Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Lo strabismo di Venere
Lo strabismo di Venere
Lo strabismo di Venere
E-book171 pagine1 ora

Lo strabismo di Venere

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Venere si sveglia in un letto sfatto con un dolore alla testa e una sensazione di sgomento senza precedenti. Qualcosa è accaduto nella sua camera d'albergo, ma non ne conserva memoria tranne qualche sporadico flash. La convention cui ha partecipato la sera prima per conto del proprio giornale ha avuto come protagonista un senatore, poi ritrovato ucciso con una pugnalata al petto. Venere si immerge in un'indagine parallela a quella della polizia, evitando le manovre di riavvicinamento del suo ex fidanzato e lasciandosi coinvolgere dal fascino di Leonardo, fotografo free lance con un atteggiamento ambivalente nei suoi confronti. Tormentata dal dolore per la morte della propria amica Anna, partita con Walter per un viaggio di nozze finito tragicamente, Venere non accetta di rassegnarsi a quella perdita senza poterne chiarire l'esatta dinamica. Sarà la sua intuizione a guidarla nella ricerca della verità nell'uno e nell'altro caso, e il suo coraggio a farla rischiare in prima persona.
LinguaItaliano
Data di uscita15 nov 2023
ISBN9788868105419
Lo strabismo di Venere

Correlato a Lo strabismo di Venere

Titoli di questa serie (69)

Visualizza altri

Ebook correlati

Gialli per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Lo strabismo di Venere

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Lo strabismo di Venere - Silvana Segapeli

    copertina

    Silvana Segapeli

    Lo strabismo di Venere

    UUID: b3f364c3-6789-42ee-be97-28d2f8a5a1cd

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    https://writeapp.io

    Indice dei contenuti

    Citazione

    Dedica

    1. Notte (non) brava

    2. Ciocco di legno

    3. Anonimo & galante

    4. Spore

    5. Profumo di Anna

    6. Ghirigori

    7. Sigilli

    8. Seconda passata

    9. Germoglio

    10. Brandelli

    11. Sospetti

    12. Dubbi, ricerche e caffellatte

    13. Esequie & ipocrisia

    14. Incubi

    15. Ultimo bacio

    16. Bulli e no

    17. Poliziotto buono e poliziotto cattivo

    18. Lancillotto

    19. La fatica del dolore

    20. Borsa marrone

    21. Cenette tra vivi

    22. Alfonsuccio mio

    23. Parigi

    24. Angelo custode

    25. Allonsanfàn

    26. Tregua

    27. Do ut des

    28. Lo strabismo di Venere

    29. Capelli & correttezza

    30. Fame d’aria

    31. Perizoma

    32. Spaghetti, illusioni e malintesi

    33. Marine

    34. Cuscini e baci mancati

    35. Bonjour Tristesse

    36. Sciarpa rossa

    37. Pagliacci

    38. Piccoli cloni crescono

    39. Oltraggio al pudore

    40. Grilli

    41. Venere acchiappamosche

    42. Il reato dell’ipocrisia

    43. Tenente Colombo

    44. Unico indiziato

    45. Inseguimenti e fax

    46. Rosso vendetta

    47. Colpo di testa

    48. Mhm

    49. Rolex

    50. Alter ego

    51. Rose

    52. Sigaro

    53. Si chiamerà Anna

    L’autrice

    Catalogo

    Copertina Lo strabismo di Venere

    Silvana Segapeli

    LO STRABISMO DI VENERE

    Prima Edizione Ebook 2023 © Damster Edizioni, Modena

    ISBN: 9788868105419

    Immagine di copertina su licenza

    StockAdobe.com

    Damster Edizioni è un marchio editoriale

    Edizioni del Loggione S.r.l.

    Via Piave, 60 - 41121 Modena

    http://www.damster.it e-mail: damster@damster.it

    img1.png

    Citazione

    In Venere semper certat dolor et gaudium

    In Venere (nell’Amore) il dolore e il piacere sono sempre in lotta

    Publilio Siro

    Dedica

    a Stefano

    1. Notte (non) brava

    Lame di luce filtrano dalle tapparelle abbassate e mi feriscono gli occhi. Il clangore metallico di un camion della spazzatura proprio sotto la finestra mi trafigge il cervello. Fisso il lampadario inghiottita da una nebbia dolorosa che mi avviluppa in una rete di malumore e inquietudine. Dentro la testa uno scompiglio totale, un concerto cacofonico di strumenti sconosciuti che mi rubano i pensieri.

    Mi giro nel letto, annaspando per emergere da un’alterazione della coscienza mai provata prima. Mi siedo. E la stanza comincia a girare. Mi costringo ad alzarmi e spalanco i vetri, affamata d’aria.

    Nelle orecchie il ronzio di uno sciame di insetti fastidiosi, nella mente una bruma spessa come il velluto del divano su cui ero seduta non molte ore fa – questo almeno lo ricordo bene. E rammento anche la cena cui avevo partecipato: il solito menu di piatti ricercati e discorsi già sentiti, niente di nuovo. Ecco: mai niente di nuovo. Gli stessi colleghi (che tanto, anche se non sono fisicamente sempre quelli, è come se lo fossero), fatti con lo stampino: un condensato di vanagloria e testosterone, poveri citrulli che credono di essere loro a rimorchiarti e non sanno che sei solo tu a decidere.

    Be’, che ieri sera io abbia deciso è fuori discussione: il letto è in disordine, nella stanza aleggia un sentore di dopobarba maschile, la mia camicia staziona in un angolo e il bagno è stato visitato da qualcun altro, perché un asciugamano è sistemato in un modo che non mi appartiene. Eppure non ricordo quasi nulla.

    A parte il fatto che ridevo, forse per una battuta divertente o perché volevo lasciarlo credere. Qualcuno mi ha tolto il bicchiere di mano, mi ha aiutato ad alzarmi. Non rammento la sua faccia, non riesco a visualizzare che una punta di scarpe maschili, nere, tirate a lucido, con la cucitura che sembra un ghirigoro barocco. Eleganti, costose. Ma non riesco a risalire al piede, a un corpo collegato a quel piede, a una faccia unita a quel corpo. Né a una voce, a un particolare, a qualsiasi dettaglio utile all’identificazione.

    Penso che fosse attraente. Non mi sarei mai fatta mettere una mano addosso, neanche ubriaca, neanche per reggermi in piedi, da un uomo che non fosse attraente. Il rischio di ritrovarselo accanto al risveglio è altissimo, se sei bell’e andata, così bisogna almeno evitare che sia sgradevole.

    Non sono una donna che si concede avventure di una notte. E non mi ubriaco mai, detesto perdere il controllo.

    Ma ieri sera le regole non valevano.

    Ieri sera avevo un buco nel cuore, e dovevo riempirlo a tutti i costi per poter sopravvivere fino a questa mattina.

    2. Ciocco di legno

    La vita gocciola sospesa nell’aria, scivola sulle pareti di questo bar e sembra evitarmi. Al secondo caffè inizio a sentirmi più lucida: una stretta allo stomaco mi avverte che sono viva. Viva e disperata.

    Anna non c’è più. Non è solo una constatazione, è una sentenza senza appello, un grido di raccapriccio che sale in gola.

    Dolce, sensibile, generosa, la mia unica amica non c’è più, spazzata via come una foglia secca sotto un cielo autunnale. Puf, sparita.

    Mi alzo, forse le gambe mi reggono; ma sì, sembro sempre io. Nessuno può immaginare che sono a brandelli – povero incastro di pezzi tenuti insieme da una rete di inerzia e disperazione, come quelle sorprese nelle uova di Pasqua che attendono di essere assemblate. Trasporto i miei cocci altrove, non voglio essere fermata da qualche conoscente, non sopporterei strette di mano sudaticce o chiacchiere da ascensore, oggi no.

    Approdo al bancone della reception e chiedo il conto perché voglio lasciare l’hotel al più presto. L’addetta in completo blu, aria altezzosa e professionale, mi squadra e mi chiede come mi chiamo.

    — Ah, è la signora De Rosa, c’è un messaggio per lei — dice porgendomi una busta sigillata.

    La prendo, pago con la carta di credito e salgo a prendere il bagaglio, mentre l’impiegata mi chiama un taxi.

    Nella camera l’atmosfera è opprimente, strati di pensieri grevi affollano l’aria, stazionano fra le lenzuola. Una notte pesante come una colpa, come un amore mancato, come un appuntamento con la morte. E quella degli altri sembra sempre più grave della tua.

    Anna non c’è più. Raccogli i tuoi stracci e torna a quella solitudine blindata che chiami vita. Andiamo, puoi farcela. Mi parlo da sola, perché questo sono: sola. Senza rimedio.

    Magari riuscissi a piangere, magari potessi liquefare il dolore, convertire la sofferenza in un fiume in piena. Invece, quando il male mi rosicchia fin nel midollo, io mi trasformo in un ciocco di legno, in un segmento rigido e asciutto che assorbe la morbidezza delle forme, che azzera gli umori, che neutralizza ogni goccia di saliva e di sudore, che traduce il deserto dell’anima in un deserto del corpo. Secca come mi sento, potrei spaccarmi in due con un solo gesto.

    Anna non c’è più.

    Afferro il trolley, chiudo la porta della stanza e scendo nella hall, poi mi infilo nel taxi in attesa all’entrata.

    3. Anonimo & galante

    Il taxi mi scarica in stazione in perfetto orario. Sul treno l’aria condizionata non funziona, che bello, i passeggeri si lamentano ma io sono contenta, così mi risparmio qualche brivido supplementare.

    Apro la borsa per cercare il telefono e impostarlo in modalità silenziosa, poi mi accorgo della busta che mi ha consegnato la receptionist in albergo. La squarcio, dentro c’è un biglietto, calligrafia mai vista prima.

    Dice: Non c’è nome più azzeccato del tuo…

    Mi chiamo Venere, come la dea. Mio padre amava la mitologia più di quanto si preoccupasse delle conseguenze di un battesimo così impegnativo. Se fossi stata un cesso, sai quante prese in giro? Comunque per fortuna non sono brutta, e la lettera lo conferma. Una lettera galante, questo è sicuro, probabilmente dell’uomo che è entrato nella mia camera ieri sera.

    Non c’è nome più azzeccato del tuo, anche se la tua vera bellezza non è esteriore. Notte senza precedenti, dice lo sconosciuto e non si firma.

    Non posso ottenere una perizia calligrafica, non posso pretendere che tutti gli uomini presenti ieri sera a quella stupida convention mi forniscano un campione della loro scrittura per confrontarlo e sapere di chi si tratta.

    Anna, non posso farti vedere questo messaggio, lasciarmi andare a sciocche congetture, ridere per l’assurdità della situazione. Tu non ci sei, te ne sei appena andata e mi manchi già così tanto; la tua assenza rende tutto vano, inutile, vuoto di senso e di prospettiva.

    Mi avresti detto, guardandomi seria negli occhi: ma sei matta, cos’hai combinato, ti rendi conto? Poi avresti riso di gusto, con la tua aria da eterna ragazzina e quella fossetta che spuntava sulla guancia e faceva una gran tenerezza. Adesso posso dirtelo: spesso mi comportavo da stramba per farti divertire e veder fiorire sulla tua gota quella fossetta birichina, giusto il tempo di una risata.

    Rimetto il foglio nella busta semidistrutta, cavo dalla borsa il notebook e cerco di scrivere il mio articolo. La convention è stata una barba, ma provo a riassumere gli interventi più interessanti e a condire l’insieme con un po’ d’ironia. Del resto, è quello che tutti si aspettano da me.

    In capo a mezz’ora l’articolo è pronto, lo invio per posta elettronica alla redazione e do un’occhiata alle mail ricevute, nessuna importante tranne quella di Walter: Arrivo domani alle dieci, se vuoi ancora venire a prendermi all’aeroporto, dice. Gli rispondo: Certo, stai tranquillo che sarò puntuale, abbi cura di te, e mi sento un groppo in gola.

    Anna, non preoccuparti, non lo lascio solo.

    4. Spore

    Una volta a casa, mi spoglio e mi butto sotto la doccia, poi ordino una pizza a domicilio. Il rider arriva in capo a un quarto d’ora – sorriso stanco ed espressione bastonata di chi viene sfruttato al lavoro e non può farne a meno.

    Mangio direttamente dal

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1