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Lo scienziato rubacuori: eLit
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Lo scienziato rubacuori: eLit
E-book150 pagine2 ore

Lo scienziato rubacuori: eLit

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Info su questo ebook

Come si fa ad avere un figlio bello, simpatico e intelligente? Semplice. Si cerca un potenziale padre che risponda proprio a tali requisiti. Questa, perlomeno, è la ricetta di Cleo Rose, ricca proprietaria di una sartoria esclusiva, per avere un bebè davvero speciale. Ma dove scovare il candidato ideale? Bryce Hampton sembra perfetto. Ricercatore scientifico, benestante, ha il cervello di Einstein e i muscoli di Bruce Willis. Rimane solo una piccola formalità: convincere l'incredulo Bryce a renderla... madre!

LinguaItaliano
Data di uscita31 ago 2015
ISBN9788858943007
Lo scienziato rubacuori: eLit

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    Anteprima del libro

    Lo scienziato rubacuori - Barbara Daly

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Great Genes!

    Harlequin Duets

    © 1999 Barbara Daly

    Traduzione di Lucia Esposito

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2000 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-300-7

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    A detta di chiunque, il Metropolitan Museum di sabato pomeriggio era il posto migliore per trovare un uomo. Non che Cleo intendesse realmente cercarne uno, aveva bisogno soltanto di prenderne in considerazione un buon numero. Il prescelto doveva essere perfetto, e lei doveva trovarlo al più presto.

    Il tipo in abito grigio che se ne stava lì a osservare compiaciuto un dipinto di Rembrandt sembrava interessante. Lo aveva notato nella sezione egizia e lo aveva seguito al secondo piano, fino alle sale sui pittori europei dell’Ottocento. Cleo era pronta ad avviarsi dietro di lui anche tra gli Impressionisti se necessario, perché se quello splendido esemplare maschile aveva qualche difetto, avrebbe dovuto scoprirlo al più presto.

    I suoi capelli castani erano folti e lucenti. I lineamenti erano decisi e regolari, forse un po’ duri, ma sicuramente indice di carattere. Con un sopracciglio leggermente inarcato, l’uomo stava osservando il dipinto.

    Anche la forma delle orecchie era elegante, e la pelle, nonostante fosse di carnagione chiara, era deliziosamente abbronzata, di un bel color miele.Era alto, doveva essere almeno un metro e ottantacinque, ed era anche longilineo, il che per Cleo, che doveva sempre tenere la linea sotto controllo, era decisamente un punto a suo vantaggio. In poche parole, era molto più attraente di Rufus, Stefan, e di qualunque altro uomo lei avesse amato e perduto.

    Ma la bellezza non era la cosa a cui dava maggior peso. La disinvoltura, invece, era una caratteristica molto importante, e per tutto il tempo in cui l’aveva seguito, lui non aveva fatto cadere nulla, né era scivolato maldestramente sul pavimento tirato a lucido.

    Per verificare se era dotato anche della qualità che più le stava a cuore doveva però parlargli.

    Senza smettere di osservarlo, attraversò la sala di corsa, ma non badò a dove metteva i piedi, e inciampò in una panchetta cadendo rovinosamente sul pavimento.

    «Tutto a posto?» Era proprio lui che le stava venendo in soccorso.

    Le mani che la aiutarono ad alzarsi erano solide e calde. Il tocco delle dita fermo, ma tutt’altro che rude. Con un sospiro, Cleo cercò di concentrarsi su qualche aspetto di lui che non fossero le sensazioni che le sue mani le trasmettevano.

    Il suo silenzio accrebbe la preoccupazione dell’uomo. «Signorina» le disse. «Le ho chiesto se si sente bene. Ha battuto la testa?»

    «No, no, sto bene» rispose Cleo, sistemandosi la gonna.

    «È un sollievo. Incominciavo quasi a pensare che...»

    Rendendosi conto che l’uomo stava per congedarsi, Cleo lo interruppe nel bel mezzo della frase. «Vorrei però scambiare due parole con lei, se non le dispiace» gli disse. «Si tratta di una cosa molto importante.»

    Lui si ritrasse. Il tono della domanda, unito al modo in cui lei lo stava osservando, l’aveva messo leggermente a disagio. Tuttavia, replicò con tono cortese: «Ha bisogno di aiuto?».

    «Disperatamente» rispose lei.

    «Che problema ha?»

    «Si tratta più di un progetto che di un problema» replicò Cleo. «Posso offrirle un caffè?»

    Lui sembrò contrariato. «Temo di no» rispose con una nota di disapprovazione. «Buon pomeriggio. E faccia attenzione al gradino» concluse in tono spiccio.

    «Saremmo potuti andare qui al bar del museo» ribatté lei con prontezza. «Santo cielo, non avrà certo pensato che me ne volessi andare in giro con un uomo che conosco a malapena!»

    «Sono lieto di sentirglielo dire» replicò lui. «Vivrà più a lungo e più al sicuro, così. Addio» concluse, lanciandole uno sguardo eloquente.

    «Aspetti un attimo» disse lei, trattenendolo per un braccio. «Mi spiace di sembrarle insistente» si scusò, «ma davvero, non sono pericolosa» insistette.

    Lui la fissò a lungo. «In effetti non lo sembra» ammise. «Forse, un tantino... squilibrata» concluse dopo un attimo di riflessione. Quindi si voltò e si avviò verso una sala adiacente.

    Cleo lo raggiunse di fronte a un Van Gogh. «Non sono neppure squilibrata. In ogni caso, non mentalmente. Mi guardi negli occhi e mi dica che sono pazza» lo sfidò, fissandolo dritto negli occhi e sostenendo il suo sguardo per un lungo momento.

    «Lei è pazza» replicò lui in tono piatto. «Per favore, signorina, qualunque sia la scommessa che sta cercando di vincere, mi lasci stare, oppure sarò costretto a chiamare una guardia.»

    «Sarebbe alquanto strano» commentò Cleo a bassa voce.

    «Come dice?»

    «Dicevo che sarebbe alquanto strano. Sarebbe la prima volta che un uomo chiama una guardia accusando una donna di molestie.»

    «Sarebbe proprio quello che si meriterebbe, invece» mormorò l’uomo.

    «Si tratterebbe di una scena memorabile» replicò lei immaginandosi la situazione.

    La tattica scelta da Cleo per convincerlo si rivelò giusta.

    «Come possiamo evitare il clamore?» ribatté lui.

    Lei sorrise con aria conciliante. «Tutto quello che le sto chiedendo» gli disse, «è la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con lei per pochi minuti, qui al museo, davanti a centinaia di persone. C’è un ristorante proprio qui dentro...»

    «Lo conosco.»

    «Davvero? Perfetto, perché io solitamente mi perdo quando lo cerco. Venga lì con me e lasci che le faccia qualche domanda» insistette Cleo.

    «Tagliamo corto» disse lui. «Sono contrario ai tessuti sintetici, credo che i ciclisti debbano osservare le stesse regole di guida degli automobilisti e che le aree di verde all’interno delle città debbano essere salvaguardate. Contribuisco già ad alcune iniziative umanitarie, e non ho alcuna intenzione di discutere di politica, religione, oppure della mia vita sessuale con lei. Spero che questa risposta soddisfi le sue curiosità.»

    «Sono pienamente d’accordo con lei» commentò Cleo. «Anche per quello che riguarda la sua reticenza su... su certi argomenti. Le prometto di non tirar fuori alcun questionario dalla borsetta e, santo cielo, non ho alcuna intenzione di chiederle soldi! Le sto solo offrendo un...» Si interruppe per dare un’occhiata all’orologio. «Un pranzo, direi, data l’ora. È l’una e sto morendo di fame.» Quindi si fermò e lo osservò per un attimo. «Non è neppure un po’ incuriosito?»

    «Direi di sì» ammise lui con un sospiro. «Va bene, andremo a pranzo e lei potrà farmi qualche domanda. Ma l’avviso, se ha intenzione di chiedermi di portare qualche strano pacchetto per lei sul mio volo di ritorno, la risposta è no.»

    «C’è una prenotazione a nome di Cleo Rose» disse al cameriere quando raggiunsero il ristorante qualche minuto più tardi.

    «Sì, signorina Rose. Mi segua, la prego.»

    «Aveva fatto una prenotazione?» chiese lui, contrariato per il fatto che lei avesse pianificato tutto a sua insaputa.

    «L’ho fatto per ogni evenienza.»

    «Allora, di che cosa si tratta?» le chiese appena si furono messi a sedere.

    «Mi chiamo Cleo Rose» ripeté lei, allungandogli un biglietto da visita mentre entrambi consultavano il menu.

    «Bene, passiamo alle domande adesso» propose lui dopo che ebbero ordinato.

    «Con piacere.» L’uomo aveva accennato a un volo di ritorno. «Che cosa l’ha portata a New York?» gli chiese.

    «Questioni di lavoro.»

    «E dove lavora, in genere?»

    «Ad Atlanta, dove un uomo può andarsene in giro per musei, di giorno, senza essere molestato.»

    Lei sorrise. «Mi era sembrato di riconoscere un accento del sud» commentò. «Anche i suoi genitori vivono ad Atlanta?»

    «Sì.»

    «Ha fratelli e sorelle?» Quella domanda era davvero importante.

    «Ho una sorella.»

    «Un maschio e una femmina» commentò con soddisfazione. «E sua sorella ha dei bambini?»

    «Sì» rispose lui, non riuscendo a capire dove quella donna volesse andare a parare.

    «Maschi o femmine?»

    «Un maschio e una femmina. Ma lasciamo perdere mia sorella, se non le dispiace.»

    «Quanto si tratterrà qui in città?» gli chiese.

    Lui incrociò le braccia con disappunto. «Non ho intenzione di rispondere ad altre domande finché non mi avrà detto qual è il motivo dell’intervista.»

    «Mi rendo conto di come si possa sentire» lo rassicurò lei. «Solo un’altra domanda.»

    Lui strinse la mascella. «D’accordo, ma non una di più» accettò.

    «Che lavoro fa?»

    «Mi occupo di ricerca scientifica.»

    «Di ricerca scientifica...» ripeté lei con un sospiro. «Allora lei è proprio una di quelle persone con il lato sinistro del cervello più sviluppato.»

    Lui sollevò un sopracciglio incredulo. «Credo di sì. Ma il lato destro non è completamente inesistente.»

    «Sono sicura di no» si affrettò ad aggiungere lei. «Sono io ad avere quel genere di problema. Il mio lato sinistro è completamente atrofizzato. Mi sono sempre chiesta se è per questo motivo che sono così... disordinata» disse, dopo un attimo di esitazione. Quindi proseguì, cercando di scegliere con cura le parole. «Be’, forse è meglio dire che ho una netta prevalenza del lato destro sul sinistro. Perciò, quando mi ha definita squilibrata non è che avesse tutti i torti.»

    Lui incominciava a sembrare più incuriosito che arrabbiato. Con riluttanza prese in mano il biglietto da visita che lei gli aveva dato e lo osservò. «La moda di Cleo. Lei disegna abiti?» le chiese. «Come Donna Karan?»

    «Non proprio come Donna Karan» rispose Cleo, con un improvviso moto di gelosia. «Comunque, sì. Disegno abiti.»

    «Io però non faccio il modello» ribatté lui.

    «Che coincidenza. E io non disegno abiti da uomo. Confeziono abiti da donna su misura in una boutique nel West Village. E dal momento che sono così fornita di

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