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L isola del desiderio: Harmony Destiny
L isola del desiderio: Harmony Destiny
L isola del desiderio: Harmony Destiny
E-book148 pagine2 ore

L isola del desiderio: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

La scienziata Grace Farrell può vantare numerose competenze tecniche, ma non sa che cosa vuol dire desiderare un uomo, almeno fino a quando non incontra Logan Sutherland, mister troppo-sexy-e-pericoloso. Curiosa per natura, si autoinvita sulla sua isola privata sotto falso nome e, non appena Logan la scopre, da perfetto uomo d'affari cinico e spietato, non tarda a volgere la situazione a proprio vantaggio. Grace può rimanere per tutto il tempo che desidera, ma a una condizione: deve essere disposta a dividere il suo letto e dimostrarsi una brava allieva non solo in matematica, ma anche tra le lenzuola.
LinguaItaliano
Data di uscita9 mar 2018
ISBN9788858979808
L isola del desiderio: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    L isola del desiderio - Kate Carlisle

    1

    Logan Sutherland stava percorrendo la hall dell'esclusivo Alleria Resort quando dalla saletta del bar echeggiò un rumore di bicchieri infranti.

    «Gli inconvenienti del mestiere» mugugnò e si fermò per ascoltare il seguito.

    Nulla. Silenzio assoluto.

    «Maledizione» imprecò, dando un'occhiata all'orologio. L'inizio della conferenza era previsto di lì a un quarto d'ora. Non aveva tempo da perdere dietro a dei bicchieri rotti. Ma quello strano silenzio lo indusse a cambiare direzione e a marciare spedito verso il bar.

    Logan e il fratello gemello, Aidan, avevano fatto fortuna progettando e realizzando sale da cocktail in alberghi di lusso di tutto il mondo. Un rumore di bicchieri infranti non era, normalmente, motivo d'allarme. Ma nella sua esperienza di solito era seguito da grida, applausi, battute di spirito e risate. Mai da quel silenzio inquietante.

    Non era un buon segno.

    Entrò nell'elegante sala e notò che il livello acustico era rimasto invariato, sebbene la stanza fosse gremita di ospiti dell'albergo e non fosse rimasto un solo tavolo libero. Le cameriere e i camerieri si muovevano lesti da un tavolo all'altro, come se nulla fosse successo, servendo drink e stuzzichini.

    Quella normalità era preoccupante.

    Poi notò alcuni membri del personale del bar accovacciati sul pavimento, in fondo al bancone, e si accostò al barista di turno: «Che cosa è successo, Sam?».

    L'uomo allungò il mento verso il gruppetto. «La nuova cameriera ha fatto cadere un vassoio per terra.»

    «Come mai questa quiete?»

    Sam tenne d'occhio per qualche istante i due giovani baristi alla postazione dei drink, a metà bancone, intenti a riempire dei bicchieri, poi riportò lo sguardo su Logan. «Siamo tutti un po' preoccupati per lei, capo.»

    «Perché?» Logan guardò di nuovo verso il gruppetto. «Si è tagliata con i vetri?»

    Il barista alzò una spalla. «No, no. È solo che è una così cara ragazza. Non sarebbe stato carino ridere di lei.»

    Logan scrutò l'ex marine con aria perplessa, poi si voltò di nuovo verso il luogo dell'incidente.

    Il gruppetto di aiutanti finì di raccogliere gli ultimi pezzi di vetro, poi ognuno tornò alle proprie mansioni. Era rimasta una sola cameriera, in piedi accanto a un inserviente chino per terra a radunare con uno straccio le schegge più piccole. Si accovacciò anche lei e asciugò il liquido con della carta assorbente.

    «Grazie tante, Paolo» la sentì dire, accompagnando la frase con una affettuosa stretta al braccio del suo aiutante. Il giovane le sottrasse di mano i tovaglioli e lei ritornò al bancone, davanti la postazione dei drink. Fu allora che Logan riuscì a vedere in viso la cara ragazza. E fu come andare a sbattere contro una parete di calore.

    Il suo secondo pensiero fu, spero si sia spalmata di crema solare con quella pelle così chiara.

    Il primo... be', il primo pensiero che gli passò per la mente era meritevole di censura, non condivisibile con altri.

    Il che non gli faceva onore.

    Era la classica rossa dalla carnagione molto chiara, con una leggera spruzzata di efelidi sul naso. Ciocche di un intenso ramato le scendevano sulle spalle in una sontuosa cascata di onde lucenti. Nella divisa ufficiale del bar, bikini e pareo trasparente annodato attorno ai fianchi, Logan non poté non notare che aveva un fondoschiena da urlo e dei seni perfetti.

    Era inoltre di alta statura, una qualità che aveva sempre apprezzato in una donna, per quanto, al momento, non fosse un dettaglio degno di nota, non avendo tempo per una relazione sentimentale, ultimamente. Per una relazione sentimentale, no, ma poteva pur sempre ritagliarsi dei momenti per un po' di svago...

    Già. Forse era il caso di rivedere la sua agenda. Gli era bastata quella prima occhiata perché la sua mente iniziasse a calcolare quanto tempo gli sarebbe voluto per portarsela a letto.

    Camminava con quel portamento elegante che alcune donne alte possedevano di natura. Si stupì che le fossero caduti dei bicchieri per terra, perché non dava l'idea di essere una persona goffa e impacciata. Al contrario, sembrava molto sicura di sé.

    La donna in questione si accorse di essere osservata e gli sorrise. Accidenti, era davvero bella. Logan si sentì come se fosse l'unico uomo in quella stanza e comprese perché il suo rude barista fosse diventato un micetto in sua presenza. Aveva stregato anche lui.

    Aveva una bocca grande, sensuale, con labbra piene e carnose. Gli occhi verdi brillavano di una luce sincera e allegra. Chissà quanto si era esercitata in quel sorriso generoso, gli venne da pensare. Se non altro, le sarebbe servito per strappare ai clienti delle laute mance.

    A ogni modo, non sarebbero state così numerose se continuava a lasciarsi cadere di mano i bicchieri. Ed era proprio per quello che lui era lì, rammentò a se stesso.

    Prima che si decidesse ad andarle incontro e presentarsi, i due baristi dietro al bancone la chiamarono per prendere le nuove ordinazioni.

    «Oh, ragazzi, grazie.» Aveva una voce accattivante quanto il sorriso. «Siete così carini.»

    Logan osservò i due ragazzoni arrossire come degli scolaretti a quel semplice complimento, mentre la donna sfilava il suo taccuino bloccato nel pareo e lo consultava per un istante. Lo mise via e iniziò a sistemare con cura i bicchieri sul vassoio, fino a formare un cerchio perfetto. Quando ebbe finito, afferrò il cabarè con entrambe le mani e lo sollevò lentamente.

    Le persone intorno trattennero il fiato mentre il grande vassoio traballava maldestramente e la donna sgranava gli occhi.

    D'istinto, Logan si slanciò verso di lei e le sottrasse la guantiera di mano, tenendola in perfetto equilibrio su una palma sola. Poi, guardandola dritta negli occhi, le chiese: «Dove va?».

    «Wow!» esclamò lei con un altro di quei suoi luminosi sorrisi. «Laggiù» indicò. «Al tavolo dei signori McKee e dei loro amici.»

    «Ehi, bellezza» gridò l'uomo più anziano di quel tavolo. «Vedo che hai già trovato aiuto, altrimenti mi sarei proposto io.»

    Un ospite dell'Alleria era disposto a servirsi da solo per lei? Il che, di per sé, non era grave; solo che non voleva passare per il lacchè della cameriera. Era giunto il momento di scambiare quattro chiacchiere con la maldestra signorina.

    «Oh, signor McKee, grazie per l'offerta, ma come vede» replicò la donna, battendo a Logan un colpetto sul braccio, «abbiamo un sacco di servizievoli aiutanti che...»

    «Lasciamo perdere» la interruppe lui, abbassando il vassoio e poggiando i bicchieri sul tavolo. Poi, nel tono più affabile che gli riuscì di padroneggiare, disse: «Alla salute».

    «Alla tua, amico» rispose il signor McKee, bevendo un sorso del suo daiquiri alla banana. «Caspita, va giù che è una bellezza.»

    «Ecco qua, cara» intervenne la signora McKee, allungando alla cameriera una banconota da cinquanta dollari. «Per il disturbo.»

    «Santo cielo» esclamò la splendida rossa, fissando il denaro, poi i clienti. «Grazie mille.»

    «Grazie a te, bellezza» replicò l'anziano cliente con una strizzata d'occhio. «Sei così deliziosa e ci dispiace averti dato tutto questo disturbo.»

    La ragazza scosse la mano. «Oh, ma si figuri...»

    «Grazie, signori» tagliò corto Logan. «Vi auguro una buona giornata.» Prese, quindi, la cameriera per un braccio e la portò via dal tavolo. Si fermò davanti al bancone, depositò il vassoio, poi la trascinò per la sala, verso la porta d'uscita.

    «Aspetta» protestò lei, cercando di divincolarsi. «Lasciami! Non posso andarmene via così. Sto lavorando.»

    «Prima dobbiamo parlare» dichiarò lui mentre la conduceva verso il suo ufficio.

    «Fermati» protestò la ragazza, continuando a dimenarsi. «Si può sapere chi diavolo ti credi di essere?»

    «Per il momento, signorina, sono il suo datore di lavoro» proclamò Logan, fissandola con sguardo severo. «Ma non credo lo sarò ancora per molto.»

    Grace rimase pietrificata a quella rivelazione. Di tutte le persone che potevano salvarla dall'ennesimo vassoio rovesciato per terra, proprio di uno dei fratelli Sutherland si doveva trattare?

    Prima di partire per l'isola caraibica di Alleria, aveva effettuato al computer delle ricerche su Logan e Aidan Sutherland. Erano stati dei campioni di surf da ragazzi, poi si erano fatti strada nel mondo dell'intrattenimento, aprendo nightclub e bar di grido in tutto il mondo. Correva voce che avessero vinto il loro primo locale a poker, ai tempi dell'università. Ma Grace era convinta si trattasse di una delle solite leggende metropolitane.

    La notizia più recente che aveva letto sui gemelli Sutherland riguardava la società che avevano stretto con i loro cugini, i fratelli Duke, proprietari di un certo numero di alberghi di lusso lungo la West Coast.

    Grace aveva visto foto dei Sutherland online, ma erano tutti scatti in movimento che ritraevano i due fratelli mentre praticavano surf. Nessuna di quelle fotografie mostrava quanto belli fossero da vicino e quanto pericoloso potesse essere il potere e il dinamismo che l'uomo che le camminava accanto trasudava di persona.

    Giunto a metà corridoio, il suo nuovo capo si fermò davanti a una porta a doppio battente, infilò una carta magnetica e la aprì. La sospinse all'interno di una meravigliosa suite, ampia e arredata con gusto. Un bel divano con delle poltrone dalla spessa imbottitura nelle gradazioni del marrone erano sistemati da un lato della spaziosa stanza, mentre nell'altra metà era stata allestita un'elegante zona ufficio.

    «È qui che lavora?» Grace si guardò intorno lentamente. Le serrande erano sollevate, mostrando un'intera parete di porte a vetri scorrevoli che affacciava su un ampio terrazzo con una vista spettacolare su palmizi, spiagge bianchissime e un mare turchese dalle acque cristalline.

    Era uno dei panorami più incantevoli che avesse mai ammirato.

    «Bella vista, eh?» pronunciò Logan.

    «Mozzafiato» confermò Grace, poi si voltò verso di lui. «È fortunato.»

    «Già. È bello essere il re» pronunciò l'uomo con un sorrisetto ammaliante e sicuro di sé che le fece tremare le ginocchia. Forse, avrebbe dovuto mangiare qualcosa di più a colazione, invece di limitarsi a una piccola ciotola di cereali e un succo di mango, pensò, perché non si era mai sentita le gambe così deboli.

    Ma guardando di nuovo il suo capo, comprese che avrebbe dovuto abituarsi a convivere con quella sensazione. Logan Sutherland era un uomo alto e imperioso, con un paio di occhi azzurri che emanavano cinici bagliori. Sperava solo che vi fosse un briciolo di umanità dietro quella freddezza.

    Prese il telefono e, quando qualcuno rispose, lui disse: «Sposta la conferenza alle quattro». Agganciò e la fissò.

    Grace sapeva di essere nei guai, ciononostante non seppe resistere alla tentazione di godersi

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