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Gli occhi del figlio
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Gli occhi del figlio
E-book55 pagine44 minuti

Gli occhi del figlio

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Uno studente universitario di geoscienze scopre attraverso il suo professore l’esistenza di un varco temporale nel bel mezzo della Cappella degli Scrovegni di Padova. Questo varco porta direttamente nella New York del 1939, a poche ore dall’inaugurazione dell’Expo che si tenne quell’anno. Vaccaro, il suo professore, è convinto che dietro a questo fatto inspiegabile ci sia un motivo: convincere Henry Ford a riprendere la produzione della sua Hemp Body Car, una macchina “green” che potrebbe rivoluzionare il nostro presente climatico. Eppure per fare questo, oltre a convincere Ford, Marco dovrà sfuggire a degli ambigui guardiani del tempo, chiamati semplicemente “loro”. In questa folle avventura Marco conoscerà un’alleata inaspettata, una donna bionda di Parigi di nome Solange, che si trova a New York per il suo stesso motivo. I due riusciranno a cambiare il passato?
LinguaItaliano
Data di uscita25 ago 2022
ISBN9791221386424
Gli occhi del figlio

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    Gli occhi del figlio - Pietro Castellini

    GLI OCCHI DEL FIGLIO

    Pietro Castellini

    immagine 1

    1

    Persone riversate per le strade come fiumi in piena. Slogan urlati come dogmi. Cartelli dalle scritte altisonanti. I potenti riuniti in una conference hall tappezzata di verde. Un globo svolazzante come monito. Si avvertono le voci persino in quell’aria protetta. La folla si ferma. Si apre in due come le acque con Mosè. Arriva una ragazzina con la treccia bionda. L’immancabile cerata gialla. Un sorriso perverso le dipinge il volto. La storia è sempre quella, dice. I potenti sanno solo blaterare. Le cose non stanno cambiando. E il clima non sta certo ad aspettare le nostre incomprensioni.

    La Tv si spense. Marco era stanco. È sempre la solita storia . Preparò lo zaino. Mise dentro i suoi quaderni per gli appunti. Controllò che non mancasse niente. Indossò il suo giaccone grigio e uscì di casa.

    Prese la macchina, una vecchia Panda di giallo vestita. Percorse la medesima strada degli ultimi due anni e mezzo. Arrivò in stazione. Parcheggiò. Chiuse gli specchietti. Controllò l’orologio. Stranamente era in orario ma il suo treno chissà. Giunse al binario numero tre. Per fortuna non piove oggi . Era da una settimana che non faceva altro. Il treno ancora non si vedeva. Era in ritardo come sempre. Mentre aspettava il regionale, si accese una sigaretta.

    Non fumava tanto Marco, cercava di limitarsi a tre, massimo cinque, al giorno. Avrebbe voluto smettere ma temeva che i suoi nervi non avrebbero retto. Lo rilassava fumare, ma per il resto odiava tutto. L’odore sulle dita. I residui sui vestiti. Il gusto amaro nella bocca. Il naso che si chiude. Finalmente il treno stava per giungere. Era grigio e affilato come una lama.

    Una voce atona lo segnalò. Il regionale per Venezia è in arrivo al binario numero tre. Si fermò sibilando. Le porte si aprirono. Marco indossò la mascherina. Gente che scende, altra che sale. Marco si accomodò in uno dei sedili blu al piano terra. Fare il pendolare era pesante. Non si stava godendo quegli anni come gli altri suoi coetanei. Eppure non gli importava. Non era nato con la camicia. Tutto ciò che di buono aveva nella vita, se l’era sudato. Il treno ripartì. Marco tirò fuori un libro dalla sua sacca. Stava leggendo un romanzo di King. S’intitolava L’istituto. Parlava di bambini telecinetici e telepatici che venivano prima rapiti, simulando che avessero ucciso i propri genitori, e poi imprigionati in questo istituto per degli ignoti motivi. Magari essere bravo come King.

    Il sogno di Marco era fare lo scrittore nonostante all’università stesse studiando tutt’altro. Scienze Geologiche più precisamente. Non sapeva bene nemmeno lui perché l’avesse scelta dopo il liceo. Era vero che lo appassionavano i fossili e capire la storia della Terra, ma non era questo il vero motivo. Segretamente Marco pensava di essere destinato a cambiare il mondo e anche a salvarlo. Dopo due anni poteva trarre un bilancio e doveva ammettere con se stesso che alcune materie erano state proprio odiose, ma altre lo avevano appassionato veramente. Come quella di quel giorno: Paleoclimatologia, un corso a scelta che teneva il prof. Vaccaro. Era talmente interessante la materia e bravo il professore che non vedeva l’ora di iniziare le lezioni. A rendere ancora più piacevole il corso vi era che fossero solo in cinque a frequentarlo. Ciò contribuiva a creare nell’aula un’atmosfera così intima che sembrava quasi di essere al bar, a chiacchierare di argomenti futili quando era l’esatto contrario. Chiuse il libro. Lo stadio da calcio alla sua sinistra lo avvisò che ormai erano in prossimità della stazione di Padova. Il treno si fermò col suo tipico clangore. Marco

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