Metti un giorno per caso

Di Cecile Bertod

Prequel di "Niente di serio, almeno credo"

Dorothy Dorfman è appena arrivata al 23 di Western Avenue.
Per un caso del tutto fortuito è riuscita ad affittare un grazioso bilocale arredato vista parco. Arredamento nuovo. Portiere. Garage. Termosifoni. E neanche uno scarafaggio! Garantito da contratto. Nulla che si possa confrontare con quel piccolo sottoscala in cui abitava prima e di sicuro niente che Dorothy possa permettersi con il suo stipendio da bibliotecaria. Eppure il 4/b del 23 di Western Avenue è davvero suo, da quella mattina. Non riesce ancora a crederci, per una volta qualcosa sembra andare bene. Spinta da un ottimismo mai provato prima, si convince che da quel momento la sua vita cambierà. Cambierò davvero.
Purtroppo l'unica variazione significativa è l'inizio di una nuova soap da vedere il venerdì sera sgranocchiando patatine con la sua migliore amica Nanette. Già, perché dal momento esatto in cui mette piede in portineria, Dorothy non ne combinerà una giusta e l'unico inquilino con cui riuscirà a scambiare quattro chiacchiere è Chaz Kline, un insopportabile amministratore di condominio che non sembra affatto felice del suo arrivo. E allora Dorothy inizia a chiedersi se invece la sua vita è destinata a rimanere sempre la stessa.
Può darsi...

• Lingua: Italiano
• Editore: Cecile Bertod
• Data di uscita: 5 gen 2021
• ISBN: 9791220245944

Anteprima del libro

Metti un giorno, per caso…

Cecile Bertod

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Vagando tra le stradine assolate di un quartiere di periferia del Paraguay, abbandonandosi ai colori speziati dei mercati di Chandni Chowk.

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Track one

A passeggio per le strade di Queen Anne

Arrivati a Western Avenue, passando tra vecchie panchine innaffiate da nastri di pioggia battente, tra ringhiere attorcigliate e lunghi lampioni affusolati, c’è un palazzo di mattoni scuri con fasce di pietre bianche lungo i cornicioni.

Le strade brulicano di automobilisti, di auto di lusso scintillanti. Un taxi giallo è fermo davanti al portone.

Scendono due nasi arrossati, una valigia e uno scatolone.

«Okay. Propongo una pausa.»

Nanette ha splendidi colpi di sole color miele, ma non regge gli sforzi.

Due minuti con uno scatolone in mano e si lascia cadere sul bordo del marciapiede come se avesse appena attraversato il Pacifico a nuoto.

Passi totali fatti dal taxi che ci ha lasciate in fondo alla strada: quattro.

«Su, non esagerare.»

«No, davvero, non credo di farcela.» Seduta senza più una briciola di fiato, con le gambe incrociate, concede un’occhiata desolata a me, poi alla scalinata dell’elegante palazzina che ho alle spalle. «Non respiro.» Un giornale in mano, una rivista di moda che usa per farsi aria malgrado abbia smesso di piovere da nemmeno un quarto d’ora. «Doth, ricordami... Ricordami perché lo stiamo facendo.» Torno indietro, vado a recuperarla. La valigia che trascinavo la lascio accanto alla ringhiera.

«Perché qui c’è il riscaldamento. Perché detesto gli scarafaggi. Perché non dovrò più prendere tre autobus per venire al lavoro. Perché non devo anticipare la caparra, quindi questo è l’unico appartamento della città che possa permettermi. Perché siamo a Queen Anne, Nanette! E se questo non bastasse, perché adoro quel confortante senso di sicurezza che dà il cartello: Attenzione, zona videosorvegliata che c’è all’ingresso del garage.» Con una mano le indico un segnale di divieto appollaiato sul portone del più scintillante, stratosferico edificio di tutto il quartiere. Ammessi solo i condomini, leggi poco più sotto, stampato in un vibrante rosso rubino. Mi sembra un paradiso... Neanche ci credo! Io, Dorothy Dorfman, bibliotecaria part-time con i maglioni stinti e i jeans a zampa, sono una di quelle ammesse. Da stamattina alle 8.45, contratto di tre anni rinnovabili. Sono diventata una coinquilina di Queen Anne, uno dei quartieri più chic della