La confraternita delle beate vergini. Delitto in pineta
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Anteprima del libro
La confraternita delle beate vergini. Delitto in pineta - Francesco Grano
(fgrano)
CAPITOLO 1
Armando, detto Nando, dormiva beatamente una mattina di fine settembre nella sua casa al mare. Erano le sei quando, con precisa e inesorabile cattiveria, la sveglia elettronica iniziò a suonare forte e chiara la quinta sinfonia di Beethoven. Non c’era scampo! Allungò una mano per stoppare l’impetuosa opera musicale, poi si ricordò dell’appuntamento che aveva con la sua ragazza, Beatrice, detta Bea, dopo circa un’ora. Si alzò dunque e automaticamente provò a sollevare la tapparella per fare entrare la luce del mattino, ma era ancora buio. Il cielo era scuro, sgombro di nubi. Anche se si intravedevano all’orizzonte i primi chiarori dell’aurora, la volta celeste appariva magnificamente stellata, anzi si notava una particolare congiunzione tra l’ultimo spicchio di luna calante e Venere. Sembrava di vedere una fionda con il sasso pronto per il lancio. Invece Nando si fiondò’ sotto la doccia appena tiepida. Dopo dieci minuti ne uscì rinvigorito e sveglio. Si preparò un caffè veloce, poi indossò la tuta sportiva, le scarpe da jogging, contapassi e via, fuori a raggiungere la casa di Bea, a poche centinaia di metri. Erano quasi le sette, insieme si misero a correre, freschi e riposati, per raggiungere dopo due chilometri la loro località preferita e praticare un po’ di sport: una magnifica pineta che si sviluppava lungo la costa per una ventina di chilometri, ricca di pini marittimi ma anche di eucalipti e di altre piante mediterranee. Sembrava una mattina come tante altre. Stessi gesti, stessa atmosfera, stesso ritmo, uguale rintocco delle campane delle chiese vicine, ma in realtà, di lì a poco la giornata avrebbe mutato aspetto e di molto.
Era un piacere passeggiare al mattino attraverso quella vegetazione così lussureggiante e variegata. Passato il periodo dell’affollamento estivo, dei bagnanti rumorosi, degli sportivi agostani, ora in autunno la pineta diventava ancora più accogliente, tornava alla sua condizione più naturale e consueta, al suo silenzio profondo, interrotto solo dal verso degli uccelli o dal fruscio di qualche riccio. A volte, quando il mare era mosso, si avvertiva il piacevole e lontano sottofondo dello sciabordio delle onde che s'infrangevano sulla battigia, suono che rendeva le passeggiate oltremodo piacevoli, rilassanti.
≪Bea, facciamo anche oggi i soliti 10 km, ti va? ≫ propose Nando
≪Ok, ma cerchiamo di farli velocemente. Oggi ho un appuntamento per un colloquio di lavoro in un’agenzia del centro, alle 11. Vorrei andarci rilassata e fresca. Non si sa mai che mi facciano una proposta interessante! ≫ rispose Bea.
≪Allora arriviamo sino all'altezza dello stabilimento La baia blu
, giriamo attorno alla casetta di legno dell’edicola dei giornali e ritorniamo in questo punto. Poi torneremo a casa. Dovremmo percorrere più o meno la distanza dei dieci chilometri ≫aggiunse Nando.
Continuarono la loro corsa. La giornata sino a quel momento si preannunciava serena e calda. I sentieri morbidi, ricoperti di aghi di pino e delle prime foglie gialle. Si incontravano poche persone. Erano sportivi di età diverse che, come loro, approfittavano del bel tempo di inizio autunno per stare all’aria aperta, a respirare a pieni polmoni l’aria salubre del mattino.
Anche quel giorno Nando e Bea si imbatterono in un curioso gruppetto di signore attempate che, senza correre e vestite di tutto punto, con un golfino di cotone sulle spalle, scarpe da ginnastica ed un cappellino leggero, attraversavano la pineta per raggiungere la spiaggia per poi proseguire la camminata in riva al mare.
Alla loro età, senza nessun impegno, avrebbero potuto benissimo starsene a casa a poltrire nel letto fino a tardi e, invece, si prendevano la briga di alzarsi all’alba e andare a passeggiare lungo il mare. Non era la prima volta che Nando e Bea le incontravano. Facevano tenerezza. I due si scambiarono un sorrisetto, poi proseguirono il cammino veloce, con passo costante. Di tanto in tanto osservavano come la gente fosse assai maleducata, poco attenta alla pulizia e al rispetto dell’ambiente, a giudicare dalla grande quantità di cartacce, di lattine, bottiglie di plastica, vetri rotti, e altre immondizie sparsi ovunque per terra. Ogni tanto si scambiavano dei rapidi commenti o meglio si limitavano a lanciarsi delle occhiate significative, per non perdere il ritmo della respirazione. Avevano percorso circa due chilometri nella pineta, quando Bea fece segno di fermarsi perché aveva bisogno di sistemare il velcro sulla chiusura delle scarpe. Si chinò per fissare bene la cintura delle calzature quando, con la coda dell’occhio vide una scarpa sotto un eucalipto lì a fianco.
≪Ma guarda lì! C’è gente che butta le scarpe addirittura nella pineta! ≫ disse.
≪È una vera indecenza. Bisognerebbe far pagare una bella multa a queste persone prive di senso civico≫ rispose Nando, il quale si avvicinò per dare un calcio a quella scarpa vecchia. Ma, cosa accadde? La scarpa non si spostò di un centimetro. Fece un passo avanti, guardò con attenzione, poi gridò: ≪Bea, vieni a vedere. Nella scarpa c’è un piede! ≫ Bea dopo qualche attimo di smarrimento, quando si rese conto di quanto stava vedendo, portò le mani sul viso e lanciò un urlo acuto così potente che risuonò per un vasto tratto della pineta.
La gente, presente nella zona ma un po’ distante, sentendo le grida si allarmò, pensò al gesto sconsiderato di qualche aggressore o di un maniaco. Alcuni giovani si avvicinarono con passo spedito ma prudente. Videro Bea e Nando fermi, impietriti.
Pensarono in un primo tempo ad una coppia che litigava, poi vedendoli immobili capirono che c’era dell’altro. Si approssimarono sempre di più e a quel punto Nando indicò loro il piede rivestito della scarpa che spuntava da sotto terra. Anche se in un primo momento, per un attimo, egli aveva avuto la tentazione di allontanarsi velocemente da quel luogo per evitare complicazioni, l’arrivo della gente gli fece cambiare subito idea, per cui, ripresosi dallo choc, prese il cellulare e chiamò i Carabinieri:
≪Pronto, venite nella pineta, c’è un piede umano che esce da sotto terra≫
disse tutto d’un fiato, poi raccontò ciò che aveva visto. Quelli, dall’altro capo, dopo aver chiesto indicazioni precise sulla zona del ritrovamento, gli chiesero di non allontanarsi sino al loro arrivo.
Dopo alcuni minuti arrivò l’auto delle forze dell’ordine con due militari, uno giovane, l’altro, il maresciallo Ranieri, un