Tortura e sue conseguenze in tre opere teatrali di Antonio Buero Vallejo
Di Mele Giusi
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La scelta di questo tema è dovuta principalmente a due motivi: il primo è l’interesse e la passione con i quali Buero Vallejo tratta il problema del forte coinvolgimento psicologico dei protagonisti, che, in alcuni casi, sconvolgono radicalmente la propria natura e propri rapporti con gli altri personaggi della storia, mentre, in altri casi, oramai intrappolati dal circolo infernale della tortura, intraprendono delle scelte «sbagliate» che li conducono inevitabilmente ad un finale catastrofico.
Il secondo motivo è dato dalla consapevolezza che tale tematica è stata poco analizzata dagli studiosi e dai critici di teatro, i quali si sono soffermati maggiormente sull’aspetto simbolico e scenico della produzione teatrale dell’autore.
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Tortura e sue conseguenze in tre opere teatrali di Antonio Buero Vallejo - Mele Giusi
Ringraziamenti
INTRODUZIONE
L’argomento centrale del presente lavoro è l’analisi di tre opere teatrali di Antonio Buero Vallejo - La doble historia del doctor Valmy (1964), la Llegada de los dioses (1971) e La Fundación (1973) - che trattano alcuni casi della terribile realtà di tortura nei confronti di detenuti politici temporalmente indeterminati. In particolare, si vogliono analizzare le conseguenze distruttive che la tortura comporta a livello psicologico sia nei prigionieri che la subiscono che nei torturatori che la infliggono, ma anche, in maniera più o meno diretta, in tutti i personaggi che ruotano intorno a queste figure, seguendo passo per passo le diverse dinamiche che si instaurano tra loro in ognuna delle opere.
La scelta di questo tema è dovuta principalmente a due motivi: il primo è l’interessee la passione con i quali Buero Vallejo tratta il problema del forte coinvolgimento psicologico dei protagonisti, che, in alcuni casi, sconvolgono radicalmente la propria natura e propri rapporti con gli altri personaggi della storia, mentre, in altri casi, oramai intrappolati dal circolo infernale della tortura, intraprendono delle scelte «sbagliate» che li conducono inevitabilmente ad un finale catastrofico.
Il secondo motivo è dato dalla consapevolezza che tale tematica è stata poco analizzata dagli studiosi e dai critici di teatro, i quali si sono soffermati maggiormente sull’aspetto simbolico e scenico della produzione teatrale dell’autore.
L’interesse di Buero Vallejo per questa problematica emerge già in maniera molto netta nei suoi scritti critici e in alcuni suoi saggi come «Sobre la tortura» e «Nunca más torturar». In essi egli ammette di aver scritto queste tre opere con lo scopo di sensibilizzare il pubblico su questa orribile realtà ed anche perché potesse riflettere ed assumere una posizione di netto rifiuto verso questa pratica crudele che stimola gli istinti più bassi dell’essere umano, trasformandolo in un’animale.
Il drammaturgo ritiene che le cause dalle quali scaturisce la tortura possono essere di due tipi: individuali e sociali. I motivi individuali sono vari e oscuri: spesso sono dovuti al carattere sadico e perverso del torturatore, alla sua insensibilità di fronte al dolore altrui o all’odio verso gli altri; altre volte, ad inconfessabili frustrazioni personali o alla perdita di controllo che conduce alla mostruosità del tormento sistematico. Altre volte il motivo che spinge a tale atrocità è il fanatismo e la convinzione secondo la quale l’importante è raggiungere lo scopo prefissato che nel caso dei boia è l’estorsione di una confessione da parte dei prigionieri politici, utilizzando ogni mezzo in loro possesso, giustificando e legittimando, in questo modo, l’uso della violenza e della tortura.
Le cause sociali della tortura sono dovute alla consapevolezza che in un mondo pieno di rivalità, egoismo e sfruttamento di alcuni uomini su altri si giunga inevitabilmente ad usare la tortura come arma sociale, anche se è chiaro che tutte le società, chehanno utilizzato tale pratica nel corso dei secoli e tuttora lo fanno, sono da considerarsi ingiuste ed abominevoli.
Prima di analizzare nello specifico questo tema si è proceduto con il tracciare un quadro storico – culturale della Spagna dopo la sanguinosa Guerra Civile che si è protratta dal 1936 al 1939, e che ha cambiato radicalmente la situazione del paese, sopprimendo gli istituti democratici e imponendo un clima decisamente totalitario e dittatoriale che trova nel clero, nell’esercito e nella burocrazia i suoi solidi pilastri. Questo drammatico evento storico ha profonde ripercussioni anche sulla vita culturale spagnola: la società, infatti, a causa della durissima repressione, si ritrova in un profondo stato di apatia, la borghesia liberale e il proletariato sono ridotti al silenzio e la censura, una delle principali istituzioni del governo, soffoca sempre più l’attività editoriale. In altre parole, la guerra blocca quel processo creativo che avrebbe dovuto investire i vari settori della letteratura di quegli anni, provocando la fuga e la mobilitazione di una larga maggioranza di intellettuali spagnoli che si erano mostrati favorevoli alla repubblica e che decidono di continuare a difendere nel resto d’Europa e in America latina la causa della libertà e della democrazia.
In questo contesto storico, si inquadra la situazione biografica di Antonio Buero Vallejo, il quale da convinto militante repubblicano, si opporrà a questo clima di forte repressione e per questo motivo vivrà sulla propria pelle le esperienze negative del carcere, dei campi di concentramento e della pena di morte, che lo incoraggeranno probabilmente a trattare nelle sue opere temi sempre di grandissima attualità e molto duri. Si continuerà poi con la valutazione delle tendenze teatrali più importanti del dopoguerra e soprattutto degli aspetti fondamentali dell’attività drammaturgica dell’autore che inizia nel 1949 con l’opera Historia de una escalera, grazie alla quale sarà conosciuto, e si protrae fino al 1999, un anno prima della sua morte.
Il suo è un teatro serio, di contenuti sociali, che oscilla tra il taglio realista e quello simbolico, un teatro che sviluppa di preferenza temi universali, come appunto quello della tortura, senza però sminuire o sottovalutare la realtà immediata della Spagna contemporanea. E’ anche un teatro essenzialmente tragico e la cui importanza deriva non soltanto dall’alto valore artistico dell’impegno profuso dall’autore ma anche dal ruolo di denuncia politica e sociale di cui molte opere sono state portatrici all’interno di un contesto culturale che invece risultava stagnante.
ANTONIO BUERO VALLEJO, SCRITTORE DEL DOPOGUERRA
Per comprendere al meglio l’alto valore etico e di denuncia che il teatro di Antonio Buero Vallejo racchiude in sé durante tutti questi anni di dittatura in Spagna, è importante percorrere le principali tappe della sua esperienza biografica, nonché evidenziare il profondo stato di apatia e di oppressione in cui è immerso il paese durante questi anni. Si procede poi a parlare di come la censura, principale istituzione del regime franchista, blocchi qualsiasi processo artistico, costringendo buona parte degli intellettuali spagnoli ad esiliare all’estero per poter continuare a scrivere e rappresentare le proprie opere.
L'AUTORE E LA SUA EPOCA
Antonio Buero Vallejo nasce il 29 settembre 1916 a Guadalajara (Spagna), dove trascorre gran parte della sua infanzia e manifesta ben presto una vocazione per l’arte, cimentandosi con il disegno e la pittura.
I suoi primi studi avvengono in casa sotto la guida del padre Francisco Buero, capitano dell’esercito e professore di calcolo all’Academia Militar de Ingenieros, ed è proprio grazie alla biblioteca paterna che Antonio Buero inizia ad appassionarsi alla lettura, sia attraverso testi letterari e drammatici sia attraverso libri e cataloghi di pittori antichi e moderni.
Realizza gli studi del Baccellierato a Guadalajara tra il 1926 e il 1933, anni nei quali cresce in lui la curiosità per la filosofia, la scienza e la politica; tuttavia l’indirizzo che il giovane Vallejo si dà non è quello della scrittura bensì quello della pittura, tant’è che nel 1934, dopo il diploma, si trasferisce a Madrid per studiare alla Scuola delle Belle Arti.
Nella capitale, pur non militando in alcun partito, accentua la sua passione per la politica, partecipando alla notevole e fervida attività culturale e sociale che allora animava il Paese. Entra a far parte della Federación Universitaria de Estudiantes, la FUE, ed è attratto dal socialismo, come egli stesso riferisce:
«Tambiénfui un muchacho preocupado por la injusticias sociales y de ahí mi adhesión – calurosa en la adolescencia, más reflexiva y conflictiva hoy, pero básicamente inalterata - a la esperanza socialista»,
e ancora,
«Participé en aquellos cursillos de la F.U.E.pero muy parcamente; quizá no pasaron de dos las charlas que di. Sin embargo, mi preocupación política era ya grande desde mucho antes. La juventud de aquellos años estaba muy interesada en la cuestión socio-política, y dividida ya, en premonición de nuestra guerra, en dos tendencias muy radicalizadas. Desde luego yo estaba en la de la izquierda,por estar muy sensibilizado ante la injusticia social.
El Partido Comunista me atraía más que cualquier otro,pero no me afilié a él hasta bien entrada la guerra, y en él seguí, activamente,todos mis años de prisión y algunos más.Después,poco a poco,fui alejándome de la militancia - aunque no de ciertas convicciones básicas - por toda una serie de dudas ideológicas y tácticas que,sin embargo, no me impidieron asumir públicamente actitudes cívicas en numerosas ocasiones. Así que, desde hace muchos años, no milito en ningún partido».
In questo periodo, la Spagna è travolta da una forte ondata di protesta dovuta al malcontento generale in cui da anni versava la società: nel 1930 assistiamo alla fine della dittatura del primo ministro Miguel Primo de Rivera, che a partire dal 1923 aveva assunto il potere, riducendo al silenzio le opposizioni. Le elezioni amministrative del 1931 segnano una netta vittoria delle Sinistre (anarchici, comunisti e socialisti ), per cuiil re Alfonso XIII decide di rinunciare al trono e di abbandonare il paese.
Il 14 aprile è proclamata la Repubblica e viene firmata una nuova Costituzione democratica, che introduce il suffragio universale, estendendolo alle donne, e stabilisce la separazione della Chiesa dallo Stato. Il clima di democrazia in Spagna durerà ben poco, infatti le elezioni del 1933 capovolgono i risultati delle precedenti (1931). La Destra cattolica e conservatrice si riappropria del potere, dedicandosi principalmente all’opera di demolizione della legislazione riformatrice creata nel biennio precedente, ripristinando i privilegi della chiesa, limitando la libertà di associazione e sottoponendo la stampa a censura e assecondando inoltre l’emergere di forze apertamente antirepubblicane –monarchici, militari, la neonata Falange d’ispirazione fascista– che minacciano l’instaurazione di un regime autoritario. L’offensiva della Destra provoca in tutta la Spagna la protesta di larghe masse popolari e nell’ottobre del 1934 la rivolta assume intensità drammatica nelle Asturie, dove i minatori, organizzati nelle Alianzas obreras, mantengono per due settimane la regione sotto il controllo rivoluzionario. La dura repressione che ne consegue spiega il motivo per il quale questo periodo è ricordato nella storia spagnola come il «Biennio negro». Questo episodio tocca profondamente anche lo stesso Antonio Buero Vallejo, che nel 1963 firma per ben due volte, insieme ad altri intellettuali, un documento in cui si chiede di far luce sugli avvenimenti delle Asturie in occasione dello sciopero dei minatori; come conseguenza il suo nome,come quelli degli altri firmatari, soffre un periodo di silenzio nella stampa.
I suoi drammi per un lungo periodo non sono rappresentati dalla televisione spagnola e anche gli impresari sono influenzati dal blocco psicologico creatosi intorno al suo nome. Nelle elezioni del 1936, la vittoria va al Fronte Popolare, in cui si coalizzano tutti i partiti della Sinistra, sicchè si insedia un governo composto unicamente da repubblicani, e viene eletto Manuel Azaña alla presidenza della repubblica. Dopo questa sconfitta, la