. Perfino la carnagione era pallida e spiccava solo il rosa tenue delle labbra e delle guance.

    Fredda e intoccabile. A parte i riccioli rossi che spuntavano da sotto il cappello. Anche Paula aveva i capelli rossi. Strinse i denti.

    «Tutto bene?» gli chiese.

    Giusto. Stava ancora aspettando che le dicesse se pensava di farcela a scendere a valle.

    «Tutto bene, grazie. Se vuoi darmi i miei sci...»

    «È la tua prima volta?»

    Non

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