Un Modello Topologico di Mente: Merleau-Ponty, Zentralkörper, Husserl, Stringhe e M-Theory
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Anteprima del libro
Un Modello Topologico di Mente - Giacinto Plescia
M-Theory
.
Cap. 1
Il Problema del Sentire:
Lanfredini-Petitot e Husserl-Varela
Per Lanfredini ‘mente’, ‘corpo’ e ‘carne’ sono le tre dimensioni fondamentali della soggettività.
Cartesio, sulla natura dell’io, prenderà le distanze dal corpo: se, infatti, il tema del sentire è connesso al tema del pensare, la metafisica cartesiana, precisa Lanfredini, non arriverà mai a concepire un sentire puro, un sentire di sentire
ma, casomai, un pensare di sentire
.
Il sentire cartesiano è schermato dall’intelletto, e finirà per espellere
il tema del sentire in quanto esercitabile esclusivamente attraverso la mediazione del corpo: per Lanfredini, la metafisica cartesiana si è fermata alla mente.
Non così Husserl, che attraverso la riduzione fenomenologica, recupera la dimensione della corporeità, dimensione costitutiva dell’atto cognitivo e conoscitivo.
Per Lanfredini, la res cogitans cartesiana è disincarnata e astratta, l’ego trascendentale husserliano, individua nell’intenzionalità slancio direzionale, prospettico, indipendente dall’esistenza dell’oggetto l’elemento costitutivo del soggetto conoscente.
In Husserl filosofo della trascendenza
, le componenti cinestesiche, sensoriali, percettive rendono possibile la mente stessa, e l’opacità stessa degli oggetti è legata alla corporeità
.
Per Husserl, il corpo cinestesico è un organo percettivo, è un corpo di cui è possibile liberamente disporre
, è il corpo di un soggetto mobile, che organizza, per mezzo di esso, la propria esperienza cosciente.
In Husserl, sebbene si superi l’idea kantiana dell’a priori e si recuperi la dimensione corporea della soggettività, il corpo è ancora concepito come schema corporeo geometrico
anch’esso disincarnato, astratto.
Per Lanfredini non si può parlare in Husserl di un sentire, ma, di un riflettere sul sentire
e, per questo, Husserl si arresta alla dimensione del corpo.
Con Merleau-Ponty, si arriva alla carne
si supera lo schermo offerto dallo strumento della riflessione filosofica, colpevole di allontanarci dall’oggetto originario, per approdare alla dimensione del soggetto incarnato, al completo superamento della divisione tra soggetto e oggetto.
Con Merleau-Ponty, la riflessione filosofica si sofferma sul chiasma tra corpo e mondo, sulla capacità di aprirsi al mondo, abitando la nostra soggettività, come se l’intenzione dell’altro abitasse il nostro corpo
.
La riflessione filosofica di Merleau-Ponty, nella quale, per Lanfredini, è possibile rintracciare elementi di affinità con il pensiero di Kuhn, Preti, Polanyi, Varela e James, si spinge verso un atteggiamento anti introspettivo
, che conduce il filosofo, per mezzo dell’empatia, al superamento del solipsismo cartesiano e husserliano.
Quali sono le relazioni tra mente e cervello? È possibile una teoria matematica della coscienza? Ognuno dei modelli finora proposti, quelli logico-simbolici
dell'intelligenza artificiale, le reti neurali e i sistemi dinamici, cattura solo una piccola parte del problema.
Per Petitot, Husserl aveva una concezione hilbertiana della geometria, per lui le teorie matematiche concernevano essenze esatte nella misura in cui erano assiomatizzabili, «complete e categoriche» perciò la geometria concepita da Husserl non coglie le discontinuità qualitative, le forme spaziali che sono oggetto di possibili intuizioni singole.
Husserl non avrebbe saputo risolvere il problema dell’origine della rappresentazione spaziale quello di una geometria morfologica che conferisca un contenuto matematico al sintetico a priori costitutivo del noema percettivo. Manca nel pensiero di Husserl, secondo Petitot, una «geometria morfologica» che colmi tale divario.
Petitot ha in mente la teoria delle catastrofi e delle biforcazioni, degli attrattori di sistemi dinamici non lineari, la teoria dei fenomeni critici e della rottura di simmetria, la teoria dell’auto-organizzazione
e degli stati critici auto-organizzati
, la termodinamica non lineare, sono in grado di spiegare come unità microscopiche possano organizzarsi in strutture emergenti macroscopiche.
Per mezzo di esse è oggi possibile traghettare le scienze naturali verso scienze che elaborano aspetti qualitativi.
Questa «macrofisica qualitativa dei sistemi complessi» oltrepassa i limiti della geometria e della fisica concepite da Husserl: così è possibile, secondo Petitot, sciogliere il vincolo, che separa la fenomenologia, come analisi qualitativa, del percepire costituendo il reale dalle scienze esatte e costituire «un terzo-termine fenomenologico» che sia un linguaggio qualitativo della percezione; e che condizioni le strutture del linguaggio permettendo una descrizione qualitativa del percepito; e infine, che sia derivabile dai formalismi stessi dell’obiettività fisica.
Per Varela lo studio della coscienza non può prescindere dai risultati delle neuroscienze cognitive. Acquista importanza in quest’ottica il vissuto esperienziale animale per Varela irriducibile a una funzione neuronale. Il tentativo di ricercare una sede
, di trovare i luoghi, o i «correlati neuronali della coscienza» sembra destinato a scarso successo, giacché è un problema senza soluzione. Più che alle definizioni di categorie e oggetti, la neurofenomenologia è interessata alla natura del vissuto e alla spiegazione non immaterialistica del mondo.
La nozione di emergenza è centrale in tutto il pensiero di Varela, e si riferisce più in generale alla totalità dei fenomeni di autoorganizzazione: tra ciò che emerge e le basi che ne rendono possibile l’emergenza c’è una relazione diretta di tipo non lineare.
La coscienza è così «parte intrinseca della natura», della dinamica del mondo