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La Compagnia dei Sette Pianeti: Eden's Guardian Volume 3
La Compagnia dei Sette Pianeti: Eden's Guardian Volume 3
La Compagnia dei Sette Pianeti: Eden's Guardian Volume 3
E-book286 pagine4 ore

La Compagnia dei Sette Pianeti: Eden's Guardian Volume 3

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Info su questo ebook

Alla fine dell’ultima era glaciale una spedizione scientifica proveniente dal pianeta Thuban con lo scopo di classificare il pianeta Terra arrivò in un’area del Golfo Persico oggi sommersa dal mare. Come supervisore dell’Alto Commissariato per i Pianeti Eden c’era una giovane Kabyria, Aalia Elkal. Non tutto andò come previsto ed invece di studiare gli ecosistemi si fecero esperimenti genetici su larga scala. Niente era come sembrava. La creazione di una razza potente e immortale da parte dei Padri Creatori potrebbe portare all’estinzione il genere umano.
LinguaItaliano
Data di uscita1 set 2020
ISBN9788835886082
La Compagnia dei Sette Pianeti: Eden's Guardian Volume 3

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    Anteprima del libro

    La Compagnia dei Sette Pianeti - A. e D. Fontana

    vera"

    Nai Olos

    Pianeta Delta Thuban, Draco Constellation. Sede del Governo dei Pianeti Uniti - Seven Planets City

    La ferita alla spalla gli dava ancora fastidio, qualche altro giorno e sarebbe guarito completamente, non è da perfetto kabyriano ricevere un colpo di disintegratore e sopravvivere, lui lo aveva fatto, aveva difeso a rischio della vita un membro del consiglio di amministrazione della Compagnia dei Sette Pianeti. Per proteggere l’Ambasciatore Consigliere Huila Cumene si era messo sulla traiettoria di tiro di un disintegratore e non solo lo aveva salvato ma in più aveva eliminato l’assalitore. In seguito a questa azione era stato promosso e nominato Capitano nei Servizi di sicurezza, ora era il Comandante Nai Olos, una bella e rapida carriera per uno come lui.

    I suoi genitori erano nati su Kabyr e come funzionari amministrativi addetti alla logistica erano stati fra gli ultimi a lasciare il pianeta trasferendosi direttamente su Delta Thuban, nuova patria dei Kabyr. Non erano molti i kabyriani che potevano vantare genitori nati sul pianeta d’origine. Nonostante questo la carriera dei suoi non decollò mai. Rimasero amministrativi anche sul nuovo pianeta. Fino a quel tragico inizio d’anno quando la navetta turistica che li trasportava per un breve periodo di vacanza si schiantò sulla superficie di una delle due lune di Delta Thuban. In seguito all’incidente la Federazione dei Pianeti Uniti si prese cura di lui e dopo aver finito le scuole principali fu accettato nell’accademia militare del pianeta Altais. Fu uno dei più brillanti cadetti del suo corso diplomandosi con il massimo dei voti.

    La Compagnia dei Sette Pianeti, come suo solito fece una proposta d’ingaggio ai migliori diplomati di Altais. La proposta era molto semplice, uno stipendio triplo rispetto a quello che passavano le forze armate kabyriane. Nai Olos non potè far altro che accettare, avrebbe rinunciato solo se fosse giunta una proposta dal Commissariato dei Pianeti Eden, ma lì le cose andavano diversamente, per essere arruolati bisognava avere gli agganci giusti.

    Nai Olos era orgoglioso della sua nomina a Capitano solo che insieme alla nomina era arrivata una convocazione alla Torre dell’Alba, convocazione da mantenere segreta. Si sarebbe aspettato di essere convocato nel compound della sicurezza ed invece doveva recarsi nella sede del consiglio di amministrazione della Compagnia dei Sette Pianeti.

    Dopo aver preso il primo volo per Seven Planet City si ritrovò davanti all’edificio più alto del pianeta. La Torre dell’Alba svettava al di sopra dell’immensa città che occupava quasi tutto il continente orientale, era un edificio talmente grande ed alto che era visibile ad occhio nudo dalle astronavi in orbita attorno al pianeta.

    Non ebbe il tempo di entrare nella hall principale della Torre che una hostess gli si fece incontro salutandolo con il suo nome. Con un’educazione al limite del possibile lo accompagnò ad un elevatore riservato.

    «Capitano Olos, questo la porterà in cima alla Torre, appena arrivato sarà accolto da una mia collega. Le auguro una buona permanenza.»

    «Grazie.»

    Fu l’unica parola che riuscì a dire. Sentì una leggera vibrazione, l’elevatore nonostante la notevole altezza della Torre impiegò solo qualche secondo ad arrivare. All’apertura della porta trovò un’altra gradevole hostess ad aspettarlo.

    «Comandante, le do il benvenuto a nome del Presidente della Compagnia dei Sette Pianeti, si dispiace di non riceverla direttamente ma sarà da lei al più presto. Intanto la prega di accomodarsi nella sala panoramica.»

    La hostess lo accompagnò attraverso un lungo corridoio e lo fece entrare in una stanza chiusa, senza finestre. «Visuale!» sentì dire alla ragazza e le pareti divennero trasparenti, si ritrovò a guardare dall’alto fino all’orizzonte, la parete principale dava ad Ovest e riusciva ad intravvedere lo stretto tratto di mare che separava i due continenti del pianeta Thuban. Il continente ad Ovest, che era il più grande, era occupato, tranne alcuni polmoni verdi, che rappresentavano un santuario ecologico inviolabile, da Presidential City, un’enorme ed unica città sede del Presidente della Federazione dei Pianeti Uniti.

    L’unica cosa che si produceva sul pianeta Thuban era l’amministrazione e le leggi necessarie a governare una porzione quasi sferica di galassia del diametro di circa 1000 anni luce. All’interno della sfera d’influenza erano presenti migliaia e migliaia di mondi, la maggior parte ancora non esplorati.

    La hostess lo salutò gentilmente e scomparve, Olos neanche si accorse che era rimasto solo, la sua mente era completamente assorta dalla meraviglia di quello che stava vedendo. Fu solo quando sentì un leggero rumore alle sue spalle che si voltò repentinamente sussultando leggermente, tanto era nervoso per l’attesa. La delusione fu grande quando vide davanti a lui un’unità di supporto fluttuare.

    «Capitano Nai Olos, sono l’Unità di supporto gamma123, posso servirle qualcosa nell’attesa?»

    Olos odiava queste unità di supporto, erano buone solo per fare lavori umili, in battaglia non servivano a niente, erano lente e poco resistenti, le funzioni limitate e la programmazione non adatta a tutti gli scopi. La serie gamma faceva solo compiti domestici, la serie beta aveva compiti di supporto e comunicazione, la serie alfa, già la mitica serie alfa, da quello che ne sapeva era la serie originale, si trattava di unità di supporto costruite in puro blumantium, unità collegate direttamente ai computer militari, dotati di capacità da battaglia, così potenti da essere utilizzate agganciate ad un’armatura fatta anch’essa di blumantium. Insieme diventavano un tutt’uno con il loro padrone, comunicavano con lui in modo empatico. Ma tutto questo era solo leggenda. Olos pensava che i modelli alfa fossero dei semplici prototipi mal funzionanti.

    «Va bene gamma123, servimi pure un Amando ghiacciato»

    Nai Olos si era immerso di nuovo nella contemplazione del panorama quando un altro rumore lo fece girare. Questa volta era il Presidente Hama Huambo, l’essere più ricco e potente della Federazione e forse dell’intera galassia. Era seguito da due unità di supporto che fluttuavano vicino a lui. Istintivamente il presidente gli ricordò suo padre, sicuramente sarà stato per le crepature ben visibili sul suo bianco volto che ne lasciavano trasparire l’età. Hama Huambo era stato il Presidente dei Sette Pianeti dell’Alba e destituito dopo il conflitto con Kabyr. L’unica concessione fatta da Kabyr fu di concedergli l’autorizzazione a trasformare la sua governance in una compagnia commerciale, concedendogli il monopolio su tutti gli affari sui Sette Pianeti dell’Alba. A quei tempi la federazione aveva altro a cui pensare, migliaia di mondi stavano per essere colonizzati ed il pianeta Kabyr stava per essere abbandonato per sempre e messo in quarantena a causa degli Hammit che stavano distruggendo tutto l’ecosistema, uno solo di quei vermi giganti introdotto in un nuovo mondo sarebbe bastato per distruggerlo.

    Olos si inchinò leggermente come uso per salutare un superiore.

    «Signor Presidente è un piacere per me essere al suo cospetto»

    «Siediti Comandante Olos, per me è un piacere conoscerti, hai salvato il consigliere Huila Cumene da morte certa, sacrificandoti per lui, fortunatamente sei stato solo ferito, ringrazio Orus per questo.»

    «Grazie Signor Presidente, grazie della promozione» rispose Olos imbarazzato dai complimenti.

    «Ora Comandante ti starai chiedendo il perché di questa convocazione. Sei stato assegnato ai servizi di sicurezza agli ordini diretti della Presidenza, non sto a spiegarti i vantaggi che ne riceverai anche dal punto di vista economico. Da questo momento sei direttamente al mio servizio e sto per affidarti la tua prima missione.

    Pianeta Delta Thuban, Draco Constellation. Sede del Governo dei Pianeti Uniti - Seven Planet City. Un’ora dopo.

    Nomi Takaoka, diplomatico del pianeta Kekona, salutò platealmente il Presidente Hama Huambo e si diresse verso l’elevatore. Una hostess era ad aspettarlo per accompagnarlo fuori dall’edificio. La Torre dell’Alba era così grande che la maggior parte dei visitatori avevano bisogno di una guida per non perdersi nei molteplici corridoi della Torre della Compagnia dei Sette Pianeti. All’uscita, Nomi Takaoka trovò un veicolo con autista ad aspettarlo.

    «Ambasciatore. Ho avuto ordine di accompagnarla alla Spazioporto di Punta Deorani, ingresso diplomatico» disse l’autista.

    «Si grazie» rispose laconicamente l’Ambasciatore Nomi Takaoka con la sua voce gutturale e con un chiarissimo accento Kekoniano che storpiava le vocali allungandone la pronuncia.

    Attraverso il tetto panoramico del veicolo Nomi Takaoka vide in lontananza un’infinità di astronavi di tutte le forme e dimensioni che scendevano o salivano verso il cielo attraverso un cilindro di spazio virtuale del diametro di almeno cento chilometri. Lo spazioporto di conseguenza occupava una superficie adeguata per accogliere il traffico di centinaia di milioni di passeggeri al giorno, per non parlare dei magazzini adibiti allo stoccaggio ed alla distribuzione delle merci in arrivo giornalmente su Thuban. Il pianeta aveva bisogno di tutto perché non produceva nulla di tangibile, infatti, ogni giorno migliaia e migliaia di astrocarghi commerciali scaricavano le loro merci nell’astroporto di Punta Deorani. Insieme ai carghi commerciali nell’astroporto c’era un enorme traffico di navi passeggeri. La maggior parte dei viaggiatori veniva su Thuban per motivi di rappresentanza politica o di accordi commerciali. Thuban era un pianeta molto affollato, la sua popolazione rasentava i trenta miliardi tra Kabyr ed altre razze, ed a loro era richiesta una sola cosa, la gestione di decine di migliaia di mondi civilizzati.

    Il veicolo si fermò davanti all’ingresso dello spazioporto riservato ai diplomatici stranieri. Nomi Takaoka, dopo aver salutato l’autista, entrò nella prima porta libera che trovò ed appena dentro una voce.

    «Ambasciatore Nomi Takaoka, prego, dichiarare destinazione»

    «Pianeta Kekona»

    «Autorizzazione concessa, Ambasciatore, prego si metta comodo»

    Si sedette e la stanzetta dove si trovava si mosse, le pareti sembrarono dissolversi e vide che si trovava su un piccolo shuttle che lo trasportava verso la sua destinazione. Ci vollero una decina di minuti ma finalmente il mezzo si fermò. Di nuovo quella voce.

    «Ambasciatore Nomi Takaoka, siamo a destinazione. Ecco la sua astronave. Le auguro buon viaggio»

    Una porta si aprì e Nomi Takaoka scese dallo shuttle, davanti a lui una piccola astronave, sembrava appena uscita da un atterraggio disastroso, sporca e desiderosa di una verniciatura. Uno sportello si aprì al suo avvicinarsi ed una piccola scala scese fino a terra. Nomi Takaoka salì a bordo ed appena dentro parlò ad alta voce.

    «Superate le due lune di Thuban cambio destinazione. Nuova destinazione: Pianeta Errante Bansula»

    Il computer di bordo rispose.

    «Nuova destinazione impostata. Signore si metta comodo. Impiegheremo nove giorni per raggiungere Bansula. Pianeta errante di IV classe, al di fuori dei territori dei Pianeti Uniti»

    Pianeta Errante Bansula – Orbita esterna di parcheggio.

    L’avventura è il viaggio. Nomi Takaoka passò felicemente i nove giorni di viaggio verso Bansula. Attraversare seicento anni luce attraverso una miriade di stelle di tutti i colori e dimensioni, pianeti giganti e campi meteorici, nubi di gas brillanti e polvere di stelle vecchia quanto l’universo, lo aveva reso felice, vivo. Era questa la vita che aveva sempre sognato ed ora ne aveva avuto un piccolo assaggio. Il viaggio era giunto a destinazione, il momento era arrivato, l’errante Bansula era vicinissimo, ancora un paio di anni luce e sarebbe entrato nell’orbita di parcheggio. Era tempo di rimettersi al lavoro.

    «Computer. Scheda di Bansula per favore.»

    Il computer di bordo gli fece vedere il Pianeta Bansula. Un corpo vagante nello spazio interstellare. Al di fuori dei confini della Federazione dei Pianeti Uniti. Nell’emisfero nord si apriva uno squarcio, grande quanto un quarto dell’intero pianeta, remota testimonianza dello scontro planetario che lo aveva scagliato fuori dal suo sistema stellare. Il pianeta appariva ricoperto di crateri, alcuni larghi qualche metro, altri grandi quanto delle città. La superficie era stata scorticata dagli scontristellari e l’interno del pianeta stesso messo a nudo. Vagava a memoria kabyriana da sempre nei gelidi spazi tra le stelle. Contrariamente alla sua natura non era un pianeta deserto. Batazar era il signore assoluto di Bansula. Nessuno sa con esattezza come avesse fatto a trasformare l’interno del pianeta in una grandissima miniera da cui si estraevano quantità enormi di minerali a costi irrisori. Molti mondi poveri di metalli e minerali preziosi avevano stipulato accordi commerciali con lui. I rapporti parlavano di una miriade di schiavi provenienti da pianeti non ancora civilizzati, altri rapporti parlavano di schiavi modificati geneticamente per vivere all’interno delle miniere. Sta di fatto che aveva costi di produzione bassissimi e riserve minerarie ingenti. Questa era solo la facciata ufficiale di Bansula. In realtà Batazar era conosciuto con il suo titolo di Generale dei Mercenari della Spirale. Era il capo assoluto di un esercito formato da specialisti provenienti da vari pianeti della galassia. Un esercito super organizzato in grado di condurre guerre a pagamento. Solo i pianeti più ricchi potevano permettersi i suoi servigi. I pianeti più ricchi o la Compagnia dei Sette Pianeti, che in quanto a ricchezza rivaleggiava con le più grandi federazioni o i più grandi regni conosciuti.

    La piccola astronave ebbe appena il tempo di entrare nell’orbita esterna di Bansula che arrivò la richiesta di identificazione, il computer di bordo inviò i codici identificativi ed in breve tempo fu concessa l’autorizzazione all’atterraggio. L’astroporto era all’interno dello squarcio principale del pianeta, tranne qualche piccola nave, Nomi Takaoka vide solo grossi mercantili alzarsi lentamente dalle viscere di Bansula mentre altri erano in attesa di atterrare. Dopo qualche ora venne il suo turno, la navetta fu guidata passo passo fino ad una piazzola riservata. Due funzionari lo aspettavano a terra. Scese. Fu accolto gentilmente ed accompagnato ad un ufficio per l’identificazione. Il primo funzionario si rivolse a lui con un tono freddo e distaccato.

    «Ha qualcosa da dichiarare?»

    «Si!» rispose Nomi «Solo la valigia diplomatica»

    Il secondo funzionario con una voce sibillina intervenne.

    «Ambasciatore dobbiamo procedere con uno scanning completo, è la prassi da noi.»

    «Va bene» rispose Nomi Takaoka, lasciatemi solo posare il contenuto delle mie tasche sulla sedia» e prese da una tasca interna un borsello pieno di crediti dei Pianeti Uniti, saranno stati almeno un centinaio di crediti in lega di blumantium e titanio. Buttò il borsello sulla sedia facendolo tintinnare, i funzionari furono attratti dal piacevole suono. era fatta pensò. Aprì il borsello e tirò fuori quattro monete, che passarono velocemente di mano, una sola di quelle monete bastava a far vivere nel lusso più sfrenato chiunque almeno per una decina di anni. Le formalità furono sbrigate in un paio di minuti e Nomi Takaoka, Ambasciatore del pianeta Kekona, si ritrovò nella città sotterranea più grande del suo settore.

    Uscendo dall’astroporto restò meravigliato dela grandissima caverna, non era naturale, era stata scavata nella roccia, la volta era alta almeno cinquecento metri e la città in grado di ospitare oltre un milione di persone. Alzando la testa Nomi Takaoka si accorse che in alcune parti la volta era offuscata da nubi biancastre, la caverna aveva un microclima tutto suo ed alle volte pioveva.

    Senza perdere tempo si diresse alla borsa merci. Dove ogni giorno si tenevano aste per la vendita di lotti di metalli e minerali rari. C’era fermento davanti all’ingresso, funzionari bansuliani facevano una selezione dei compratori e mandavano dentro i più facoltosi. Gli bastò tirar fuori un solo credito per entrare immediatamente. Su Bansula non esisteva il reato di corruzione ne altri reati, in realtà esisteva un solo reato ed una sola pena. Il reato era quello di tradimento e la pena era la morte. Batazar era giudice e giuria e certe volte anche boia. Nomi Takaoka entrò nella borsa merci di Bansula e si diresse nell’ufficio del dirigente, come diplomatico di Kekona ebbe vita facile ad arrivare al supervisore del piano e da lì cominciò a seminare crediti sempre più abbondanti, ormai era arrivato al direttore generale della Borsa di Bansula, in pratica uno dei bracci destri di Batazar. Nomi Takaoka fece tintinnare di nuovo il suo borsello, un sorriso ed un semplice scambio di proprietà fu tutto quello di cui ebbe bisogno per avere un appuntamento con il Generale Batazar. Gli fu dato un pass di riconoscimento ed un orario per presentarsi nel palazzo del governo ovvero nel compound governativo.

    L’indirizzo era giusto, davanti a se aveva una parete che si innalzava fino alla volta della caverna, non c’era altro. Un dubbio lo attanagliò, possibile che la sua missione dovesse fallire per un indirizzo sbagliato? Non si arrese, aveva percorso il muro per almeno trecento metri quando vide una porticina, si apprestava a bussare quando la porta si aprì. Un narokiano, con la sua enorme bocca, lo salutò.

    «Ambasciatore Nomi Takaoka, benvenuto nella residenza del Generale Batazar» e senza aspettare risposta continuò «prego mi segua»

    Nomi Takaoka scoprì cosa c’era dietro il muro. Un enorme cortile dove centinaia di mercenari si allenavano. Passandoci attraverso si rese conto che si addestravano per essere quanto più mortali possibile in combattimento. Vide degli incontri corpo a corpo, erano uno spettacolo, usavano un mix di arti marziali di vari pianeti, qualche tecnica la riconobbe altre le erano nuove e ne restò affascinato. Attraversato il cortile salì tre gradini e si trovò davanti un’enorme porta aperta. Entrò anticipato dal suo accompagnatore.

    «Ambasciatore, la prego di attendere qualche minuto, sarà ricevuto a breve»

    Si ritrovò in una stanza piena di specchi, nessuna finestra, provò a dire Visuale come se fosse in un ambiente kabyriano, gli specchi rimasero tali. Nessuna voce rispose. Si concentrò mentalmente e si accorse di essere sotto tiro, acuì ancora di più i suoi sensi, li aveva individuati, due nelle pareti ed uno dietro lo specchio. Non si preoccupò per nulla. Lo tenevano solo sotto controllo. Si guardò nello specchio che aveva di fronte e si passò la mano sulla sua faccia quadrata, i suoi grandi occhi sembravano un po’ arrossati, ma era il loro colore naturale, il corpo tozzo e robusto si intravedeva sotto i suoi semplici vestiti da contadino kekoniano. Non fece più caso ai cecchini che lo tenevano sotto tiro, si concentrò solo sull’incontro con il Generale Batazar. Passarono una decina di minuti ed una giovane narokiana entrò da una porta invisibile.

    «Buongiorno Ambasciatore, il Generale la sta aspettando, mi segua prego»

    Nomi Takaoka la seguì dopo aver ricambiato il saluto, espanse le sue percezioni al massimo ed entrò nell’ufficio del Generale Batazar. Gli venne incontro un essere gigantesco e sorridente con la mano tesa, si presentò semplicemente come Batazar. Nomi Takaoka diede le sue credenziali.

    «Ambasciatore Nomi Takaoka del pianeta Kekona, in missione commerciale per conto del suo governo»

    «Signor Ambasciatore, i miei sensori hanno rilevato qualche dispositivo addosso a lei, non dichiarato, come faccio a fidarmi?»

    Nomi senza scomporsi rispose «Egregio Generale» enfatizzando il titolo «la mia risposta è una sola, come faccio a fidarmi, io, quando ho sei disintegratori puntati addosso?»

    Batazar lo guardò divertito.

    «Ha ragione, mi scuso con lei, comunque so che non porta armi. Penso che sia meglio restare soli.»

    Il Generale diede l’ordine di essere lasciati soli e Nomi percepì che l’ordine era stato rispettato.

    «Ora veniamo a noi Ambasciatore Takaoka» e tirò fuori un borsello pieno di monete da una sua tasca.

    «Questi sono i suoi crediti, che ha disseminato lungo la strada, come vede su questo pianeta la corruzione non serve a niente, sono stato informato minuto per minuto sulle sue attività.»

    «Chiedo scusa, Generale, ho poco tempo a disposizione ed avevo bisogno di parlare con lei. Ho una busta da consegnarle»

    Prese un plico dal suo corpetto e lo diede a Batazar.

    «Vediamo di che si tratta.»

    Batazar si immerse nella lettura, sorrideva, annuiva con la testa ed ogni tanto guardava l’Ambasciatore divertito. Alla fine esibì una busta più piccola, che evidentemente era contenuta nel plico principale, e guardò Nomi Takaoka in febbrile attesa.

    «Va bene Comandante Nai Olos, può spegnere il suo dispositivo di mascheramento, so chi è lei e perché e qui, a proposito, lei sa perché è qui?»

    Nai Olos fu quasi sollevato dalle parole di Batazar, finalmente poteva tornare al suo aspetto naturale.

    «Grazie Generale, mi dispiace essermi introdotto sotto false sembianze nella sua città, avevo ricevuto ordini perentori su questo. E alla sua domanda devo rispondere semplicemente con un no! non so perché sono qui, dovevo consegnarle solo questa busta e l’ho fatto»

    «Capisco comandante, lei è il perfetto agente segreto, lei non sa qual è la sua missione, non le è stato detto nulla, solo di portare questo plico a me.»

    «Si, Generale, è così, ed ora che ho finito la mia missione ritornerò alla base»

    «La sua missione non è finita Comandante. Ecco le sue prossime istruzioni» disse, consegnandogli la busta a lui destinata.

    «Le anticipo che partiremo fra due giorni, il tempo necessario a metter su una squadra che non dia troppo nell’occhio»

    Nai Olos nelle vesti di Nomi Takaoka si diresse allo spazioporto di Bansula, salì sul suo Raptor Interstellare e rimase in attesa. La lettura degli ordini indirizzati a lui lo aveva lasciato perplesso. Doveva seguire l’astronave di Batazar ed aspettare la consegna di un qualcosa che avrebbe dovuto portare su Thuban.

    Titus Umbrius della Tredicesima Tribù

    Australia - Territori del Nord - 13 Febbraio 2015 - Ore 9.38

    Pryamus Dryland, capo indiscusso della XII Tribù, figlio di Ascanius Darkwood, correva in mezzo al caldo e spoglio deserto australiano, erano due giorni che correva, il suo potente corpo da Primo Nato era spossato dalla stanchezza, dalla mancanza d’acqua, dal caldo infernale, più andava verso sud e più gli sembrava di avvicinarsi all’inferno. Era stanchissimo, sentiva che stava cedendo quando davanti a lui si stagliò un’altura. La riconobbe, era il monte Conners Rock, ricordò che nelle sue viscere c’era un sistema di grotte, si sarebbe nascosto li dentro per alcune ore, avrebbe ripreso le forze e nella stanza dell’acqua si sarebbe potuto dissetare e riposare al fresco ma prima gli toccava attraversare un lago salato, fortunatamente quasi asciutto, l’odore del sale gli penetrò nel naso, sembrava pesce marcio, non aveva scelta doveva attraversarlo, gli rimanevano poche forze, inciampò e cadde dentro l’acqua salmastra, ebbe la forza

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