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Neighbors 1
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E-book178 pagine2 ore

Neighbors 1

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Info su questo ebook

Quando i Brewster si trasferiscono nella calma cittadina di Racine, Dorinda Brewster, sorella maggiore della ventiduenne Kendra, perde la testa per il giovane Patrick Wakefield, abitante in una stupenda villa in cima ad una collina.
Incuriosita dalla scintilla scoccata tra i due che trattiene sempre più spesso Dora lassù, Kendra segue il suo esempio e si reca in gran segreto alla villa. Quel giorno per lei il destino ha in serbo l'incontro con un uomo davvero singolare.
LinguaItaliano
Data di uscita21 nov 2021
ISBN9791222027241
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    Anteprima del libro

    Neighbors 1 - Christie Carroll

    1

    Finché non m’investì un vero e proprio colpo di fortuna, non avrei mai creduto che Kendra Brewster cedesse a nuove e sensazionali inclinazioni carrieristiche. Se mi trovavo lì, in quel momento, il merito fu delle mie nuove ambizioni, manifestatesi durante un incontro casuale con il redattore capo di un giornale di Brunswick, di nome Quinn Brodie. Ero diventata una talpa, o meglio, la sua spia. Inutile dire quanto mi considero fortunata per essere riuscita a catturare involontariamente l'attenzione di Quinn. Mi dilungherei troppo a spiegare il frangente in questione, perciò elencherò unicamente i punti cruciali: La mia strada era sempre stata la ginnastica ritmica. Pensai dunque, orgogliosamente, a ciò che avrei lasciato. Campionessa a livello regionale. Olimpiadi con risultati discreti, alcune medaglie e ancora diversi anni per gareggiare, se avessi scelto di proseguire. Ma da qualche tempo non ero più sicura di cosa volevo: La matassa ingarbugliata dei miei progetti futuri si sarebbe dipanata in un sentiero più nitido, permettendomi di capire cosa sarebbe stato di me stessa? Una parte di me disse: Sei una ginnasta, sei nata per questo, perché provare il desiderio di diventare una giornalista affermata?

    Forse perché non a tutti capita un'occasione d'oro come le parole che un giorno pronunciò il mio capo e mentore, Brodie:

    «Non mi hai solo aiutato a risolvere questo caso, ti sei gettata nella mischia, Brewster, e questo mi piace di te, mi piace tanto. Lavorerai per me sotto banco. Ti affiderò solo incarichi minori, nello stesso ramo, e dopo vedremo. Tu hai la stoffa della reporter, il mio fiuto non mente, diventerai qualcuno, un giorno...»

    Dal suo studio provato, Brodie rimbalzò telefonate in tutta la costa settentrionale d'America nel tentativo di rintracciarmi. La statica espressione del viso abbronzato di Quinn era riflessa sulle pareti a vetro, dove batteva il sole tiepido del primo pomeriggio. La mano nodosa e curata reggeva l'apparecchio mobile tramite il quale non era ancora riuscito a raggiungermi.

    Il Fenway Coust Hotel in Arizona, dove avevo alloggiato nel mese precedente per assistere a un curioso seminario su cultura e tradizioni celtiche, lo lasciò in attesa per diversi minuti, prima di passargli un altro numero chilometrico. C'era dunque il tempo di riaccomodarsi in poltrona e sorseggiare un caffè appena uscito dalla macchinetta. Storcendo la bocca, Quinn riconobbe di aver dato troppo poco spazio alle mie richieste di dibattito sulle argomentazioni riguardanti il nostro studio sull’occulto. Ero stata in incognito in Georgia due volte mentre lui si era rifiutato di andarci, accomodando la propria svogliatezza con la scusa del troppo arretrato. Da un anno, studiavamo insieme su documenti che a sorpresa ci avevano condotto a notizie sensazionali riguardanti antichissime credenze pagane. La pista seguita era quella giusta. Entrambi, attendevamo unicamente di approdare al sodo.

    Frattanto che il bip si allungava nel suo orecchio, Brodie riaprì il portatile che aveva distrattamente richiuso, accese una lampada contro l’imbrunire del giorno e digitò sul motore di ricerca il numero che gli aveva passato un tizio del personale dell'albergo. Comparve il sito dedicato a Suor Brigida, e la chiamata si attivò. Udii la sua voce seccata dall'altro capo, pulita e vicina come se si trovasse dietro l'angolo.

    Brodie trattenne il disappunto. «È lecito sapere per quale motivo ti trovi dall'altra parte del paese, quando avevamo appuntamento per le sei di stasera? Mi ero preparato una discussione sulle tue teorie.»

    Mi scappò un sorrisetto ironico. Ero ferma davanti alla costruzione suggestiva della casa di accoglienza appartenente all'ordine monacale brigidino. «La vista è spettacolare da queste parti... sapessi... comunque ho disdetto il mio appuntamento alle otto di stamattina, tu non eri ancora arrivato in ufficio.» Avanzai qualche passo, nella radura del bellissimo parco che circondava la costruzione su due piani, sollevai la macchina fotografica e feci un’altra istantanea. Quinn fu interrotto dalla segretaria che gli comunicava i restanti appuntamenti del giorno. Congedò garbatamente la donna e tornò a brontolarmi nell'orecchio. «Che mi dici del convento dove stai? Suppongo non sia un caso, se ti trovi li. Ci sono delle nuove?»

    «Ancora non lo so» considerai vaga. «Ho pensato che un ritiro spirituale di qualche giorno mi avrebbe fatto bene, questo posto era perfetto per non allontanarmi troppo dalle ricerche. La cittadina di Darien in passato è stata teatro di episodi sanguinari e macabri, oserei dire.»

    Quinn non si sorprese. «Nulla d'insolito, non dimenticare che Salem e dintorni devono la fama alle leggende sulle streghe.»

    M'interruppi dallo scattare una foto. «Come sai che si tratta di streghe?»

    Quinn scosse il capo, rinunciando a rispondere. «D’accordo» replicai, ammettendo che potesse apparire ovvio. «Si trattava di streghe ma ora non più, ho seguito ben altra direzione e credo di aver fatto centro. Si dia il caso che alcune delle suore che prestano servizio in questa casa siano state missionarie in Georgia ed io so da fonti sicure che, di recente, in Abcazia, hanno soccorso una novizia russa che sosteneva d’aver avuto una visione terrificante, nella quale, l'angelo della morte, giungeva sulla terra a comprare un'anima in cambio della propria immortalità.»

    Quinn sfogliò un fascicolo a caso. «Una possessione demoniaca?»

    Scossi il capo come se potesse vedermi. «Non credo. Da quello che so, si è trattato solo di una visione, un episodio unico che per il momento pare inclassificabile. La suora era nella cappella insieme con altre due, durante le normali preghiere. Prima di allora, nessun segno d’isteria, e non soffre di attacchi epilettici.» «L’hai incontrata?»

    «No, è stata espulsa dall'ordine con effetto immediato. L'hanno dichiarata inferma di mente ed è stata rispedita a casa senza che potessi vederla, ho avuto un colloquio telefonico con l'arcivescovo Miletti e sembrava desideroso di chiudere la chiamata. Non mi ha rivelato nulla ma qui sono appena tornate le monache che l'hanno assistita. Forse riesco a parlare con loro.»

    Quinn prese velocemente una penna. «Passami il numero del tuo interno, ti richiamo stasera e mi dici com'è andata.»

    Ripetei la cifra a memoria. «Ora devo andare. Prima di cena vorrei concludere. Ci sentiamo.»

    Quinn annuì. «Prudenza.»

    «Tranquillo, capo. Le suore mi credono una semplice turista. E ho l'alibi di ferro del giornale scolastico. Chi vuoi che si accorga di me?» A fine chiamata, riposi il cellulare in borsa e alzai gli occhi verso la facciata principale della casa. Puntai l'obiettivo e feci un'altra foto, quando un improvviso movimento ai piani superiori mi bloccò all’istante. Misi giù la macchina e cercai di mettere a fuoco quel punto. Di nuovo un'ombra nera attraversò i vetri: Avevo studiato la costruzione nei dettagli, prima di soggiornarvi, per potermi muovere liberamente se ne avessi avuta occasione: Era la seconda camera, nell'ala ovest. Tenni gli occhi ben puntati sulla finestra. Il fenomeno si ripeté, apparendo come una strana presenza dietro le tende trasparenti. Se era qualcuno che aveva fretta, si mosse in modo assurdamente strano. Incredula, lasciai andare la macchina appesa al collo e mi avviai verso la casa. Non feci che un breve tratto del giardino, arrestandomi davanti a una sagoma maschile, alta e robusta, piazzata sul mio cammino come un segnale di stop. Indirizzai un’occhiata all’uomo bruno, vestito di nero, subito ricambiata con attenzione. Un po' a disagio per quegli occhi scuri e penetranti, gli rivolsi un cenno del capo e proseguii.

    «Salve» disse.

    «Salve a lei!» Accennai un sorriso, poiché mi resi conto dello sguardo profondo e intrigante. Pareva sulla trentina d’anni, forse qualcuno in più.

    «Stavo cercando lei...» mormorò.

    Rimasi un istante interdetta. «Mi scusi? Cercava me, ho capito bene?»

    «Ha inteso benissimo. Lei è la signorina Brewster?»

    Costui ridusse la distanza e fissai incuriosita in un paio d’occhi di un vellutato color nocciola. Non lo conoscevo neppure di vista, impossibile scordarne l'aspetto piacente e i tratti singolari del volto. Naso fine, bocca morbida, zigomi alti.

    «Sono io, in persona» risposi. «Lei chi è?»

    Estrasse un tesserino dalla giacca, mostrandomelo con la dovuta calma. «Il mio nome è Sam Gordon, vengo da Roma.»

    «Spiacente. Non ricordo di conoscere nessuno a Roma che si chiami Sam Gordon.»

    «Sam» mi corresse. «Si pronuncia come si scrive. La mia visita è da parte dell'arcivescovo, Domiziano Miletti, noi due non ci siamo mai visti. Mi affidano solo casi molto particolari.» Restrinsi le palpebre contro il riverbero accecante del sole, fissando l’austero completo da prete. «Lei è un religioso?»

    Scosse il capo con un accenno di sorriso ma l'espressione rimase fredda e guardinga, almeno quanto la mia. «Sono un semplice consulente.»

    Un consulente. «Deve svolgere un'indagine su di me?» Ottenni un’occhiata accattivante, con l'effetto d'indurmi al ritiro. Assottigliai le labbra, rabbuiandomi di colpo. «Mi dica a che proposito, prima di andarsene.»

    Nulla parve scalfirlo, di certo non fu toccato dal mio tono.

    «Diciamo che sono chiamato quando certe persone senza alcuna competenza nel ramo religioso ficcanasano su questioni delicate che non devono in alcun modo lasciare la Santa Sede.»

    Stavolta non mi curai di nascondere l'irritazione. «Allora non si preoccupi di me, ma di ringraziare i miei informatori.» Drizzai le spalle. «Mi creda, non ho alcun interesse nell’informarla dei miei spostamenti, ma mi trovo qui a Darien per riposare, sono una semplice studentessa e scrivo articoli per il giornale della mia scuola, tutto qui. La casa di accoglienza di St. Brigida offre un ritiro spirituale a chi sente il bisogno di un po' di pace dallo stress quotidiano.»

    «Ma certo» Gli occhi nocciola pungolarono, derisori. «E suppongo sia per questo motivo che ieri mattina ha avuto un colloquio telefonico con l'arcivescovo.»

    «Questioni relative al giornale scolastico. Sono qui per riposarmi.» ripetei. «Arrivederci.»

    «Per riposarsi… e per ottenere informazioni dalle uniche due persone presenti durante l'attacco isterico della novizia russa a Vardzia.»

    Sentii un trillo d'allarme nella testa e tornai facilmente sui miei passi. «Scrivo per il giornale studentesco, gliel’assicuro. Le mie fonti dicono si trovassero in Abkhazia, durante il fatto.»

    Mi rimise a posto come una novellina, da uomo vissuto quale mostrò subito d’essere. «Le sue fonti sono attendibili quanto il suo bagaglio di esperienza, signorina Brewster. È molto giovane, questa sua gavetta la porterà certamente a far parte del giro, alla fine, ma ci vorrà del tempo.» Una pausa e uno sguardo meno severo. «Io avevo modestamente sospettato che fosse partita in Georgia per ricollegare in qualche modo l'Abkhazia alle ricerche che lei, e il suo superiore, Quinn Brodie, portate avanti da qualche anno.»

    Un brivido mi attraversò la schiena. «Se lo dice lei...»

    «Mi creda, di poche cose nella vita, compresa questa, sono assolutamente certo, poiché anch'io mi trovavo materialmente nello stesso luogo, per ragioni di lavoro.»

    Tutto quello che disse, ebbe il potere di rabbuiarmi, se non incutermi un certo timore, eppure ero eccitata dalle nozioni che stavo apprendendo, ammesso e concesso che ciò che diceva

    fosse vero. «Vuole dire che ha assistito al fatto?»

    «In un certo senso, sì.»

    Accidenti se m’incuriosì. «Che cosa significa, in un certo senso»

    «Significa che ho visto tutto e non era uno spettacolo per lei.»

    Decisi di giocare pesante, perché capisse che nonostante la mia età, non dovevo attendere poi tanto, per entrare a far parte del giro. Se Sam Gordon era lì per parlare con me aveva in mano prove del mio coinvolgimento con Brodie e la mia copertura era già saltata. Tanto valse, a questo punto, affrontare la discussione senza veli. «Ho una conoscenza molto influente a Roma. Qualcuno che sostiene che le tre consorelle fossero sole nella cappella, quando la novizia ha avuto le visioni...»

    Fui degnata di un'occhiata di sufficienza che rammaricò il mio giovanile senso del dovere. «Signorina Brewster, avrebbe urlato anche lei se avesse visto cosa ha descritto quella ragazza.»

    Strinsi le labbra, perdendo la pazienza. Tutto, ma non l'ingiuria di una presa in giro in diretta! Incrociai le braccia. «Cerca di impressionarmi, signor Gordon?»

    Non potevo prevedere che la sua risposta m’avrebbe tramortito.

    «No, mi creda. Se volessi farlo, le direi che la novizia si è rotolata per terra con la bava alla bocca per diversi minuti, prima di pronunciare il nome dell'anima che sarebbe stata portata via.»

    Sollevai un sopracciglio, la mia calma era pura finzione, adesso. «Quale nome, signor Gordon?» Lui mi fissò gravemente. Impietoso.

    «Il suo.»

    2

    Nel punto dove scegliemmo di sostare non c'erano altre panchine al di fuori di quella che costeggiava un tratto isolato, ove sedemmo in tacito accordo. Il tempo andò peggiorando, con banchi di nuvole giallastre che si rincorrevano nel cielo senza sosta. La tremenda affermazione di Gordon mi rese astiosa, ancor più bastò a zittirmi l'assurda richiesta dell'uomo d'interrompere le ricerche.

    «Riavvolgiamo il nastro della sua vita, signorina Brewster, e torniamo indietro di alcune settimane, che ne dice?»

    Odiai il suo tono cospiratore. «Faccia lei.»

    «Vi sono mille versioni sulla leggenda legata al ritrovamento della fonte d’eterna giovinezza» replicò, riferendosi al ramo dei miei studi segreti. «I libri di Alessandro Magno, in cui parlava dell'acqua della vita, da trovare in una fontana solo dopo le terre oscure, che secondo alcuni teologi altri non è che un tratto dell'Abkhazia, che si racconta sia patria di spiriti e mostri... sono storie notevoli, quesiti irrisolti dei secoli, chiunque ne subirebbe il fascino lasciandosi tentare a trovare una spiegazione logica.» Ebbe quasi a ridere. «Direi che lei si è spinta notevolmente oltre la tentazione di saperne

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