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Il duca e la cameriera: Harmony Collezione
Il duca e la cameriera: Harmony Collezione
Il duca e la cameriera: Harmony Collezione
E-book164 pagine2 ore

Il duca e la cameriera: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Qualunque donna arde di passione sotto il suo sguardo seducente.
Roxanne Carmichael era abituata a essere al centro dell'attenzione, soprattutto di quella maschile. Adesso che la sua vita è cambiata, e da stella del firmamento musicale è passata ad occuparsi delle case di famiglie benestanti per guadagnarsi da vivere, le basta invece una sola occhiata da parte del duca di Torchester per perdere il controllo. Titus Alexander è da sempre circondato da donne interessate più al suo titolo e al suo patrimonio che al suo cuore, e ha sviluppato nel tempo una grande abilità nel tenerle a distanza. Ma quella giovane cameriera minaccia di abbattere velocemente ogni sua difesa.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2020
ISBN9788830512368
Il duca e la cameriera: Harmony Collezione
Autore

Sharon Kendrick

Autrice inglese, ama le giornate simili ai romanzi che scrive, cioè ricche di colpi di scena.

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    Anteprima del libro

    Il duca e la cameriera - Sharon Kendrick

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Back in the Headlines

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2012 Sharon Kendrick

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A..

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-236-8

    1

    Titus Alexander non riuscì a trattenere un brivido di disgusto. Era il nightclub più squallido in cui avesse mai messo piede e, a disagio per gli sguardi incuriositi che sempre la sua bellezza aristocratica attraeva, si sistemò meglio sulla scomoda sedia e osservò ciò che lo circondava.

    Il locale era affollato da avventori dall’aspetto poco raccomandabile e da cameriere che avevano l’ambizione di risultare sexy nelle loro uniformi succinte, non fosse stato per l’evidente sovrappeso e il trucco del viso volgare.

    Arricciò il naso quando dei seni enormi gli ballonzolarono davanti agli occhi mentre la donna gli serviva un cocktail che non avrebbe bevuto per nulla al mondo. E, non per la prima volta, si chiese quale persona sana di mente avrebbe scelto di lavorare in un posto simile.

    Si appoggiò allo schienale della poltrona, guardò il palcoscenico e rammentò a se stesso che non era lì per criticare l’ambiente o per riflettere sul fatto di non essere avvezzo a situazioni simili. Era lì per vedere una donna. Una donna che...

    I suoi pensieri furono interrotti da uno squillante attacco di pianoforte e dalla voce roca dell’annunciatrice che, per tutta la serata, aveva introdotto una successione di scadenti esibizioni.

    «Signore e signori! Sono lieta di presentarvi una leggenda vivente, una cantante che è stata numero uno nelle hit parade di ben tredici nazioni! Una cantante che, accompagnata dal suo gruppo formato da sole donne, le Lollipops, ha raggiunto qualche anno fa un successo insperato, e che ha avuto l’onore di allietare le serate del jet set mondiale, ma questa sera è qui solo per noi! Dunque vi chiedo di dare un caloroso benvenuto alla bella e bravissima... Roxanne Carmichael!»

    Uno stentato applauso si levò dalla sala semivuota e Titus imitò gli altri clienti con un gesto automatico, la sua attenzione tutta per l’artista che si stava portando al centro del palco.

    Roxanne Carmichael.

    Socchiuse gli occhi. Era davvero lei?

    Ne aveva sentito parlare molto, aveva letto decine di articoli sul suo conto. Aveva osservato foto di copertine di vecchie riviste che la ritraevano, con i suoi occhi da gatta e il corpo sinuoso, per pubblicizzare in pratica qualsiasi prodotto esistente sul mercato, dai diamanti agli impermeabili. Era il simbolo di tutto ciò che lui disprezzava, con quella bellezza aggressiva e la lunga lista di amanti perché – doveva ammetterlo – come molti della sua classe sociale adottava un metro diverso se doveva giudicare le abitudini sessuali di una donna o di un uomo.

    Non era stato in grado di prevedere cosa avrebbe provato vedendola per la prima volta in carne e ossa, ma sicuramente non quell’improvvisa tensione che assomigliava a un moto di pura lussuria il quale, in tutta onestà, era assolutamente ingiustificato.

    Forse una tale reazione era dovuta alla sorpresa, perché la donna era diversa dal personaggio che, anni prima, aveva dominato le classifiche internazionali delle canzoni più vendute. Accompagnata dalla sua band tutta al femminile, aveva avuto l’abitudine di apparire sulle scene indossando un’uniforme scolastica con una gonnellina a quadri ridotta ai minimi termini, i calzettoni abbassati sulle caviglie e un onnipresente leccalecca in bocca, un vezzo che aveva dato il nome al complesso.

    Con l’aumentare del successo, i leccalecca erano spariti, e con loro gli abiti da minorenne provocante, ma l’etichetta di ragazze cattive e sexy era rimasta incollata loro addosso.

    Roxanne Carmichael era il tipo di donna che nessun individuo avrebbe scelto come fidanzata. E che certamente aveva fatto del suo meglio per meritarsi la fama di mangiatrice di uomini.

    Il passare degli anni non aveva appesantito il fisico perfetto, notò osservando con attenzione il suo corpo. In effetti, eccetto i seni pieni e abbondanti – un regalo della chirurgia estetica, forse? – era forse anche troppo magra. L’uso sapiente dei cosmetici evidenziava gli zigomi sporgenti e la linea della mascella era dura e definita. I capelli, una volta illuminati da striature che andavano dal miele al bronzo, ora le ricadevano sulle spalle in un lucido mantello di un naturale biondo scuro.

    Gli occhi però conservavano quell’incredibile tonalità di blu profondo, e la bocca aveva ancora la capacità di evocare pensieri peccaminosi. I jeans sdruciti e la maglietta di paillettes non attenuavano la naturale grazia del suo portamento, ma sembrava stanca. Spossata. Come una donna che aveva visto troppo, e troppo spesso. Il che probabilmente era la verità, decise Titus mentre lei avvicinava il microfono alle labbra scarlatte.

    «Salve a tutti» Roxanne esordì, sbattendo le ciglia. «Mi chiamo Roxy Carmichael e questa sera sono qui per intrattenervi.»

    «Puoi intrattenermi ogni volta che vuoi!» esclamò un uomo con voce malferma, suscitando qualche risata fra il pubblico.

    Seguì una pausa. Titus pensò che lei avesse cambiato idea. Sul suo viso si dipinse un’espressione... incerta, come se si fosse trovata sul palcoscenico per errore e non avesse idea di come proseguire.

    Ma poi iniziò a cantare facendogli provare, nonostante tutto, un brivido di eccitazione, che impose una nuova sollecitazione ai suoi sensi. Dunque la sua reputazione era dovuta al talento e non al personaggio che i media avevano costruito, ammise Titus, osservando con riluttante ammirazione i fianchi tondi che ondeggiavano a tempo di musica.

    Roxanne Carmichael raccontava di amori perduti, la testa reclinata come in preda all’estasi, e di nuovo un crampo di desiderio gli aggredì il basso ventre. Poi, quando l’ultima canzone si concluse con un piccolo gemito, si riscosse a fatica da quell’incantesimo di cui apparentemente era stato vittima. Cercò di smettere di immaginare quelle labbra rosse e piene che giocavano sul suo corpo e si costrinse a ricordare chi era davvero la donna sul palco. Una spietata, avida strega, una sabotatrice di matrimoni. Una creatura completamente priva di scrupoli, ragionò, che non aveva esitato a rubare il marito di un’altra pur di riacquistare almeno parte del benessere economico che aveva perso.

    Il pianoforte tacque e lei si guardò intorno con gli occhi socchiusi, quasi si fosse appena risvegliata da un sogno e fosse sorpresa di ritrovarsi in un piccolo, squallido nightclub. In replica al breve applauso, ripeté la strofa conclusiva dell’ultima canzone senza accompagnamento del pianoforte, ma la sua melodiosa e forte voce risuonò fuori luogo fra le pareti del Kit-Kat Club. Poi, si girò e sparì fra le quinte.

    Il pianista abbandonò il suo posto e si diresse verso il bar, il polveroso sipario di velluto rosso fu abbassato e Titus si alzò e indossò il soprabito sentendosi sporco, come se l’atmosfera fumosa e malsana del locale gli avesse permeato la pelle.

    Uscì in strada, respirò a fondo l’aria fresca e frizzante della notte, e si avviò verso l’ingresso sul retro del locale.

    Bussò e dopo qualche istante una donna di mezza età aprì la porta.

    «Posso aiutarla?»

    «Spero di sì. Vorrei vedere Roxy Carmichael.»

    «Ha un appuntamento?»

    Titus scosse la testa. «Temo di no.»

    La donna socchiuse gli occhi. «È un giornalista?»

    Titus incurvò le labbra in un sorriso sarcastico. Lui, il risultato di secoli di privilegiata discendenza, aveva forse l’aspetto di un giornalista? «No, assolutamente no» replicò.

    «Comunque Roxy mi ha dato precise istruzioni di non ammettere i suoi ammiratori nei camerini» sottolineò la donna, la voce priva di intonazione.

    «Forse per me potrebbe fare un’eccezione.» Titus tolse il portafogli dalla tasca e ne estrasse un biglietto da cinquanta sterline. «Perché non prova a chiederglielo?» propose, porgendo il denaro alla donna.

    La tizia esitò solo un istante, poi prese la banconota e, con un gesto frettoloso, la infilò nella tasca del vestito. «Ma non posso prometterle niente» lo ammonì, facendogli cenno di seguirla.

    Titus si ritrovò nella penombra del backstage. Avrebbe potuto aspettare il mattino per convocare Roxanne Carmichael nei suoi uffici e sferrarle il colpo alla fredda luce del giorno, nel suo territorio. Ma il sangue gli ribolliva nelle vene, esortandolo a concludere quella faccenda il più presto possibile. Inoltre non aveva mai amato attendere, e soprattutto ora che aveva il controllo dei beni di famiglia, nessuno poteva costringerlo a farlo.

    La donna bussò alla porta di un camerino.

    «Chi è?»

    Titus riconobbe la voce bassa e sensuale della leader delle Lollipops e un brivido di desiderio gli corse lungo la schiena. Arretrò di un passo quando la donna spinse l’uscio e un fascio di luce penetrò la semioscurità.

    «Sono Margaret» annunciò la donna, affondando la mano in tasca come per controllare che la banconota fosse ancora al suo posto.

    Seduta davanti allo specchio, dove aveva appena rimosso il pesante trucco di scena, Roxanne si girò e fece del suo meglio per cancellare dal viso un’espressione desolata. Un’impresa per nulla semplice. Non era stata una grande serata, non c’era nulla di peggio del cantare in un mediocre nightclub mezzo vuoto. Il Kit-Kat era in declino e purtroppo le sue esibizioni non erano servite a far incrementare l’afflusso degli avventori. Proprio quella mattina il manager le aveva comunicato, sottolineando le sue parole con uno sguardo di monito, che un tale andamento non sarebbe stato tollerato ancora a lungo.

    Si era detta che non si trattava di una sua responsabilità personale, che era così che le cose funzionavano nel campo della musica, ma la realtà della sua difficile situazione le era apparsa ancora più avvilente. La fortuna l’aveva assistita al principio della sua carriera, e quella fortuna adesso sembrava essersi dimenticata di lei. Ed era stanca, troppo stanca, in preda a una terribile sensazione di vuoto che non sapeva come combattere.

    Soffocando uno sbadiglio, guardò la donna in piedi sulla soglia e si costrinse a sorridere. «Sì, Margaret, dimmi» la invitò.

    «C’è un signore che vorrebbe vederti.»

    Un signore? Roxanne appoggiò il batuffolo di ovatta imbevuto di latte detergente sul tavolino e sorrise. Un tempo c’erano stati centinaia di fan che avevano aspettato fuori dalla porta del backstage per vederla. Uomini che avevano sognato di portarla a letto e ragazzine che l’avevano eletta come modello, anche se lei non aveva mai capito il perché. Erano state necessarie squadre di guardie del corpo per tenere sotto controllo la folla degli ammiratori, ma adesso non più. Adesso gli ammiratori si contavano sulle dita di una mano, e quei pochi che si presentavano nel backstage erano guardati con sospetto.

    Forse il visitatore era suo padre, ipotizzò, che era tornato per esporle un altro ridicolo piano per orchestrare il suo grande ritorno sulla scena.

    Strinse le labbra in una linea sottile. Come se lei avesse una qualche intenzione di concedergli un ruolo nella faccenda, a prescindere dall’assoluto bisogno che la sua carriera aveva di una qualsiasi forma di aiuto. Pensò al pubblico sempre più scarso, ai locali sempre più squallidi, e il suo cuore ebbe un tuffo. Prima o poi avrebbe dovuto riflettere attentamente sul suo futuro e capire per quanto tempo ancora avrebbe tollerato di essere trattata in quel modo.

    «Ti ha detto come si chiama? È un giornalista?»

    Margaret si strinse nelle spalle. «No, sostiene di non essere della stampa, e in effetti non ha l’aspetto di un reporter. È molto...» Face una pausa. «... attraente» concluse a voce bassa.

    Roxanne sospirò. C’era una sola possibilità più sgradevole di un cronista da strapazzo alla ricerca di personaggi un tempo famosi e ora dimenticati, ed era costituita da un uomo che la riteneva ancora abbastanza appetitosa come compagna di letto per una notte. Scosse la testa. «Gli sconosciuti, per quanto carini, non mi interessano» replicò.

    «E sembra

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