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Per amore di un principe: Harmony Destiny
Per amore di un principe: Harmony Destiny
Per amore di un principe: Harmony Destiny
E-book177 pagine2 ore

Per amore di un principe: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

La vita di Ariella Winthrop non potrebbe essere più complicata. Prima scopre di essere la figlia del Presidente degli Stati Uniti, in seguito cede all'attrazione che prova per il principe Simon Worth, pupillo della casa reale d'Inghilterra. La loro relazione non ha futuro, perché Ariella sa che è impossibile per un principe inglese sposare una semplice americana. Però, la lotta ha sempre fatto parte della sua vita, e lei non intende più nascondersi o fuggire. Se Simon è disposto a combattere insieme a lei, tutto può diventare possibile.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2020
ISBN9788830512528
Per amore di un principe: Harmony Destiny
Autore

Jennifer Lewis

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Per amore di un principe - Jennifer Lewis

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Affairs of State

    Harlequin Desire

    © 2013 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Rita Pierangeli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-252-8

    1

    «Il principe sta fissando proprio te.»

    «Forse aspetta che qualcuno gli riempia il bicchiere.» Ariella Winthrop mandò un sms chiedendo un rifornimento di salmone e caviale. L’evento che aveva organizzato era una raccolta di fondi per un ospedale e quasi seicento ospiti si aggiravano per la sala da ballo. «Gli manderò un cameriere.»

    «Non l’hai nemmeno guardato.» La sua affascinante amica, Francesca Crowe, era una delle invitate alla festa. Con i lunghi capelli neri che le scendevano sulla schiena e il corpo voluttuoso fasciato in un abito ornato di perline, Francesca era nel suo ambiente tra la folla di miliardari. Era imbarazzante quando le amiche di Ariella partecipavano ai suoi eventi e volevano chiacchierare mentre lei doveva occuparsi di mille particolari. Per fortuna, Francesca era il tipo di persona con cui poteva essere franca.

    «Sto lavorando.» Rispose a un sms che le segnalava un problema vicino all’ingresso principale. «E sono sicura che tu ti immagini cose inesistenti» disse Ariella, senza guardare in direzione del principe. Cominciava a sentirsi a disagio.

    «Forse lo incuriosisce la misteriosa figlia illegittima del presidente degli Stati Uniti.»

    «Fingerò di non averti sentito. E rinuncerò all’idea di incontrare il presidente Morrow sulla rete televisiva di tuo marito.» Francesca avrebbe capito che stava scherzando, comunque le si strinse il cuore a quel pensiero. Parlavano tutti di lei e del suo famoso padre, e lei non l’aveva mai nemmeno incontrato.

    «Coraggio. Guarda. È stupendo.»

    Ariella alzò la testa suo malgrado. I suoi occhi incontrarono quelli di un tipo alto, a metà della sala. I corti capelli biondo cenere erano in contrasto con lo smoking nero. Una scarica di energia fece vibrare l’aria quando si avviò nella sua direzione. «Oh-ho, sta venendo da questa parte.»

    «Te l’avevo detto che ti stava guardando» sorrise Francesca. «E non ha bisogno di champagne. Guarda, il suo bicchiere è pieno.»

    «Mi chiedo cosa ci sia che non va.» Con il cuore che batteva forte, Ariella si incollò il più cortese dei sorrisi sul volto. Non era mai facile capire se era il caso di presentarsi in quel genere di situazioni. Lei non era un’invitata, perciò era un’infrazione all’etichetta salutare un principe? Si rammaricava che la sua socia, Scarlet, non fosse lì con lei. Essendo abituata a frequentare l’alta società, sapeva come risolvere quei problemi.

    Lui le era davanti prima che avesse il tempo di raccogliere le idee. Quando le tese la mano, gliela strinse. Come era prevedibile, la sua era una stretta energica e autoritaria. «Signorina Winthrop, Simon Worth.»

    Sapeva come si chiamava? Doveva aver letto i giornali, come chiunque altro. «È un piacere conoscerla.» I suoi occhi la fissavano con allarmante intensità. Di un colore miele scuro, sembrava che vedessero la donna che si nascondeva dietro la deliberata facciata professionale.

    «Sono senza parole.» Aveva una voce profonda, con un’ombra di rudezza mascolina che le agitò qualcosa dentro. Oh, cielo. Non era opportuno sentirsi attratta da un ospite, per di più di stirpe reale. Ciononostante, era gentile da parte sua complimentarsi con lei.

    «Oh, grazie. Molto cortese da parte sua.» Non capitava spesso che gli invitati ringraziassero di persona l’organizzatrice, o perfino che si accorgessero che era viva. «Ci piace occuparci di queste raccolte di fondi.»

    Lui le aveva lasciato andare la mano, ma il suo sguardo era tuttora puntato su di lei. Una luce divertita gli brillava negli occhi. «Non mi riferivo alla sua bravura di organizzatrice, per quanto non dubiti che sia altrettanto sbalorditiva. Ammiro il modo in cui ha gestito la stampa quando ha iniziato a interessarsi della sua vita privata.»

    «Oh.» Ariella si sentì avvampare, insolito per lei. Quell’uomo aveva un effetto inquietante sul suo equilibrio mentale. «Suppongo che sia di aiuto il fatto che la mia vita privata non offre molto. Non faccio altro che lavorare, così non hanno trovato niente di rilevante su cui scrivere.» Si accorse che stava farfugliando, il che la fece sentire ancor più agitata. «Ed è facile rimanere distaccate quando, per la metà del tempo, non ho idea di cosa stiano parlando.»

    «So come si sente» replicò lui, sorridendo. «Avevo le telecamere puntate sulla mia faccia prima ancora di imparare a parlare. Alla fine mi sono reso conto che, se non hanno una storia valida, si limitano a inventarne una.»

    Sorrise anche Ariella. «Perciò, è meglio tapparsi le orecchie e sperare che loro rinuncino?»

    «Proprio così.» Lui aveva una fossetta sexy nella guancia sinistra. Era più alto di quanto si era aspettata. E più robusto, con spalle larghe e il collo di un atleta. «Anche viaggiare molto aiuta, perché non riescono a stare dietro a ogni mossa.»

    «Dovrò procurarmi più eventi da organizzare all’estero allora.» Era facile parlare con lui, nonostante l’inquietante attrazione che le sconvolgeva le viscere. «Ne ho curato uno a Parigi qualche mese fa, e ne abbiamo in programma uno in Russia, perciò dovrebbe essere facile una volta che mi sarò abituata.»

    «Ben detto! Io vado spesso in Africa da quando ho lasciato l’esercito. È facilissimo seminare i fotografi nel bush

    Ariella soffocò una risata immaginandosi la scena.

    «Cosa va a fare in Africa?» La sua era curiosità autentica. Se non sbagliava, l’Inghilterra non vi aveva più colonie.

    «Gestisco un’organizzazione che si chiama Solidarietà globale, e che porta tecnologia e istruzione nelle zone più remote. Lo staff è formato da gente del posto, così passiamo molto tempo a reclutare personale nei villaggi e a istruirli.»

    «Dev’essere gratificante.» Accidenti, che tipo adorabile. Un principe che aveva altri interessi oltre a pensare a divertirsi? Non ce n’erano molti in circolazione.

    «Temevo che non avrei saputo come impiegare il tempo una volta lasciato il servizio militare, ma sono più occupato e felice che mai. Spero di raccogliere qualche donazione mentre mi trovo qui a Washington. È un’altra sfida che mi impegna molto. Forse lei può aiutarmi?»

    «Intende dire, organizzando una raccolta fondi?» Scarlet avrebbe fatto salti di gioia se avesse potuto annoverare un’altra altezza reale nell’elenco dei loro clienti.

    «Perché no?» Lui le era ormai così vicino che avvertiva il calore del suo corpo. «Domani mi farebbe compagnia per un tè?»

    Il cervello di Ariella si bloccò. Qualcosa nel linguaggio del suo corpo le diceva che lui voleva qualcosa di più di un tè. I giornalisti gli attribuivano un fascino scanzonato, e anche se lei non ricordava di aver letto di scandali sentimentali sui quotidiani, l’ultima cosa di cui aveva bisogno era fornire ai tabloid materiale per le loro fucine di pettegolezzi. «Temo di essere già impegnata» rispose, arretrando leggermente.

    Invece di mostrarsi contrariato, lui inclinò la testa e sorrise. «Naturalmente. Cosa ne dice di una colazione? Immagino che sia il momento più tranquillo della sua giornata.»

    Ariella deglutì. Ogni cellula del suo corpo le urlava di fuggire. Quell’uomo era di una bellezza pericolosa e doveva avere una notevole esperienza nel sedurre le donne, ma era una testa coronata, perciò non poteva permettersi di offenderlo. Quantomeno, non in pubblico. D’altronde, cosa poteva accadere durante una colazione? «Mi sembra una buona idea.»

    «Il mio autista verrà a prenderla a casa sua. Sarà discreto, si fidi di me.»

    «Oh.» Chissà perché ma la faccenda sembrava più che mai inquietante. Se era un incontro d’affari, che bisogno c’era di essere discreti? Ciononostante, Ariella riuscì a esumare un pallido sorriso.«Il mio indirizzo è...»

    «Non si preoccupi. Lui la troverà» la interruppe il principe. Quindi, con un breve cenno del capo, indietreggiò di un paio di passi prima di voltarsi e scomparire tra la folla.

    Ariella avrebbe voluto accasciarsi contro la parete per il sollievo. Purtroppo, non c’erano pareti vicine, e il suo cellulare stava squillando.

    «Bene, bene, bene» la fece sobbalzare la voce di Francesca.

    «Mi ero dimenticata che c’eri anche tu qui.»

    «Me ne sono resa conto. Ti sei scordata di presentarmi al tuo amico blasonato. Che figo! E io che credevo che il fratello maggiore fosse il più bello tra i due.»

    «Il fratello maggiore è l’erede al trono.»

    «Pensa, se gli Stati Uniti fossero una monarchia come l’Inghilterra, tu saresti la prima in linea di successione.» Francesca guardò l’amica con aria pensierosa. «Tuo padre è il presidente e tu sei la sua unica figlia.»

    «Della quale lui ignorava l’esistenza fino a poche settimane fa. E io non l’ho ancora incontrato di persona.» Quella era la parte che cominciava a farle sempre più male.

    «Liam è in trattative con l’ufficio stampa della Casa Bianca per fissare la data dello speciale televisivo sul ricongiungimento. Sono sicura che anche Ted Morrow vuole conoscerti.»

    «Oppure no. Dopotutto, io sono stata un incidente.» Ariella girò lo sguardo sulla sala, affollata di gente elegante e facoltosa. «Che ricongiungimento è se non ci siamo mai incontrati? In ogni caso non dovremmo parlarne adesso. Qualcuno potrebbe ascoltarci, e io dovrei lavorare. Non hai qualche pezzo grosso da intrattenere?»

    «Quello è compito di mio marito. Oh, come vorrei essere una mosca sulle brioche domattina!»

    «Io vorrei aver trovato una scusa per non accettare.» Il battito del cuore di Ariella accelerò al pensiero di fare colazione con il principe Simon. Non potevano passare tutto il tempo a parlare di affari. Di cosa si chiacchierava con un principe?

    «Sei pazza? Lui è fantastico.»

    «Sarebbe più facile se non lo fosse. L’ultima cosa di cui ho bisogno è imbarcarmi in un’avventura scandalosa con un principe» replicò Ariella, con un senso di vuoto allo stomaco. «Non che lui sia interessato, naturalmente, ma proprio quando penso che la situazione non possa peggiorare, è quello che succede.»

    «Ehm, credo che qualcuno stia vomitando sui gigli» disse Francesca, indicando una giovane donna china sopra un vaso di fiori di ottone.

    Ariella si portò il cellulare all’orecchio. «Capisci cosa intendo dire?»

    Sulla portiera della Mercedes nera parcheggiata fuori dal suo appartamento, a Georgetown, non c’era stampato: Per ordine di Sua Maestà, ma poco ci mancava. L’autista in uniforme che suonò il campanello sembrava uscito da un’altra epoca. Ariella salì di corsa sui sedili posteriori, augurandosi che non ci fossero fotografi in agguato.

    Non chiese dove erano diretti e l’autista non disse una sola parola, così rimase sorpresa, quindi un po’ confusa e per ultimo un po’ più che allarmata quando l’auto lasciò la città. Alla fine, quando la periferia cedette il posto alla campagna, si chinò in avanti e fece la domanda che avrebbe dovuto fargli prima di salire sull’auto. «Dove mi sta portando?»

    «A Sutter’s Way, signorina. Siamo quasi arrivati.» Lei deglutì e ricadde sul sedile. Sutter’s Way era una bella e vecchia villa, costruita dalla famiglia Hearst quando era all’apice della ricchezza e della fama. Non aveva idea di chi fosse l’attuale proprietario.

    La vettura varcò alla fine un alto cancello in ferro battuto e si arrestò davanti a un elegante edificio di mattoni. Ariella scese e si lisciò la gonna del semplice e castigato vestito blu che aveva scelto per l’occasione.

    Simon fece a balzi i gradini e le andò incontro. «Chiedo scusa per il lungo tragitto, ma pensavo che gradisse la privacy.»

    Per un momento Ariella pensò che lui l’avrebbe abbracciata e baciata, quindi si diede della stupida quando lui si limitò a un’energica stretta di mano. In quei giorni doveva avere le pigne in testa se si aspettava di essere baciata da un membro della casa reale.

    Lui era ancora più affascinante, con una camicia aperta sul collo e pantaloni cachi. Era abbronzato e sembrava che il vento gli avesse scarmigliato i capelli. Non che facesse differenza per lei. Era soltanto un potenziale cliente. «Negli ultimi tempi sono diventata paranoica. Vedo fotografi dappertutto. Non so che cosa sperino di immortalare.» Forse me mentre bacio un principe inglese.

    Ariella deglutì. A quanto pareva, si stava lasciando trasportare dall’immaginazione. Era probabile che Simon non volesse altro che suggerimenti sulla strategia migliore per attirare personaggi famosi, che facessero donazioni generose per la sua associazione benefica.

    Lui la invitò a entrare. «Ho imparato a mie spese che i fotografi ti seguono dappertutto, perciò è meglio dedicarsi ad attività innocenti, che non farebbero scalpore se apparissero sui giornali nazionali.» Il suo sorriso era contagioso.

    «È per questo che ho paura perfino di cambiare pettinatura?»

    «Non permetta che la spaventino. Darebbe loro potere su di lei, e sicuramente non vuole che accada. Da quello che ho visto, li tratta come una professionista.»

    «Forse ce l’ho nel

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