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Sposami al tramonto (eLit): eLit
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E-book168 pagine2 ore

Sposami al tramonto (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Rinucci Brothers 4

La produttrice televisiva Della Hadley si ritiene abbastanza intelligente da sapere che una relazione con il giovane archeologo italiano Carlo Rinucci non è una buona idea. I loro rapporti dovrebbero includere solo l'allestimento di una trasmissione televisiva, ma è così difficile resistere all'aria sexy e scanzonata di lui e all'atmosfera romantica di Napoli. Eppure Della ha sperimentato sulla propria pelle quanto può essere mutevole la passione, e il suo cuore ne porta ancora le cicatrici. Carlo, però, non ha alcuna intenzione di arrendersi: quante volte dovrà ripeterle che il loro amore durerà per sempre, prima che lei accetti di diventare sua moglie?

ROMANZO INEDITO
LinguaItaliano
Data di uscita26 ott 2018
ISBN9788858993798
Sposami al tramonto (eLit): eLit
Autore

Lucy Gordon

Lucy Gordon cut her writing teeth on magazine journalism, interviewing many of the world's most interesting men, including Warren Beatty and Roger Moore. Several years ago, while staying Venice, she met a Venetian who proposed in two days. They have been married ever since. Naturally this has affected her writing, where romantic Italian men tend to feature strongly. Two of her books have won a Romance Writers of America RITA® Award. You can visit her website at www.lucy-gordon.com.

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    Anteprima del libro

    Sposami al tramonto (eLit) - Lucy Gordon

    successivo.

    1

    L'immagine sullo schermo del computer sembrava riempire la stanza di buonumore. Mostrava un uomo attraente, con i capelli biondi leggermente scarmigliati, un paio di magnetici occhi azzurri e un sorriso a dir poco malandrino.

    «Accidenti» sospirò Jackie. «Ma guardalo!»

    Della si lasciò sfuggire una risatina. La sua segretaria era giovane e molto sensibile alla bellezza maschile. Lei, invece, cercava di essere più distaccata.

    «Non è male» concesse.

    «Non è male?» le fece eco Jackie, scandalizzata. «È un sogno.»

    «Ma a me serve qualcosa di più di un bel viso. Ho bisogno di qualcuno che conosca bene la materia, e possibilmente che si sia già fatto un nome.»

    «Della, stai producendo una serie televisiva. L'aspetto è importante.»

    «Certo, è importante che abbia l'aspetto di un esperto e non solo di un ragazzo. Carlo Rinucci non avrà più di venticinque anni.»

    «Stando alla sua scheda, ne ha trenta» precisò Jackie. «E ha già un'ottima fama in fatto di rovine, ossa e compagnia bella.»

    «Però è un archeologo italiano. E noi stiamo parlando di una serie televisiva inglese» ribatté Della.

    «Alcune puntate si svolgeranno proprio in Italia. Inoltre qui risulta che parli perfettamente l'inglese, e tu stessa hai detto che devi vendere la serie anche all'estero se vuoi ricavarne un guadagno.»

    Era vero. Nell'ambiente televisivo Della era un nome, con la sua casa di produzione e una brillante reputazione. I suoi programmi erano molto richiesti, ma doveva comunque considerare gli aspetti pratici.

    Studiò ancora il viso di Carlo Rinucci e dovette ammettere che c'erano molte cose che giocavano a suo favore. Non era solo attraente. Il suo sorriso possedeva un tocco di simpatica malizia, come se avesse scoperto un segreto nascosto al resto del mondo. Ma la prudenza conquistata sul campo le suggeriva di non lasciarsi colpire da quell'uomo solo perché era bello. Molto bello.

    Il suo curriculum era notevole. George Franklin, l'assistente che la aiutava nelle ricerche per quella serie, le aveva mandato un'e-mail.

    Non lasciarti fuorviare dalla sua età. Carlo Rinucci è una stella emergente nel suo ambito. Ha svolto del lavoro notevole e ha scritto un paio di libri che hanno attirato l'attenzione. Le sue opinioni sono spesso poco ortodosse, ma il suo lavoro è serio e fondato.

    Aveva aggiunto alcune note sul progetto di cui si stava occupando attualmente a Pompei, e aveva terminato con la frase: Credimi, vale la pena di conoscerlo più a fondo.

    «Conoscerlo più a fondo» mormorò Della.

    «Mi offro volontaria» intervenne Jackie. «Posso prendere il primo aereo per Napoli, andare a studiarlo per bene e tornare a riferirti ogni cosa.»

    «Bel tentativo» commentò Della a quel punto con un sorriso divertito.

    «Significa che intendi tenertelo tutto per te?»

    «Significa che valuterò seriamente le opzioni e poi deciderò ciò che è meglio per il programma.»

    «Avevo ragione. Intendi tenertelo tutto per te.»

    Della scoppiò a ridere e abbandonò il tono formale. «Be', deve pur esserci qualche vantaggio a essere il capo.»

    «A parte gli scherzi, se scegli lui l'audience andrà alle stelle. Vorranno comperare il programma in ogni paese...»

    «Basta così, Jackie. Coraggio, è giunto il momento di andare a casa.»

    La segretaria uscì, ma non senza lanciare un'ultima occhiata allo schermo del computer.

    «Smettila» ordinò Della con una risata. «Non è poi così bello.»

    «Sì che lo è» sospirò Jackie prima di chiudersi la porta dietro le spalle.

    Della non doveva affrontare nessuno spostamento una volta finito di lavorare, dato che gestiva l'attività da casa, una house boat ormeggiata sul Tamigi, vicino al quartiere di Chelsea. Adorava quel posto, anche perché era il simbolo di tutta la strada che aveva percorso da quando era partita pressoché da zero.

    Erano le sei del pomeriggio, ma la sua giornata lavorativa non era ancora terminata. Quello era il momento dedicato alle telefonate in paesi con altri fusi orari, così si tolse le scarpe e si mise comoda.

    Il viso di Carlo Rinucci era ancora sullo schermo, ma Della rifiutò di lasciarsi distrarre. La mano andò al mouse, pronta a spedirlo nel ciberspazio, ma si fermò.

    Fin dall'inizio Della aveva insistito che il presentatore della sua serie di documentari sui luoghi dei grandi eventi storici fosse un accademico di spicco.

    «Non voglio un bellimbusto che resti a fissare la telecamera a bocca aperta se non ha davanti un copione» aveva dichiarato. «Anzi, mi aspetto che sia proprio lui a scrivere la maggior parte dei testi.»

    Aveva esaminato parecchi candidati, uomini e donne, tutti grandi professionisti. Ne aveva trovato uno davvero promettente – elegante, serio e amabile al tempo stesso – ma davanti alle telecamere non era riuscito quasi ad aprire bocca.

    «Scommetto che a te non è mai mancata la parlantina» si rivolse allo schermo. «Si capisce solo a guardarti. E probabilmente è proprio a questo che devi alcune delle tue qualifiche altisonanti.»

    Della si bloccò di colpo. Avrebbe giurato che quell'uomo le avesse fatto l'occhiolino.

    «Basta sciocchezze» lo rimproverò. «Conosco il genere. Il mio secondo marito era proprio come te. Il fascino non gli mancava, ma era tutto ciò che aveva Gerry... a meno che tu non consideri la sua abilità nello spendere i soldi degli altri.»

    Si versò un drink e tornò a studiare quel viso con riluttante piacere.

    «Sono forse irragionevole?» gli chiese. «Sono contro di te solo perché gli altri sono a tuo favore? So di essere un po' contorta. E secondo i miei amici sono anche incontentabile e testarda. Però ho una vita soddisfacente. Ho una carriera che mi dà tutto ciò che voglio, e sono immune all'attrazione maschile... o quasi. Perlomeno, la maggior parte del tempo. Tu non mi fai nessun effetto. Proprio nessuno.»

    Lui però non le credeva. Riusciva a leggerglielo in viso.

    Lo fissò con aria di sfida.

    «Quindi immagino» proseguì lentamente, «che non ci sia nessun motivo per cui io non possa fissare un incontro per valutarti meglio.»

    «Questo posto sembra stato colpito da una bomba» osservò Hope Rinucci.

    Stava esaminando casa sua: prima il soggiorno, poi la sala da pranzo, quindi la terrazza che si affacciava sul golfo di Napoli.

    «Due bombe» si corresse, osservando il disordine.

    Quelle parole erano state però pronunciate con una nota di soddisfazione. La sera prima c'era stata una festa e, secondo Hope, un gran disordine era sintomo di un gran divertimento.

    Stando a quel punto di vista, la serata doveva essere stata un successo clamoroso.

    Ruggero, uno dei figli più giovani, entrò lentamente nella stanza e si lasciò cadere su una poltrona.

    «È stata una serata fantastica» commentò in tono assonnato.

    «Davvero. Avevamo parecchi motivi per festeggiare. Il nuovo lavoro di Francesco. Primo e Olympia, con i genitori di Olympia venuti apposta dall'Inghilterra e la notizia che presto avrà un bambino. E poi Luke e Minnie, con l'annuncio che anche loro aspettano un figlio.»

    «E anche Carlo» aggiunse Ruggero, riferendosi al suo gemello. «Mamma, hai scoperto quale di quelle tre ragazze era la sua fidanzata?»

    «No» rispose Hope, porgendogli una tazza di caffè. «Mi è sembrato che fossero arrivati tutti insieme. Se solo fossero stati qui anche Justin ed Evie... Ma lei è quasi al termine della gravidanza e non se la sente di viaggiare. Però mi ha promesso di portarci i gemelli appena nasceranno.»

    «Quindi potremo organizzare un'altra festa» suggerì Ruggero. «Forse per allora Carlo sarà riuscito a dividersi in tre.»

    «Sai quale ragazza ha accompagnato a casa?»

    «Non l'ho visto uscire, ma ho l'impressione che se ne siano andati tutti insieme» rispose Ruggero con un pizzico di invidia. «È davvero coraggioso!»

    «Chi è coraggioso?» volle sapere Francesco, entrando nella stanza.

    Hope gli sorrise e versò un altro caffè.

    «Carlo. Ieri sera ha portato con sé tre ragazze, non lo hai visto?»

    «Avevi occhi solo per quella rossa da urlo» osservò Ruggero. «Dove l'hai trovata?»

    Francesco rifletté un istante prima di rispondere: «È stata lei a trovarmi... almeno credo».

    «Ci stavamo chiedendo quale delle tre ragazze si sia portato a casa Carlo.»

    «Non è andato a casa» fece notare Francesco.

    «E tu come fai a saperlo?» domandò Hope.

    «Perché è qui.»

    Francesco indicò il grande divano rivolto verso la finestra. Sporgendosi oltre la spalliera, Ruggero e Hope videro un uomo sdraiato e immerso in un sonno profondo. Indossava ancora gli abiti della sera prima, con la camicia aperta sul collo a rivelare la pelle liscia e abbronzata.

    Tutto in lui irradiava un sensuale appagamento.

    «Ehi!» Ruggero lo scosse senza alcun riguardo.

    «Mmh?»

    Il gemello ripeté il gesto e gli occhi di Carlo finalmente si aprirono.

    «Buongiorno» esordì mettendosi a sedere.

    «Che cosa ci fai qui?» domandò il gemello in tono brusco.

    «Se non sbaglio questa è anche casa mia. Ah, caffè! Fantastico! Grazie mille, mamma...» mormorò.

    «Non fare caso a questi due» gli suggerì Hope. «Sono invidiosi.»

    «Tre» si lamentò Ruggero. «Ne aveva a disposizione tre, e ha dormito sul divano.»

    «Il problema è che tre sono troppe» dichiarò Carlo. «Una è perfetta, due sono gestibili se ti senti in vena di avventure, ma tre sono solo un problema. E poi non ero molto in forma verso la fine della serata, quindi ho preferito chiamare un taxi per le signore e mettermi a dormire.»

    Francesco lo fissò con occhi sgranati. «E ti consideri un Rinucci?»

    «Lascialo in pace» intervenne Hope. «Carlo si è comportato da vero gentiluomo.»

    «Si è comportato da perfetto imbranato» la corresse Ruggero.

    «È vero» convenne Carlo. «Ma ci possono essere dei grossi vantaggi a recitare la parte dell'imbranato. Le ragazze credono che tu sia un gentiluomo, e così, la volta seguente...»

    Carlo fece l'occhiolino, baciò la madre sulla guancia e se ne andò prima che i fratelli potessero riversare la propria indignazione su di lui.

    L'Hotel Vallini era il migliore di Napoli. Si ergeva su una collina e offriva una meravigliosa vista sulla città e sul golfo.

    Della si trovava sul balcone della sua stanza ed era intenta ad ammirare il Vesuvio.

    L'eruzione che quasi duemila anni prima aveva sepolto Pompei in un solo giorno esercitava ancora un tale fascino che aveva scelto di ambientare lì la prima puntata del programma.

    Il volo l'aveva lasciata stanca e accaldata. Era stato un sollievo infilarsi sotto la doccia e indossare degli abiti puliti. Il look per cui aveva optato era rigoroso e professionale: pantaloni neri di lino e camicia bianca la cui semplicità non nascondeva il taglio costoso.

    Ma quel completo poteva essere stato scelto anche per sottolineare il fisico alto e snello, dal seno piccolo e sodo e dal bel fondoschiena. La soddisfazione che ciò le provocava era un segreto che preferiva tenere per sé.

    Il viso lasciava trapelare una realtà diversa, con la bocca piena che dava un tocco di voluttà alla figura elegante. I folti capelli castani venivano spesso raccolti in pettinature severe, ma quel giorno li aveva lasciati sciolti in morbide onde che enfatizzavano la sensualità dei lineamenti.

    Non aveva avvertito nessuno del suo arrivo, preferendo cogliere di sorpresa il suo obiettivo. Non sapeva neppure se Carlo Rinucci quel giorno sarebbe stato a Pompei, ma solo che stava lavorando a una nuova teoria su quel luogo.

    Era il primo pomeriggio, e le restava il tempo sufficiente a raggiungere gli scavi

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