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Ruthless Player: Senza regole
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E-book269 pagine3 ore

Ruthless Player: Senza regole

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Info su questo ebook

Holland
Cole Davis, ala nella squadra di hockey e sex symbol del campus, sarà anche molto popolare tra le ragazze, ma io non ho intenzione di innamorarmi di uno sportivo… non quando devo entrare alla facoltà di medicina.
Ma i nostri migliori amici stanno insieme, ed è inevitabile essere spesso vicini.
Questo non significa che mi piaccia tutto questo, o come lui mi fa sentire. Come se mi stessi perdendo qualcosa e ci fosse di più nella vita che restare a bordo campo.
Basta un momento di debolezza a ricordarmi perché avrei dovuto stare alla larga da Cole.
Lui è un giocatore spietato, ma niente di tutto questo è un gioco.


Cole
Holland Donovan sa esattamente cosa vuole dalla vita, e non sono io.
Non cerca distrazioni, e io sono un tipo da una botta e via, ma questo non mi impedisce di desiderarla.
Da quel primo elettrizzante bacio, so che una notte non sarà mai abbastanza.
Devo solo riuscire a convincerla che sono pronto a fare sul serio e non voglio solo aggiungere un’altra tacca al mio fucile.
Sul ghiaccio sono un campione a bloccare tiri e intercettare passaggi, ma con Holland le regole cambiano.
Non smetterò di lottare per lei, per noi, finché non sarà mia.
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2023
ISBN9791220706193
Ruthless Player: Senza regole

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    Anteprima del libro

    Ruthless Player - R.C. Stephens

    1

    HOLLAND

    Non posso crederci, ho accettato. Mi accascio sulla sedia nella cucina di Wolfe e Cole. Rebel mi lancia un’occhiata, e capisco che mi sta suggerendo telepaticamente di comportarmi bene. Annuisco. Ho accettato di venire a cena, anche se mi ha praticamente costretto a essere qui questa sera. L’anno scorso Cole è andato a letto con una ragazza di nome Tiffany, ma lei non lo voleva davvero: il suo obiettivo era far sì che Rebel e Wolfe si lasciassero. Cole è stato ingannato e si è sentito in colpa per tutta la faccenda, ma io ancora non so cosa pensare di lui. Ho sempre fatto fatica a dire di no a Rebel, e lei e Wolfe pensano che sia molto importante che i loro migliori amici vadano d’accordo, visto quanto loro sono innamorati. Il problema è che Cole Davis è il tipico sportivo e ci prova con me a ogni occasione. Non sarebbe un problema, se non lo trovassi così sexy. Non è facile ignorarlo quando flirta, ma mi rifiuto di diventare un’altra tacca sul suo fucile o sulla cintura o come cavolo è quello stupido modo di dire. Sono migliore di così.

    Rebel sta parlando dei suoi inesistenti progetti per l’estate. Mentre la guardo, Wolfe le prende la mano e semplicemente la stringe, facendogliela appoggiare sul tavolo. Assistere alla nascita del loro amore mi ha fatto desiderare tutto quello che Rebel ha. Sesso fantastico, un fidanzato bellissimo che si prende cura di lei. Io invece non ho tempo per una relazione. Sono concentrata sull’entrare alla facoltà di Medicina. Nulla mi fermerà, nemmeno il magnifico giocatore di hockey con gli occhi verdi e il corpo da Adone seduto accanto a me. Anche se questa sera si sta comportando il meglio possibile.

    «Allora, che progetti hai per l’estate?» chiede Wolfe.

    Mi fermo a metà boccone. Wolfe si è proprio impegnato a preparare una bella cenetta con bistecche e purè.

    «Farò un tirocinio al Westfall General,» rispondo. Sono abbastanza sicura di avergli detto di aver ottenuto il tirocinio un paio di mesi fa, ma aveva appena vinto una partita molto importante e probabilmente non ricorda. L’unico motivo per cui io ricordo quella serata è perché ho bevuto un po’ e ho accidentalmente baciato Cole.

    «Congratulazioni,» dice Wolfe. «E questo cosa comporta?»

    «Lavorerò nel reparto oncologico, aiuterò i medici e parteciperò ai programmi di ricerca in corso,» spiego.

    «Forte,» commenta Cole. «È davvero forte che tu voglia diventare un medico.»

    «Grazie,» rispondo. Mi sento nervosa perché non mi piace che la gente mi chieda perché ho scelto Medicina. Gli lancio un’occhiata, ma lui non mi sta nemmeno guardando, anzi, si sta godendo la sua bistecca.

    Bevo un sorso di vino, riappoggio il bicchiere e sospiro. «Quando ti trasferirai a New York?» domando a Wolfe, per cambiare argomento.

    «Cominciamo il ritiro a fine luglio,» risponde, poi si china in avanti e bacia Rebel. È entrato nel quinto turno di reclutamento e, come previsto, è stato ingaggiato dai Rangers.

    «E tu, Cole?» domanda Rebel.

    È divertente vedere quanto quei due si sforzino di creare un’amicizia tra me e Cole. Io però non ho niente in comune con lui. Siamo due completi opposti.

    «Non so. Mio padre vuole che faccia un tirocinio nella sua compagnia, ma sembra così poco interessante. E poi, voglio andare a trovare nonna Mae per una settimana, e non vedo l’ora.» Sorride e guarda Wolfe.

    Anche lui fa un sorriso nostalgico. «Mi piaceva molto andare da lei quando eravamo più piccoli. Ci portava a Myrtle Beach e ci divertivamo un sacco. E poi è la migliore cuoca di sempre.»

    «La migliore,» concorda Cole. Com’è dolce.

    «E poi, che cosa pensi di fare?» gli chiede Wolfe.

    «Non lo so, ma lavorare per mio padre è l’ultima spiaggia,» risponde lui.

    Wolfe e Rebel si scambiano uno sguardo, come a dirsi qualcosa. Poi Wolfe scuote la testa ed entrambi si rivolgono di nuovo a Cole.

    «Forse andrò un po’ in un campo di allenamento. Se ci riesco voglio entrare nel reclutamento per il prossimo anno,» prosegue.

    «Ce la farai,» dice Wolfe a mo’ di incoraggiamento.

    «Non so. Ho dei dubbi,» risponde lui, passandosi la mano sulla barba rada sulla mandibola. Una mandibola molto sexy, su cui cerco di non concentrarmi, perché sentirlo così vulnerabile mi torce qualcosa dentro.

    «Tutti abbiamo i nostri dubbi,» dice Rebel.

    «Vero,» commenta Wolfe.

    Prendo un’altra forchettata di carne e patate, ma mi accorgo che tutti mi stanno guardando.

    Cole dichiara: «Holland è troppo intelligente per avere dubbi.»

    Un gran bel complimento. «Completamente falso,» ribatto. «Ogni giorno sono piena di dubbi. Avrò abbastanza esperienza per chiedere di iscrivermi a Medicina? E sarò in grado di entrare? Sarò una brava dottoressa?» Riappoggio la forchetta sul tavolo.

    «Vedi, è normale avere dubbi,» lo rassicura Rebel.

    «Forse per voi, ma per me è diverso,» risponde Cole. «Mio padre non è d’accordo con la mia carriera nell’hockey.»

    «Neanche il mio, fino a tipo cinque minuti fa,» commenta Wolfe. Non gli ha parlato per anni, ma hanno messo da parte i loro dissapori un paio di mesi fa e stanno lavorando sul loro rapporto.

    «Ma adesso hai il suo sostegno, e anche quello di Rebel,» gli ricorda l’amico.

    «Vero,» risponde l’altro, poi solleva la mano di Rebel e se la porta alle labbra.

    «Sono così carini, vero?» mi chiede Cole in tono di scherno.

    «È vero, ma basta con il sarcasmo,» ribatto, cercando di difendere la mia amica.

    «Quindi ti interessa una relazione?»

    «Io?» Tiro indietro la testa come se mi avesse colpito. «Col cavolo,» esclamo, ma poi mi accorgo di essermi comportata da stronza e mi sento in colpa. «Senza offesa, ragazzi,» dico, rivolta a Rebel e Wolfe. «Devo concentrarmi sullo studio. Non ho tempo per le relazioni.»

    «Idem,» dice Cole. «Tra lo studio e l’hockey, ho fin troppo da fare.»

    «E poi gestire tutte le fan che ti corrono dietro dev’essere davvero stressante,» aggiungo.

    «Stressante? No, quella è la parte rilassante.» Cole fa un sorriso degno dello Stregatto.

    «Che schifo,» mugugno.

    «Almeno puoi stare sicura che ho un sacco di esperienza.» Cole ammicca.

    «Vacci piano,» lo avverte Wolfe.

    «Oh, non c’è problema. Ormai so che Cole è tutto fumo e niente arrosto,» rispondo, e ammicco a mia volta. Tiè, fanfarone.

    Mi piace lanciargli frecciatine. Sarebbe anche meglio se mi avesse fatto dimenticare il nostro bacio, ma quel cretino bacia benissimo. Con la giusta quantità di lingua. E le scintille che mi sono esplose dentro…

    Prendo la tazza e bevo un lungo sorso d’acqua per rinfrescarmi, dato che il vino sembra andarmi dritto alla testa.

    «Certo, bella, continua a credere a quello che vuoi,» risponde Cole, mettendosi in bocca un po’ di carne.

    «Smettila di chiamarmi così,» ribatto.

    «Perché? È un fatto,» dice, poi allunga la mano verso il bicchiere di vino rosso.

    È così irritante.

    «Rebel ha ragione, cucini davvero bene,» mi complimento con Wolfe, perché devo distogliere l’attenzione da quel giocatore di hockey così determinato, che mi vede solo come una conquista su cui ancora non è riuscito a mettere le mani.

    «Uff,» mugugna Rebel. «Voi due dovete cominciare ad andare d’accordo.»

    Wolfe si alza di scatto. «Merda! Ho dimenticato le verdure arrosto nel forno!» Apre lo sportello, infila un guanto da forno ed estrae una teglia piena di verdure fumanti.

    «Sembrano proprio buone,» dice Rebel.

    «Grazie, tesoro.» Wolfe le sorride. Sono innamorati da morire. Non riesco a capire come Rebel lo abbia trasformato da giocatore senza cuore in uomo perfetto.

    Wolfe serve a tutti le verdure.

    «Ho sempre saputo perché sei un bravo coinquilino,» gli dice Cole. «Come faremo io e Dec a sopravvivere l’anno prossimo senza di te?» Sembra seccato, e lo capisco. Lui e Wolfe sono amici fin dalle elementari. Non so cosa farei se Rebel si trasferisse, anche se prima o poi succederà.

    «Dev’essere dura. Non so cosa faremo io e Rebel tra due anni,» dico, cercando di essere conciliante, perché è evidente che i miei amici si sono impegnati a organizzare quella serata. Devo metterci un po’ di impegno.

    «E anche io e Rebel,» aggiunse Wolfe.

    «Verrò a trovarti a New York quando potrò,» gli dice lei, e si china a baciarlo di nuovo. Non riescono a tenere le mani a posto.

    «So cosa stai pensando,» dice Cole. Mi accorgo che si sta rivolgendo a me.

    Sento le guance farsi sempre più calde.

    «Stai pensando che questi due sono tutti innamorati picci picci, e non li capisci. Sbaglio?» domanda Cole.

    «Non intendo rispondere. È una domanda da maleducato,» rispondo.

    «Beh, non sono famoso per la mia cortesia.» Fa spallucce e si mette in bocca una grossa forchettata di verdure.

    «Allora probabilmente dovresti lavorarci. Nel campus gira voce che tu sia uno stronzo spietato,» ribatto, e poi mi porto una mano alla bocca. «Scusate.» Guardo Rebel, dispiaciuta. «Non posso credere di averlo detto davvero.» Ho anche sentito che sia dotato come uno stallone. Per fortuna non mi è scappato quello.

    «Tutto a posto.» Cole scoppia a ridere così forte che le spalle gli tremano. Ha una risata calda e roca. Mi cade lo sguardo sul suo collo, sul pomo d’Adamo che sobbalza su e giù. Perché tutto di lui deve essere così… perfetto?

    Smette di ridere quasi subito e si porta le mani alla gola. «Ah! Ragazzi, qualcosa non va.»

    Di sicuro ci sta facendo uno scherzo. Non riesce mai a restare serio.

    «Che c’è?» chiede Wolfe, preoccupato.

    «Non so. Mi dà fastidio la gola e faccio fatica a respirare,» ansima.

    Merda! Non sta scherzando.

    Mi alzo e mi avvicino. Gli si sono gonfiate le labbra.

    «Sta avendo una reazione anafilattica,» esclamo. Afferro la borsa per cercare la mia penna autoiniettabile. Fin da piccola sono stata allergica alle noci e quindi ne ho sempre una con me.

    «Devo usare l’adrenalina autoiniettabile su di lui e poi lo dovremo portare al pronto soccorso,» dico a Rebel e Wolfe.

    Wolfe, dietro di me, impreca.

    «N-non respiro.» Cole si afferra il collo. Torno da lui, ma ormai è preso dal panico.

    «Devi calmarti e respirare lentamente. Devo iniettarti questa, che è una piccola siringa, nella gamba,» gli spiego. Ho fatto così tanti corsi di primo soccorso, ma non ho mai dovuto mettere in pratica quello che ho imparato.

    «Tu non mi fai proprio niente,» risponde Cole.

    «Se non lo faccio, rischi di non riuscire più a respirare,» chiarisco.

    «Chiamo il 911,» dice Rebel, componendo il numero sul cellulare.

    «Buona idea,» concordo.

    «Amico, lascia che Holland ti aiuti,» gli dice Wolfe.

    «Ma poi sarò per sempre in debito,» risponde lui, poi inizia a emettere suoni strangolati.

    Fanculo. Prendo la penna e gliela inietto nella gamba. Lui urla, ma io la tengo ferma per quindici secondi, secondo le istruzioni.

    Quando la tolgo, mi sta guardando fisso. «Stai bene?»

    Annuisce.

    Wolfe e Rebel lo aiutano a mettersi subito le scarpe, poi Rebel mi passa le mie.

    «I soccorsi saranno qui in un paio di minuti,» dice Rebel.

    «Ho il cuore che va a duemila,» dice Cole, e sembra spaventato e preoccupato.

    «È perché in pratica ti ho fatto un’iniezione di adrenalina. È normale. Continua a farti battere il cuore e a tenere le vie respiratorie aperte finché non arrivi in ospedale.»

    «Dammi la mano,» ordina.

    Obbedisco, perché posso vedere quanto sia terrorizzato. È calda e sudaticcia.

    «Andrà tutto bene,» lo rassicuro, guardandolo negli occhi verdi.

    «Ne sei sicura?» chiede, e vedo che gli si sta imperlando la fronte di sudore.

    «Sì,» annuisco.

    «I soccorsi sono qui,» urla Rebel, e apre la porta.

    Spiego in breve ai paramedici cosa è successo. Gli prendono i parametri vitali, e poi lo fanno stendere in barella.

    Li seguiamo fuori.

    «Seguirò l’ambulanza in auto,» dice Wolfe.

    «Bella, tu vieni con me. Non ci salgo lì dentro da solo,» dice Cole. Sembra vulnerabile e… un attimo, mi ha chiamato bella di nuovo?

    «Ti va bene?» chiede Rebel.

    «Certo.» Salgo sull’ambulanza con Cole e mi siedo accanto alla barella.

    «Mano,» ordina, guardandomi.

    La allungo di nuovo e lui me la afferra. Sento qualcosa nel petto, ma cerco di non pensarci. Qualche mese fa ho voluto concedermi un rapporto occasionale, quindi sono andata a letto con un tizio della squadra di football. Sapevo fin da subito che sarebbe stata una botta e via, ed è stato divertente ma niente di straordinario, e la cosa mi è bastata. Con altri due anni di corso propedeutico alla facoltà di Medicina, devo essere libera e senza relazioni. E comunque Cole Davis non è tipo da relazioni.

    «Come sono i parametri?» chiedo al paramedico.

    «Stabili. Ha fatto bene a somministrargli l’epinefrina. Dovremmo arrivare all’ospedale in circa tre minuti.»

    «Grazie,» rispondo. Poi mi rivolgo a Cole: «Andrà tutto bene.»

    «Grazie a te,» dice lui, guardandomi in modo strano.

    «Non ho fatto niente di speciale,» lo rassicuro. Voglio diventare medico. Non so ancora in che campo specializzarmi, ma ho intenzione di salvare vite ogni giorno. È quello che volevo fare fin da quando avevo scoperto che mia madre stava male. Poi, quando è morta, è diventata quasi un’ossessione.

    Arriviamo all’ospedale e Cole viene portato via per essere visitato. Wolfe e Rebel mi raggiungono. «Come sta?»

    «Si comporta in modo molto insolito.»

    «Cosa intendi?» chiede Rebel.

    «I suoi parametri vitali sono stabili, quindi potete rilassarvi,» li rassicuro entrambi.

    «Allora perché è strano?» domanda Wolfe.

    Guardo il ragazzo della mia migliore amica. «Era dolce. Mi ha chiamato bella e ha voluto che gli tenessi la mano.»

    Wolfe sospira. «Ah.»

    «Ah?» chiedo.

    «Esatto,» risponde.

    «Beh, che cosa vuol dire?»

    «Niente,» dice Wolfe. Anche lui si sta comportando in modo strano, evasivo.

    Mi giro verso Rebel, in cerca di risposte, ma lei fa spallucce, e penso che anche lei non ne abbia alcuna.

    D’accordo, allora. «Vado da mio padre in reparto. Già che sono qui tanto vale salutarlo. Tenetemi informata su Cole,» dico a entrambi.

    Loro annuiscono e io mi allontano, ma ho una strana sensazione al petto. Sono preoccupata per Cole. Ovviamente è stato spaventoso, ma quello che non mi è piaciuto è come Cole ha avuto bisogno di me. Come ha voluto che lo rassicurassi e gli restassi vicino. Mi fa pensare che ci provi con me non solo per portarmi a letto. Scuoto la testa. Devo restare concentrata. Cole Davis, vattene dai miei pensieri.

    2

    HOLLAND

    Il campanello suona. Immagino che andrà ad aprire Mary, la nostra governante.

    Suona di nuovo.

    Dannazione.

    Mi stacco dal Kindle. Sono appena arrivata a una rivelazione fondamentale nel mio romanzo fantasy. Scendo di malavoglia lo scalone bipartito e corro alla porta. Non abbiamo mai ospiti a casa, quindi deve essere la consegna da parte di Amazon del mio prossimo romanzo. Il corriere deve davvero tenerci, che il pacco non vada perduto.

    Arrivo alla porta e la apro. Ho i capelli scuri legati in una coda disordinata, e indosso una maglietta bianca e leggings grigi. Guardo a terra, aspettandomi una busta marroncina, ma vedo solo un paio di Nike bianche da corsa. Perché il corriere mi sta aspettando? Alzo lo sguardo, e mi accorgo che non è il corriere, ma Cole Davis, con in mano un enorme mazzo di rose fucsia.

    «Ciao,» dice, e mi saluta con la mano.

    «C-che ci fai qui?» chiedo, presa di sorpresa dalla sua presenza.

    «Ehm, ho tipo costretto Rebel a darmi il tuo indirizzo,» ammette.

    «Perché?» Fisso il mazzo di fiori che tiene stretto, poi lo guardo negli occhi.

    Maledizione, è così sexy anche con una semplice maglietta nera e pantaloncini sportivi.

    «Perché mi hai salvato la vita. Ho raccontato a nonna Mae quello che hai fatto e le ho detto che cercavo un modo per ringraziarti. Lei mi ha consigliato di cominciare con dei fiori, ed eccomi qui,» spiega, gonfiando un po’ il petto definito. Ha messo particolare enfasi nella parola cominciare, quindi mi domando che altro abbia in mente per ringraziarmi. Mi vengono in mente cose a cui non dovrei pensare, e mi sforzo di levarmi quelle immagini dalla testa.

    Sento il cuore che si scioglie per la sua sincerità. «Non c’è bisogno di ringraziarmi, non è stato niente.»

    «No, è stato tutto per me,» risponde, portando la mano libera al petto. «Mi hai salvato la vita, sul serio.» Mi fissa negli occhi. Non mi piace l’effetto di quello sguardo. Mi fa sentire debole.

    «Hai scoperto a che cosa sei allergico?» chiedo, cercando di diminuire l’intensità di ciò che sta succedendo tra di noi.

    «Le melanzane.» Annuisce. «Non ne ho mai mangiate prima. A quanto pare, Wolfe stava cercando di tirarsela con la cena, quindi ha preso delle cose che di solito non mangiamo.»

    «Beh, almeno adesso lo sai,» rispondo.

    «Già,» dice, e mi passa le rose. «Queste sono per te.» È un mazzo abbastanza grande, bello ed elegante.

    «Grazie.» Le porto al naso e inspiro. Mi si stringe un po’ lo stomaco al pensiero di quanto mia madre amasse le rose.

    «Le rose erano i fiori preferiti di mia madre. Dato che hai salvato suo figlio, immagino che possa essere un ringraziamento anche da parte sua,» spiega. Non sono parole che mi aspettavo di sentire da quello stronzo spietato di Cole Davis. Di solito è disinvolto e, beh, uno stronzo che sa di essere attraente. È strano vedere quel lato di lui. «Di’ qualcosa.»

    Non posso.

    Mi si è formato un gruppo in gola.

    «Stai bene?» Fa un passo in avanti.

    Alzo la mano. «T-tutto bene. Erano i fiori preferiti anche dalla mia mamma,» dico.

    «Erano?»

    «È morta quando avevo quindici anni.»

    Si passa una mano callosa sulla bocca. Sembra anche lui sull’orlo delle lacrime. «La mia quando ne avevo sedici,» mi confida.

    «Allora…»

    «Esatto,» risponde, come se sapesse esattamente come mi sento.

    È troppo.

    Riesco finalmente a prendere un respiro e dire con voce strozzata: «Grazie delle rose.»

    «Grazie a te, Holland,» risponde, con voce profonda e roca.

    Non mi piace quello che sta succedendo. Non mi beccherò una cotta per Cole Davis.

    «D’accordo, a presto,» dico, e sto per chiudere la porta quando Mary, la governante, arriva nell’ingresso.

    «Che fiori magnifici,» dice in tono allegro, battendo le mani. «Non vuoi invitare il tuo amico a entrare e bere un po’ di tè freddo? Oggi fa caldo ed è stato così gentile a portarti un bouquet così bello.» Mi lancia un’occhiata e capisco cosa sta facendo. In realtà è più di una governante. Si è presa cura di me quando mia madre stava male. Mi fa pesare il fatto che non abbia relazioni e una vita sociale. Si sta immischiando.

    «Grazie, signora,» risponde Cole. «Ma è meglio che vada.»

    «Non fare lo sciocchino,» risponde lei. «Dai,

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