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Salvia e Rosmarino
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Salvia e Rosmarino
E-book348 pagine5 ore

Salvia e Rosmarino

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Info su questo ebook

Adriana è una giovane scrittrice in cerca di notizie relative alla rocambolesca vita del suo bisnonno, che si vedrà catapultare da una parte all'altra del mondo in viaggi ed avventure inaspettate sullo sfondo di romantiche vicende amorose.
LinguaItaliano
Data di uscita1 set 2014
ISBN9786050319545
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    Anteprima del libro

    Salvia e Rosmarino - Maryjo Camusi

    Francia.

    Cannes

    Finalmente, dopo ben sette ore, la giovane scrittrice giunse a Cannes per recarsi all’hotel prenotato per la notte. Prima di entrare, però, notò qualcosa che non andava. Un enorme cartello indicava che l’albergo era tutto al completo.

    Tutto al completo? Per fortuna io ho prenotato una settimana fa!, disse Adriana prima ancora di essere fermata dall’elegante consierge di turno.

    Signorina, siamo davvero spiacenti, però, come può leggere nel cartello, l’Hotel è al completo.

    Sta scherzando, vero? Mi vorrebbe far credere che chi ha la prenotazione non potrà alloggiare qui?

    Purtroppo signorina si è verificato un imprevisto. La troupe di attori che aveva prenotato per domani sera ha dovuto improvvisamente anticipare l’arrivo qui a Cannes.

    E voi avete la bella faccia tosta di mandare via tutti gli altri clienti per far spazio ad una troupe di attori?, domandò Adriana, cercando di frugare nella borsa per trovare il foglietto in cui aveva annotato il numero di prenotazione.

    Le persone che già alloggiavano qui, ovviamente rimarranno, ma tutti coloro che come lei sono giunti solo oggi verranno dirottati presso altri hotel con un buono sconto.

    Non so di cosa farmene del vostro sconto. Questa è semplicemente una presa in giro. Segnalerò l’accaduto al servizio consumatori. E’ una follia!

    Signorina, noi siamo veramente desolati per l’accaduto, ma comprenderà anche lei stessa che non avremmo mai potuto negare la nostra ospitalità ad un noto regista, il quale per ogni suo film alloggia qui!

    Resta il fatto che questa storia non finirà qui!, affermò Adriana girando di scatto le spalle al suo interlocutore e andandosene.

    Aspetti, signorina! Non vuole sapere il nome dell’hotel dove la manderemo?

    Di voi non mi fido affatto, ci penso da sola a trovarmi un’altra sistemazione!

    Adriana mostrava sempre il lato più tosto del suo carattere e, all’occorrenza, aggressivo. Questa me la lego al dito!. E così dicendo sbatté la portiera dell’auto e, dopo aver messo l’auricolare, iniziò a telefonare ad un’ingente quantità di alberghi indicati nella sua Lonely Planet.

    Accidenti! Sono tutti pieni! Ma è possibile che abbiano deciso di arrivare tutti proprio oggi qui a Cannes? Sto quasi finendo la benzina e i distributori sono già chiusi!.

    D’improvviso vide una pizzeria italiana e decise di fermarsi. Devo cercare almeno di mettere qualcosa nello stomaco. Sta borbottando già da un po’ di tempo. Per il momento decise di non tergiversare ancora tra una strada e l’altra all’interno di Cannes. Dopo aver perlustrato la zona, sistemò l’auto in un parcheggio sotterraneo e si avviò a piedi verso la pizzeria.

    Entrando nel locale Adriana si sentì più tranquilla, l’aria era familiare. L’arredamento era tutt’altro che adatto ad un posto di mare come Cannes, ma probabilmente si trattava del ristorante di qualche italiano nostalgico che, nonostante fosse emigrato in Francia, aveva continuato a ricordare con estremo affetto la propria patria, circondandosi di tutto ciò che potesse avere un fascino domestico. Adriana non riusciva a capire da quale città in particolare provenisse il proprietario, perché vi erano rimandi tipici ora di una regione ora di un’altra. Vecchie foto in bianco e nero alla parete parlavano di paesaggi di campagna come grandi casolari di sasso toscani o cascine emiliane. Qua e là anche qualche pentola vecchia di rame ed alcune catene di aglio intrecciati si alternavano alle foto delle pareti. La musica di sottofondo era una canzone famosa napoletana di cui non riuscì a ricordare il nome. Nella sala si trovavano molti tavolini rotondi sparsi in ordine apparentemente casuale, ma ben organizzato. Erano ricoperti da tovaglie a quadretti rossi e bianchi e, al centro, erano abbelliti da una piccola candela accesa e un vasetto di fiori semplici di campo. Questa atmosfera fece sentire Adriana a proprio agio e la rese felice anche il solo pensiero di poter cenare con una buona pizza italiana. Non mangiava nessun altro cibo che non fosse stato proprio italiano. Andò in bagno a lavarsi mani e viso, si riassettò i capelli e si sedette ad un tavolino.

    Buonasera signorina, ha già scelto? Abbiamo un’infinita varietà di pizze, ovviamente preparate dal nostro pizzaiolo italiano doc!

    Ho notato, ce ne saranno almeno quaranta tipi diversi! Ma per me la pizza è solo una. Una margherita.

    Condivido assolutamente. E da bere?

    Acqua naturale a temperatura ambiente, odio le bevande ghiacciate.

    Mentre il cameriere si allontanava, Adriana non poté fare a meno di pensare alla sua situazione: Dove caspita dormirò stanotte? Ho telefonato persino ad un convento di suore, ma erano al completo pure loro!. I suoi pensieri cambiarono rapidamente e si trovò, senza accorgersene, ad osservare il cameriere a cui aveva ordinato la pizza. Era alto, magro e aveva folti capelli castani. Stava cercando l’acqua a temperatura ambiente e sembrava molto sorridente e cordiale con i propri colleghi. Non appena Adriana si accorse che lo stava fissando, abbassò lo sguardo e lo posò sui fiori che si trovavano sulla tavola. In fondo, aveva deciso che col genere maschile aveva chiuso da un pezzo. Si guardò intorno e notò come quel locale fosse ancora vuoto.

    Ecco la sua pizza, signorina. Siamo stati velocissimi, vero?, disse il cameriere, che con modi molto gentili e raffinati, spostò delicatamente gli oggetti presenti sul tavolino per fare spazio alla grande pizza.

    Sarà perché a parte me e quei due signori seduti al tavolo là in fondo non c’è nessun altro da servire.

    Sì, ha ragione. E’ stata molto fortunata ad arrivare a quest’ora, più tardi ci sarà il finimondo!

    Come mai?

    Non lo sa? Questa sera c’è uno splendido spettacolo pirotecnico sul mare, in cui i fuochi artificiali danzeranno nel cielo con il sottofondo musicale delle più famose e belle colonne sonore di tutti i tempi! La gente si è già riversata sul molo, verranno a cena più tardi.

    Ecco perché! …però! buona la pizza!, esclamò soddisfatta Adriana.

    Mi scusi, lei sta mangiando e io sono qui a tenerla occupata con inutili chiacchiere!

    No, non sono affatto inutili! Almeno ho capito perché tutti gli hotel sono al completo proprio la sera in cui sono arrivata io!

    Non aveva prenotato?

    Sì, ma si dà il caso che l’albergo in questione abbia preferito ospitare una troupe di attori anziché comuni mortali! E io ora non so proprio dove dormire…comunque lasciamo perdere, la lascio al suo lavoro!

    Capisco. Che brutta situazione. Buon appetito signorina.

    Non appena finito di cenare, Adriana si avviò alla cassa, dove prontamente arrivò il cameriere di prima, battendo sul tempo un suo collega, che si era già infilato dietro il bancone.

    Senta, non voglio sembrarle inopportuno, ma visto che non ha un posto in cui dormire, le proporrei casa mia, disse con un fare molto serio il cameriere.

    Molto spiritoso, davvero molto spiritoso! Per favore mi dica quanto spendo.

    Non mi fraintenda, la prego! Questa notte io non tornerò nemmeno a casa, visto che la gente sta già iniziando ad arrivare. Lo spettacolo sul mare è finito e qui in pizzeria il lavoro inizia adesso. Dovrò restare qui fino all’alba. E poi i miei due coinquilini non ci sono: sono appena tornati a casa per le vacanze. Quindi l’appartamento sarebbe tutto suo.

    Le sue premure mi commuovono, ma per stavolta dovrò declinare l’offerta. Ecco a lei il conto. Arrivederci.

    Per lo meno stia attenta. Adesso fuori c’è gente d’ogni tipo!, esclamò il ragazzo, continuando ad essere sinceramente premuroso nei suoi confronti.

    Uscendo dalla pizzeria Adriana si imbatté in uno sciame di folla diretto proprio da quella parte. C’erano molte famiglie tranquille, ma anche gruppi di ragazzi e ragazze d’ogni età che ridevano, scherzavano, urlavano. Alcuni erano ubriachi, altri visibilmente strafatti di droga.

    Ehi, tu, vuoi del fumo? Ne abbiamo d’ogni tipo! È di ottima qualità!

    Ecco che Adriana si diresse a passi svelti verso il parcheggio sotterraneo dove aveva messo la Mini.

    Che pessima idea ho avuto! Un parcheggio sotterraneo! Ma, d’altra parte, non ho trovato alcun parcheggio in tutta la città!, pensò tra sé la ragazza, sull’onda della disperazione.

    Ehi, vuoi un passaggio? Non dirci che ti sei persa!, chiesero dei brutti ceffi abbassando il finestrino della loro auto nera, abbruttita da un enorme spoiler e inutili minigonne.

    Santo cielo! Ma hanno aperto le gabbie? Sembra che ci sia uno zoo qui fuori! Tutte le famigliole tranquille che ho visto prima dove sono finite? Come dicono gli inglesi, qui bisogna prendere il toro per le corna. Così dicendo, Adriana tornò sui suoi passi.

    Accipicchia! Questo locale si è riempito davvero! Aveva ragione quel tipo!.. Oh, eccolo qui!.. Mi scusi se la disturbo, io…

    Signorina, come le avevo detto sarebbe arrivata una marea di gente, ora sarei un po’ indaffarato, ma per lei vedo di fare un’eccezione. Ma la prego, non facciamoci vedere dal mio capo. Ecco mi segua, qui forse possiamo parlare indisturbati. Mi dica, ha forse cambiato idea?, disse il ragazzo conducendo Adriana in un angolo silenzioso della pizzeria.

    Ecco, veramente...Ha ragione, là fuori c’è il delirio! Non riesco nemmeno a raggiungere la mia auto, che è in un parcheggio sotterraneo.

    Le sconsiglio vivamente di andare ora nel parcheggio, e per di più da sola! Cannes è una splendida cittadina, ma in serate come questa c’è veramente il mondo! Per fortuna il mio appartamento dista tre minuti a piedi da qui, non dovrà spostare la macchina!

    Purtroppo là dentro ho la mia valigia!

    Per quello non si preoccupi, si tratta di parcheggi super sorvegliati.

    Adriana non stava pensando alla sicurezza della sua valigia, ma a tutte le cose che vi aveva messo dentro. Tuttavia, non replicò e lasciò parlare il ragazzo, visibilmente accaldato per il frenetico lavoro.

    Mi scusi, vado davvero di fretta, tutti i tavoli sono già occupati e c’è la fila fuori che aspetta. Ecco le chiavi.

    Grazie mille. Dove devo andare?

    Uscendo dalla pizzeria giri a destra, prosegua per una ventina di metri e svolti di nuovo subito a destra. Il primo palazzo rosa che incontra è quello dove abito io. L’appartamento è all’ultimo piano, la porta a destra.

    Per ridarle le chiavi?

    Se partirà molto presto e non avremo occasione di salutarci, le riporti pure qui in pizzeria.

    Ancora grazie.

    Non c’è di che, ma ora vada e stia attenta lungo la strada. Adriana si precipitò fuori dal quel baccano infernale, ma anche all’aperto trovò un caos pazzesco. Camminò a passo decisamente svelto seguendo le indicazioni, fino a raggiungere il palazzo descritto dal cameriere.

    Ho una paura matta! E se questo personaggio fosse un poco di buono? Un serial killer? Un maniaco? Povera me, in che guaio mi sono cacciata. Certo mi restavano poche altre possibilità: entrare nel parcheggio sotterraneo, magari inseguita da quei tipi ubriachi, dormire in auto come un barbone rischiando d’essere rapinata e forse anche rapita e chissà quali altre cose!. Come sempre, il lato esageratamente ansiogeno di Adriana emergeva nelle situazioni più imprevedibili, quando niente dei suoi calcolati piani andava a buon fine e tutto sembrava voler ribaltare quanto da lei organizzato. Era un altro scherzo del destino. Le facce del cubo di Rubik della vita di Adriana si capovolgevano dove volevano, senza rispettare l’ordine logico matematico al quale avrebbe voluto sottoporle la diretta interessata.

    Mentre pensava tra sé e si pentiva di non aver accettato la proposta del consierge di recarsi in un albergo da lui consigliato, salì i sette piani di scale che la separavano dall’appartamento. Odiava gli ascensori e questo era il prezzo che doveva pagare per non voler usare quei maledetti marchingegni che rimangono sempre bloccati tra un piano e l’altro.

    Speriamo almeno di essere sola. Non vorrei che questo fosse come il castello di Barbablù con tante donne fatte a pezzi! Margaret Atwood avrebbe qualcosa da ridire!

    Nel momento in cui aprì la porta, si spalancò davanti a lei un fantastico attico lussuosissimo.

    Wow! Che appartamento meraviglioso! Saranno almeno cento metri quadri! E che vista fantastica, si vede anche la Croisette! Certo che se fare il cameriere in Francia equivale a potersi permettere case del genere, mi domando perché io abbia preso la laurea! Ah, già, dimenticavo! Tutti dicono per cultura personale, pensò Adriana.

    L’ingresso era tutt’uno con il salotto, grande e arioso. A destra una porta dava la possibilità di accedere alla cucina e a sinistra un’alta porta finestra si affacciava sul balcone esterno. Davanti a sé trovò un divano bordò di velluto dalla forma a elle, attorniato da oggetti di design innovativi e da qualche mobile antico e di valore. Contro la parete una possente libreria in legno di noce conteneva moltissimi libri e qualche soprammobile vintage, mentre a lato della finestra un piccolo, ma grazioso, secretaire aperto serviva come porta telefono e porta documenti. Adriana fu entusiasta di quell’arredamento così curato e si domandò se fosse stato opera di un attento studio femminile. Questo pensiero per un istante sembrò averla infastidita, quasi ingelosita. Ma subito dopo si riprese e continuò la sua attenta ispezione spostandosi verso la cucina. Qui notò un piano da lavoro americano al centro della stanza e mobili moderni; non mancavano elettrodomestici iper tecnologici e una televisione al plasma appesa alla parete di fronte al tavolo. Uscita dalla cucina, camminò lungo lo stretto corridoio che conduceva verso altre stanze. A destra vi era una grande camera da letto dalle pareti color crema e un grande armadio beige dalle ante scorrevoli; al centro un letto di ferro battuto da una piazza e mezzo ricoperto da un copriletto di cotone, che solo alla vista sembrava soffice e morbido. Adriana si sentì improvvisamente molto stanca ed avrebbe voluto con tutta se stessa gettarsi in mezzo a quel morbido letto invitante, ma riuscì a trattenersi. Se lo avesse fatto si sarebbe addormentata lì in un battibaleno.

    Continuava ad apprezzare quell’arredamento, caratterizzato da una sapiente mescolanza di antico e moderno e non riusciva a fare a meno di immaginare una bella ragazza che, con il metro da una parte e la matita dall’altra, avesse trascorso diversi pomeriggi a prendere le misure dell’appartamento per organizzarlo in quel modo. D’altro canto, però, quel cameriere le aveva confidato di vivere con altri ragazzi e, per di più non c’era traccia di fotografie con ragazze d’alcun tipo. Si disse che, in fondo, non le importava e continuò a dare un’occhiata. Alla fine del corridoio, si trovava l’unico bagno della casa. Era abbastanza spazioso e tempestato di mattonelle color azzurro chiaro.

    Da un lato, Adriana si sentiva in colpa per essere entrata in casa di un perfetto sconosciuto che si era ciecamente fidato di lei, in quanto, osservandone gli oggetti della propria quotidianità, ora si trovava a studiare attentamente la sua più profonda personalità. Infatti, era convinta che una casa potesse essere lo specchio, non tanto dell’anima, quanto del carattere, dello stile di vita e delle abitudini di chi la possedeva. Dall’altro lato, non riusciva a far finta di niente e a mettersi velocemente sul divano senza nemmeno guardarsi intorno. La sua più brutale curiosità femminile la istigava, passo dopo passo, a notare ogni piccolo particolare di quell’ambiente.

    Due camere erano chiuse a chiave, solo una era aperta. Proprio come pensavo, ci sono le stanze segrete di Barbablù!. La camera aperta, quella con il letto in ferro battuto, doveva essere quella del ragazzo. Così, Adriana decise di affacciarsi di nuovo dalla porta e scorse un comodino a cui prima non aveva fatto caso. Era alto e stretto, ma soprattutto pieno di oggetti. Una lampada bianca, una sveglia digitale, ed un paio d’occhiali da vista appoggiati su un libro. "Non ci posso credere, ma questo è L’Albero di Pesco! E’ il mio primo romanzo, sarà uno dei pochi lettori che lo avrà comprato! Che strana coincidenza", pensò tra sé rimanendo profondamente meravigliata.

    Si trattava di un appartamento molto elegante, in cui trovavano ampio spazio quadri e libri. Probabilmente, pensava Adriana, si trattava di una casa già arredata, data in affitto a tre ragazzi. Ma tale ipotesi non sembrava convincerla del tutto e continuava a chiedersi perché il proprietario di un appartamento del genere, in una posizione così romantica, avesse permesso ad alcuni affittanti di usufruire dei suoi libri e di tutti gli altri preziosi oggetti presenti qua e là. Avrebbe potuto arredare con molta più semplicità un appartamento da affittare.

    Dopo aver perlustrato le stanze aperte in cerca di qualcosa che potesse destare sospetto, Adriana si rasserenò e si convinse che gli inquilini di quell’appartamento forse potevano essere persone davvero ineccepibili e, ormai esausta, decise di coricarsi sul divano, dopo aver telefonato ai suoi familiari, senza però entrare nel dettaglio delle sue avventure. Così, si limitò a rassicurare sua madre, dicendo che il viaggio era andato bene, senza sottolineare il fatto di trovarsi in casa di un perfetto sconosciuto. Ciò avrebbe solo generato preoccupazioni inutili.

    Questo divano è più grande del mio letto, ci si sta davvero bene. Peccato che non abbia il pigiama con me, dormire in jeans non è il massimo del confort. Ah, la sveglia! Mi voglio alzare presto per non essere in casa al rientro del cameriere. Ora è mezzanotte…sei ore di sonno potrebbero bastare, anche se alle spalle ho un viaggio di svariate ore. Ok… buonanotte Adriana.

    Venerdì 4 giugno

    Sveglia! Ore 6:00! Apparve scritto sul cellulare, mentre una musica che avrebbe svegliato un reggimento cercava di far alzare Adriana. Invece, la ragazza si girò dall’altra parte, pensando che in fondo altri soli cinque minuti non avrebbero arrecato alcun danno ai programmi di quella giornata. Tuttavia, la forza di volontà venne meno, così cadde in un sonno più profondo che mai. Si addormentò nuovamente, come se le ore precedenti non fossero bastate minimamente a ristorarla. Sognò e, quando d’improvviso, sentì un rumore che la svegliò, provò spavento e sussultò. Il terribile suono che la svegliò brutalmente dalla dolcezza del suo sogno era il campanello dell’appartamento.

    O mio Dio! Dove sono?... oh, no! Mi sono riaddormentata! Non ci voleva proprio!, si rimproverò Adriana.

    Signorina, mi scusi, sono io, mi ero dimenticato di dirle che non avevo chiavi di scorta, disse una voce che proveniva dal pianerottolo.

    Ok, arrivo! Mi dispiace essere ancora qui a casa sua, ecco, mi sono riaddormentata!, farfugliò goffamente la ragazza, mentre – ancora intontita – cercava di arrivare più in fretta possibile alla porta. Si trascinò dietro il plaid con cui si era avvolta sul divano, per dormire meglio. In realtà non faceva affatto freddo, era l’inizio di un’estate che aveva tutta la parvenza di prospettarsi come molto calda e, anche quella sera stessa, il clima avrebbe potuto permettere di dormire persino con la finestra socchiusa. Ma Adriana era molto freddolosa e, per addormentarsi, le piaceva coccolarsi immersa nella morbidezza di una leggera coperta anche d’estate.

    Si mise una mano tra i capelli e cercò velocemente di aggiustarli, bevve un sorso d’acqua dalla piccola bottiglietta che aveva appoggiato sul pavimento e si guardò distrattamente davanti al lungo specchio che si trovava accanto alla porta. Notò con rammarico di essere impresentabile, tuttavia ammise con se stessa che, per fortuna, era completamente vestita. Aveva ancora il giubbotto di jeans perfettamente allacciato fino all’ultimo bottone sotto il mento.

    Tolse il chiavistello e ruotò la maniglia della porta. Aprì e si trovò di fronte lo stesso ragazzo della sera precedente che, nonostante avesse lavorato per tutta la notte, non mostrava il minimo cenno di stanchezza o cedimento.

    Adriana si scusò: Mi dispiace tantissimo, non avevo alcuna intenzione di farmi trovare ancora qui!

    Il giovane disse: Non si preoccupi. Ho finito di lavorare alle 5:00, ma non mi sarei mai permesso di venire a svegliarla, così mi sono offerto di fare le pulizie in pizzeria per altre due ore, che scalerò dal prossimo turno.

    Cosa? Sono già le sette? Avevo messo la sveglia alle sei!

    Beh, almeno possiamo fare colazione insieme. Ho preso qualche brioche dal fornaio, sono ancora calde, senta che profumo!, disse sorridendo il ragazzo, mentre si muoveva con eleganza nella stanza. Era alto, con spalle larghe e una corporatura ben proporzionata. Aveva capelli e occhi castani ed una pelle chiara e liscia. Adriana non riusciva a capire che età avesse, forse dimostrava meno dei suoi anni effettivi a causa dell’abbigliamento sportivo e giovanile.

    Che pensiero gentile, la ringrazio sia di avermi ospitata, sia della colazione, ma ora io me ne vado e non voglio sapere storie, rispose Adriana, cercando di essere più dura di quanto in realtà non volesse.

    Nessuno ha detto niente, non mi pare ci siano delle catene ad intrattenerla, è libera di andare quando vuole, riprese infastidito il giovane.

    Bene, allora prendo la mia borsa ed esco, sentenziò risoluta la ragazza, non aspettandosi una tale disputa di primo mattino.

    Ma il ragazzo cercò subito di addolcirsi nuovamente e, sfoderando un altro affabile sorriso, continuò a proporre di fare colazione insieme: Già che ci siamo perché non assaggiamo le brioche? Così casa mia per una volta si trasformerà in un bed and breakfast!.

    Ok, facciamo colazione insieme, ma poi ognuno per la sua strada!, rispose Adriana fingendo di non essere molto convinta, ma tradendosi con un’espressione del volto rilassata e accondiscendente.

    Io al momento non devo intraprendere nessuna strada, lei invece è qui solo di passaggio o si fermerà qualche giorno?, chiese il ragazzo mentre si accinse ad appoggiare le brioche sul tavolo accanto al divano, per poi dirigersi verso il bagno a lavarsi le mani.

    Io non dico niente agli sconosciuti, né su quello che faccio, né su quello che farò, rispose Adriana con un tono più alto affinché lui la sentisse mentre si stava spostando lungo il corridoio.

    Il carattere non le manca. Comunque, non le sembra almeno giusto che ci presentiamo? Abbiamo parlato ieri sera, stamane facciamo colazione e, in più, lei ha dormito in casa mia. Nonostante ciò non so ancora come si chiama, disse il giovane non appena rientrò in salotto.

    Su questo ha ragione, io sono…io sono…

    Se vuole rompo il ghiaccio io: mi chiamo George. E poi, se permette, potremmo anche darci del tu.

    Adriana, ricordandosi di aver visto un suo romanzo sul comodino del ragazzo decise di non rivelargli il nome. Si ricordò anche della promessa fatta a se stessa prima di partire: non avrebbe mai stretto amicizia con nessuno e non avrebbe mai dato confidenza a nessuno. Anche se in questo caso era andata già ben oltre le premesse iniziali, avendo dormito in casa di un perfetto sconosciuto.

    Mi chiamo Rossella.

    "Che splendido nome, di sicuro rimanda a Via col Vento".

    Adriana rispose sinceramente: Condivido questa passione, sia per il romanzo che per il film con mia mamma e mia nonna. Ogni anno, quando trasmettono il film in tv, ce lo assaporiamo nuovamente come se fosse la prima volta. Su questo non aveva mentito, era assolutamente vero. Ora tocca a te togliermi una curiosità: come fa un cameriere a potersi permettere certi pezzi d’antiquariato del genere? E poi un attico sul mare a Cannes!

    Come ti ho già detto ieri sera, qui abitiamo in tre. Gli altri due ragazzi pagano l’affitto, mentre io sono un ospite. L’appartamento è di una coppia di miei zii e ci hanno permesso di abbellirlo a nostro piacimento. Ognuno di noi ha portato qualcosa, ma in effetti quello che ha contribuito di più sono stato io. Mi piace attorniarmi di oggetti familiari: la casa deve essere un nido accogliente, non una stanza di un carcere. Comunque, come vedi, per mantenermi lavoro duramente.

    Non m’incanti, c’è sicuramente sotto qualcosa, forse sei uno spacciatore o chissà!

    Ah, ah!, George si mise a ridere a crepapelle, Io uno spacciatore! Questa è buffa! Ti assicuro che non sono affatto un tipo malavitoso! Comunque tu hai i tuoi segreti, non mi vuoi rivelare nemmeno se ti fermerai ancora qualche giorno e io non ti svelo come faccio ad avere mobili pregiati!

    Hai ragione, non sono affari miei, scusami. Ora è meglio che vada. Le paste erano ottime.

    Vuoi vedere la terrazza? Si affaccia sul mare.

    Sì, volentieri! Il mare è la mia passione.

    Anch’io amo il mare, non potrei stare troppo tempo senza vederlo. Ogni tanto ho bisogno di andare al mare per ricaricarmi.

    Ti capisco benissimo. Anche a me fa lo stesso effetto: mi rigenera e ha la magica proprietà di cacciar via i pensieri. Almeno per un po’.

    Abiti in una città di mare?, chiese il ragazzo.

    No. Abito in un piccolo paese, dove non c’è niente da fare in tutto l’anno e, al contrario, dove non si sa cosa fare per prima cosa durante l’estate. Specialmente ad agosto ci sono feste in continuazione. E’ molto bello, rispose Adriana.

    Quali feste, ad esempio?

    Tutte feste legate a tradizioni antiche. Ci sono feste nei piccoli borghi medievali, nei boschi ricoperti di castagni, nelle piazze. La più bella è la festa di San Genesio che si festeggia il venticinque agosto, anche se una settimana prima iniziano la fiera e le sagre. Chiunque si trova lontano dal paese per motivi di lavoro, torna sempre per questa festa. Adriana sorrise e continuò, Sai la cosa strana qual è? Tutti aspettano con grande ansia la fiera di San Genesio e poi, immancabilmente, ogni anno piove proprio durante i più grandi festeggiamenti!

    George sorrise e replicò: Dove si trova il tuo paese?

    Oh, scusami. Ho parlato un sacco e ormai ti sarai stancato. In effetti me ne stavo proprio andando.

    No, in realtà stavamo andando a vedere la terrazza, anche se vuoi cambiare discorso!

    Adriana annuì e disse. Certo, andiamo a vedere il mare. Si alzò dalla sedia, poi si fermò e, con lo sguardo perplesso, continuò: Che strano!

    Cosa?, chiese il ragazzo.

    Spesso mi capita di sognare il mare. A volte mi trovo in alto mare, altre volte devo fuggire da un’inondazione. Ma nella maggior parte dei casi, si tratta sempre di mare mosso o acqua torbida. Questa volta, invece, non è andata così. Adesso che ci penso, questa notte ho sognato l’acqua limpida e cristallina di un mare meraviglioso. Non so di preciso dove mi trovassi, ma ricordo che nel sogno ero affacciata ad un terrazzo spazioso e, da lì, potevo vedere il mare e persino il suo fondale roccioso. Quando è suonata la sveglia stavo ancora sognando. Poi ho deciso di stare lì ancora qualche minuto e, invece, mi sono proprio riaddormenta!, disse Adriana ridendo.

    Rise anche George e continuò a parlare: Evidentemente il mio appartamento è un toccasana. Riesce perfino a farti sognare il mare come non lo avevi mai sognato! Comunque può essere stato un sogno premonitore, perché dal mio balcone il mare si vede davvero. Vieni, e così dicendo, condusse Adriana sulla terrazza.

    Mentre si diressero verso una grande vetrata che si affacciava sul balcone, la ragazza passò davanti ad alcuni quadri che aveva attentamente osservato la sera precedente: Sai, avevo immaginato che ti piacesse il mare. La maggior parte dei quadri che sono in questa casa raffigurano paesaggi marini. Sono davvero affascinanti, ma devo ammettere di non conoscere nessuno di questi dipinti.

    Impossibile che tu li conosca, non sono di un pittore famoso. E mentre George diceva così, apparve un lieve sorriso sul suo volto.

    Cosa vorresti insinuare con questo sorrisetto?, chiese Adriana con un’aria indagatrice.

    E va bene…lo ammetto, li ho dipinti io. L’arte, in generale, e la pittura, in particolare, sono la mia passione.

    Appassionato di mare, d’arte e direi anche d’arredamento d’interni.

    Più che d’arredamento, di design. E tu che mi dici? Oramai mi sono svelato quasi interamente e di te non so ancora niente.

    Non mi volevi mostrare la terrazza?, replicò la ragazza scostando la vetrata e uscendo sul balcone.

    Una vista mozzafiato si presentava davanti agli occhi di Adriana: un limpido orizzonte in cui il confine del mare si confondeva col cielo, una dolce atmosfera solare in cui era immersa la città, un’alba brillante dove

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