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Profumo di gelsomino: Il fascino della pianta e la seduzione della sua fragranza
Profumo di gelsomino: Il fascino della pianta e la seduzione della sua fragranza
Profumo di gelsomino: Il fascino della pianta e la seduzione della sua fragranza
E-book118 pagine1 ora

Profumo di gelsomino: Il fascino della pianta e la seduzione della sua fragranza

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Info su questo ebook

Il gelsomino, con i suoi inconfondibili fiori bianchi dal profumo inebriante, è una pianta officinale con largo uso nell’ambito dell’erboristeria, dell’aromaterapia, della profumeria, della cosmesi e della gastronomia. È altresì una pianta dalle forti suggestioni letterarie, protagonista di racconti e leggende.
Lina Grossi, in Profumo di gelsomino, ripercorre le origini e la diffusione della pianta, gli usi nella tradizione, le modalità d’impiego e insegna a cucinare raffinati piatti al profumo di gelsomino.
LinguaItaliano
Data di uscita23 mar 2022
ISBN9788865803936
Profumo di gelsomino: Il fascino della pianta e la seduzione della sua fragranza

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    Anteprima del libro

    Profumo di gelsomino - Lina Grossi

    Gelsomino: il nome

    Gelsomino è il nome comune del genere che in ambito scientifico si chiama Jasminum, della famiglia di piante Oleacee, suddivise in due sottofamiglie, le Jasminoidee e le Oleoidee. Le Jasminoidee comprendono il genere Jasminum, una pianta arbustiva che genera fiori di un odore particolarmente intenso e di un colore che, secondo la specie, varia dal bianco al rosa o rossastro e al giallo.

    Il termine gelsomino sembra derivare da una voce persiana yāsamīn, di origine iranica, che significa fiore bianco con influsso di gelso, una pianta del genere Moro (Morus alba), coltivata in tutto il mondo, che produce frutti commestibili e grandi foglie carnose di cui si nutrono i bachi da seta.

    L’uso del termine gelsomino in Italia è attestato a partire dal XIV secolo all’interno, per fare un esempio, delle opere di Giovanni Boccaccio mentre non è presente in epoca precedente, nella lingua latina. La prima pianta è coltivata in Inghilterra nel sedicesimo secolo e, nella stessa epoca, in Francia è detta jasmin, nome che è rimasto fino a oggi e ha dato origine alle forme presenti in altre lingue europee. La pianta comprende diverse specie arbustive, che prendono il nome comune di: jasmine: inglese; jazmín: spagnolo; gessamí, gessemí: catalano; jasmin: francese: jasmin: tedesco; jasmim: portoghese; jaśmin: polacco; jasmijn; olandese: yasemin: turco; melati: indonesiano e giavanese.

    Queste specie sono ampiamente diffuse nel mondo e le più note sono: il comune gelsomino bianco, Jasminum officinale, completamente naturalizzato nell’Europa meridionale; il Jasminum grandiflorum, dall’India, variamente chiamato Malabar o gelsomino catalano o spagnolo; il gelsomino arabo Jasminum sambac. L’essenza e l’olio di gelsomino derivano soprattutto dai primi due, che sono ampiamente coltivati allo scopo nell’Europa meridionale e nei paesi asiatici. Molte altre specie sono apprezzate per la loro eleganza e fragranza e coltivate in appartamenti, terrazze o giardini con funzioni ornamentali.

    Il gelsomino è una pianta officinale con largo uso nell’ambito dell’erboristeria, dell’aromaterapia, della profumeria e della cosmesi, e della gastronomia.

    Le leggende e le storie

    Lo stretto legame tra il genere umano e le piante si riflette nella memoria collettiva, nel patrimonio di credenze, simboli, miti e storie che si trasmettono nella cultura di una collettività e che narrano dei luoghi e di chi li abita o ha abitati. Da questi racconti è possibile conoscere anche la storia della diffusione del gelsomino su cui sono diffuse credenze e circolano storie delle quali non sempre è possibile risalire all’origine. Le più attestate sono una leggenda di origine araba, una storia su Cosimo III de’ Medici e il suo giardino, una leggenda scritta nell’Ottocento.

    I gelsomini ovvero le stelle della terra

    Una leggenda di origine araba1 racconta che un giorno Kitza, la madre di tutte le stelle, era impegnata nel suo palazzo di nuvole nella confezione di vesti d’oro per i suoi figli astri, quando fu raggiunta da un gruppo di stelline, che si lamentavano dei loro abiti: uno era troppo largo, un altro non risplendeva abbastanza, un altro ancora non era guarnito di gemme. Tutte strepitavano, confondendo la povera madre che le pregava di non fare troppa confusione e di non farle perdere tempo in quanto molte loro sorelle erano ancora prive di abiti e, per questo, avrebbero potuto ammalarsi. Ma le stelline capricciose non la ascoltavano e continuavano con le loro proteste. Finché una voce tonante chiese quale fosse il motivo di quel chiasso. Era la voce di Micar, il re degli spazi, appena entrato nel palazzo. Le stelle spaventate, diventarono subito miti e obbedienti ma non poterono nascondere la verità. Allora Micar, sdegnato a causa del loro egoismo e delle eccessive pretese, le cacciò dal firmamento, strappò loro gli abiti d’oro e le scagliò come ciottoli nel fango della Terra. La madre cadde preda di un inconsolabile dolore in quanto temeva che gli uomini avrebbero potuto calpestare, umiliandole, le sue stelle.

    La Signora dei giardini, Bersto, provò pietà per la povera madre e le promise che avrebbe aiutato le sue figlie e mantenne la parola: le tolse dal fango e le trasformò in fiorellini profumatissimi. Così nacquero i gelsomini, le stelline della terra.

    La leggenda è riportata nel volume di Alfredo Cattabiani, Florario, Mondadori, 1998, pp. 272-3.

    La predilezione per il gelsomino di Cosimo III de’ Medici

    Il gelsomino ha un posto di spicco nella collezione di piante iniziata nel XVI secolo da Cosimo I de’ Medici all’interno del giardino progettato per celebrare, attraverso la simbologia delle sue statue, delle fontane e delle grotte, il potere del principe. Nella Villa Medicea di Castello a Firenze2, ai lati della Grotta degli animali – con i suggestivi giochi d’acqua creati da una serie di zampilli posti sul pavimento della grotta, alimentati da un complesso sistema idraulico – si trova un giardino segreto chiamato Ortaccio, dove fu posta una tavola di marmo con una fontana musicale e realizzata una serra, nel secolo XVII, per ospitare la Stufa dei mugherini, ossia la collezione di gelsomino mugherino, avviata da Cosimo III, grande appassionato di botanica. Nel giardino delle erbe officinali è infatti custodito il raro gelsomino indiano di Goa detto mugherino o gelsomino doppio, variante della pianta di Jasminum sambac.

    Il giardino segreto ospita ancora oggi – oltre alla serra con le erbe officinali – una eccezionale collezione di agrumi di circa mille piante, di importanza storico-botanica unica al mondo, discendenti dalle antiche varietà medicee con esemplari di oltre trecento anni di vita e rigorosamente curate secondo le antiche tecniche di coltivazione.

    Nella antica collezione medicea, il profumatissimo Gelsomino del Granduca è una delle piante più rappresentative del giardino segreto. Si narra3 infatti che il primo a coltivarla in Italia fu Cosimo III de’ Medici, il quale fu tanto attratto dai suoi fiori da volerne il possesso esclusivo nel suo giardino. Per questo ne avrebbe proibito la diffusione al di fuori della sua residenza, concedendo solo ai suoi intimi l’ingresso nel giardino e proibendo severamente ai suoi giardinieri di portare all’esterno anche semplici fiori o foglie. L’ordine granducale fu rispettato per molti anni e il gelsomino rimase proprietà esclusiva dei Medici, fino a quando un evento fortuito ne agevolò la propagazione.

    Si narra infatti che un giovane giardiniere, volendo fare un dono senza uguali alla sua innamorata, pensò di offrirle un rametto di gelsomino. E così fece. Preso di nascosto un rametto, lo regalò alla ragazza la quale apprezzò moltissimo quel fiore raro e bello e, per farlo durare il più a lungo possibile, lo piantò nella terra. La pianta restò verde per tutto l’anno e poi fiorì in modo incredibile producendo un gran numero di fiori profumati. Continuando poi a curare e produrre nuove piante la coppia visse

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