Aspersa
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Bianca vive nel centro storico di Cosenza e di questo luogo “unico” coglie, con autentico candore, la calda, difficile dolente umanità.
Il centro storico finisce per essere coi sui umori, odori, sapori il vero protagonista del romanzo.
Stefania Chiaselotti “ferma” Cosenza “vecchia” nella sua dimensione materiale e immateriale in pagine che – grazie ad uno stile tutto suo – diffondono una malinconia energetica, che avvince e intriga.
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Anteprima del libro
Aspersa - Stefania Chiaselotti
Collana
Romanzi
diretta da
Antonio D’Elia
STEFANIA CHIASELOTTI
ASPERSA
Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
Proprietà letteraria riservata
© by Pellegrini Editore - Cosenza - Italy
Edizione ebook 2018
ISBN: 978-88-6822-733-3
Via Camposano, 41 (ex via De Rada) - 87100 Cosenza
Tel. (0984) 795065 - Fax (0984) 792672
Sito internet: www.pellegrinieditore.it - www.pellegrinieditore.com
E-mail: info@pellegrinieditore.it
I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.
A Paride, Andrea e Aurora
Non si può mai sapere in anticipo di cosa siano capaci le persone,
bisogna aspettare, dar tempo al tempo, è il tempo che comanda,
il tempo è il compagno che sta giocando di fronte a noi,
e ha in mano tutte le carte del mazzo,
a noi tocca inventare le briscole con la vita, la nostra.
(Josè Saramago, Cecità)
Premessa
Aspersa è il frutto di uno spostamento mentale e fisico costruito sulla base di esperienze reali e fatti inventati. La struttura della storia è divisa in due parti: I percorsi e i luoghi e I percorsi e la mente. Tredici precise parole danno nome a paragrafi che con quella stessa parola si concludono. Un inverosimile collage.
Protagonista è Bianca, ‘rossa e speciale’, appassionata di fotografia e di musica, alla quale verrà riscontrata la sindrome di Asperger.
Aspersa è un’assonanza nel nome, ma anche il nome scientifico delle comuni lumache, del loro difficile arrancare rispetto agli altri e più veloci abitanti del mondo naturale. Oggi con la loro bava si producono creme ringiovanenti e dalla trama si scoprirà solo alla fine che sul corso Telesio, tra le altre attività che hanno dato notevole impulso al recupero del centro storico, trovò felice e singolare collocazione un negozio dal nome Cornuta Aspersa, il cui titolare ha in un certo senso un legame particolare con l’intera storia.
Le poesie in corsivo sono di mio fratello Giampiero e ricontestualizzate in una nuova veste.
LEGàMI
Un movimento improvviso, una postazione intuita e poi il buio umido e la compressione sulle tempie, sempre più forte, a tratti fastidiosa.
Un innato ottimismo la conduceva al suo primo viaggio, univoco e senza possibilità di scelta: nacque. Era la sua prima e irripetibile impresa che determinò vicissitudini alle quali solo il tempo avrebbe aggiunto quelli che chiamiamo ‘i casi della vita’.
Bianca, nascendo, sentì il buio umido, ma forse quella sensazione fu pura fantasia.
Non si accorse del cordone ombelicale che veniva reciso: il momento del distacco rappresentò la prima vera forma di indipendenza.
Lo spostamento concitato e una ginnastica passiva tra le braccia di una dottoressa, che con scrupoloso interesse si accertava del suo stato di salute, e la pulizia degli umori sparsi sul suo piccolo corpo in movimento le causavano una certa insofferenza e fastidio, ai quali non era ancora abituata.
Qualcuno la riportò sul seno della mamma che, stanca e stremata, risultava ancora sorridente e affettuosa: si abbandonò per un attimo alla stanchezza tenendo stretta a sé la piccola arrivata, lasciandole la scena.
L’acqua le sembrò familiare, anche se diversamente densa e meno avvolgente rispetto al liquido amniotico: con un bagno rituale Bianca si preparava a una nuova avventura.
La vita era la sua avventura.
Emy innaffiava a stento i fiori per i quali impazziva, sicura del fatto che da un momento all’altro sarebbe potuto succedere. Il grido della vicina, che casualmente fu spettatrice della rottura delle acque, suonò così:
«Carloooo, corri corri, subito! Emy... Emy. Porta a machina.»
In meno di un attimo, percorrendo la stradina che dal corso in ripida salita conduceva verso casa, lasciando un cliente in negozio, arrivò fino al portone dove la moglie si trovava.
«Emy resisti, prendo la borsa e andiamo subito. Avvicino la macchina, tranquilla tranquilla.»
In realtà quello agitato, sudato e fremente era proprio lui, emozionato per la nascita della sua bambina. La fiesta rossa arrivò abbastanza velocemente al vicino ospedale civile dell’Annunziata, dove alcuni infermieri si presero cura di lei facendola salire su una carrozzella, conducendola al secondo piano con l’ascensore dove già si trovava un’altra donna con un visibile pancione, custodito da entrambe le mani, quasi a sancire una proprietà inalienabile.
La povera Emy di quel momento avrebbe ricordato un urlo liberatorio, un pianto improvviso e che as-secondò la placenta, nel senso che avvenne il secondamento e lei lasciò che avvenisse nella sequenza funicolo, membrane amnio coriali e... qualcos’altro.
Questa precisazione scientifica le derivò dall’audio che involontariamente arrivò per un breve attimo in sala parto.
Non fu certo un attimo di intimità, ma una video conferenza trasmessa in aula Magna con trenta studenti specializzandi in Ostetricia e Ginecologia: di questa sua momentanea celebrità, alla quale per altro aveva acconsentito lei stessa nel momento delle doglie, poco importò.
L’arrivo della testa, nella diretta in aula, fu accolto da un caloroso applauso che si contenne in chiusura quando il professore, visibilmente contrariato da eccessi da stadio, mosse velocemente la testa da sinistra a destra provocando con l’aiuto della mimica sopraccigliare, come una ola a decrescere, uno scalare e contenuto entusiasmo.
Il dottorando che sedeva in basso sulla destra fu l’ultimo ad applaudire e si abbassò, visibilmente imbarazzato, fingendo di allacciarsi le scarpe.
Fu da subito Bianca, rosea e paffuta con un chiarore della pelle che, inconsapevolmente, trovò riscontro in quel nome che i suoi da tempo avevano scelto.
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