Passione e ricatti: Harmony Collezione
Di Kate Walker
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Kate Walker
Autrice inglese originaria della regione di Nottingham, ha anche diretto una libreria per bambini.
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Anteprima del libro
Passione e ricatti - Kate Walker
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Bound By Blackmail
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2005 Kate Walker
Traduzione di Gloria Fraternale Garavalli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-238-2
1
Così quella era Mercedes Alcolar.
Jake si portò il bicchiere alle labbra e sorseggiò lentamente il vino rosso, senza togliere gli occhi di dosso alla donna che era appena entrata nella stanza.
Mercedes Honoria Alcolar.
Ultimogenita – e unica femmina – del catalano Juan Alcolar, proprietario e amministratore delegato della rinomata Alcolar Corporation.
Era una vera bellezza, ma in fondo se l’era immaginato. Come poteva essere altrimenti, dato che suo padre era il classico alto, moro e bello che faceva strage di cuori? Lo stesso valeva per i suoi fratelli, se le dicerie erano corrette. Di sicuro Ramón, suo cugino e unico Alcolar che lui conosceva, era il tipo d’uomo che faceva girare la testa alle donne.
Ramón però era solo il fratellastro di Mercedes. Avevano lo stesso padre, ma la madre di Ramón era Marguerite, sorella della madre di Jake. Quel pensiero bastò a farlo imbronciare mentre osservava la ragazza che procedeva lentamente nella stanza.
Sua madre non riusciva a pronunciare il nome di Juan Alcolar senza sputare veleno, lo stesso che riservava a tutti i membri del clan Alcolar, fatta chiaramente eccezione per Ramón, perché fino a dieci anni prima non avevano saputo che Ramón era un Alcolar. Non era figlio di Reuben Dario, il marito della zia di Jake, ma del suo amante, l’uomo che l’aveva messa incinta e l’aveva poi abbandonata... per la seconda volta.
E quell’uomo era Juan Alcolar.
«La figlia di quell’essere sta venendo a Londra» gli aveva annunciato con rabbia sua madre il weekend precedente quando era andato a trovarla.
«Ho sentito.»
Non c’era stato bisogno di chiedere a Elizabeth Taverner chi fosse quell’essere. Non c’era nessun altro al quale sua madre si riferiva in quel modo e con tale amarezza.
«Pare che Antonia Sanders abbia dichiarato che la porterà in giro, a qualche festa» aveva aggiunto Jake.
Elizabeth aveva girato la testa di scatto, gli occhi accesi dalla rabbia.
«Feste alle quali parteciperai anche tu?»
«Sì» le aveva confermato lui. «Ma dubito che incontrerò quella ragazza e, anche ammesso capitasse... mamma, sono passati anni dall’accaduto... una vita.»
«Una vita che mia sorella non ha mai avuto» gli aveva rammentato Elizabeth con amarezza. «Marguerite è morta a causa di quell’uomo!»
«Non lo sappiamo con certezza...»
«I dottori hanno detto...»
«I dottori hanno detto che zia Marguerite aveva il cuore debole e la situazione è peggiorata con la gravidanza e la nascita del bambino...»
«Potevano anche definirlo un cuore debole, ma per me lei è morta perché aveva il cuore distrutto... distrutto due volte dallo stesso uomo!»
Jake dubitava si potesse morire di crepacuore, ma si era trattenuto dall’esternare quel pensiero a sua madre. Non avrebbe fatto altro che peggiorare il suo umore e lui era stanco di sentire le sue manifestazioni di rabbia e di disprezzo.
«Be’, dubito fortemente che incontrerò quella donna, anche se andremo alle stesse feste. Inoltre, sono stato alla larga da lei e dalla sua famiglia per anni, non credo che ora mi precipiterò a salutarla perché abbiamo scoperto di essere quasi parenti...»
«Spero proprio che non lo farai. Sicuramente non dopo il modo in cui suo padre ha gestito i suoi affari.»
Un altro punto a sfavore di Juan Alcolar, pensò Jake in quel momento, continuando, nonostante tutto, a fissare Mercedes Alcolar.
Era molto attraente, quello era il problema. Altezza media, fisico asciutto, ma con un seno generoso che risaltava nell’abito aderente rosso e nero. La sua pelle olivastra sembrava di velluto, il suo volto ovale era abbellito da profondi e grandi occhi scuri, contornati da ciglia lunghissime. I suoi zigomi erano alti e le labbra carnose, così perfette da non necessitare nemmeno di rossetto. I capelli neri erano raccolti in uno chignon alla base della nuca e lasciavano così esposto il collo lungo e sinuoso.
Ma fu il suo modo di muoversi a catturare l’attenzione di Jake. Era slanciata e sofisticata e procedeva con l’eleganza di una pantera. L’ondeggiare dei suoi fianchi e il movimento indolente delle sue lunghe gambe risvegliarono i sensi di Jake.
Certo, lei non era responsabile del comportamento di suo padre, né in passato, né più di recente, quando l’acquisto da parte di Juan Alcolar di una società, sulla quale anche Jake aveva messo gli occhi, aveva causato un paio di anni difficili alla Taverner Telecommunications. La compagnia aveva rischiato di perdere parecchio denaro, al punto che si era ritrovata costretta a una drastica riduzione del personale.
E Juan Alcolar non se n’era minimamente preoccupato, anzi.
«No...» mormorò Jake a se stesso, posando il bicchiere vuoto su un tavolino. «Non sono interessato.»
Mercedes Alcolar poteva anche essere la donna più bella che avesse visto in tutta la sua vita, ma se assomigliava anche di poco al padre, non poteva portare altro che guai.
Avrebbe portato guai in ogni caso. La madre di Jake avrebbe dato fuori di matto se avesse saputo che lui aveva parlato con quella ragazza, figuriamoci se le avesse confessato di trovarla attraente! E per il padre di Mercedes sarebbe stato lo stesso. Chiunque parlasse di lui lo definiva arrogante, orgoglioso delle sue origini catalane e della sua posizione nella società, che lo metteva un gradino più in alto degli altri.
Stava per dirigersi verso la porta quando qualcosa colse la sua attenzione, spingendolo a guardare nuovamente nella direzione di Mercedes Alcolar.
Per un attimo i loro sguardi si incrociarono, e sembrò che nessuno dei due riuscisse a rivolgersi altrove. Mercedes pareva un cerbiatto spaventato che teneva gli occhi fissi su quello che l’aveva turbata.
Poi sbatté le palpebre e la sua espressione cambiò totalmente. Lo stupore svanì, lasciando il posto a una maschera di ghiaccio. Le labbra si irrigidirono, riducendosi a una linea sottile, e il mento si sollevò. Persino i suoi meravigliosi occhi marroni sembrarono farsi di ghiaccio, freddi e distanti come gli scogli in fondo al mare in una rigida giornata d’inverno.
E per Jake fu come se una stilettata gli fosse arrivata dritta al cuore. Mercedes Alcolar poteva anche essere la donna più bella che avesse mai visto, ma era anche la più glaciale, altezzosa e arrogante che avesse mai avuto la sfortuna di incontrare.
Chi diavolo sei?, sembrava domandare il suo sguardo sprezzante. Chi sei e come osi anche solo guardare nella mia direzione?
Suo padre aveva assunto la medesima espressione nell’unica occasione in cui Jake aveva potuto osservarlo. Si trovavano entrambi in un albergo di Madrid a una conferenza stampa, e Juan Alcolar era rimasto infastidito da una domanda che un giornalista gli aveva posto. Il magnate catalano aveva rivolto al malcapitato quello sguardo, poi si era girato e se n’era andato senza aggiungere altro.
Chi diavolo credeva di essere lei per guardarlo così? La signorina Alcolar non sapeva forse che il feudalesimo era finito da secoli? Poteva anche far parte dell’aristocrazia in Spagna, ma lì era una donna comune.
Bugiardo!, si rimproverò da solo. Quella donna non si sarebbe mai potuta definire comune. Era meravigliosa, e il guaio era che lo sapeva.
Jake era più che determinato a non farle capire quanto l’avesse turbato. Il suo sguardo e il suo atteggiamento dicevano chiaramente che sapeva qual era l’effetto che aveva sugli uomini, e che decideva di prendere in considerazione il malcapitato solo quando le aggradava. Ed era chiaro che in quel momento non le aggradava.
Con freddezza, Jake la squadrò da capo a piedi ancora una volta, quindi distolse gli occhi a dimostrazione del proprio disinteresse. Poi si girò e se ne andò. La porta sembrava distante chilometri, ma si impose di non voltarsi indietro, nonostante la curiosità di vedere la sua reazione fosse irresistibile.
Se Mercedes Alcolar era così, allora non voleva avere nulla a che fare con lei.
«Oh, dannazione!» borbottò Mercedes fra sé e sé, furiosa per il modo stupido in cui aveva reagito. «Dannazione, dannazione, dannazione!»
Lo aveva fatto ancora. Aveva assunto quell’atteggiamento sciocco e ridicolo che sembrava venirle naturale nei momenti più sbagliati. Quando era a disagio e insicura, quando si sentiva come un pesce fuor d’acqua, ogni volta che qualcuno la guardava, il suo volto si tramutava in una maschera di ghiaccio.
Sapeva com’era. Una volta aveva colto la propria immagine in uno specchio ed era rimasta inorridita, sbalordita. Quella creatura sprezzante era davvero lei? La donna che aveva visto riflessa era altezzosa e arrogante, pronta a congelare con lo sguardo chiunque si fosse avvicinato.
In quel momento doveva essere proprio così.
La realtà era che si sentiva spaventata e intimidita. Non era mai a suo agio alle feste e, più erano in grande, più lei si pietrificava.
E quella festa era davvero in grande.
«Ci saranno tutti quelli che contano!» le aveva annunciato Antonia mentre si preparavano nel bagno del suo piccolo appartamento. «Marlon ed Heidi danno sempre dei ricevimenti meravigliosi! Vedrai persone famose del mondo dell’informazione.»
Cosa che aveva fatto agitare ancora di più Mercedes, già spaventata.
«Tu mi starai sempre vicino, Antonia?» le aveva domandato non appena erano scese dal taxi e si erano avviate all’ingresso. «Non mi lascerai da sola, vero?»
«Certo che no!» aveva risposto l’amica con una risata. «Ma non devi preoccuparti. Ci divertiremo!»
Antonia forse si sarebbe divertita, aveva pensato Mercedes, restando incollata all’amica mentre si avventuravano per le stanze, una più affollata dell’altra. Di tanto in tanto Antonia si fermava per presentarle qualcuno, ma il brusio era talmente alto che Mercedes sentiva a malapena chi le parlava.
A rendere le cose ancora peggiori era la difficoltà a capire cosa le dicessero. Per quanto conoscesse bene l’inglese, non era così semplice decifrare le domande che le venivano poste o i commenti che venivano fatti, specie quando la musica era alta.
Ed era stato proprio quando aveva creduto di non potersi sentire peggio che aveva alzato lo sguardo e aveva visto l’uomo appoggiato alla parete opposta.
Alex.
Il suo primo pensiero era stato che assomigliava a suo fratello Alex, ma poi si era subito resa conto che Alex non poteva essere lì, e che in fondo quel tipo non era proprio così somigliante.
Era alto e slanciato, con i capelli castani e gli