Woodoo e Incantamento: Realtà illusorie e miraggi d’amore
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Nel frattempo Andrea tenta in ogni modo di sottrarsi a sortilegi e magie e a Marian fino alla ricerca della solitudine, in un viaggio anche introspettivo verso luoghi e paesi la cui descrizione oggettiva e particolareggiata abita accanto a una narrazione onirica e fantasmagorica.
“Woodoo” ha un andamento circolare (come già in “Sei ore della vita di Giulio”) dove fine e inizio continuamente si incontrano nell’evanescenza di una realtà più volte riproposta e ogni volta trascesa, mentre l’amore è declinato nelle sue possibili distorsioni ingannevoli e ammaliatrici, o in travisamenti illusori, talora incantato e talvolta alienato. (la tripartizione in epilogo, episodi ed esodo ricalca la struttura che era tipica della tragedia in Grecia)
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Anteprima del libro
Woodoo e Incantamento - Massimo Adolfo Caponeri
Massimo Adolfo Caponeri
Woodoo e Incantamento
Realtà illusorie e miraggi d’amore
UUID: 934ef2c8-f712-11e8-840e-17532927e555
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Massimo Adolfo Caponeri
WOODOO E INCANTAMENTO
Realtà illusorie e miraggi d’amore
2° libro della serie
Collana Thriller Psicologici
Romanzo
Facebook: Massimo Adolfo Caponeri / camepsi
Twitter: @massimocaponeri
Siti Web: www.camepsi.it, www.massimocaponeri.it
Copyright © 2012-2018 Massimo Adolfo Caponeri
Tutti i diritti riservati.
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta
senza il preventivo assenso dell’Autore.
1° edizione 2012, Ilmiolibro.it
2° edizione Ottobre 2018
Titolo | Woodoo e incantamento
Autore | Massimo Adolfo Caponeri
Copertina | Self Publishing Vincente
Pubblicato con la
Esclusiva Strategia Editoriale
Self Publishing Vincente
www.SelfPublishingVincente.it
Prefazione
a cura di Roberto Razeto
La seconda volta che mi immersi nella lettura, dopo poche pagine, mi è sovvenuto come un lampo Platone: Il Simposio, e la definizione di Eros.
Poco importa quanto ricadesse in quello che stavo leggendo, ma ero convinto che ci fosse proprio nel dialogo dell’ateniese la chiave di interpretazione.
Infatti, dopo la prima lettura di Woodoo e Incantamento
, che feci in maniera appassionata e vivace, ero sicuro di trovare nel dualismo di magia e amore il senso del testo.
Ma da questa veduta ne trassi poco appagamento.
Doveva esserci pur qualcosa che non avevo considerato, oppure mi ero creato un’aspettativa distorta rispetto a ciò che trovai realmente.
Solo allora mi resi conto che stavo cercando nel posto sbagliato; o, perlomeno, nel posto giusto ma in maniera errata.
E andai a sbirciare proprio il dialogo platonico:
Eros/Amore come stato intermedio, come l’incantesimo ti sospende tra il sogno (o l’incubo) e la vita (che a sua volta è sogno, e il sogno stesso ce lo ricorda in maniera palpabile).
Eros/Demone, l’essere che si pone in uno stato di intermediazione tra uomo e Dio, che ne permette il dialogo, che in qualità di ipostasi rende l’uomo capace di sentirsi partecipe e partecipatore del tutto.
"Da lui procede tutta l'arte della divinazione, tutta la scienza sacerdotale, per quel che riguarda i sacrifici e le iniziazioni e poi gli incantesimi, ogni sorta di profezie e la magia. Dio non scende a contatto con l'uomo ma è attraverso i demoni che egli parla e ha rapporto con gli uomini, sia quando sono svegli, sia durante il sonno; e chi è sapiente in queste cose è un ispirato chi invece s'intende d'altro, esercita, per esempio, una diversa arte o un mestiere qualsiasi, non è che un manovale.
Molti sono i demoni e di ogni specie. Amore ne è uno".
Amore ne è uno, dice Diotima, rispondendo alla stimolata domanda socratica.
Eros, figlio di Pòros (Abbondanza, ricchezza, risorsa) e Penìa (Povertà).
Eros/Amore/Demone che, quindi, è la ricchezza assoluta, lo stimolo verso l’ascensione e la conoscenza; ma, allo stesso tempo, è il presente che viene turbato dall’intangibilità e la caducità della vita, dall’insoddisfazione del tempo e dello scorrere degli eventi.
Eros/Amore/Demone diviene per l’uomo la più fulgida e accecante esperienza di provvisorietà, che sbatte violentemente l’uomo tra la percezione dell’Assoluto e la relatività della materia.
La chiave della comprensione di Incantamento d’Amore
sta proprio nel suo essere impalpabile e sacro allo stesso tempo. Il lettore, viaggiatore che deve essere dotato dello strumento dell’Eremita dei Tarocchi (Eremita che, come il dualismo Eros, Eliphas Levì, ne L’Arcano Maggiore
interpretava come la sapienza e l'ascesi, ma anche la cautela e la prudenza
), deve inerpicarsi in un mondo di passione e sospensione, di incantamento e disincantamento magico, attraverso l’arcano significato dato alla successione degli eventi dal Voodoo e dal Loa, che ritorna con il suo sapere emanato di eone incantatore, che, come Amore, sigilla lo stato di incertezza.
Ecco che l’analogia è chiara.
Non ricordavo, con precisione, la gerarchia degli spiriti del Voodoo, i Loa, e riprendendola tra le mani mi resi conto che la loro moltitudine fosse lo specchio della molteplicità delle soggettività umane, numerosissime e frastagliate, quasi come succede per il pantheon induista.
Ne individuo una per quanto riguarda l’amore (Erzulie), ma non mi soddisfa appieno.
Ed è proprio per insoddisfazione che lo scrittore lascia il termine Loa generico.
Un’idiosincrasia estetica e parossistica per l’indeterminatezza.
Massimo Adolfo Caponeri, con lucidità seriale, travolge il contorno dell’universo dell’amore, ricercandone con metodologia heidegerriana la purezza originaria.
Questo lo porta a percorsi incredibilmente originali e fuori quota, viaggiando nel mistero umorale dell’haitiana cultura, e pervadendo l’intimità del protagonista con i suoni, le passioni e l’arrogante confusione dell’isola caraibica.
Nel gioco di rimandi fin troppo reali, e nel lirismo fin troppo onirico, l’autore crea la portanza della sospensione dello stato dell’essere, che ha pervaso pervade e pervaderà sempre l’uomo.
E allora, il dialogo iniziale:
- Aiuto, signore, la prego, mi aiuti.
Mi sta inseguendo, vuole farmi del male -
- Non vedo nessuno che la rincorre.
Comunque l’aiuterò, se ce ne sarà bisogno.
Ma, al momento, non mi sembra che ce ne sia.
Non vedo nessuno oltre a lei -
diviene il fulcro del testo, di quel demone invisibile, figlio di ricchezza e povertà, che si traveste di cultura haitiana nello spirito che accompagna ineffabile la trama del testo, in un intreccio di folgoranti suggestioni e solitudini impossibili.
Il dubbio nel lettore, vigile e vittima, diviene la sua possibilità di salvezza, la sua catarsi.
Chi è posseduto dal Loa?
Il protagonista o le molteplici facce della gente che si presenta lungo il suo cammino?
Chi esprime, essendo posseduto, direttamente la personalità del Demone?
È proprio su questi interrogativi che risiede la vera ragione del romanzo: rivoltare il dualismo appassionato dell’Amore e renderlo il più possibile inoffensivo, dandogli l’occasione di diventare manifesto, ma solo in brevi lassi di tempo e in circostanze determinate.
Massimo Adolfo Caponeri, nella sua qualità di scienziato/romanziere, assegna così, al Demone, dei limiti invalicabili.
Prof. Dott. Roberto Razeto
(Executive Education Manager,
Scuola di Comunicazione IULM)
Se l’uomo distoglierà dall’aldilà le sue speranze e concentrerà sulla vita terrena tutte le forze rese così disponibili, riuscirà probabilmente a rendere la vita sopportabile per tutti e la civiltà non più oppressiva per alcuni
Sigmund Freud
PROLOGO
- 1 - La signora spaurita
- Aiuto, signore, la prego, mi aiuti.
Mi sta inseguendo, vuole farmi del male -
- Non vedo nessuno che la rincorre.
Comunque l’aiuterò, se ce ne sarà bisogno.
Ma, al momento, non mi sembra che ce ne sia.
Non vedo nessuno oltre a lei -
Le otto di sera di una serata tiepida; e tutto mi sembrava normale.
Ero ancora in tempo per il mio appuntamento con Marco e non avevo fretta.
Da quando non c’era più Marian vivevo da solo, in un'abitudine soddisfatta.
Non dovevo più render conto.
Non vedevo pericoli.
Dopo avere aspettato un po’:
- Di che sta parlando?
Siamo già qui da alcuni minuti e non si è visto nessuno -
- E’ perché ha visto lei, signore.
Allora non si è azzardato.
Avrebbe potuto essere riconosciuto, capisce? -
Mi ero ricordato che, tempo prima, di mattina, mentre trafelato attraversavo la strada per raggiungere la stazione del Metrò, un'altra donna, un po' più giovane forse, ben vestita, in modo sobrio ed elegante, mi aveva fermato per chiedermi aiuto dicendo:
- Mi hanno appena rubato il portafoglio; vede?
Quella è la mia auto.
È parcheggiata lì perché abito qui vicino, in via Sabaudia al numero 18.
Ha presente? -
- Sì, certo - avevo risposto - è proprio qua dietro: la percorro ogni giorno.
È la via corta che unisce questa alla piazza -
- Ecco, sì; mi sono fermata al Bar all'angolo, per la colazione, come sempre; e quando stavo per pagare non ho più trovato il portafoglio.
Avevo pensato di tornare a casa a cercarlo: se magari l'avessi dimenticato prima di uscire, pensavo.
Poi mi sono ricordata che, prima, mi ero fermata all'edicola per prendere il giornale.
E lì avevo pagato; dunque il portafoglio l’avevo ancora.
È vero che c'era un po' di gente attorno che faceva ressa.
E dopo, al Bar, il portafoglio non c'era più.
Le chiavi le avevo ancora.
Ho un appuntamento di lavoro a Piacenza fra poco più di un'ora, e non ho neanche più benzina.
Sapevo che dovevo farla; ma ieri sera era tardi quando sono rientrata e avevo rimandato a oggi -
- Dunque è inutile, mi dice, tornare a casa a cercarlo; ma non c’è nessuno che potrebbe aiutarla? -
- Vivo sola; e se cerco adesso qualche conoscente non farò più in tempo per l'appuntamento di lavoro -
- Ah, la capisco. Sa, anch'io sono un po' in ritardo e conosco l'ansia di quando si teme di non arrivare in tempo: perché allora ci aspettano solo fastidi e rilievi.
Il ritardo depone male: offre il fianco a chi sarà pronto a porre critiche, e crea insicurezza nel doverle affrontare -
Eh sì, il ritardo costituisce un motivo in più per non sentirsi a posto.
Mi ero distratto, pensando ai miei ritardi e alle mie questioni.
Guglielmini e Grisotti: GG, l'accoppiata del momento.
Direttore e Assistente al seguito.
Dopo aver lavorato per quindici anni nello stesso Istituto la Cattedra era andata a uno che veniva da fuori.
Un po' più anziano, ma non con titoli in più.
Ed era riuscito a far entrare anche un suo Ricercatore, creandogli un posto.
Certo, negli ultimi tempi non avevo prodotto gran che.
Ma io conoscevo tutto dell'Istituto: la sua tradizione, il particolare taglio del metodo.
Fossi almeno stato un po’ più vecchio, di qualche anno: avrei chiesto la pensione.
A quel punto, tanto valeva.
- Professore, siamo già qui da un’ora per discutere come distribuire gli orari e i corsi.
Devo proprio rimarcare che lei, con il suo individualismo
, non mostra certo nessun senso del dovere Istituzionale.
Fra poco ho appuntamento con il Rettore.
Ci vorrà almeno compilare lei un orario delle sue disponibilità? -
- Quanto alle disponibilità, non ho problemi -
Gli avevo risposto.
E lui: - Guardi che dovrà coprire l’orario per il Distaccamento; è lì che da adesso viene incaricato -
- Ma la sede del Distaccamento è almeno a venti Chilometri da qui. Io sono sempre appartenuto a questo Istituto -
- E lo è ancora: anche il Distaccamento ne fa parte.
Anzi, è bene che ci sia un rappresentante di esperienza come lei.
Darà prestigio, non le pare?-
- Mi pare solo che dovrò dislocarmi in provincia.
Non guido neanche quasi più; qui vengo con i mezzi.
Non vorrà mica che mi trasferisca? -
- Faccia come vuole, ma guardi che è nel suo interesse.
Al Distaccamento avrà possibilità di accedere all'Ordinariato.
Lo capisce anche lei: qui ormai non ce n'è più la possibilità -
Sì, aspettavo da anni l’Ordinariato, per la mia Cattedra.
E, al momento in cui doveva essere, non avevo capito bene il perché, non solo era stato nominato un altro: io ero stato relegato in un altro polo
, di minore importanza.
Questo scacco si aggiungeva al resto, da quando Marian e io eravamo tornati da Haiti.
Mi sembrava che proprio da quel ritorno tutto cominciava a precipitare."
EPISODI
- 2 - Haiti
Andrea e Marian erano andati in vacanza ai Caraibi, nelle Antille francesi.
Andrea, nel frattempo, avrebbe dovuto assentarsi per qualche giorno, per partecipare a un Congresso di Storia e Religioni
, ad Haiti.
Marian aveva accondisceso malvolentieri ad accompagnarlo, invece di restare al suo Club, tutto organizzato, di un’isola ben più attraente.
Ma tanto, poi, ci sarebbero ritornati, al suo Méditerranée.
Dunque, Haiti come una parentesi, un intervallo, per Marian, nella sua vacanza e nel suo desiderio.
E allora Marian aveva pensato quantomeno di approfittarne per curiosare sulla magia tipica del luogo, il woodoo, e magari di verificare un rito; insomma, di sperimentare qualcosa di particolare.
Così era riuscita ad avere un’indicazione.
E, insieme con Andrea, si era fatta accompagnare da un tassista del luogo fino a una casupola sordida, trasudante squallore e miseria.
"La Mambò era grassa nera e sudata, accanto a un Hungan piccolo e rinsecchito: questi gli officianti del woodoo di quel posto.
Ma Haiti non è solo woodoo.
È anche arte, pittura, musica, e… cialtronaggine.
E anche tanta delinquenza, al momento.
"Lasciate le armi