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Il velario dell'anfiteatro cumano
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Il velario dell'anfiteatro cumano
E-book123 pagine1 ora

Il velario dell'anfiteatro cumano

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Info su questo ebook

L'anfiteatro di Cuma è stato il primo edificio ludico costruito? E se così fosse, visto che i velari già erano in uso quando i giochi gladiatori si svolgevano nei fori, è possibile affermare che proprio nell'anfiteatro di Cuma sia stato sperimentato il primo appositamente pensato per questo tipo di edificio? E come funzionava la poderosa macchina approntata dai marinai di Miseno per garantire l'ombreggiamento agli spettatori? Un prezioso approfondimento su uno dei più interessanti e poco conosciuti siti archeologici dei Campi Flegrei che introduce e spiega un'antica tecnologia al servizio degli edifici per spettacoli.
LinguaItaliano
Data di uscita3 gen 2022
ISBN9791220098175
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    Anteprima del libro

    Il velario dell'anfiteatro cumano - Ferdinando Gangemi

    IL VELARIO DELL'ANFITEATRO

    CUMANO

    Ferdinando Gangemi

    ARTEGRAPHE

    LogoArtegrapheEdizionieb

    Copyright © 2021 Ferdinando Gangemi

    Tutti i diritti riservati.

    Codice ISBN: 9791220098175

    A mio padre e mia madre.

    1 - INTRODUZIONE

    E' con piacere che pubblichiamo questo volume dedicato all'anfiteatro di Cuma e al suo velario. Esso, sintetizza un'approfondita indagine delle fonti storiche e archeologiche, confluita naturalmente nell'esercizio architettonico, dell'ipotetica ricostruzione del detto edificio ludico. La ricerca fa parte di una più ampia programmazione di studi che il sito divulgativo www.campiflegrei.it sostiene al fine di produrre contenuti d'interesse culturale per la promozione dell'area flegrea e del suo patrimonio archeologico e naturalistico. E' importante chiarire, però, che le riflessioni riportate nel testo, per quanto fondate su ricerche già note eseguite da studiosi ed esperti, non hanno alcuna pretesa scientifica, ma si è semplicemente voluto argomentare su un importante reperto archeologico poco conosciuto che, invece, meriterebbe maggiore attenzione e adeguata valorizzazione, in quanto fondamentale, tra l'altro, per la cronistoria dello sviluppo del tipo edilizio in esame che ha rappresentato per l'architettura e la politica romana l'edificio più emblematico. Ci scusiamo, inoltre, con i lettori per non avere inserito nel testo note esplicative, in quanto si è preferito utilizzare una forma espositiva semplice e discorsiva concepita al solo scopo divulgativo e lì dove sono state introdotte citazioni si è cercato di indicare nell'elaborato stesso i testi di riferimento, affidando alla bibliografia lo strumento utile per gli approfondimenti. Dell'anfiteatro cumano, oltre a ciò che è sempre stato visibile e da quanto emerso dagli scavi eseguiti anche di recente, con tanto ancora da riportare in luce, si sa veramente poco, e nulla ci è pervenuto in relazione al suo aspetto sia in termini di descrizione che di rappresentazione iconografica. Le poche testimonianze che ne fanno menzione riguardano un editto pompeiano (CIL IV9983a=GP) della metà del I sec. d.C. che promuove gli intrattenimenti in calendario dove, oltre a una venatio e a scontri tra gladiatori, annuncia anche il supplizio della croce per un condannato, forma di pena che si ritrova normata nella Lex Libitinaria di Cuma e quindi praticata regolarmente. Inoltre, tra i graffiti ritrovati in una taberna puteolana, uno in particolare sembra raffigurare un caso rarissimo di donna sottoposta alla crocifissione, nota come cruciaria, inciso accanto alla rappresentazione di un gladiatore reziario armato di tridente, con adiacente la scritta Cumis, che riconduce, appunto, all'anfiteatro di Cuma. Da scavi eseguiti sull'acropoli presso il tempio di Apollo è emerso, tra l'altro, un documento datato tra il 14 e il 37 d.C. che contiene disposizioni in onore di un certo Gaio Cupienno Satrio Marciano che concedeva a lui e alla sua famiglia un posto riservato per la lettiga all'interno dell'anfiteatro. L'edificio sicuramente era dotato di decorazioni e ornato di statue e bassorilievi secondo la consuetudine romana che in epoca augustea ha visto rinnovarsi e implementarsi, e come risulta anche dal suddetto documento ritrovato, frutto di donazioni di personaggi appartenenti all'élite di Cuma. L'esito della ricerca è stata la costruzione di un modello virtuale che ha restituito, secondo la nostra interpretazione, l'antico manufatto nei suoi fondamentali elementi compositivi, aggiornato all'età imperiale, ossia con le modifiche apportate già dai primi anni dell'impero, grazie al generale rinnovamento di tutti i possedimenti romani, voluto da Ottaviano. La ricerca, però, non si è conclusa con la ricostruzione tridimensionale dell'edificio che ha, invece, stimolato ulteriori approfondimenti generati da una maggiore consapevolezza della sua architettura, e suscitato delle domande alle quali bisognava provare a dare delle risposte. Infatti, l'anfiteatro di Cuma è stato costruito alla maniera greca cioè utilizzando in gran parte un pendio naturale per organizzare e sostenere la cavea e la città fu fondata proprio da una comunità greca, diventata nel tempo ricca e potente, molto legata alla sua cultura anche quando divenne parte dei possedimenti romani e per Roma stessa icona di romanizzazione. Di mano in mano che il modello prendeva forma, uno dei primi quesiti che ci siamo posti è stato: l'anfiteatro di Cuma , tra i primi edifici di spettacolo realizzati, può essere stata la prima struttura mai costruita? E in tal caso, visto che i velari già erano in uso quando i giochi gladiatori si svolgevano nei fori, è possibile affermare, pur mancando prove concrete, che proprio nell'anfiteatro di Cuma sia stato sperimentato il primo, appositamente pensato per un edificio ricreativo di nuova concezione? E come funzionava la poderosa macchina approntata dai marinai di Miseno per garantire l'ombreggiamento agli spettatori? A questi interrogativi abbiamo tentato di dare delle risposte, non sappiamo se ci siamo riusciti, ma di sicuro l'esperienza ci ha arricchito e pertanto auguriamo una buona lettura e il medesimo gradimento a tutti coloro che hanno trovato interesse per il presente libro, ringraziandoli per l'attenzione.

    Ferdinando Gangemi

    Napoli, agosto 2021

    2 - CAMPI FLEGREI TRA AVVENIMENTI REALI E NARRAZIONE FANTASTICA

    I Campi Flegrei sono da sempre, per l'amenità dei luoghi, nonostante l'origine vulcanica l'abbia fortemente condizionata, un territorio felice, ricercato e nel complesso unico e, secondo il parere di chi scrive, luogo di primazia. Abitati fin dalla preistoria da una popolazione tribale (l'Ausonio e/o Opico - Osco), i primi ad apprezzarne le peculiarità furono i greci (gli Eubei di Calcide già stanziati ad Ischia) che riconobbero in una collina affacciata sul mare e nell'immediato retroterra il posto ideale dove potersi insediare e riproporre il medesimo modello urbanistico delle città greche. Esse erano generalmente ubicate in prossimità di un'altura da destinare alla costruzione di edifici di culto, l'acropoli, e caratterizzate dalle opportune particolarità geografiche che consentissero lo sviluppo dell'area residenziale e la migliore organizzazione della difesa. Quel luogo, dalla forma ondulata ospitò, quindi, un'intraprendente comunità che fondò una colonia destinata a diventare la città-Stato più influente e produttiva del mediterraneo e della Magna Grecia, Kyme, dotata di un porto naturale e adeguatamente protetta da rilievi orografici, resti di antichi edifici vulcanici, nonché da un ampia zona paludosa. Da questo territorio, la scintilla della civiltà greca, divampò in un crescente sviluppo culturale che ancora oggi continua, trasformando l'area flegrea, da temibile e boscosa, in uno dei distretti agricoli meglio organizzati e fruttiferi del tempo antico, che passerà alla storia come la Campagna di Cuma, di pari passo con la diffusione dell'alfabeto Calcidese, poi assorbito dagli Etruschi e dai Latini. Il primato di luogo dove è iniziata la civilizzazione del territorio italico è secondo solo a quello che fa dei Campi Flegrei il più pericoloso supervulcano d'Europa e tra i pochi nel mondo a destare preoccupazione. Altra preminenza che ha visto l'area flegrea come palcoscenico privilegiato della storia antica è la magnifica e irraggiungibile epopea dell'epoca romana. Infatti, Baia e Bauli (Bacoli), contrade di Cuma e la piccola Roma, così come era chiamata Puteoli, con il suo porto, il più importante del mondo conosciuto di allora, che l'ha resa la città più cosmopolita e frequentata del mediterraneo e attraverso il quale transitavano merci di ogni genere, hanno fatto da volano per la promozione dei Campi Flegrei come luogo preferito e meta irrinunciabile dell'élite romana sia in epoca repubblicana che imperiale. Pozzuoli, di fatto città vulcano, altro primato, è stata in età romana, tra l'altro, l'unico centro urbano ad essere dotato di due anfiteatri funzionanti contemporaneamente, così come documentato dalle fiaschette di vetro del IV secolo d.C. (Praga, Pilkington Museum e Odemira) (Fig. 1) che ne hanno consentito la ricostruzione urbanistica. La strepitosa crescita economica delle principali città flegree, un clima locale imparagonabile, un litorale di notevole bellezza arricchito da risorse termali in quantità tali che nessun'altra parte al mondo offriva, hanno contribuito ad attrarre l'aristocrazia romana e dignitari al seguito, che si dotarono di residenze lussuose dall'architettura tutta protesa verso il mare, con terrazzamenti, logge e peschiere che rinnovarono in modo sostanziale gli usi, i costumi e il modo di abitare. Gli edifici pubblici e privati furono adeguati all'opulenza del tempo, al punto che si sperimentarono soluzioni ardite e innovative, alcune delle quali hanno ispirato edifici realizzati a Roma in dimensioni maggiori, si pensi, ad esempio, alla relazione tecnologica e formale tra il così detto tempio di Mercurio, oggi visitabile nel parco archeologico di Baia e la struttura circolare del Pantheon, ma anche, come argomentato nei capitoli che seguono, l'anfiteatro e il relativo apparato tecnologico del velario.

    Fiaschette
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