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La rivincita del conte: Harmony Collezione
La rivincita del conte: Harmony Collezione
La rivincita del conte: Harmony Collezione
E-book158 pagine2 ore

La rivincita del conte: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Un incredibile viaggio fra i lustrini e le paillettes dell'alta società, alla scoperta delle segrete arti della seduzione.

Il conte Francesco Di Luca non è abituato a essere trattato da stupido, tanto meno da una donna. Così, quando Alicia abbandona il letto nuziale senza una parola, la prima notte di nozze, giura a se stesso di prendersi la rivincita. Ora che i due sono di nuovo uno di fronte all'altro, però, Francesco scopre che Alicia non è più l'ingenua e tremante ragazza che ha sposato, e capisce che farle pagare il suo debito sarà una sfida ben più impegnativa di quanto avesse creduto. Ma gli obiettivi difficili da raggiungere sono anche i più gratificanti.
LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2018
ISBN9788858987896
La rivincita del conte: Harmony Collezione
Autore

Catherine George

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    La rivincita del conte - Catherine George

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Italian Count’s Defiant Bride

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2009 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Cristina Ingiardi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-789-6

    1

    L’atmosfera in città era elettrica. Alicia Cross se la sentì scorrere nelle vene mentre si univa ai tifosi della squadra di rugby che si stavano riversando nel Millennium Stadium di Cardiff. Come sempre, erano accorsi a migliaia per sostenere i propri beniamini del Galles.

    Quel pomeriggio, dopo settimane di viaggi e di duro lavoro per organizzare feste e conferenze stampa, Alicia aveva implorato di poter avere un paio di ore libere per assistere all’incontro in compagnia dei propri amici. Così in quel momento, invece di raggiungere gli sponsor nella tribuna di cortesia, stava finalmente andando a sedersi sulle gradinate.

    Nella fretta, quasi andò a sbattere contro un uomo che le si era parato davanti, bloccandole la strada. Aprì la bocca per scusarsi, poi la richiuse di scatto mentre il colore le defluiva dalle guance. Fece per scostarsi d’istinto, ma l’uomo, più veloce di lei, la afferrò per un polso. Conscia delle occhiate curiose che stavano attirando, Alicia si costrinse a rimanere ferma, il cuore che batteva furiosamente, mentre guardava il viso bello e indimenticabile della persona che un giorno aveva trasformato i suoi sogni di ragazza in incubi.

    «Alicia» la salutò lui con una voce che, si rese conto disgustata, non aveva minimamente perso la capacità di farla rabbrividire. Gli occhi affondarono nei suoi mentre le teneva prigioniera la mano.

    Con uno strattone, si liberò e girò sui tacchi, ma Francesco Di Luca la afferrò di nuovo per il gomito. «Alicia, aspetta, devo parlarti.»

    Lei lo fissò con muto disprezzo, il rifiuto che le brillava nello sguardo mentre un gruppetto di ritardatari si riversava tra i tornelli, urtandoli. Soffocando una imprecazione, Francesco la lasciò andare.

    «Non pensare di potermi sfuggire di nuovo così facilmente, Alicia!»

    La sfumatura minacciosa di quella profonda voce roca la spinse ad affrettarsi dietro agli altri tifosi come se avesse il diavolo alle calcagna. Si lanciò nel calderone di rumore e musica del famoso stadio, tuffandosi giù per i ripidi gradoni a una velocità tale che Gareth Davies balzò in piedi dal fondo di una fila per afferrarla per il braccio.

    «Rallenta, o ti romperai l’osso del collo!»

    «Dov’eri finita?» le chiese Meg con aria sorpresa. «Le squadre stanno per... ehi, cosa c’è?»

    «Sono solo di corsa.» Con un sorriso, Alicia salutò il marito di Meg. «Ciao, Rhys.»

    «Tutto a posto, tesoro?» le chiese lui, allungandosi per darle un buffetto sulla mano.

    «Sì.» O, almeno, lo sarebbe stato di lì a un attimo.

    «Non sembra» osservò Gareth.

    La risposta di Alicia venne soffocata dal boato dei tifosi italiani che salutavano l’entrata in campo della propria squadra.

    Seguendo l’andamento altalenante della partita, Alicia applaudì e trattenne il fiato con tutti gli altri. Ma per tutto il tempo una parte della sua mente continuò a essere come tramortita per lo shock del confronto con Francesco Di Luca.

    Quando il fischio finale decretò la vittoria dei gallesi, il pubblico andò in delirio.

    Alicia si alzò in piedi. «È stato bellissimo, ma il dovere mi chiama. Io devo andare ragazzi, voi restate pure a godervi i festeggiamenti.»

    «Sicura?» chiese Gareth, combattuto tra il desiderio di vederla uscire sana e salva e quello di prender parte all’euforia generale.

    «Certo! Ci vediamo domani a pranzo. Ciao.»

    Facendosi strada su per le scalinate piene di tifosi entusiasti, la ragazza ricambiò i sorrisi di giubilo che incontrava ovunque si girasse. Ma il suo sorriso svanì non appena vide la figura elegante che la aspettava di fianco all’uscita. Per una frazione di secondo prese in considerazione l’idea di tornare di corsa dagli altri, ma poi raddrizzò la schiena e, a testa alta, salì i gradini che rimanevano. Ignorando la mano che Francesco le porgeva, lo seguì in silenzio, acquiescente e glaciale, fuori dallo stadio, mentre i primi gallesi esultanti iniziavano a defluire dall’arena per andare a celebrare la magnifica vittoria della propria squadra.

    «Devo parlarti» disse Francesco alla fine, piegandosi verso di lei per bisbigliarle nell’orecchio.

    «No.»

    «Capisco la tua ostilità...»

    «Nessuno può capirla meglio di te!»

    L’uomo la fulminò con lo sguardo. «Sai benissimo quante volte ho cercato di mettermi in contatto con te, Alicia, ma tu non hai mai risposto alle mie telefonate. Perfino gli appelli a tua mamma sono stati inutili, non mi ha mai rivelato niente.»

    «Certamente, seguiva le mie istruzioni.» Sollevò il mento. «E ultimamente non avresti comunque potuto rivolgerti a lei. Ha traslocato.»

    Francesco la tirò di fianco per evitare che la folla li travolgesse. «Dio, così è impossibile. Vieni con me nel mio albergo.»

    Lei lo guardò in cagnesco. «Dopo quello che è successo l’ultima volta che siamo stati in una stanza d’albergo? Te lo sogni, Francesco!» Cercò di liberare il braccio, ma la presa dell’uomo era troppo salda.

    «I sogni sono tutto quello che mi resta! Quando finalmente ho ricevuto una tua lettera ho iniziato a sperare, ma erano solo le tue condoglianze per la morte di mia madre.»

    «E le hai ricevute solo perché mia madre ha insistito che ti scrivessi, dopo che le era stata inoltrata la tua missiva.»

    Lo sguardo di lui si incupì. «Mi odi davvero così tanto, Alicia?»

    Lei gli rivolse un’occhiata piena di compatimento. «Santo cielo, no. Non provo più niente per te, Francesco. Questa chiacchierata urgente... suppongo che tu voglia il divorzio, giusto? Se è così, non hai bisogno del mio consenso dopo tutto questo tempo, a meno che le leggi siano diverse dalle tue parti. E tanto per tranquillizzarti, signor conte, non voglio niente da te, né per vie legali né in nessun’altra maniera. Perciò vai avanti, procedi pure. Firmerò qualunque documento ti serva. Per quanto mi riguarda, sei un uomo libero» aggiunse brusca.

    Francesco scosse lentamente il capo, con uno sguardo negli occhi che non le piacque per niente. «Tu e io siamo stati uniti in matrimonio da un sacerdote davanti a Dio, Alicia. Tu sei ancora mia moglie. E io» aggiunse, in un tono che le piacque ancor meno, «sono ancora tuo marito.»

    «Solo sulla carta! Come sposa ero decisamente al di sotto dei requisiti da te richiesti, cosa che mi hai fatto notare in maniera molto, molto crudele. Di certo potrai ottenere l’annullamento, no?» aggiunse, inarcando un sopracciglio.

    «Per far diventare pubbliche le nostre vicende personali?» L’uomo scosse il capo e le si avvicinò un po’ di più. «Dopo tutto questo tempo, dubito che tu sia ancora vergine. E, se non lo sei...» E Francesco scrollò le spalle in un gesto che ricordava fin troppo bene. «Non c’è nessuna prova che il nostro matrimonio non sia stato consumato.»

    Gli occhi di Alicia luccicarono di gelido disprezzo. «È un problema tuo, Francesco, non mio. Io non ho intenzione di risposarmi. Di questi tempi, preferisco relazioni meno vincolanti.» Dando uno sguardo all’orologio, gli rivolse un sorrisetto annoiato. «Per quanto tutto questo sia affascinante, ora devo proprio andare, mi dispiace.»

    Il marito la lasciò così repentinamente da farla barcollare. «Benissimo. Fa’ quello che sai fare così bene, Alicia. Scappa di nuovo.»

    Alicia cercò di pensare a una risposta particolarmente mortificante, ma alla fine si limitò a voltarsi e allontanarsi, costringendosi a camminare con calma anziché darsela a gambe come avrebbe desiderato. Girandosi a guardare tra la folla per vedere se Francesco la stesse osservando, si accorse che l’alta figura dal lungo impermeabile nero era svanita. E, con lei, tutto il piacere di quella giornata.

    Mentre si preparava per la festa di quella sera, Alicia fece il possibile per togliersi dalla testa quell’incontro. In una routine che aveva perfezionato fino a farla diventare un’arte, domò i capelli appena lavati grazie a un prodotto miracoloso che trasformava i suoi ricci ribelli in un’obbediente chioma lucente, quindi li avvolse in un’elegante treccia e passò al trucco. Ma agiva come un automa, lo sguardo vacuo, la mente piena di memorie che l’incontro con Francesco aveva riportato a galla. Non che se ne fossero mai andate.

    Il giorno del suo diciottesimo compleanno, beatamente ignara che la sua vita fosse sul punto di cambiare per sempre, Alicia si era disposta a esplorare Firenze tutta sola nel primo giorno della sua vacanza. Con una cartina della città come guida, si era fatta strada attraverso gli antichi vicoli dai nomi affascinanti, sentendosi molto fiera di sé quando alla fine era sbucata in piazza della Signoria. Con gli occhi che brillavano d’eccitazione dietro agli occhiali da sole, era avanzata in mezzo alla folla e ai raggruppamenti di piccioni, osservando rapita le meraviglie che conosceva dai libri d’arte e dalla televisione ma, soprattutto, dal suo film preferito, Camera con vista. Prendendo mentalmente nota di ogni dettaglio per poterlo riferire in seguito, si stava infine dirigendo verso il famoso Caffè Rivoire. Ma, mentre dribblava come un mediano d’apertura di rugby per evitare due innamorati che si stavano baciando, la borsa le scivolò. Istintivamente, fece un tale balzo per fermarla, che solo i riflessi fulminei dell’uomo col quale si scontrò le impedirono di cadere lunga distesa a faccia in giù.

    Avvampando per l’imbarazzo, Alicia sollevò lo sguardo su un volto sorprendentemente abbronzato, incorniciato da ondulati capelli corvini, un viso talmente familiare che tutte le frasi di italiano che si era sforzata di imparare si volatilizzarono mentre fissava sbalordita il proprio salvatore.

    «Scusa, è stata colpa mia» riuscì a dire alla fine, quando ritrovò la parola.

    «Ah, sei inglese. Ma stai tremando... sei ferita?»

    «No.» Solo strabiliata per aver incontrato l’uomo la cui fotografia campeggia sulla parete della mia camera da letto.

    «Eppure sei sotto shock. Vieni. Hai bisogno di bere qualcosa di fresco» ribatté lui, deciso. «Permettimi di presentarmi. Sono Francesco Di Luca.»

    Stava succedendo davvero? Trasse un respiro profondo, per calmarsi. «Piacere. Alicia Cross.»

    Una volta che furono seduti a uno dei tavolini esterni del Caffè Rivoire, all’ombra di un tendone, Alicia si tolse gli enormi occhiali da sole e il berretto da cricket bianco, nuovo di zecca, e sorrise timida mentre chiedeva una cioccolata calda al posto di qualcosa di fresco. «Mi hanno detto che è la specialità della casa. Stavo giusto venendo qui a viziarmi, quando ti sono finita addosso...» La voce le si smorzò mentre incontrava lo sguardo fisso di Francesco Di Luca.

    L’uomo sbatté le palpebre, biascicò delle scuse, fece le ordinazioni e poi si abbandonò all’indietro sulla sedia. «Allora, signorina Alicia, sei qui in vacanza?»

    «Sì.»

    «E sei tutta sola, così giovane?» le chiese lui, inarcando un sopracciglio.

    «No.» Ma quanto giovane pensava che fosse? «Sono venuta con la mia migliore amica, Megan, solo che ha sofferto di mal d’aria

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