La contrada di Bengodi
Di Andrea Maia
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Anteprima del libro
La contrada di Bengodi - Andrea Maia
Il piacere della lettura
... il Poeta della prosa,
quello delle cento Novelle d’Amore.
(G.G. Byron, Aroldo)
PERCHÉ LEGGERE BOCCACCIO?
Perché oggi dovremmo riprendere in mano e leggere il Decameron di Boccaccio?
Il motivo fondamentale è semplice: perché è un libro piacevole, libero, disinibito, cordiale, pieno di gioia di vivere, ricco di personaggi vivi e delineati con coerenza psicologica, raramente eroici, più spesso simili alle persone che popolano il mondo, ora come nel Trecento, alla ricerca (spesso illusoria, ma sempre presente) della felicità. Soprattutto i lettori di oggi, abituati a opere contemporanee esprimenti tutte le corruzioni dello spirito e dei sensi, e spesso estranee alla schiettezza e semplicità, possono trovare nel Decameron, come antidoto, una delle letture più consolanti e più libere, più sane e luminose che siano concesse. Boccaccio è uomo di entusiasmo e di fede nell’uomo: nel suo libro vibra il culto dell’intelligenza e della gentilezza, il gusto dell’avventura, l’ammirazione per la cortesia, le belle risposte, la generosità; domina il senso dell’amore come forza spontanea e positiva; emerge l’ammirazione per la leggiadria, l’intuito e l’ardire delle donne.
E stupisce l’accusa a lui rivolta per secoli ed implicita nella connotazione negativa dell’aggettivo boccaccesco
(quasi a significare immorale o vizioso); anche le novelle sue più libere
nel campo sessuale di rado raggiungono l’oscenità: egli ha una coscienza istintiva della spontaneità dell’amore e dei suoi gesti, e quasi sempre la sua pagina mantiene un tono di castità pur nella libertà della vicenda: le sue donne arrendevoli, le fanciulle innamorate conservano un istintivo candore; nulla di torbido e di adulterato appare nelle loro parole, nei loro atteggiamenti, nelle loro scelte.
Certamente Boccaccio non ha in programma di insegnare (almeno in prima istanza), ma di rappresentare, mettendola vivida sotto gli occhi del lettore, la realtà della vita; non affida alla narrativa il compito di educare, ma quello prevalente (e lo dichiara in modo esplicito) di divertire.
POETICA EDONISTICA E CORNICE NARRATIVA
Le due concezioni fondamentali dell’arte e della poesia che fin dall’epoca classica si sono venute formulando sono quella pedagogica (che propone agli artisti e ai letterati lo scopo di istruire ed educare) e quella edonistica, in base alla quale essi hanno il compito di intrattenere, divertire, liberare dalla noia e donare piacere al loro pubblico.
Alle origini della nostra letteratura troviamo due capolavori che sembrano perfettamente incarnare le due poetiche contrapposte: da un lato la Divina Commedia di Dante, che vuole indicare ai lettori la via della virtù e della salvezza spirituale, dall’altro la umana commedia
di Boccaccio, che intende offrire, al suo pubblico privilegiato di giovani donne, il diletto delle solazzevoli cose
da lui – tramite la lieta brigata dei giovani narratori – raccontate nel libro delle cento novelle.
Ma forse stiamo fin troppo semplificando, in quanto (così come spunti giocosi, comici e grotteschi si insinuano nel poema dantesco) elementi indirettamente educativi sono pre senti anche nel libro boccacciano, in cui si delinea con una certa evidenza un percorso ascensionale, dalla scandalosa novella iniziale del vizioso Ciappelletto, fino ai nobili, virtuosi o eroici comportamenti dei protagonisti dell’ultima giornata.
A proposito sarà bene ricordare la struttura dell’opera, l’impostazione, tradizionale ma riutilizzata in modo originale, di novelle contenute in una cornice.
Nel racconto-cornice, sullo sfondo di una collettività allo sbando di fronte alla catastrofe dell’imperversare della pestilenza che decimò la popolazione europea nel 1348, sette ragazze, di età compresa tra i diciotto e i ventotto anni (Pampinea, Filomena, Elissa, Neifile, Emilia, Lauretta e Fiammetta) e tre giovani (Panfilo, Filostrato, Dioneo) si incontrano nella chiesa di Santa Maria Novella. Alcuni nomi non sono nuovi, in quanto evocano personaggi di opere precedenti: Panfilo e Fiammetta sono i due amanti del romanzo autobiografico Elegia di Madonna Fiammetta; Emilia è presente nel poema Teseida, Dioneo nel Ninfale d’Ameto; Filostrato è al centro dell’opera