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La Voce del Silenzio
La Voce del Silenzio
La Voce del Silenzio
E-book270 pagine3 ore

La Voce del Silenzio

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Info su questo ebook

Quella fra Arianna ed Emma è un’amicizia intensa, vera, resistente alla forza di spazio e tempo. Al tentativo del regista della vita di frapporsi fra loro, Emma si oppone abilmente con un fantasioso escamotage, trovando il pieno appoggio di Arianna. Ma una tragedia cambia il corso degli eventi, insinuandosi nella mente di Emma e creando una potente macchina emotiva. Il dramma dell’una e la serenità dell’altra si alternano, con tuffi a volte nei ricordi ed a volte nell’immaginazione, alla ricerca di quello che per entrambe è il motore della vita.
LinguaItaliano
Data di uscita30 set 2018
ISBN9788829520237
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    Anteprima del libro

    La Voce del Silenzio - Federica Lavinia

    35

    LA VOCE DEL SILENZIO

    Capitolo 1

    Arianna

    I raggi del sole le illuminavano i lunghi capelli, donandogli una tonalità così intensa da farli sembrare d’oro. Era una giornata splendida… il cielo di un azzurro profondo...l’aria talmente limpida e pulita che era possibile distinguere tutti i profumi della natura.

    Era come se improvvisamente l’universo si fosse accorto della sua felicità ed i colori, le forme e gli odori del mondo fossero entrati in sintonia con il suo animo: una tavolozza di emozioni presente in tutto ciò che la circondava.

    Come ogni mattina si erano svegliati insieme alle prime luci dell’alba, appena il cinguettio dei passerotti aveva infranto il silenzio della notte. Lei e Davide aprivano sempre gli occhi insieme, come se una forza superiore volesse che prendessero coscienza nello stesso attimo per rimanere uniti nell’avventura della vita.

    Si baciarono con un rituale che non era un semplice riflesso della quotidianità, ma piuttosto di una fiamma che si riaccendeva ogni mattina. Con gli occhi ancora semichiusi era scesa dal letto ed aveva trascinato il suo corpo fra i mobili della loro camera fino al corridoio per raggiungere il bagno e darsi una sciacquata al viso. Le bastava quel gesto per poter passare dal mondo dei sogni al mondo reale. A quel punto aveva già la giusta carica per scendere giù in cucina. Spalancò le finestre per iniziare ad assaporare l’aria frizzantina di quella mattina di metà primavera.

    Arianna era convinta, come del resto suo padre le aveva sempre detto, che per essere felici bisognava gustarsi il tempo. Per di più era un’amante dei colori e non perdeva occasione per sfoggiare questa sua passione in ogni situazione. E così anche la preparazione della colazione diventava un vero e proprio rito. Curava tutto nei minimi particolari…nulla poteva essere affidato al caso. E dovevano esserci dei dettagli diversi dal giorno prima, dettagli che tutto erano fuorché dettagli….almeno agli occhi di chi pensa che la semplicità non sia sinonimo di povertà e che piccoli gesti ed attenzioni siano il motore della vita. Ed Arianna e Davide avevano quegli occhi.

    Quella mattina Arianna mise sulle tovagliette di canapa accanto alle tazze arancioni due mazzetti di margherite legate da un filo di rafia gialla. Lo sguardo di Davide si posò sui fiori ed un istante dopo incrociò quello di lei. Bastò questo per farle sapere che anche in quella giornata la gioia appagava il suo cuore.

    E così fu.

    Fino a quel momento tutto ciò che avevano fatto aveva procurato loro quella serenità interiore che ormai da tempo accompagnava le loro giornate.

    Arianna era appena tornata. Prima di rientrare in casa si fermò in giardino…il bucato steso all’aria fra quelle meravigliose due querce forse era già asciutto. Il contrasto del bianco delle lenzuola con l’azzurro del cielo le ricordò le vette innevate nelle giornate assolate delle sue vacanze in montagna. Quanto tempo era passato da quando, passeggiando fra boschi e vallate, i suoi genitori le avevano mostrato la spettacolarità della natura ed insegnato l’importanza del rispetto per ciò che ci circonda e della consapevolezza di essere vivi?

    Come spesso le capitava, stava cominciando a perdersi nei suoi pensieri, quando all’improvviso sentì salire nel suo corpo una forza vitale talmente forte che le sembrò quasi di sentirla sussurrare: Sono il tempo….non lasciarmi andare. Per un attimo si chiese se fosse ancora viva o se la sua anima stesse guardando il suo corpo dall’alto.

    Fu in quel preciso momento che ebbe la certezza che qualcosa di profondo stava per succedere nella sua vita.

    Non si agitò….al contrario…la solita serenità si trasformò in una sensazione unica, mai provata, una sensazione che le permetteva di ascoltare le voci dei fiori, degli alberi, degli uccelli che volavano nel cielo. Non aveva mai dato importanza a segni, simboli o quant’altro. Ma questa volta era stata travolta da un’energia sconosciuta anche se piacevole.

    Tornata?. La voce di Davide le accarezzò il corpo distogliendola dai suoi pensieri e contemporaneamente sentì le sue braccia avvolgerla da dietro.

    Si girò e sorridendo disse Aspettami, mi cambio e vengo con te. Scomparve dietro la porta.

    Dopo pochi minuti ricomparve, radiosa più che mai. Sembrava una donna del far west con quella camicia a quadri e quel cappello di cuoio. Oddio quanto lo aveva fatto impazzire per comprare quel cappello….volubile come al solito lo aveva costretto ben tre volte a tornare in città prima che si lasciasse convincere che le stesse bene. Ed ora lo indossava ogni volta che andavano al campo, sia che piovesse sia che ci fosse il sole.

    Mentre Davide lavorava l’orto, Arianna raccolse quei meravigliosi fiori gialli che facevano capolino fra i ciuffi di erba. Adorava i fiori di campo: sarebbero stati benissimo sul tavolo sotto il porticato.

    Che combinano Elisa e Matteo? le chiese Davide mentre si accingeva a raccogliere l’insalata. Arianna adorava quei due teppistelli. Erano ormai tre anni che Arianna lavorava come baby sitter dei due figli di Ilaria, una cugina dì secondo grado di Davide che era spesso sola dato che il suo compagno era quasi sempre all’estero per lavoro.

    Se continuano così, presto Ilaria dovrà cercare una casa più grande. Anche oggi hanno costruito un mega castello e non c’è stato verso di farglielo distruggere una volta finito!

    Quei due fratellini erano davvero diversi. Elisa era una vera trottola, impossibile da fermare. Matteo aveva invece un temperamento mite. Ma entrambi avevano una passione smisurata per le costruzioni. Avevano solo cinque anni, ma dovevano aver ereditato quell’abilità dal loro papà.

    A te come è andata oggi? chiese Arianna voltandosi a guardarlo.

    Adorava immergersi nelle espressioni di Davide. Come aveva immaginato, anche questa volta la sua mimica facciale la fece esplodere letteralmente dalle risate. Aveva gonfiato le guance a tal punto che sembravano due arance, mentre i suoi occhi erano così spalancati che per un attimo temette la loro fuoriuscita dal volto! Era il tipico modo di Davide per dirle con un solo gesto:

    Solita gente presuntuosa che viene a farti lezione mentre in realtà vuole un consiglio.

    Lavorava in una mesticheria e la maggior parte dei clienti aveva delle richieste assurde.

    Arianna era in preda alle risate a tal punto che dovette buttarsi in terra. A Davide bastò un secondo per analizzare la situazione e gettarsi su di lei. I loro occhi erano a meno di un centimetro…le accarezzò i ciuffi di capelli che le uscivano dal cappello e si persero in un lungo bacio.

    Capitolo 2

    Emma

    Aveva ormai perso la nozione del tempo e dello spazio.

    Tutto quello che aveva erano solo i ricordi .

    * * *

    Emma vieni, andiamo nel bosco.

    Era ancora viva quella voce, e vivo il calore di quella mano lunga e affusolata che avvolgeva la sua come una copertina che avvolge il corpicino di una bimba. Era uno dei suoi momenti preferiti, quando la mamma la portava a cogliere le fragoline.

    Emma senti il profumo dell’umido?,

    Emma ascolta la melodia dell’acqua che scorre,

    Emma immergiti nel colore dei ciclamini.

    In quelle passeggiate la sua mamma le trasmetteva tutta l’ammirazione per l’essenza della natura e le insegnava a vedere l’amore in ogni azione.

    Mamma da grande voglio fare la mamma ed essere come te.

    Ne era certa. Voleva essere anche lei una mamma dolce, affettuosa, calma, positiva e carica di sogni.

    Però vorrei fare anche il papà aggiungeva guardandola con i suoi occhioni grandi e neri. Di lui ammirava la determinazione e la generosità.

    Piccola, sarai una mapà perfetta le rispondeva stringendola a sé e lasciandosi andare ad una risata spassionata.

    * * *

    La sua mente era ormai intrappolata nel passato. I ricordi e le immaginazioni erano il suo motore per la sopravvivenza. Non c’era più spazio nel suo cuore e nel suo corpo per lasciar entrare il presente, ancor meno il futuro. Non aveva preoccupazioni perché la sua mente era distaccata dal suo corpo. In fondo era serena perché riusciva a vivere una vita fatta solo del passato. Le persone che ora incontrava erano invisibili ai suoi occhi, le voci che sentiva non raggiungevano le sue orecchie, tutto quello che le accadeva intorno non le scatenava alcuna emozione.

    L’unica emozione erano i suoi pensieri, che la facevano ridere, la facevano piangere, la facevano sentire ancora viva. Ma era il suo mondo e nessuno riusciva a varcarne la soglia.

    Ogni mattina si svegliava con il sorriso. Finalmente era cosciente e poteva guidare la sua mente nelle braccia della sua mamma e del suo papà.

    * * *

    Buongiorno principessa le dicevano salutandola in coro.

    Emma si stropicciava gli occhi per constatare con immensa gioia che erano lì davanti a lei.

    Allungava le braccia per reclamare un abbraccio.

    La sua volontà di rimanere attaccata al passato li rendeva incredibilmente reali.

    * * *

    Anche quella mattina era andata subito alla finestra della sua camera. Spostò la tenda e….Ciao cielo disse fra sé e sé. E si lasciò travolgere da un’ondata di azzurro.

    Come accadeva sempre, neanche le parole di Carla, una delle assistenti sociali della Residenza degli Ulivi, riuscirono a trasportarla nel presente.

    Emma oggi niente giardinaggio. Questo tempo non promette nulla di buono.

    Non fece in tempo a finire la frase che in lontananza un lampo illuminò il grigio del cielo dietro la collina. E dopo pochi secondi il fragore di un tuono rimbombò nella stanza.

    Il frastuono che fece sobbalzare Carla, nel mondo fantasioso di Emma si trasformò in un’altra realtà.

    * * *

    Arianna corri corri…stanno cominciando i fuochi!. In un attimo raggiunse la vetta della collina per appropriarsi del punto più bello per godere lo spettacolo.

    Una voce interrotta dal fiatone la raggiunse dopo qualche istante:

    Ma come fai a correre così veloce? Ormai ne ho la certezza: sei un’aliena!.

    Arianna si tolse le scarpe e si sedette accanto alla sua amica. Emma sorrise e, senza togliere lo sguardo da quella meravigliosa luce, le rispose:

    Sei te che vieni dal mondo delle lumache!

    * * *

    Dai Emma, scendiamo. La colazione è pronta, altrimenti il latte si raffredda.

    Carla uscì dalla stanza, rallentando senza girarsi per assicurarsi che Emma la stesse seguendo.

    Nella grande cucina l’aria era pervasa da un odore irresistibile…dolce al cioccolato appena sfornato.

    Carla aveva un debole per Emma. Quella ragazza aveva un non so ché di misterioso e riusciva a tirarle fuori tutto il buono che era in lei. Le sarebbe piaciuto essere nella sua testa per sapere a cosa pensava per essere sempre così sorridente. Le mancava non potere avere un dialogo con lei, perché era certa che avrebbe avuto tanto da imparare da quella ragazza. Ma non perdeva occasione per ringraziarla per la gioia che le trasmetteva in mezzo a tanta tristezza.

    Emma, grazie per essere così speciale.

    Emma la guardava, sorrideva restando nel suo mondo.

    Anche quella fantastica torta, così come ogni cosa, fu fonte di ispirazione per potersi tuffare nei suoi ricordi. E così Emma tornò indietro nel tempo, riportando la sua mente ad uno di quei pomeriggi che passava in compagnia della sua amica.

    * * *

    Stavano passeggiando nel sentiero per la sorgente, quando all’improvviso le venne un’idea fantastica.

    Facciamo la torta margherita?.

    Arianna già da allora aveva un debole per la cucina. Non perse tempo a rispondere e corse nel grande prato cominciando a raccogliere le margherite che tingevano di bianco il verde intenso del tappeto erboso che fiancheggiava il fiume.

    La torta margherita era la loro specialità: prendevano la sabbia lungo l’argine del torrente, la impastavano con l’acqua e depositavano il composto su un masso. Lo lasciavano asciugare un po’ e scrupolosamente creavano un disegno sulla superficie dell’impasto con le corolle delle margherite appena colte. Questa volta Emma aveva suggerito di disegnare una casetta. Il risultato fu sorprendente e le due amiche si congratularono a vicenda rotolandosi nel prato. E rotolarono e rotolarono e rotolarono ancora, finché non si fermarono a pancia in su, si presero la mano e rimasero a fissare il cielo.

    Nei suoi ricordi il cielo era sempre di un azzurro talmente intenso da farle venire voglia di spiccare il volo. Era talmente bello che poteva rimanere ore ad ammirarlo. Era sempre azzurro … tranne quel maledetto giorno.

    Capitolo 3

    Arianna

    Quella mattina Arianna decise di uscire una mezz’oretta prima del solito. Sarebbe passata dal parco ed allungato così la sua strada per la città.

    Da quando aveva avvertito il giorno prima quella strana sensazione, aveva una grande energia. Il suo corpo improvvisamente era talmente carico di forza che non solo non aveva il fiatone alla fine di quella salita che ogni giorno la distruggeva, ma addirittura le sembrava di volare.

    E volando arrivò al parco in anticipo rispetto alla tabella di marcia che aveva previsto.

    Tempo non ti lascio andare pensò.

    Accostò la bici al tronco di un albero e si stese su una panchina.

    L’azzurro dei suoi occhi fissò l’azzurro del cielo.

    Come può un solo colore dare così tanta gioia? Colore perfetto per far risaltare il candore delle nuvole, il verde dell’erba e le mille sfumature colorate dei fiori.

    Cominciò a perdersi fra i suoi pensieri.

    Se fossi un colore probabilmente sarei l’azzurro: calma come l’azzurro delle acque del mare vicino alle coste, protettiva come il cielo che avvolge ogni cosa, diplomatica ed estroversa come l’effetto dell’azzurro nella cromoterapia. Volubile, proprio come un colore che è una sfumatura di un altro. E se non ricordo male stimola anche il sonno…devo essere proprio azzurra! Mmmmmhh … accidenti indica il sesso maschile …ecco perché ho sempre preferito i giochi da maschietto!

    Avrebbe voluto godere ancora un altro po’ di quello spettacolo, ma ora rischiava di far tardi. Si rimise in moto con il suo bolide …ops…era azzurra anche la sua bici. E azzurro era anche il fiocco di quella meravigliosa bimba nel passeggino, azzurra la maglietta del gelataio, azzurre le persiane di quella casa che si intravedeva fra gli alberi.

    Azzurro era il colore che oggi l’attraeva come un magnete. Che stava succedendo?

    La mattina passò velocemente. Chissà cosa l’aspettava nel pomeriggio?

    Appena arrivò da Mattia ed Elisa, i due bimbi si lanciarono letteralmente contro di lei. Per loro era come una seconda mamma.

    Era una giornata perfetta per stare all’aria aperta. Inoltre Arianna aveva una gran voglia di respirare l’aria magica della primavera.

    Che ne dite di un picnic al parco?

    Possiamo portare la palla? chiese Mattia.

    La sua voce fu coperta immediatamente da quella molto più squillante della sorellina:

    E io porto Camilla!.

    Camilla era una bambola di stoffa, con i capelli rossi, una scamiciata a quadrettini verdi, le calze a pois viola e la magliettina a fiorellini azzurri e gialli. Un vero trionfo di colori. Era stata la bambola preferita di Ilaria, l’unica che aveva conservato e che ora accompagnava Elisa dappertutto, anche nel mondo dei sogni.

    Ok. Mentre preparo i panini, prendete lo zaino e mettete dentro i giochi.

    Aprì il frigorifero e optò per la mortadella ed il pecorino. Trovò solo due panini, così decise che per lei avrebbe comprato un pezzo di pizza….era la sua pietanza preferita.

    Da bere avrebbe comprato della coca cola al chioschetto del parco. Ed avrebbero concluso il pic-nic perfetto con dei gelatoni!

    Il parco pullulava di bimbi, mamme indaffarate a non perderli d’occhio, ragazzi che si mantenevano in forma isolandosi dal mondo con le loro cuffiette, anziani tenerissimi che chiacchieravano delle cose che vanno e di quelle che non vanno.

    I due fratellini non aspettarono il permesso della loro tata per iniziare subito a rincorrersi.

    Arianna li lasciò liberi di esprimere la loro gioia e stese il plaid a quadrettini bianchi e blu sul prato. Poggiò lo zaino ed il cestino con i panini. Si tolse le scarpe, si sedette incrociando le gambe e si rese conto di avere il sorriso. Rimase parecchio tempo in quella posizione spostando lo sguardo dai bambini ai meravigliosi fiori che coloravano il prato e poi agli alberi le cui cime verdissime incontravano il cielo in perfetta armonia e poi ancora agli uccelli che con il loro canto si accordavano alla sinfonia di allegria che permeava l’aria.

    Completamente assorta nello spettacolo della vita, osservava i dettagli del mondo che la circondava: lo sguardo attento di quella mamma evidentemente troppo ansiosa, lo scodinzolio del labrador rincorso dal suo padrone, il movimento della testolina del passerotto in attesa del momento migliore per afferrare le briciole, il movimento leggero ed elegante dei fili d’erba accarezzati da un piacevolissimo venticello.

    Sul palcoscenico della natura ad un tratto comparve un gruppetto di bambine con il cappellino da coccinella e la divisa blu. L’immagine si insinuò nella sua mente che immediatamente si tuffò nel passato.

    * * *

    Per tutti erano le bimbe Ringo. Emma aveva la carnagione scura, lunghi capelli neri che spesso la mamma raccoglieva in trecce, occhi scuri e grandi. Arianna aveva una pelle bianca su cui risaltavano la cascata di riccioli biondi e gli occhi azzurri. Cioco e Vani: così avevano deciso di chiamarsi fra loro.

    Erano inseparabili e da sempre avevano condiviso ogni avventura.

    Cioco giochiamo alle giovani marmotte?.

    Il sorriso di Emma invase tutta la parte inferiore del suo visino e con la voce piena di entusiasmo le rispose: Vani, cinque minuti per cambiarci: la prima che arriva decide la missione.

    La prima a tornare fu Arianna: salopette di jeans, camicia a quadretti rossa e bianca, scarponcini da trekking marroni, bandana a fiorellini, zainetto, il libro dei fiori che le avevano regalato i suoi genitori vista la sua passione, borraccia e macchina fotografica.

    Non dovette aspettare molto per vedere arrivare di corsa Emma: pantaloncini di jeans, calzettoni lunghi a righe, scarponcini, maglietta rosa con toppe viola, cappellino jeans da cui spuntavano le lunghe trecce, borraccia, una sorta di mappa del monte disegnata da loro tempo addietro, zainetto, l’immancabile quaderno-diario in cui appuntava tutti i suoi sogni, le sue idee e le sue avventure.

    OK. Obiettivo missione: caccia al Botton d’oro.

    Il Trollius europaeus, conosciuto anche come ranuncolo di montagna, assomiglia proprio ad un bottone e a volte, nelle passeggiate con le loro famiglie, avevano avuto la fortuna di vederlo. Avevano imparato che è molto velenoso ed era per questo che Arianna

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