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Sette giorni di fuoco: Harmony Privé
Sette giorni di fuoco: Harmony Privé
Sette giorni di fuoco: Harmony Privé
E-book180 pagine2 ore

Sette giorni di fuoco: Harmony Privé

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Info su questo ebook

Un audace gioco sul filo della tentazione. Lei accetterà quella sfida, ma solo alle proprie condizioni!

Su ogni centimetro del corpo di Alex Lancaster è marchiata a fuoco la parola pericolo! Alex vive per sentir scorrere nelle proprie vene l'adrenalina, e quando incontra Libbie Noble capisce che quella giovane donna diventerà la sua prossima, eccitante avventura. Libbie gli confessa di averne abbastanza degli uomini che vivono sempre al limite, così Alex decide di portarla fuori dalla sua comfort zone per dimostrarle che, spesso, a ogni rischio corrisponde una gustosa ricompensa.
LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2018
ISBN9788858991299
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    Anteprima del libro

    Sette giorni di fuoco - Jc Harroway

    successivo.

    1

    Olivia Noble avanzò dietro l'anziano professore e oltre la porta di vetro che riportava il nome del ristorante alla moda situato al trentunesimo piano dello Shard, l'edificio più alto di Londra. Il suo stomaco, già sufficientemente provato dalla supersonica salita in ascensore, si strinse davanti alla vista panoramica punteggiata dagli edifici iconici della metropoli. Newyorchese purosangue, accettava i grattacieli che sfidavano la gravità come parte della vita, ma, se possibile, ci stava alla larga.

    «Ah, gli altri sono ancora al bar.»

    Il professor McBride invitò Libby a precederlo verso il gruppo di uomini in giacca e cravatta. Lei traballò sui tacchi a spillo mentre attraversava il soffice tappeto, cercando di controllare l'adrenalina in corpo. Era tesa come una corda di violino e così agitata che l'elegante e raffinato ristorante avrebbe potuto essere anche una semplice tavola calda. Lei non si sarebbe accorta della differenza.

    Titolare di una società di marketing di New York, era abituata a parlare in pubblico. Ciò non significava che le piacesse, o che non avesse avuto lo stomaco annodato per tutti i quaranta minuti della presentazione che aveva tenuto quella mattina alla London Business School. Era rimasta sbalordita quando era stata invitata a intervenire come relatrice a un seminario tanto prestigioso, totalmente ignara che dall'altra parte dell'oceano qualcuno avesse sentito parlare della sua piccola, seppur promettente, società.

    Gli altri relatori erano già tutti al bar, raccolti in gruppetti e immersi in una fitta conversazione. In molti sollevarono lo sguardo all'avvicinarsi di Libby e del professor McBride; erano tutti uomini che aveva già visto quella mattina al seminario, ma uno in particolare meritava molto più di una semplice occhiata. Un uomo che era praticamente impossibile ignorare.

    Alex Lancaster.

    Quest'ultimo sollevò lo sguardo oltre le teste che li separavano e la spogliò con gli occhi. Un fremito la attraversò e serpeggiò in basso, fino a unirsi al tremito incontrollabile delle gambe. Quegli occhi... L'intensità con la quale trafiggevano l'oggetto della sua attenzione incondizionata...

    Wow! Da vicino era... Wow! Un ragazzaccio di Hollywood, un furfante gentiluomo e un nerd accattivante, tutti racchiusi in una confezione da far venire l'acquolina in bocca. Non che in quel momento avesse molto del nerd, vestito com'era in un abito a tre pezzi tagliato su misura e che probabilmente gli era costato più di quanto fosse il mutuo annuale che lei pagava per il suo appartamento di settanta metri quadrati. L'unico accenno al suo lato selvaggio era un ciuffo lievemente in disordine di capelli scuri, che sembrava non volesse saperne di venire domato, indipendentemente da quanto lui ci provasse.

    Libby contrasse le cosce, le dita che si chiudevano nervosamente sulla borsetta.

    «Un bicchiere di vino, mia cara?» le domandò il professor McBride.

    Lei annuì, gli occhi ardenti mentre ricambiava lo sguardo di Alex Lancaster più a lungo di quanto fosse educato. O prudente. Probabilmente non era l'unica donna nel locale che, alla vista di quell'attraente esemplare di maschio, sentiva la testa affollarsi di visioni semipornografiche.

    Si drizzò in tutta la sua altezza e distolse lo sguardo, tirando un profondo respiro. Un sorrisetto le scivolò sulle labbra. Chi voleva prendere in giro? Anche i suoi pensieri viravano verso il pornografico. Al cento per cento. Quell'uomo non poteva ispirare altro. Si sistemò la giacca di sartoria, cercando di darsi un contegno e di concentrarsi sul lavoro.

    Era una professionista, un membro stimato e rispettato del mondo imprenditoriale, titolare di una società di marketing di successo, credenziali che le erano valse l'invito a Londra per intervenire al seminario I leader del futuro.

    Riportò la sua attenzione sul professor McBride e sulle sue interminabili presentazioni dei colleghi presenti, cercando per tutto il tempo di trattenersi dal volgere lo sguardo verso Lancaster, l'unica altra persona del gruppo sua coetanea.

    Ma quasi senza accorgersene, si estraniò dalla noiosa conversazione, soffiando discretamente tra le labbra e sollevando riccioli di capelli dal viso accaldato. Che cosa aveva quell'uomo per farle un simile effetto? Forse il suo assistente aveva ragione, e lei aveva davvero bisogno di ritornare in pista, di uscire con qualcuno. Avrebbe dovuto dare un aumento a quello scozzese impertinente, oppure iscriversi a quella app per incontri che lui continuava ad agitarle sotto il naso.

    Mmh... o forse no.

    Pensieri capricciosi tornarono a riempirle la mente, mentre lo sguardo ricadeva sul miliardario da urlo poco distante da lei. E con gli occhi cominciò a fargli scivolare via quell'abito elegante, ad affondare le dita in quei capelli troppo lunghi e a spingergli la testa verso il basso... il velo di barba sul viso spigoloso che le graffiava la pelle sensibile tra le cosce...

    Wow! Roba potente. Doveva esserci qualcosa nell'acqua inglese, era l'unica spiegazione possibile per quel flusso di pensieri.

    Si schiarì la gola, strappando la mente da quelle fantasie pericolose e riportando l'attenzione sulla voce monotona del professor McBride.

    «... e questo è Alex Lancaster, uno dei nostri ex ragazzi prodigio, un benefattore della nostra università e lo sponsor principale del seminario di oggi; in realtà, lui non ha certo bisogno di presentazioni.»

    La sviolinata del professor McBride s'interruppe quando la sua attenzione venne attirata da una docente universitaria con un debole per il rosso, come testimoniavano abito e accessori scarlatti.

    Prima che Libby avesse il tempo di prepararsi mentalmente all'impatto con l'abbagliante bellezza di Lancaster, quest'ultimo le aveva già avvolto la mano nella sua in un gesto di saluto, provocandole un'esplosione di fremiti.

    Dannazione...

    Da urlo era un insulto. Cervello, senso degli affari e livelli vergognosi di sex appeal: Alex Lancaster era senz'ombra di dubbio un vincitore della lotteria genetica.

    E naturalmente lei sapeva chi fosse. Tutti sapevano chi fosse. Inoltre, il giorno precedente, prima di partire, aveva fatto una breve ricerca. Alex Lancaster, tra i più giovani miliardari britannici, sebbene non il più ricco, era famoso per il suo intuito e la sua audacia nel condurre gli affari; intuito e audacia superati solo dal suo tenebroso carisma e dal sorriso abbagliante capace di conquistare donne di tutte le età.

    Forse il merito era di quell'unica fossetta sulla guancia, al tempo stesso sbarazzina e maliziosa. Oppure degli occhi color ambra straordinariamente espressivi che ti guardavano spesso dalle copertine delle riviste patinate. Qualunque fosse il motivo, quell'uomo era totalmente disarmante. Al punto tale che la propria voce la tradì – doveva essere sicuramente impegnata a prendere parte al festino Spogliamo nudo Alex Lancaster, offerto dalla sua libido e sponsorizzato dalle sue zone erogene.

    «Signorina Noble. Ottimo intervento.»

    Sollevò gli angoli della bocca, liberando tutta la potenza di quella fossetta. Dannazione, quel sorriso poteva farle scivolare via la biancheria di dosso. E quella voce: piena, profonda... un bourbon di qualità superiore in un bicchiere di cristallo.

    Il vestito elegante e aderente – la tenuta tipica di Libby – divenne a un tratto una camicia di forza. Era l'unica spiegazione a quell'improvvisa ondata di calore che aveva avvolto ogni centimetro del suo corpo.

    «Piacere di conoscerla, signor Lancaster.»

    Libby ritrasse la mano dalla stretta. Non che quella mossa fosse servita a offrirle sollievo dall'inferno in cui era precipitata. Lui era troppo vicino. Era troppo di tutto.

    Datti una calmata, Libby. È solo uno dei tanti.

    «La sua reputazione è decisamente meritata.» Alex si passò una mano su una guancia, lo sguardo scintillante di evidente ammirazione.

    «Be', lei a sua volta ha un talento davvero raro, signor Lancaster, un talento che le riviste scandalistiche e i giornali finanziari dimenticano di attribuirle.»

    Libby si passò un palmo sulla gonna, il corpo di profilo rispetto a lui per impedirgli di vedere il gesto che tradiva l'effetto che aveva su di lei.

    Nel vederlo aggrottare la fronte, continuò: «Mi riferivo alla dote di saper elegantemente nascondere un insulto in un complimento».

    Lanciò un'occhiata oltre la spalla dell'uomo, abbassando la testa in segno di saluto verso qualcuno che aveva riconosciuto. Si mosse per oltrepassare Lancaster.

    «Mi scusi.»

    Arrogante, sexy...

    Lui scoppiò a ridere. Una risata piena che accese altre pagliuzze dorate nell'ambra delle sue iridi.

    Un cameriere bloccò la via di fuga di Libby offrendole un calice di Pinot grigio. Lei rivolse al giovane cameriere un sorriso educato, comunque intenzionata ad allontanarsi dal carismatico milionario accanto a lei. Sebbene fosse indubbiamente un gran bel vedere e l'incarnazione delle più sfrenate fantasie sessuali femminili. Fantasie che lei non aveva mai nemmeno immaginato di poter generare fino a quando non aveva posato gli occhi su Mr. Testosterone.

    «Le chiedo scusa.» La mano di Alex sul braccio la fermò. «Ciò che volevo dire era che il suo è stato l'intervento in assoluto più interessante di tutta la mattinata. Ho sentito parlare di lei. Sono un imprenditore e mi tengo sempre aggiornato anche a livello internazionale.»

    La sua bocca sfiorò il bordo del bicchiere, e lo sguardo incatenò quello di Libby, un misto di spietatezza e di provocazione che lottavano per il controllo in quello sguardo peccaminosamente audace.

    La sua mano, ancora sul braccio di Libby, le bruciò la pelle attraverso la lana della sua giacca preferita. Alto, abbronzato, le mani curate e dotate di lunghe dita eleganti.

    Provò l'assurdo bisogno di chiedergli se si sottoponesse a manicure tutti i santi giorni. Era così che i viziati milionari britannici trascorrevano le giornate? Naturalmente altri pensieri le attraversarono la mente, pensieri che coinvolgevano quelle mani sensuali e i suoi capezzoli...

    Era davvero trascorso troppo tempo...

    Libera dal contatto fisico, fu di nuovo padrona di sé, la mente che si divincolava dagli artigli del proprio corpo in preda a una tempesta ormonale.

    «Capisco. Mi spiace non poter ricambiare il complimento. Ho perso il suo intervento.»

    E lei non aveva mai lavorato per un gigante dell'IT. Perché mai uno del calibro di Alex Lancaster doveva sapere chi lei fosse?

    Gli occhi ancora su di lei, come se la sua vista a raggi X le avesse trapassato gli abiti fino a raggiungere la biancheria intima, Lancaster si strinse nelle spalle.

    La giacca grigio antracite gli aderiva alle spalle come un guanto. Era pronta a scommettere che fosse di cashmere, probabilmente proveniva da Savile Row. Una cravatta color rame gli faceva risaltare quelle assurde scintille di fuoco negli occhi e sottolineava le voluttuose ciglia nere.

    Libby strinse le mani a pugno per impedirsi di sventolarle davanti al proprio viso arrossato.

    Doveva ritornare al suo piano di fuga.

    Come se avesse percepito le sue intenzioni, lui si spostò, parandosi innanzi a lei, l'ampio torace che le coprì la vista. «Sono felice di averla incontrata. Avrei bisogno di una sua consulenza professionale.»

    Bevve un altro sorso di vino, lo sguardo sfrontato che le scivolava lungo il viso e la gola. Se fosse sceso ancora un po', quella conversazione sarebbe terminata, indipendentemente dal suo bel viso e dalla sua richiesta intrigante.

    «Che cosa ne dice di parlarne a pranzo?» continuò inarcando un sopracciglio. Un gesto eseguito alla perfezione; una tentazione devastante.

    Se il suo corpo non avesse reagito a lui in modo così prepotente, forse avrebbe accettato. La società che lui aveva fondato ancora giovanissimo, la Lancaster IT, aveva raggiunto negli ultimi anni una fama mondiale, grazie alla produzione di un software distribuito anche sul mercato della sanità asiatico, con una conseguente crescita del conto in banca del suo fondatore nonché CEO. Qualsiasi rapporto di lavoro che la società di Libby avesse avuto con il nuovo gigante IT, le avrebbe fornito il prestigio necessario per portare anche la sua azienda al livello successivo.

    Ma lei detestava l'arroganza. Alex Lancaster non era famoso solo per le sue decisioni d'affari istintive, che lasciavano a bocca aperta concorrenti con esperienza pluriennale, ma anche per la sua vita privata altrettanto spericolata.

    Tuttavia esitò – dopotutto, lui era straordinariamente influente. «Sono lusingata. Dica alla sua segretaria di dare un colpo di telefono al mio assistente e sono certa che riusciremo a organizzare qualcosa.» Estrasse dalla borsa un biglietto da visita goffrato e glielo porse, stando bene attenta a evitare il contatto diretto con le sue dita. «Sebbene in questo momento sia sommersa di lavoro.»

    Ma che cosa stava dicendo? Quello era uno scenario da sogno per la sua società piccola ma in crescita. Intendeva passare un incarico di tale importanza a uno dei suoi giovani e inesperti collaboratori? Sul serio? E tutto questo solo perché lui, di persona, era ancora più figo che sulla carta patinata, e perché le faceva tremare le gambe e bagnare la sua costosa biancheria intima?

    Lancaster giocherellò con il biglietto da visita tra le dita. Uno spettacolo ipnotizzante. Che altro sapeva fare con quelle dita talentuose?

    Libby s'impose di distogliere lo sguardo. Quegli occhi sexy erano di nuovo su di lei e avevano la capacità di inchiodare i suoi tacchi al tappeto. Di solito sopportava i silenzi imbarazzanti,

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