Giochi, giocattoli e giorni lontani
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Il gioco più grande, contenuto in queste pagine, è quello della verità che s’intreccia con la fantasia, in maniera così naturale che è difficile, alla fine di ogni racconto, giurare che quello che abbiamo letto sia accaduto realmente, oppure no. Il merito è degli autori, che riescono a confonderci ad arte, lasciandoci con l’unica certezza che le emozioni che hanno saputo evocare sono vere, sperimentate o sperimentabili. Del resto, la bravura dello scrittore è appunto quella di rendere credibile ciò che inventa, e di rendere misterioso ciò che appartiene realmente ai suoi giorni.
Gli autori di quest’antologia hanno raccolto la sfida, ora tocca a voi lettori giocare con giochi, giocattoli e giorni lontani.
disegno di copertina: Carola Atzori
(carola.atzori@gmail.com)
Gli autori di “Giochi, giocattoli e giorni lontani” sono:
Carola Atzori
Elisa Bassani
Antonella Caddeu
Franca Susi Farris
Fleanna Lai
Marco Lodde
Micol Maltesi
Cristiana Mameli
Marianna Meles
Riccardo Montanaro
Valeria Murtas
Claudia Pili
Stefania Sisti
Daniela Vargiu
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Anteprima del libro
Giochi, giocattoli e giorni lontani - Carola Atzori
AA.VV.
GIOCHI, GIOCATTOLI E GIORNI LONTANI
AmicoLibro
AA.VV.
Giochi, giocattoli e giorni lontani
Proprietà letteraria riservata
l’opera è frutto dell’ingegno dell’autore
© 2017 AmicoLibro
Vico II S. Barbara, 4
09012 Capoterra (CA)
www.amicolibro.eu
info@amicolibro.eu
Prima Edizione
ottobre 2017
IL LIBRO
Carola Atzori
Alpha35
Spicchi di arcobaleno
Elisa Bassani
I cassetti della memoria
Il mago Eloiso
Antonella Caddeu
Il passeggino
Un regalo inaspettato
Franca Susi Farris
Gli spiriti della notte
Susanna Tutta Panna
Fleanna Lai
Gita al mare
Marco Lodde
Che buio
Grano
Micol Maltesi
Jimmy
Cristiana Mameli
La fame
Marianna Meles
Il tesoro nascosto
La gara di velocità
Riccardo Montanaro
Campana
Di legno e ruggine
Valeria Murtas
Batterie scariche
Giochi allo specchio
Claudia Pili
Dora
Ritorno dal passato
Stefania SISTI
Il gioco delle carte
Daniela Vargiu
I pattini di Babbo Natale
IL LIBRO
Giochi, giocattoli e giorni lontani
, un titolo che invita a guardarci dentro, a risvegliare ricordi, esperienze, emozioni sopite. Riemergono avvenimenti che pensavamo d’aver chiuso in un archivio, alcuni belli, altri meno. Farci i conti significa ammettere che del tempo è trascorso, che siamo cambiati, cresciuti, maturati. Può farci piacere, ma da qui a condividerli…
Il gioco più grande, contenuto in queste pagine, è quello della verità che s’intreccia con la fantasia, in maniera così naturale che è difficile, alla fine di ogni racconto, giurare che quello che abbiamo letto sia accaduto realmente, oppure no. Il merito è degli autori, che riescono a confonderci ad arte, lasciandoci con l’unica certezza che le emozioni che hanno saputo evocare sono vere, sperimentate o sperimentabili. Del resto, la bravura dello scrittore è appunto quella di rendere credibile ciò che inventa, e di rendere misterioso ciò che appartiene realmente ai suoi giorni.
Gli autori di quest’antologia hanno raccolto la sfida, ora tocca a voi lettori giocare con giochi, giocattoli e giorni lontani.
Con questa raccolta di racconti, il Cantiere Sabin
, il corso di Scrittura Creativa dell’Accademia d’Arte Santa Caterina, giunge nelle librerie con la quarta antologia, grazie a studenti sempre più preparati e desiderosi di confrontarsi con un pubblico vero.
Vi auguro buona lettura.
il Capocantiere
Giorgio Binnella
Carola Atzori
Alpha35
Sento Alpha35 che maneggia il controller: tra meno di un minuto la stanza sarà illuminata, prima in modo debole, poi la luce sarà sempre più forte. Alpha35 ha ricevuto ordini precisi: la luce che sembra entrare dalle finestre dovrà essere quasi accecante a mezzogiorno. Quello è il segnale: la lezione finirà e dovrò pranzare.
Ecco la luce. Alpha35 si avvicina piano piano con un suono di onde e conchiglie. Mi sveglia così da quando mi ha mostrato il mare, la sabbia e il portico delle conchiglie. Tengo gli occhi chiusi ancora un po’, mi piace ascoltare il suono delle conchiglie sbattute dal vento e il grido di gabbiani che volano veloci sull’acqua.
Mi sfila lentamente le coperte per svegliarmi. Continuo a fingere di dormire: voglio sentire ancora i gabbiani. Li vedo lanciarsi sulle onde col becco all’ingiù. Uno vola di nuovo in alto con un pesce in bocca.
Alzarsi, mio Signore
.
Mi conviene dargli ascolto altrimenti farà risuonare la stanza di fulmini e vetri rotti. Sa bene che questo mi fa paura.
Mi alzo. Lentamente ogni gesto va dietro a un altro, in una sequenza che viene sillabata da Alpha35. Tre minuti per lavare i denti, tre minuti sotto le lampade colorate di celeste e malva, quattro minuti sotto i bocchettoni di aria calda che mi asciugano.
Alpha35 mi sollecita a vestirmi perché sta per entrare Volpetta, la nostra cameriera-robot. Mi porterà le pillole di vitamine ed elementi chimici e un frullato di radici.
Alpha35 mi ha raccontato che siamo venuti dal pianeta Terra, millequattrocento anni fa. Mi ha mostrato il Sole, la stella della Terra, gli oceani, i fiumi, il cielo e le nuvole. Anche la stella del nostro pianeta si sta consumando, pian piano, e così la luce delle nostre stanze è organizzata dai robot.
Io e Alpha35 ci sediamo davanti alla grande parete nera. Apparirà l’insegnante, mi darà il buongiorno e mi chiederà se ho trascorso una notte serena. La parete si illumina, lei si mostra e mi annuncia che sta per cominciare la lezione. Le dico anche oggi che ho sognato i gabbiani. Quando do un’informazione sbagliata, finge di non sentire. La sua figura ora si riduce a un piccolo quadrato in alto, sulla sinistra della parete mentre le immagini del nostro pianeta e delle costellazioni riempiono la parte restante dello schermo.
È l’ora di astronomia.
Faccio una domanda: Non c’è un altro pianeta Terra per noi?
Dal suo piccolo quadrato, l’insegnante mi fa cenno di fare silenzio.
Lo schermo si fa di nuovo nero. Segni bianchi e liquidi disegnano numeri, quantità, assiomi e derivati.
Matematica e fisica: le mie materie preferite.
Alla fine della lezione segue il suono dell’universo. L’insegnante mi dice di lasciare spazio al vuoto.
La stanza si fa buia, un suono profondo cancella pian piano ogni linea, ogni segno e scendono pezzi di cristallo. Ma da quando Alpha35 mi ha fatto vedere il mare e i gabbiani, non riesco più a fare il vuoto nella mia mente. Dopo un tempo infinito, si propaga per la stanza un’onda sonora: indica che devo riaprire gli occhi. Allungo le braccia verso la parete e compio un ampio cerchio come mi ha insegnato mio padre e mi sollevo dal pavimento. La stanza si illumina di nuovo. L’insegnante mi saluta chinando la testa e la parete si spegne.
Entra Volpetta. Ha sulle braccia un vassoio luccicante, mi porta un frullato verde e una scodella dorata con del liquido grigio: sono il mio nutrimento. Odio il frullato verde: ha sapore di metallo, ma Volpetta starà a guardare che io lo beva tutto, con quei suoi occhi incolori, rotondi e freddi.
Ha finito, Signore?
Sì, Volpetta, porta via
.
Va via senza fretta. La stanza si apre e lei scompare dietro a una parete argentea.
Si accende di nuovo lo schermo per la lezione dei grandi saggi. Da quando Alpha35 mi ha svelato che non mi vedono, perché sono gli stessi ammaestramenti da secoli, io disattivo il volume. Allora Alpha35 si mette davanti a me, mi prende le mani e i suoi occhi diventano mare, gabbiani, conchiglie, giardini, verde, verde, verde e nuvole, cielo, sole e aquile.
Oggi, Signore, ti farò vedere una cosa speciale
.
Comincia a farmi girare in tondo e rapidamente i suoi occhi mandano fuori mille colori e comincia a raccontarmeli: Azzurro come il freddo, giallo come il caldo, marrone morbido come il tuo letto, bianco soffice come il tuo cuscino
.
Giro, giro in tondo, giro, giro. Il cuore mi batte forte: la stanza è piena di ali colorate che sbattono senza far rumore.
Sono farfalle
.
La testa mi gira, cado a terra e le vedo volare sopra di me, in cerchi, in mucchi, in linee che si spezzano per fare spazio a una luce accecante. Deve essere questo il sole.
Ma si spegne poco dopo. Vedo il viso di Volpetta: è sopra di me, mi guarda. Poi si volta: Alpha35, non dovevi farlo
e scompare ogni colore.
Mi alzo velocemente da terra, non sento più il vento, mi guardo intorno: non è rimasta neanche una farfalla.
Alpha35 è immobile, non c’è più luce nei suoi occhi. Lo scuoto. Alpha35, cosa ti è successo?
.
Lo hai disattivato?
urlo a Volpetta.
Non può più assolvere la sua funzione. Avrai un nuovo amico
.
Le avevo già sentite quelle parole: il penultimo robot Sirio2, era andato in corto circuito e i tecnici della galassia se lo erano portato via. Ma io non volevo un nuovo robot: volevo lui.
Alpha35 mi aveva detto che i robot conoscono tutti i segreti di tutte le galassie, ma hanno il permesso di mostrarli solo se ricevono l’ordine. E lo ricevono quando il respiro del loro padrone si fa sottile. Alpha35 aveva trasgredito a un ordine. L’avrebbero portato via e spento per sempre.
Vedo il transponder di Volpetta che si illumina e i suoi occhi che roteano. Si sta mettendo in contatto con qualcuno.