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Meet me Halfway: Edizione italiana
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E-book205 pagine2 ore

Meet me Halfway: Edizione italiana

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Info su questo ebook

Carina Domenico ama quattro cose: sua figlia, la sua grande famiglia italiana, il cappuccino e il suo blog di cucina Halfway Homemade, ma non necessariamente in quest’ordine.

Quando il blog viene rilevato da una grande rete televisiva, il mondo di Carina cambia dall’oggi al domani. L’unica cosa che rimane immutata, grazie al suo cuore spezzato, è il punto di vista di Carina sugli appuntamenti.

Quando inizia a provare qualcosa per Ryan West, l’attraente produttore britannico del suo show, fa del suo meglio per reprimere i suoi sentimenti: Carina Domenico ama quattro cose e Ryan West non è tra quelle.

Almeno, questo è ciò che continua a ripetersi.
LinguaItaliano
Data di uscita13 set 2022
ISBN9791220703840
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    Anteprima del libro

    Meet me Halfway - Dee Lagasse

    1

    CARINA

    «Sei in ritardo.»

    Mi si annoda lo stomaco alla vista della brunetta accigliata, ha le braccia incrociate ed è evidente che è a corto di pazienza. Sta aspettando di fronte al ristorante nel quale sarei dovuta arrivare dieci minuti fa.

    «Lo so.» Faccio un cenno di scuse prima che le parole inizino a fluire senza freni. «Se tuo figlio si fosse fatto vivo come avrebbe dovuto, sarei arrivata in tempo. Invece ho dovuto portare Lina da mia madre.» Nello stesso momento in cui lo dico, me ne pento.

    Ana Olsen non è il tipo di donna con la quale si desidera iniziare un conflitto verbale.

    È una degli avvocati più ricercati dell’intero stato del Massachusetts, ed è anche l’amata nonna della mia bimba di otto anni.

    Se devo essere onesta, è molto più gentile con me di quanto sarebbe tenuta a essere. Non credo che molte donne nella sua posizione dimostrerebbero lo stesso livello di generosità e compassione che mi ha mostrato lei sin dall’inizio.

    Ne abbiamo passate tante dal giorno in cui Richard mi aveva portata a casa sua, nove anni fa. Ci frequentavamo da quasi un anno a quel punto, e sono dovuta rimanere incinta prima che, finalmente, si decidesse a farmi conoscere i suoi genitori. Ricordo di essere entrata in salotto, cercando di calmare il tremore delle mie mani, spaventata a morte di incontrare la dispotica maniaca del controllo che Richard mi aveva descritto.

    Non mi ci era voluto molto per capire che Richard lo pensasse solo perché suo padre, Richard Senior, gli aveva sempre concesso tutto quello che voleva: soldi, una macchina, e infine anche un lavoro nel loro studio legale. Sua madre, però, da lui si aspettava che si guadagnasse le cose, come chiunque. Ciliegina sulla torta, non appena aveva sentito che pensavo di diminuire le mie ore di lezione, così da poter lavorare come paralegale per mettere da parte qualche soldo per l’arrivo della bambina, Ana Olsen mi aveva sostenuta. Continua a farlo anche adesso.

    Quando sei mesi dopo avevo beccato Richard a tradirmi, lei mi aveva portata fuori a pranzo e mi aveva promesso che non importava cosa avesse fatto suo figlio, o cosa avrebbe fatto in futuro, io e la bambina avremmo sempre potuto contare su di lei. Aveva anche collaborato con mia madre per organizzarmi un’incredibile festa premaman, e aveva ignorato il marito e suo figlio quando avevano cercato di insinuarle il dubbio che la bambina potesse non essere di Richard.

    Inoltre, dato che lui era a ubriacarsi a una festa mentre io ero in travaglio, si era presentata lei in ospedale. Era rimasta a fianco del mio lettino per quasi diciassette ore, con mia madre dall’altro lato. Entrambe mi avevano ricordato di respirare, promettendomi che tutto sarebbe finito presto, mentre urlavo dal dolore non appena era arrivato il momento di spingere. Anche adesso non sono sicura chi abbia pianto di più dopo aver preso in braccio Lina per la prima volta.

    Il giorno dopo Richard Senior si era presentato insieme alla moglie con fiori e scuse, e da allora si era fatto perdonare. Non si sono mai persi un compleanno o un evento scolastico di Lina, e ogni domenica mattina trovano il tempo di venire alle partite di calcio. Addirittura, Lina passa quasi tutti i sabati sera a casa di Gigi e Papi.

    Ogni agosto Lina passa una settimana a Martha’s Vineyard insieme ad Ana e le sue sorelle. Tutte le volte concludono la settimana di vacanza con un gran giro di shopping con Papi per il ritorno a scuola. Non ho mai dovuto spendere un centesimo per uno zaino, un cestino per il pranzo, o altro materiale scolastico. Non lo hanno mai fatto aspettandosi qualcosa da me. Nessuno dei due me lo ha mai fatto pesare o chiesto qualcosa in cambio.

    Il mese scorso ho telefonato ad Ana chiedendole di stare al mio fianco durante il viaggio a New York e non ha esitato a dirmi di sì. Dopo il primo incontro abbiamo passato ore a definire i dettagli e a fare le revisioni necessarie al contratto, prima della seconda riunione con Alfie West e il legale del network.

    Ana è stata al mio fianco mentre firmavo sulla linea.

    Mi ha portata fuori a cena per festeggiare.

    E ora è qui, a concedermi del tempo prezioso per un incontro per il quale non verrà pagata.

    Non è colpa sua se suo figlio ha, per l’ennesima volta, fatto promesse che non aveva intenzione di mantenere.

    «Scusami davvero, Ana,» inizio, sospirando mentre un’ondata di senso di colpa mi investe. «Tutto questo è così importante per me, e Richard sapeva…»

    «Oh, smettila,» mi interrompe. «Non devi giustificarti con me.»

    Si ferma aprendo la porta del ristorante, un sorriso sornione le tira le labbra rosso brillante. «Ma se dovessero chiedere, diciamo che hai avuto problemi con la macchina, d’accordo?»

    Non appena mi gira le spalle, mi concedo un microscopico sospiro di sollievo. Il momento è breve, però. L’agitazione che ero riuscita a tenere a bada si ripresenta in pochi istanti.

    Mi sembra ancora tutto surreale. Ho un programma su Food Network. Il comunicato stampa che annuncia l’inizio di Halfway Homemade uscirà domani. Il che significa che lo devo dire entro questa sera alla mia famiglia. Finora ho sempre rimandato. Volevo aspettare finché non fosse una cosa certa.

    Nonostante il viaggio a New York, l’aver firmato un contratto e aver visto il più grosso versamento di sempre arrivare sul mio conto bancario, mi aspetto ancora che capiti qualcosa di brutto. Non sono ancora convinta che da un momento all’altro qualcuno non mi sveglierà per dirmi che è stato tutto un sogno.

    Quando oltrepassiamo la soglia mi colpisce una folata d’aria fredda. L’ondata di calore di fine settembre, che ha fatto accendere a tutti l’aria condizionata, si spera per l’ultima volta quest’anno, è al quarto giorno. La settimana scorsa, dopo essere stata stuzzicata da alcune giornate autunnali più fredde, ero più che pronta ad accogliere la mia stagione preferita.

    Preoccupata che la densa aria umida mi abbia risucchiato via tutta l’idratazione dai capelli e abbia fatto riapparire le mie naturali onde crespe, inizio a sistemarli con la mano.

    Non appena ho la certezza di non sembrare il Re leone, mi guardo intorno. Il mix di mela e cannella che permea l’aria intorno a noi aumenta il mio desiderio di temperature più fredde, fogliame dai bei colori, e di cambiare le mie calzature attuali con le mie comode e rodate Ugg.

    Il Farmhouse non è ancora stato inaugurato ufficialmente, ma immagino che quando si è Food Network non sia poi così impossibile fare sì che il ristorante più atteso del momento apra in anticipo per te.

    L’interno del locale a tema dalla fattoria alla tavola è diverso da tutto ciò che abbia mai visto. Invece di posti a sedere ridotti e tavoli individuali, lo spazio è riempito da file di rustici tavoloni da picnic. Non c’è abbastanza tempo per osservare le foto di verdura, frutta e animali d’allevamento appese al muro, perché una bionda spumeggiante ci viene incontro con un sorriso a trentadue denti e ci accompagna verso l’unico tavolo occupato.

    Prima che i due uomini, entrambi in giacca e cravatta, si alzino per salutarci, apro la bocca per scusarmi del ritardo, ma mi blocco quando gli occhi del color castano più scuro che abbia mai visto si incollano ai miei.

    C’è qualcosa di snervante nella nostra connessione, all’improvviso il mondo inizia a girare e allo stesso tempo si arresta. La contraddizione mi lascia senza parole.

    «Siete in ritardo.»

    2

    RYAN

    Sono tre le cose in cui credo quando si tratta di affari.

    Arrivare in anticipo è arrivare in orario, arrivare in orario è essere in ritardo e ritardare è inaccettabile.

    Di conseguenza, quando questa mattina mi è suonata la sveglia alle tre e quarantacinque, mi sono trascinato fuori dal letto e ho fatto una doccia veloce prima di svegliare, credo si chiamasse Kayley…? No, Bailey! L’ho fatta uscire dalla porta con la scusa che l’avrei chiamata quando sarei tornato dal mio viaggio di lavoro.

    La bugia mi aveva lasciato un sapore amaro in bocca mentre chiudevo a chiave la porta del mio appartamento, incerto su quando sarei ritornato esattamente. Il volo da LaGuardia al Logan Airport di Boston è durato poco più di un’ora. Anche contando i venti minuti di auto dall’aeroporto all’hotel, mancavano ancora cinque ore prima del pranzo d’affari a cui sarei stato costretto a partecipare.

    Non ho ancora capito perché Alfie abbia insistito per fare questo incontro oggi. Il programma non inizierà le registrazioni prima della prossima settimana. Mi ha mandato le foto del set e passato i preventivi delle maestranze che lo stanno preparando, quindi so già dove stanno andando i soldi.

    Lui aveva già incontrato Carina e la sua legale. I contratti sono già stati firmati. Non c’era bisogno che fossi sul set, dato che non c’era nulla che mi impedisse di produrre a distanza. Alfie avrebbe potuto essere il volto della West Brothers Productions, mentre io in questo momento avrei potuto essere alla ricerca del nostro prossimo progetto.

    Nella mia mente, quello era il piano per quando Carina si sarebbe rifiutata di rinunciare alla singola modifica che aveva richiesto sul contratto.

    Lo show doveva essere registrato in Massachusetts, o da nessun’altra parte. È stata quella la sua unica clausola.

    Se fosse dipeso da me, sarebbe bastato per lasciar perdere subito. Ma Alfie è ricorso ai ricatti morali da fratello minore finché non ho ceduto.

    Avevi detto che eravamo una squadra.

    Vestita con una camicetta bianca infilata dentro un paio di eleganti pantaloni neri a sigaretta, Carina sembra diversa rispetto ai video su YouTube sui quali ho passato ore. Naturalmente solo per ricerca.

    I suoi tipici leggings, le magliette oversize e il cappellino da baseball stile chi se ne frega dei capelli, sono una madre sportiva che indossa spesso la rendono genuina agli occhi dei suoi follower; gli spettatori ci si identificano. Anche al di là dello schermo, la sua bellezza è indiscutibile. Questo è sicuro, diavolo.

    Però, avere un bel faccino e tutte le curve al posto giusto non giustifica un ritardo per un incontro di lavoro.

    «Ciò che Ryan sta cercando di dire,» precisa mio fratello minore, rompendo il silenzio, prima di rivolgermi un’occhiataccia di avvertimento, «è che mi ha sentito dire cose favolose su di te, e non vede l’ora di conoscerti.»

    Apre le braccia e le offre lo stesso sorriso ammaliatore che usava con le donne nei pub quando eravamo più giovani. Mi serve tutta la forza di volontà che ho per non alzare gli occhi al cielo, ma lui è fatto così. In modo del tutto inconsapevole, devo aggiungere. È carismatico per natura.

    Basandosi solo sull’aspetto non si direbbe mai che io e Alfie siamo imparentati. Geneticamente saremmo fratellastri, ma solo io assomiglio a nostra madre. La zazzera scura color espresso che ho ereditato è praticamente l’opposto dei capelli rosso fuoco di mio fratello. Anche i nostri occhi sono drasticamente diversi: quelli di Alfie hanno diverse sfumature di verde, che cambiano a seconda della luce, mentre i miei rimangono sempre dello stesso castano scuro.

    Ho sempre voluto scambiare la mia carnagione olivastra greca per la sua chiara irlandese, il sole estivo gli fa sempre comparire decine di efelidi in viso. Naturalmente non lo avrei mai ammesso ad alta voce.

    Quando eravamo bambini lo punzecchiavo dicendogli che aveva un aspetto diverso dal nostro perché era stato adottato. Ho smesso non appena lui è cresciuto a tal punto da potermi prendere a pugni.

    Il nostro aspetto fisico non è la sola cosa che ci rende diametralmente opposti. Mio fratello giocava a football e rugby ai tempi della scuola. Ha amici sparsi per tutto il mondo, sembra che non incontri mai gente che non conosce, mentre io ho sempre tenuto di proposito il mio gruppo di conoscenti limitato, mi sono sempre concentrato sulla scuola da ragazzino, e sulla mia carriera, ora che sono adulto.

    È stato tutto facile per mio fratello: voti, sport, donne. Nemmeno la recente aggiunta di una fede nuziale al dito sembra averlo intralciato.

    «No,» ridacchia Carina, gli angoli della sua bocca si sollevano, rispondendo al sorriso di Alfie con un tempismo perfetto, prima di girarsi verso di me. «Ha ragione. Sono in ritardo.»

    Indicando la donna silenziosa e impassibile al suo fianco, fa un piccolo passo indietro.

    «Vi presento Ana Olsen,» spiega, il suo sorriso di circostanza si trasforma in uno di rispetto e ammirazione. «La mia avvocatessa.»

    Prima che Carina e Ana facciano il giro del tavolo e mi raggiungano, mi faccio passare l’irritazione. Vado loro incontro ricordando a me stesso che fa tutto parte del mestiere.

    «Ryan West, produttore esecutivo di, beh, il suo programma.» Offro a Carina un sorriso di cortesia e le porgo la mano. Non c’era bisogno che aggiungessi la parte nella quale le dicevo che sono il produttore. Sa già chi sono. «È davvero un piacere incontrarla di persona, signorina Domenico.»

    Bazzico questo settore da tutta la vita. I convenevoli saranno anche finti, ma, se necessario, posso portare avanti tutto il pranzo a suon di cazzate, è un’abilità che ho imparato osservando mia madre per anni.

    Margaret West è una celebrità a livello mondiale nell’ambito culinario, autrice di più di trenta libri di ricette, ha una propria linea di cibi surgelati e accessori da cucina, oltre che madre di due figli. Io e Alfie abbiamo passato tutta l’infanzia sui set, nei camerini o in qualche occasionale evento da tappeto rosso. Nel corso dei suoi quasi trent’anni di collaborazione con il network, nostra madre non ha mai perso il sangue freddo. Non ha mai fatto capricci da diva, avuto richieste eccessive, o fatto scenate quando qualcosa non andava come avrebbe voluto lei.

    O almeno non in pubblico davanti a tutti.

    Anche se osservare da vicino la sua carriera mi aveva di sicuro aiutato a scegliere la mia, essere circondato da fari luminosissimi e guardare mia madre rimanere per ore in balia di

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