Nails 3020

Di Alessandro Montoro

Nel 3018 una ragazza di nome Erica apre un salone di bellezza a Roma. L’operazione è resa difficile dai robot del sindacato COG, che desiderano essere assunti con gli stessi diritti degli umani. Uno di questi, un automa di nome Gaia, si candida per lavorare presso il negozio e ottiene il lavoro.
È un caso senza precedenti, che attirerà la stampa e anche l'attenzione degli alieni del Collettivo, alleati della Terra. Presto Erica scoprirà che il mestiere di nail artist, con mani robotiche e aliene di cui prendersi cura, è destinato a cambiare per sempre.

• Lingua: Italiano
• Editore: Ali Ribelli Edizioni
• Data di uscita: 9 set 2022
• ISBN: 9791221397116

Anteprima del libro

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Pubblicato da AliRibelli

Direttore di redazione: Jason R. Forbus

www.aliribelli.com – [e-mail]

Alessandro Montoro

Nails 3020

Sommario

1 – Il negozio dei sogni

2 – I primi clienti

3 – Il tetto di cristallo

4 – Incontri del nono tipo

5 – Nulla di grave

6 – Nails 3020 Galactic Expo

Questo racconto è dedicato a Federica

1 – Il negozio dei sogni

ERICA

Ero arrivata con quindici minuti di ritardo. Per fortuna l’agente immobiliare mi aveva atteso con pazienza. Avevo trovato un traffico esagerato per strada. Era colpa della protesta dei cytron, che andava avanti da settimane a Roma e in altre città del mondo. Non avevano altro da fare!

Le piste ciclabili erano ancora in estensione e prima o poi avrebbero raggiunto anche il quartiere dell’Eur.

Mi sistemai velocemente il vestito di ecotessuto, cercando di apparire disinvolta. L’agente immobiliare era già in attesa, con il suo tailleur elegante, la chioma bionda ben curata e uno sguardo tipico di una persona sicura. A giudicare da come fissava la Ultracar bianca parcheggiata lì di fronte, doveva essere la sua.

«Salve, eccoci finalmente.» Il tono era scocciato.

«Mi perdoni, è stato un delirio arrivare qui a quest’ora, i cytron hanno occupato Viale Principale e ho dovuto fare il giro più volte. Ho parcheggiato sul marciapiede, pensi.»

«Si figuri, Vilenti, non c’è problema.» Tirò fuori dalla borsa la chiave bioelettrica del locale vetrato, situato al piano terra di uno dei tanti grattacieli autosufficienti di Roma. Aprì.

Un odore di pulito riempì le mie narici, mandandomi in estasi.

«Dunque, il locale come vede è ristrutturato e pronto all’uso commerciale. Che tipo di attività desidera aprire?»

«Nail art, un negozio di onicotecnica. Non mi fraintenda, non una di quelle attività simili alle fabbriche di produzione di massa, ma uno più ricercato. Raffinato.» Notai le dita dell’agente immobiliare, erano ben curate. Con quello che si faceva pagare era il minimo.

«Ah, interessante! Come vede ci sono già gli attacchi elettrici, la corrente è centralizzata. Tutto qui è alimentato da energia solare. L’acqua corrente è riciclata come da standard; ci sono delle serre più in alto al 102° piano.»

Verificai che ogni metro quadrato del locale fosse adatto, pensando all’arredamento ottimale.

«Allora, vuole prenderlo?»

«Certamente!» Già stavo salutando mentalmente i soldi che avevo risparmiato per fare questo