Labirinto di bugie
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Cristiano, Alessio e Saverio hanno fatto parte di un corpo speciale militare. Dopo dieci anni, il destino li costringerà a condividere di nuovo un periodo della loro vita.
Cristiano, sportivo e sognatore, ha tentato di trasformare il suo rapporto di amicizia con Giulia in amore per vincere la solitudine. Per salvare la sua attività, ha chiesto una grossa somma di denaro a un probabile usuraio.
Alessio, nevrotico e sarcastico, soffre spesso di attacchi di panico. Ha trovato serenità accanto a Monica, ma ha il sospetto che lei non sia sincera. Questo viaggio gli permetterà di incontrare di nuovo Mattia, un uomo con cui ebbe una relazione omosessuale e dal quale fuggì senza motivo.
Saverio, nato in India, è stato adottato da una coppia del Salento e ha sempre dovuto lottare contro chi lo discriminava per il colore della pelle. Dietro il suo cinismo e le innumerevoli donne si cela l’immagine di Sara, l’unica donna che abbia mai amato.
Questi uomini partono con il loro bagaglio di vita. Un bagaglio che sembra contenere solo sconfitte e segreti che, una volta scoperti, li getteranno l’uno contro l’altro in un desiderio di rivalsa che difficilmente troverà un vincitore.
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Anteprima del libro
Labirinto di bugie - Luigi Stefanazzi
Luigi Stefanazzi
Labirinto di bugie
E-sordisco
I Edizione maggio 2019
©2019 Astro edizioni Srls, Roma
www.astroedizioni.it
info@astroedizioni.it
ISBN: 978-88-3317-063-3
Direzione editoriale:
Francesca Costantino
Progetto grafico:
Elisabetta Di Pietro
Produzione digitale:
Laura Platamone
Tutti i diritti sono
riservati, incluso
il diritto di riproduzione,
integrale e/o parziale
in qualsiasi forma.
1
Saverio parcheggiò l’auto non molto distante dalla Reggia che dominava l’immenso piazzale di fronte alla stazione. Quello splendido palazzo settecentesco, utilizzato in parte come caserma, rappresentava la sua meta.
Il soldato di guardia all’ingresso lo accolse con uno di quegli sguardi che ben conosceva. L’atteggiamento di sfida e l’ostilità che trapelava dai lineamenti contratti del suo viso lo convinsero a rimanere in silenzio. Il militare continuò a squadrarlo senza proferire parola, domandandosi se quell’uomo di colore che indossava una divisa dell’Aeronautica militare potesse rappresentare un pericolo. Inspirò profondamente, tanto da far temere per l’integrità della mimetica che fasciava i suoi muscoli, accarezzò con la mano destra la fondina nella quale era custodita la pistola di servizio e dopo alcuni interminabili secondi riuscì a riportare ordine nel suo emisfero cerebrale e si decise a prendere nelle mani i documenti che Saverio gli porgeva.
Il soldato controllò che quel nominativo fosse riportato nell’elenco che aveva nella garitta. Ripeté l’operazione una seconda volta, incredulo che tutto fosse risultato in ordine. Ritornò da lui, lo fissò ancora una volta negli occhi e si decise a consegnargli il pass che gli avrebbe consentito l’accesso al sedime della caserma.
Saverio aveva imparato ben presto, dopo che due nuovi genitori lo avevano portato via da una delle zone più povere dell’India, che ovunque avrebbe dovuto lottare contro l’ignoranza della gente. Contro quel volerlo credere di una razza inferiore solo per il colore della pelle.
Si sistemò il pass in modo che fosse visibile e lo sguardo poté riconciliarsi con l’ambiente che lo circondava e familiarizzare con particolari che per il prossimo mese avrebbero rappresentato la sua quotidianità.
Quel richiamo improvviso da parte delle autorità militari era stato una sorpresa eppure doveva aspettarselo. Aveva fatto parte di un corpo speciale che prevedeva corsi di aggiornamento dilazionati nel tempo, ma nonostante questo era rimasto sbigottito di fronte a un telegramma che gli concedeva solo pochi giorni per organizzare quel trasferimento. Poi aveva provato sollievo all’idea di potersi allontanare dai suoi guai, da una donna che pretendeva di diventare troppo importante nella sua vita. Non ne ricordava neppure il nome. Non poteva ricordare il nome di tutte le donne che si era portato a letto.
Si incamminò verso il piazzale delle adunate, costeggiando la zona degli impianti sportivi. Il campo di calcio e la pista di atletica erano sempre circondati da numerosi pini marittimi che avevano raggiunto altezze che non credeva possibili. Le fronde degli alberi venivano schiaffeggiate con veemenza dalle raffiche del vento, che in quella gelida mattina di febbraio sembrava avesse deciso di scompigliare ogni cosa per poi riordinarla seguendo un piano prestabilito.
Sul piazzale uomini in divisa avevano formato piccoli gruppi. C’era solo un individuo che era rimasto in disparte e che appena lo vide si precipitò a raggiungerlo.
«Saverio! Che piacere rivederti.»
Alessio si aggrappò alla sua mano, unico appiglio apparso dopo essersi ritrovato fra i flutti minacciosi del passato. Non era mai riuscito ad ambientarsi in quel nuovo mondo, dove anche le colline gli davano la sensazione di arrestare al di là dei loro profili l’alito di vita indispensabile per affrontare nuove prove.
«Alessio… mi sembra ancora tutto così irreale. Quanto tempo è passato dall’ultima volta che ci siamo visti?»
«Dieci anni, Saverio. Questa mattina all’alba ho preso un aereo ed è stato come se qualcuno avesse passato un colpo di spugna sugli ultimi dieci anni della mia vita.»
Qualcuno, fra gli ultimi ad arrivare, stava catturando tutti gli sguardi e le risate divertite dei presenti che già prevedevano l’addensarsi di grosse nubi nerastre sul suo capo. Era l’unico a essersi presentato con gli abiti civili e ancora non sembrava rendersi conto della sua estraneità a quel mondo. Emergeva in quella tavolozza con i colori della sua sbadataggine e non poteva certo sfuggire allo sguardo attento di Saverio.
«Non vorrei sbagliarmi, ma quello dev’essere Cristiano.»
«Non può essere che lui. Vive sempre nel suo mondo irreale.»
«Quanta ironia! Non sei proprio cambiato, Alessio.»
Aveva cercato di dare un tono allegro alle sue parole. Non poteva permettersi il lusso di uno scontro pochi minuti dopo il loro arrivo.
Anche Cristiano, nonostante l’impegno per sottrarsi all’attenzione generale, riuscì a metterli a fuoco.
«Saverio! Alessio!» il braccio levato al cielo pronto a prendere al volo l’unica possibilità di salvezza. «Quasi non mi sembra vero di ritrovare due volti conosciuti.»
Alessio gli aveva stretto la mano sorridendo. Saverio invece lo aveva abbracciato.
«Quasi non ti riconoscevo.» Saverio era veramente felice di rivederlo. «Ti sei deciso ad affidarti alle mani di un esperto restauratore.»
«Spero di non essere mai stato in condizioni così pietose. Comunque il cambiamento è facilmente spiegabile. Lenti a contatto al posto degli occhiali, capelli un po’ più lunghi e tanto sport.»
«Sprechi ancora il tuo tempo correndo come un ossesso?»
«Non puoi capire, Saverio. Non perché tu non ne sia in grado, ma solo perché non ami lo sport. Ormai l’atletica fa parte del mio mondo e…»
«…e dei tuoi sogni!»
Cristiano aveva fermato i suoi occhi in quelli di Alessio. Erano le sue prime parole e trasudavano sarcasmo. Non era cambiato affatto in tutti quegli anni.
«Non mi sono mai illuso di diventare un campione. Era solo una lotta con me stesso, il desiderio di spingere oltre il confine delle mie possibilità. Ho fallito. Queste possibilità si sono rivelate più scarse di quanto mi illudessi.»
«Non te la prendere. Stavo solo scherzando.»
Il vento si insinuò fra le loro voci, cercando di smussare i toni più aspri. Per quel primo incontro non poteva permettere nulla di più di poche frasi banali. Avrebbero avuto tempo più in là per scontrarsi, gettandosi in faccia il rancore che si era impadronito delle loro vite.
Tre esistenze stavano per entrare in contatto, ma quello stesso vento avrebbe impedito loro di scoprire che solo la forza di un abbraccio avrebbe potuto salvarli.
«Avete idea di cosa ci attenda?» Cristiano era già stanco di quell’inutile attesa.
«Dobbiamo trovarci fra mezz’ora nella sala riunioni. Il grande capo vorrà darci il benvenuto.» Saverio ebbe una breve esitazione. «Ti prego, dimmi che in uno di quegli enormi borsoni, che trascini con te, ha trovato posto un’uniforme.»
«La notte in treno è stata molto lunga…» per Cristiano fu come destarsi all’improvviso. «L’unico problema sarà trovare un luogo appartato per poterla indossare.»
«La palestra. È vicina, riparata da sguardi indiscreti e poi nessuno la può conoscere meglio di te.» Saverio non poteva fare a meno di punzecchiarlo.
«Dio solo sa quanto sudore ho versato là dentro.»
«In quella palestra hai sprecato la tua giovinezza.» Saverio non intendeva allentare la presa.
«Piantala con questa litania. So bene che mentre mi ammazzavo di fatica tu vivevi solo per la tua storia d’amore con Sara.»
Il cuore di Saverio ebbe un sobbalzo, arrivò fino in gola e poi ricadde nel vuoto, ma gli altri non si accorsero di nulla e Cristiano finì per graziarlo.
«In fondo anche l’atletica è un’amante. La più esigente delle amanti. Ti lusinga con le sue arti promettendoti che ti si concederà senza veli, ma pretende un lungo corteggiamento durante il quale dovrai arrivare ad annullarti e proprio nell’attimo in cui non giocheresti un centesimo sulla riuscita di questa impresa, ti dona il suo corpo rivelandoti il perché della tua sofferenza. E sarai costretto a ricominciare ogni volta da capo.»
Alessio sorrise divertito. Se c’era una cosa che aveva sempre ammirato in Cristiano era la sua dialettica.
«Ragazzi, ci converrà sbrigarci. Avrete tutto il tempo che vorrete per questa avvincente discussione.»
«Per una volta sono d’accordo con te. Prendi ciò di cui hai bisogno, Cristiano. Io porto le tue valigie nella macchina, sperando che il militare di guardia non abbia nulla in contrario.»
«Io vado avanti a occupare i posti in sala.» Alessio si pentì subito delle sue parole. «Cercate di sbrigarvi!»
L’idea di ritrovarsi in mezzo a una folla di sconosciuti lo aveva ricacciato fra i flutti del suo malessere. Abbassò le palpebre cercando di calmarsi. In quella nuova oscurità apparvero un’infinità di linee intrecciate in grovigli. Erano il segnale della sua paura. Quando era tranquillo quelle linee procedevano separate le une dalle altre, ma come potevano ora al pensiero di ritrovarsi ancora solo. Sapeva che le sue ansie si sarebbero ampliate nei suoi grovigli, avvolgendosi intorno alla gola fino a soffocarlo, ma nello stesso tempo sospingendolo verso ciò che temeva. Aveva un disperato bisogno di avere qualcuno accanto che gli impedisse di fuggire.
Dove cazzo