L unico desiderio del russo: Harmony Collezione
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L'unica qualità di Eleanore che gli interessa è la sua professionalità, ma quando Lukas comincia a conoscerla meglio capisce che averla tutta per sé è ciò che davvero conta per lui.
Benvenuti al Chatsfield, San Pietroburgo
Miniserie "Chatsfield Hotel" - Vol. 6/8
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Anteprima del libro
L unico desiderio del russo - Michelle Conder
successivo.
1
«Non riesco a sentirti bene, Petra... Chi hai detto che si è licenziato?»
Lukas Kuznetskov premette il cellulare sull'orecchio mentre cercava di sentire le spiegazioni che gli stava offrendo la sua segretaria personale riguardo all'ultima impresa compiuta dal supposto genio dell'architettura che era stato assunto per costruire l'albergo di ghiaccio.
A quanto pareva, il tizio aveva rassegnato in tutta fretta le dimissioni, offeso perché lui aveva criticato i suoi ultimi schizzi, affermando che nulla e nessuno potevano limitare la sua creatività.
Creatività?, pensò, scuotendo la testa.
Fino a quel momento era stato lui a delineare l'aspetto finale dell'hotel, mentre il professionista aveva fatto poco più che fornire qualche dato tecnico e organizzare il cantiere. E poiché mancava meno di un mese all'inaugurazione di quella che era la struttura più attesa nell'intera Russia, era anche comprensibile che lui fosse stato un po' pressante. «Per favore, dimmi almeno che ha disegnato l'interno delle camere, come gli avevo chiesto» borbottò, poi scosse di nuovo la testa, questa volta con maggiore veemenza, quando Petra rispose negativamente.
A quel punto tirò un profondo respiro nel tentativo di mantenere la calma, poi rassicurò la donna, dichiarando che ci avrebbe pensato lui.
Quasi non fosse stato già abbastanza impegnato.
«Problemi?»
Avendo momentaneamente dimenticato la presenza dell'ingegnere italiano, Lukas distolse a fatica lo sguardo dallo splendore della costa adriatica, e lo riportò sui grandi fogli appoggiati sul tavolo di legno. Avevano appena finito di controllare il progetto di Tommaso per una petroliera in grado di trasportare un carico doppio rispetto a quelle già esistenti, a una velocità di gran lunga superiore. Se fossero riusciti a realizzarla, sarebbe stata per lui l'ennesima vittoria.
Tommaso Coraletti era quanto di più simile a un amico lui avesse mai avuto, oltre che un prezioso collaboratore, pensò mentre quest'ultimo gli spiegava in dettaglio le sue idee.
«Biscotti, Lukas?»
Con un sorriso sulle labbra, Lukas si girò verso Maria, la moglie di Tommaso, che aveva appena fatto il suo ingresso portando un piatto colmo di dolcetti fatti in casa.
Svelto Tommaso si accinse a prenderne uno, ma riuscì a ottenere solo uno schiaffo sulla mano.
«Gli ospiti hanno la precedenza» lo ammonì Maria. «Inoltre Lukas è ancora nella fase di crescita. Ha bisogno di mangiare più di te.»
Tommaso sbuffò e Lukas ridacchiò. Aveva smesso di crescere ormai da molto tempo. «Grazie, Maria» replicò. Ripose il cellulare in tasca, poi prese un biscotto anche se non aveva fame.
«Mia moglie prepara i migliori dolci di tutta l'Italia» sottolineò Tommaso con tono orgoglioso.
Lukas annuì al commento. Conosceva Tommaso sin da ragazzo, quando si era imbarcato per la prima volta su una nave da carico con le mansioni di mozzo. Per la precisione, era stato Tommaso stesso a procurargli l'ingaggio. Nella sua qualità di ingegnere di bordo, aveva convinto il fratello, il capitano della nave, a concedergli una possibilità. A quel tempo aveva avuto sedici anni e vissuto nei bassifondi di San Pietroburgo, ma contrariamente ai suoi coetanei e compagni di scorribande, la sua ambizione era stata quella di sottrarsi a quel tipo di esistenza. Un'aspirazione che Tommaso aveva capito e apprezzato quando lui era intervenuto per allontanare un manipolo di scapestrati che aveva tentato di portargli via il portafoglio, e forse anche la vita.
Naturalmente non si era fidato subito di Tommaso. Mentre i suoi compagni cercavano la forza nel gruppo, lui si era sempre tenuto a distanza, convinto pur così giovane che appoggiarsi agli altri fosse il modo più sicuro per arrivare alla rovina.
La sua vita solitaria era iniziata quando, a cinque anni, sua madre lo aveva messo su un treno in partenza per Mosca, promettendogli che si sarebbero incontrati lì. A quel tempo era stato così piccolo e fiducioso da crederle. Cinque anni dopo era tornato a San Pietroburgo a cercarla. Un viaggio inutile.
Scosse la testa come per sottrarsi al filo dei suoi ricordi. A che serviva ripensare al passato ormai, si chiese, quando c'era tanto da fare nel presente? Dunque, il suo architetto si era licenziato. Non era il peggio che poteva accadere, ragionò, e in qualche modo avrebbe risolto la situazione.
Come sempre.
«Senza dubbio sei molto fortunato» dichiarò, battendo una mano sulla spalla dell'uomo più anziano. Ma, sinceramente, sapeva di essere lui il fortunato. Era libero come l'aria, e se voleva dei dolci poteva comprarli nella migliore pasticceria della città in cui si trovava al momento. Forse non erano fatti in casa, ma di sicuro la qualità era ottima.
Maria gli porse il piatto, lo ammonì perché lavorava troppo, gli suggerì che avrebbe dovuto fare figli invece di navi, poi uscì dalla stanza.
A stento Lukas trattenne una risata. Una delle sue tante compagne gli aveva rivolto lo stesso rimprovero in occasione della loro ultima notte insieme, sempre però dopo aver accettato in dono una splendida collana di diamanti e una fuoriserie.
«Forse conosco la persona giusta» affermò Tommaso.
«Per i biscotti?»
«No. Mi riferivo al tuo albergo di ghiaccio.»
Lukas appoggiò il piatto sul tavolo e si strinse nelle spalle. «A questo punto, sarei disposto anche ad assumere un personaggio dei cartoni animati se fosse in grado di portare a termine il lavoro.»
«Lei non è un personaggio dei fumetti» precisò Tommaso sorridendo, «ma è brava. Molto brava.»
«Lei chi sarebbe?»
«Una ex mia studentessa di Cornell, la figlia del defunto proprietario di una nota catena di hotel, Jonathan Harrington.»
Lukas aveva sentito parlare del facoltoso uomo di affari. Aveva anche alloggiato in uno dei suoi alberghi, ma non ne era rimasto impressionato più di tanto. Non sapeva nulla dei suoi figli, però immaginava che fossero i classici ricchi e viziati figli di papà. «Lo conoscevo di nome» replicò.
«Eleanore è la minore di tre sorelle, e ha un grande talento» sottolineò Tommaso, massaggiandosi il mento. «E da come la vedo io, un talento sprecato considerando il ruolo che ricopre nella catena Harrington.»
«Lavora per la famiglia?» domandò Lukas, il tono scettico. Non aveva mai apprezzato quel tipo di favoritismi.
Tommaso annuì. «Sì, e non per nepotismo, se è quello che stai pensando. Da quando il padre è morto, sua sorella Isabelle è alla guida dell'azienda, ed è davvero un osso duro. Non farebbe favori a nessuno, nemmeno alla sua stessa sorella. Se non mi credi» aggiunse, interpretando correttamente l'espressione dubbiosa che si era dipinta sul viso del suo amico, «verifica tu stesso. Eleanore ha appena portato a termine la progettazione di un ice bar a Singapore. Sarà inaugurato domani. Io ero stato invitato ma Maria, da quanto ha subito quell'intervento chirurgico, non viaggia volentieri.»
Lukas drizzò le orecchie. Se la donna aveva progettato un ice bar, allora doveva essere consapevole del concetto di fondo di una simile impresa. D'altra parte, lui aveva le idee ben chiare, e gli serviva soltanto qualcuno capace di metterle in pratica, di conseguenza quella Harrington poteva essere davvero la persona che cercava.
Inoltre rispettava la capacità di giudizio di Tommaso, e per questo, il giorno seguente, ordinò al pilota del suo jet di fare una deviazione su Singapore prima di rientrare a San Pietroburgo.
Sprofondato nel comodo sedile, prese dalla valigetta il curriculum di Eleanore Harrington che aveva scaricato da Internet prima di partire. Era abbastanza carina, decise osservando la foto, con un incarnato color crema, grandi occhi nocciola e un sorriso smagliante.
C'era qualcosa di distaccato nell'espressione del suo viso che la definiva come una raffinata ospite famosa per le feste che organizzava nella sua casa piuttosto che come un architetto che progettava quel tipo di casa.
E che la definiva adatta per finire nuda nel suo letto... E ora da dove si era sprigionato quel pensiero?, si chiese Lukas sorpreso. Non c'era davvero nulla di speciale in Eleanore Harrington e una delle regole cui si atteneva era di non mischiare mai il lavoro con il piacere. Non solo, ma le sue regole gli imponevano anche di limitarsi a brevi avventure, nulla più di un veloce incontro di sesso con la compagna di turno. Non nascondeva mai le sue intenzioni, il problema consisteva nel fatto che le donne tentavano di nascondere a lui le loro. In ogni caso, non facevano troppe storie quando le liquidava con generosi regali di addio, e iniziavano subito la ricerca di un altro riccone da spremere.
Onestamente, quel tipo di gioco stava cominciando a stancarlo.
Tornò a dedicare la sua attenzione al profilo di Eleanore. Una laurea in architettura conseguita con il massimo dei voti e una specializzazione in allestimento di interni, che era poi quella che le aveva permesso di lavorare nell'azienda di famiglia. I suoi interessi personali comprendevano la lettura, l'arte, la storia, collezionare scarpe e prestare volontariato presso un rifugio per animali abbandonati.
Affascinante, pensò Lukas con ironia. Quella tizia sarebbe riuscita a farlo morire di noia al massimo in dieci minuti.
«Stiamo per cominciare la discesa su Singapore» annunciò l'assistente di volo. «Posso servirle qualcosa prima dell'atterraggio?»
«No, grazie.» Lukas si sporse verso il finestrino per osservare le luci della città che brillavano in lontananza. Sperava solo che quel viaggio non si rivelasse semplicemente uno spreco di tempo. Ma il successo della sua ultima impresa contava molto per lui, dunque se Eleanore Harrington era brava almeno la metà di come aveva dichiarato Tommaso, valeva la pena almeno di fare un tentativo.
Eleanore lanciò uno sguardo all'orologio che portava al polso forse per la centesima volta quella sera, poi si sporse dallo sgabello posto accanto al bancone del bar quando la porta del locale si aprì. Lasciò andare un sospiro mentre un gruppo di ragazzi entrava per dirigersi verso uno dei tavolini.
«Stai aspettando il tuo amante?»
Eleanore alzò gli occhi al soffitto, poi si girò verso Lulu, i cui capelli striati di rosso erano forse ancora più brillanti delle luci che illuminavano l'ice bar.
Lulu era la barista più creativa ed esperta di New York. Poiché lavorava all'Harrington ed era anche una sua amica, le aveva chiesto di raggiungerla per l'inaugurazione dell'ultimo nato della catena di famiglia, un bar dove tutto, dalle sedie alle pareti, dai tavoli e persino ai bicchieri, era fatto di ghiaccio e neve compressa.
Una novità per Singapore, e un'attività dal sicuro successo, come avevano affermato i rappresentanti della stampa che erano stati invitati alla serata.
«No, le mie sorelle...» borbottò.
Olivia e Isabelle le avevano promesso di presenziare all'inaugurazione del Glaciers, ma ormai era quasi mezzanotte, ed era ovvio che nessuno delle due si sarebbe presentata. L'assenza di Olivia non era una sorpresa. Olivia era un'attrice al momento molto impegnata con le prove di una commedia in procinto di debuttare, ma Isabelle... Isabelle aveva il potere di inserirla nel comitato amministrativo della catena alberghiera Harrington, e per lei diventare una dirigente nell'ambito dell'azienda di famiglia era la cosa che contava di più in assoluto.
Era per raggiungere quel traguardo che si impegnava tanto. Per quello si alzava dal letto la mattina all'alba e lavorava senza concedersi un attimo di respiro fino a sera inoltrata. Aveva sperato che Isabelle, vedendo di persona l'incredibile risultato che aveva ottenuto con l'ice bar, avrebbe finalmente capito che era uno spreco delegare il suo talento alla scelta delle tappezzerie da usare per le camere degli alberghi, offrendole a quel punto un incarico di maggiori responsabilità.
Lulu le spinse davanti un cocktail rosso, completo di un ombrellino variopinto. «Immaginavo che un amante fosse fuori discussione» commentò con fare contrariato. «Forse dovresti mettere in cima alle tue liste di cose da fare trovarti un uomo, e allora magari succederà davvero.»
Non era la prima volta che la sua amica le rivolgeva quel rimprovero. Ma lei aveva un suo modo di gestire la vita, e un uomo non aveva posto nella